sabato 3 gennaio 2009

INIZIA UN NUOVO ANNO :continua la battaglia …è il tempo del fare…


Ricevo e posto dall'autore:



Di Andrea Balìa


Un nuovo anno vede la luce.

L’idea ed i propositi di portare avanti gli sforzi, forse piccoli ma intensi contributi, restano intatti come il primo giorno.

Nessun lavoro gratifica se resta inascoltato o predica nel deserto, e quindi, ovviamente, l’attenzione conforta e spinge a continuare e, dove possibile, a far meglio. Ad altri, come prevedibile, quest’impegno piace meno.

Piace quasi per niente a chi si sente (buon per lui!) ancora pervaso da tanto spirito patriottico italico da trovarlo troppo poco unitario, e fastidiosamente troppo spostato a Sud, troppo per quelli che vivono la loro meridionalità con colpa e disagio e, più che comprenderla e riscoprirla, han più voglia di disfarsene. Vi sono poi le inevitabili critiche dall’interno : meglio e più divertente attaccare il fratello che il nemico, uno sport nazionale in gran voga.

Alcuni criticano che si dia voce ai tanti e diversi movimenti meridionalisti e s’inviti a visitare i loro siti. Vorrebbero che alcuni non venissero menzionati. Crediamo altresì che gli strumenti d’informazione debbano dare più possibilità alle svariate voci, fotografando il variegato scenario delle forze meridionaliste. Siamo, tra l’altro e come in molti sanno, dei battitori liberi e condividiamo molte cose dei più e ne apprezziamo di meno altre quasi in tutti, pur avendo – come è ovvio – le nostre preferenze.

C’è tra i movimenti chi rivendica un diritto di primogenitura, vuol solo operare culturalmente e guarda gli altri con distacco critico in specie verso chi ha abbandonato la casa madre, ma va a loro comunque riconosciuto d’essere stati i primi (ed i più conosciuti), e quindi sarebbe stupido non ricordarne un lungo impegno e non prenderne atto; c’è chi si distingue per un particolare attivismo ma, smanioso di bruciare le tappe, cerca apparentamenti politici discutibili e contraddittori.

C’è ancora chi va ricordato come prima testata cartacea (cui partecipammo tra i fondatori) e poi on-line che compie ormai 10 anni di meritoria attività, pur se talvolta segnala e/o supporta iniziative forse un pò sbilanciate; c’è pure chi ha un sito splendido ed ampiamente esauriente, ma mal digerisce critiche e vuol poco accomunarsi con gli altri.

Vi è chi produce anch’esso un bel sito, e pur vivendo lontano e fuori da iniziative concrete, ha un maestro del meridionalismo al suo interno (e i cui articoli sono una miniera inesauribile), il cui specifico sito va anch’esso doverosamente segnalato; e poi c’è chi ha creato un battagliero movimento civile sui singoli e talvolta localistici problemi, ma eccede in iniziative talvolta e non sempre condivisibili per i partner politici con cui s’accompagna.

Infine c’è qualche movimento di recente costituzione dotato d’un forte programma ispirato al regionalismo europeo e connotabile per la serietà e qualità delle teste pensanti, ma che – forse un po’ elitariamente, e non volendo peccare di nostalgia – ha preso troppo le distanze dalla storia e dal recupero della sua memoria.

Chiude lo scenario quel movimento che ha più voglia d’essere un partito dei meridionali e, pur se con un programma politico ancora da definire bene, si segnala per una comunicazione mediatica di più risonanza per le sue iniziative. Insomma crediamo questi rappresentino i movimenti (con i loro siti) più degni d’attenzione, ed estrapolabili fra un numero di decine d’associazioni e movimenti. Questi sopra citati meglio rappresentano il fervore di questa seconda o terza ondata di meridionalismo fiorita negli ultimi anni.

La battaglia perciò continua, e crediamo sempre più d’essere entrati nel “tempo del fare” che dovrà traghettare, a fronte di confronti e d’una sincera volontà d’aspirazione unitaria, il Sud verso un futuro che lo doti d’una rappresentatività politica degna della sua storia ed ormai improcrastinabile.
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Ricevo e posto dall'autore:



Di Andrea Balìa


Un nuovo anno vede la luce.

L’idea ed i propositi di portare avanti gli sforzi, forse piccoli ma intensi contributi, restano intatti come il primo giorno.

Nessun lavoro gratifica se resta inascoltato o predica nel deserto, e quindi, ovviamente, l’attenzione conforta e spinge a continuare e, dove possibile, a far meglio. Ad altri, come prevedibile, quest’impegno piace meno.

Piace quasi per niente a chi si sente (buon per lui!) ancora pervaso da tanto spirito patriottico italico da trovarlo troppo poco unitario, e fastidiosamente troppo spostato a Sud, troppo per quelli che vivono la loro meridionalità con colpa e disagio e, più che comprenderla e riscoprirla, han più voglia di disfarsene. Vi sono poi le inevitabili critiche dall’interno : meglio e più divertente attaccare il fratello che il nemico, uno sport nazionale in gran voga.

Alcuni criticano che si dia voce ai tanti e diversi movimenti meridionalisti e s’inviti a visitare i loro siti. Vorrebbero che alcuni non venissero menzionati. Crediamo altresì che gli strumenti d’informazione debbano dare più possibilità alle svariate voci, fotografando il variegato scenario delle forze meridionaliste. Siamo, tra l’altro e come in molti sanno, dei battitori liberi e condividiamo molte cose dei più e ne apprezziamo di meno altre quasi in tutti, pur avendo – come è ovvio – le nostre preferenze.

C’è tra i movimenti chi rivendica un diritto di primogenitura, vuol solo operare culturalmente e guarda gli altri con distacco critico in specie verso chi ha abbandonato la casa madre, ma va a loro comunque riconosciuto d’essere stati i primi (ed i più conosciuti), e quindi sarebbe stupido non ricordarne un lungo impegno e non prenderne atto; c’è chi si distingue per un particolare attivismo ma, smanioso di bruciare le tappe, cerca apparentamenti politici discutibili e contraddittori.

C’è ancora chi va ricordato come prima testata cartacea (cui partecipammo tra i fondatori) e poi on-line che compie ormai 10 anni di meritoria attività, pur se talvolta segnala e/o supporta iniziative forse un pò sbilanciate; c’è pure chi ha un sito splendido ed ampiamente esauriente, ma mal digerisce critiche e vuol poco accomunarsi con gli altri.

Vi è chi produce anch’esso un bel sito, e pur vivendo lontano e fuori da iniziative concrete, ha un maestro del meridionalismo al suo interno (e i cui articoli sono una miniera inesauribile), il cui specifico sito va anch’esso doverosamente segnalato; e poi c’è chi ha creato un battagliero movimento civile sui singoli e talvolta localistici problemi, ma eccede in iniziative talvolta e non sempre condivisibili per i partner politici con cui s’accompagna.

Infine c’è qualche movimento di recente costituzione dotato d’un forte programma ispirato al regionalismo europeo e connotabile per la serietà e qualità delle teste pensanti, ma che – forse un po’ elitariamente, e non volendo peccare di nostalgia – ha preso troppo le distanze dalla storia e dal recupero della sua memoria.

Chiude lo scenario quel movimento che ha più voglia d’essere un partito dei meridionali e, pur se con un programma politico ancora da definire bene, si segnala per una comunicazione mediatica di più risonanza per le sue iniziative. Insomma crediamo questi rappresentino i movimenti (con i loro siti) più degni d’attenzione, ed estrapolabili fra un numero di decine d’associazioni e movimenti. Questi sopra citati meglio rappresentano il fervore di questa seconda o terza ondata di meridionalismo fiorita negli ultimi anni.

La battaglia perciò continua, e crediamo sempre più d’essere entrati nel “tempo del fare” che dovrà traghettare, a fronte di confronti e d’una sincera volontà d’aspirazione unitaria, il Sud verso un futuro che lo doti d’una rappresentatività politica degna della sua storia ed ormai improcrastinabile.

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