Il territorio ibleo risulterebbe tra gli 11 siti in Italia dove potrebbero essere costruite quattro centrali nucleari
Di Duccio Gennaro
Franco Antoci dice no al nucleare. Il presidente della provincia ha espresso il suo netto diniego all´ipotesi che sarebbe prevista nell’accordo Italia-Francia siglato dai due presidenti Berlusconi e Sarkozy, per la realizzazione di centrali nucleari in provincia di Ragusa o, comunque, nel Sud-Est siciliano.
"Circa una presunta installazione di una centrale nucleare (nella foto di repertorio) nel nostro territorio - dichiara Antoci - devo rilevare che la notizia non trova alcuna conferma ufficiale, almeno per quanto mi riguarda. Non sono a conoscenza di una decisione o di una intenzione in tal senso del governo nazionale. E ad ogni buon conto mi sento di esprimere, a nome della comunità iblea che rappresento, il mio secco e totale «no», perché una tale realizzazione sarebbe nettamente in contrasto con la specificità e la vocazione del nostro territorio fortemente improntato alla valorizzazione turistica e ad un’economia che si vanta di avere diverse eccellenze tra le produzioni tipiche locali.
La Sicilia - prosegue Antoci - con le sue centrali termoelettriche e la provincia di Ragusa in particolare con i suoi impianti di energia alternativa, riescono ad avere una piena autosufficienza energetica, pertanto, non hanno alcun bisogno di sopportare l’onere di una centrale nucleare. In termini di penalizzazione, il territorio ibleo ha già pagato in passato un costo altissimo al suo sviluppo, sopportando l’onere di ospitare la base missilistica di Comiso. Ora invece - cocnlude il presidente della provincia - chiediamo una maggiore attenzione per annullare il gap infrastrutturale che la penalizza fortemente lo sviluppo di un territorio splendido e dalle spiccate potenzialità".
Per quanto riguarda i sindaci dei 12 comuni iblei, finora si sono espressi sull´argomento solo il primo cittadino di Ragusa Nello Dipasquale e il suo omologo di Vittoria Giuseppe Nicosia. Mentre quest´ultimo è della stessa opinione del presidente della provincia, più possibilista si dichiara Dipasquale, anche se ancora è troppo presto per pronunciarsi in maniera definitiva.
Oltre a Trino Vercellese, Caorso, Montalto di Castro, Garigliano e Latina il dossier allo studio del ministro Scajola comprende quindi anche un’area individuata in Sicilia.
Secondo una fonte rilanciata dal quotidiano La Repubblica l’impianto siciliano potrebbe essere nella Sicilia sud orientale ed in particolare in provincia di Ragusa. La vicinanza del mare e di un porto, nel caso specifico Pozzallo, fanno pensare proprio al ragusano anche se l’alta concentrazione urbana e una viabilità precaria sono i fattori contro questa indicazione. Tra le altre aree possibili in Sicilia quella di Agrigento.
L’area siciliana tuttavia si fa escludere per il rischio sismico visto che la Sicilia sud orientale e quella occidentale sono classificate nella mappa nazionale come zone rosse. Il governo da parte sua pensa ad incentivi per fare accettare alle comunità locali i nuovi impianti; l’ipotesi più probabile tuttavia, come riferiscono fonti ministeriali, è quella di rilanciare intanto i quattro siti dove sono state già costruite le centrali nucleari ora dismesse.
Di Duccio Gennaro
Franco Antoci dice no al nucleare. Il presidente della provincia ha espresso il suo netto diniego all´ipotesi che sarebbe prevista nell’accordo Italia-Francia siglato dai due presidenti Berlusconi e Sarkozy, per la realizzazione di centrali nucleari in provincia di Ragusa o, comunque, nel Sud-Est siciliano.
"Circa una presunta installazione di una centrale nucleare (nella foto di repertorio) nel nostro territorio - dichiara Antoci - devo rilevare che la notizia non trova alcuna conferma ufficiale, almeno per quanto mi riguarda. Non sono a conoscenza di una decisione o di una intenzione in tal senso del governo nazionale. E ad ogni buon conto mi sento di esprimere, a nome della comunità iblea che rappresento, il mio secco e totale «no», perché una tale realizzazione sarebbe nettamente in contrasto con la specificità e la vocazione del nostro territorio fortemente improntato alla valorizzazione turistica e ad un’economia che si vanta di avere diverse eccellenze tra le produzioni tipiche locali.
La Sicilia - prosegue Antoci - con le sue centrali termoelettriche e la provincia di Ragusa in particolare con i suoi impianti di energia alternativa, riescono ad avere una piena autosufficienza energetica, pertanto, non hanno alcun bisogno di sopportare l’onere di una centrale nucleare. In termini di penalizzazione, il territorio ibleo ha già pagato in passato un costo altissimo al suo sviluppo, sopportando l’onere di ospitare la base missilistica di Comiso. Ora invece - cocnlude il presidente della provincia - chiediamo una maggiore attenzione per annullare il gap infrastrutturale che la penalizza fortemente lo sviluppo di un territorio splendido e dalle spiccate potenzialità".
Per quanto riguarda i sindaci dei 12 comuni iblei, finora si sono espressi sull´argomento solo il primo cittadino di Ragusa Nello Dipasquale e il suo omologo di Vittoria Giuseppe Nicosia. Mentre quest´ultimo è della stessa opinione del presidente della provincia, più possibilista si dichiara Dipasquale, anche se ancora è troppo presto per pronunciarsi in maniera definitiva.
Oltre a Trino Vercellese, Caorso, Montalto di Castro, Garigliano e Latina il dossier allo studio del ministro Scajola comprende quindi anche un’area individuata in Sicilia.
Secondo una fonte rilanciata dal quotidiano La Repubblica l’impianto siciliano potrebbe essere nella Sicilia sud orientale ed in particolare in provincia di Ragusa. La vicinanza del mare e di un porto, nel caso specifico Pozzallo, fanno pensare proprio al ragusano anche se l’alta concentrazione urbana e una viabilità precaria sono i fattori contro questa indicazione. Tra le altre aree possibili in Sicilia quella di Agrigento.
L’area siciliana tuttavia si fa escludere per il rischio sismico visto che la Sicilia sud orientale e quella occidentale sono classificate nella mappa nazionale come zone rosse. Il governo da parte sua pensa ad incentivi per fare accettare alle comunità locali i nuovi impianti; l’ipotesi più probabile tuttavia, come riferiscono fonti ministeriali, è quella di rilanciare intanto i quattro siti dove sono state già costruite le centrali nucleari ora dismesse.
Fonte:Corriere di Ragusa
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