martedì 7 aprile 2009

Day after




«Conosco bene le previsioni di Giuliani uno dei cui apparecchi di rilevazione è allocato,come ricordato nell’articolo, nella scuola elementare De Amicis frequentata da mia figlia e attualmente in rovina e quindi chiusa definitivamente.

Non sono in grado di giudicare l’attendibilità delle tesi di Giuliani ma l’aver deciso di lasciare la popolazione in balia di un devastante terremoto mi pare criminale. Erano settimane che a L’Aquila si ripetevano scosse di varia intensità, l’ultima molto pesante (3,9 gradi) la sera prima della catastrofe, alle 23,15.

Hanno continuato a ripetere che non dovevamo preoccuparci e che lasciare L’Aquila era esagerato e controproducente.

Quando tra le tre e le quattro di notte L’Aquila è stato di fatto cancellata da una serie di scosse micidiali con centinaia di morti si è capito in mano a chi siamo.

Nella catastrofe generale devo reputarmi segnato dal destino perchè a parte danni di media importanza all’abitazione - fortunatamente fuori dal centro storico - siamo tutti in salvo, mentre il palazzo dov’era l’appartamento i cui vivevo fino a 4 mesi fa, è in macerie. Se a dicembre non avessi avuto l’idea di cambiare l’abitazione in centro per un’altra in collina fuori città, ora non sarei qui a scrivere.

Le chiese più belle e antiche de L’Aquila sono in rovina, la Prefettura non esiste più, si è salvata solo la filiale della Banca d’Italia.

Ho camminato a lungo, incautamente, da solo nelle prime ore del mattino per le vie del centro, in un’atmosfera da day after, strade totalmente deserte, aria polverosa per i crolli di poche ore prima. Salvo la via principale le altre sono impercorribili perchè intasate da pezzi dei palazzi in rovina. Avevo una videocamera per documentare l’accaduto ma dopo un pò ciò che vedevo mi ha bloccato totalmente. Silenzio di morte dappertutto. In piazza solo qualche carabiniere. I palazzi indenni si contano sulle dita di una mano. Gli altri, nel centro storico, sono tutti segnati: la ricostruzione richiederà dieci-quindici anni, fermo restando che opere d’arte importantissime sono perse per sempre.

Mi ha colpito che alle 13 ad operare sul campo fossero solo vigili del fuoco aquilani. Della Protezione civile non c’era ombra.

Un palazzo di sette piani che conoscevo bene perchè attiguo alla mia vecchia abitazione, è diventato una collina biancastra informe su cui si arrampicano alla meno peggio vigili del fuoco armati di motosega. La piazzetta adibita a parco giochi vicino via Campo di Fossa è trasformata in ospedale da campo con lettighe e sacchi per i cadaveri.

L’impressione è che il fatalismo prevalga. Gli addetti lavori operano quasi in attesa di ordini che però nessuno dà. Una ruspa raccoglie detriti e li depone altrove. Ma non dovrebbe scaricarli su un autocarro per portarli via? Ma esiste un coordinatore ufficiale che operi sul campo o tutto si riduce a quel signore in maglione che compare accanto al presidente del consiglio per rassicurare gli italiani che la protezione civile esiste e risolverà ogni problema?

Sfortunatamente l’epicentro del sisma è sotto la collina di Roio piano, a poca distanza dalla mia abitazione e lo sciame sismico non ci lascia riprendere fiato. Molti piccoli centri come San Gregorio, Fossa, Onna, Paganica. ecc. non esistono più. Cominciano a scarseggiare i beni di prima necessità, nel pomeriggio abbiamo avuto anche l’esperienza della grandine, ma non si può rientrare in casa perché insicura e con i mobili tutti a terra. La terra continua a tremare e anche restando in auto l’impressione è notevole.
Ci arrendiamo, lasciamo l’Aquila verso Roma sulla Salaria, perché la A24 è chiusa.

Ferdinando
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«Conosco bene le previsioni di Giuliani uno dei cui apparecchi di rilevazione è allocato,come ricordato nell’articolo, nella scuola elementare De Amicis frequentata da mia figlia e attualmente in rovina e quindi chiusa definitivamente.

Non sono in grado di giudicare l’attendibilità delle tesi di Giuliani ma l’aver deciso di lasciare la popolazione in balia di un devastante terremoto mi pare criminale. Erano settimane che a L’Aquila si ripetevano scosse di varia intensità, l’ultima molto pesante (3,9 gradi) la sera prima della catastrofe, alle 23,15.

Hanno continuato a ripetere che non dovevamo preoccuparci e che lasciare L’Aquila era esagerato e controproducente.

Quando tra le tre e le quattro di notte L’Aquila è stato di fatto cancellata da una serie di scosse micidiali con centinaia di morti si è capito in mano a chi siamo.

Nella catastrofe generale devo reputarmi segnato dal destino perchè a parte danni di media importanza all’abitazione - fortunatamente fuori dal centro storico - siamo tutti in salvo, mentre il palazzo dov’era l’appartamento i cui vivevo fino a 4 mesi fa, è in macerie. Se a dicembre non avessi avuto l’idea di cambiare l’abitazione in centro per un’altra in collina fuori città, ora non sarei qui a scrivere.

Le chiese più belle e antiche de L’Aquila sono in rovina, la Prefettura non esiste più, si è salvata solo la filiale della Banca d’Italia.

Ho camminato a lungo, incautamente, da solo nelle prime ore del mattino per le vie del centro, in un’atmosfera da day after, strade totalmente deserte, aria polverosa per i crolli di poche ore prima. Salvo la via principale le altre sono impercorribili perchè intasate da pezzi dei palazzi in rovina. Avevo una videocamera per documentare l’accaduto ma dopo un pò ciò che vedevo mi ha bloccato totalmente. Silenzio di morte dappertutto. In piazza solo qualche carabiniere. I palazzi indenni si contano sulle dita di una mano. Gli altri, nel centro storico, sono tutti segnati: la ricostruzione richiederà dieci-quindici anni, fermo restando che opere d’arte importantissime sono perse per sempre.

Mi ha colpito che alle 13 ad operare sul campo fossero solo vigili del fuoco aquilani. Della Protezione civile non c’era ombra.

Un palazzo di sette piani che conoscevo bene perchè attiguo alla mia vecchia abitazione, è diventato una collina biancastra informe su cui si arrampicano alla meno peggio vigili del fuoco armati di motosega. La piazzetta adibita a parco giochi vicino via Campo di Fossa è trasformata in ospedale da campo con lettighe e sacchi per i cadaveri.

L’impressione è che il fatalismo prevalga. Gli addetti lavori operano quasi in attesa di ordini che però nessuno dà. Una ruspa raccoglie detriti e li depone altrove. Ma non dovrebbe scaricarli su un autocarro per portarli via? Ma esiste un coordinatore ufficiale che operi sul campo o tutto si riduce a quel signore in maglione che compare accanto al presidente del consiglio per rassicurare gli italiani che la protezione civile esiste e risolverà ogni problema?

Sfortunatamente l’epicentro del sisma è sotto la collina di Roio piano, a poca distanza dalla mia abitazione e lo sciame sismico non ci lascia riprendere fiato. Molti piccoli centri come San Gregorio, Fossa, Onna, Paganica. ecc. non esistono più. Cominciano a scarseggiare i beni di prima necessità, nel pomeriggio abbiamo avuto anche l’esperienza della grandine, ma non si può rientrare in casa perché insicura e con i mobili tutti a terra. La terra continua a tremare e anche restando in auto l’impressione è notevole.
Ci arrendiamo, lasciamo l’Aquila verso Roma sulla Salaria, perché la A24 è chiusa.

Ferdinando

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