domenica 7 settembre 2008

Il terrone in cattedra. Intervista al prof. meridionale che insegna dalle parti di Voghera. “Stiamo tutti bene…”



Giacomo Consales è un professore di geografia economica e scienze dell’Istituto Grazio Cassali di Orzinovi, a pochi chilometri da Brescia. Ha 51 anni ben portati e da 23 anni insegna nella Padania. E’ uno di quelle migliaia di professori meridionali che “invadono”, secondo Umberto Bossi, il Nord Italia. Non fu una scelta la sua: andare ad insegnare nel Nord era la concreta possibilità di trovare un posto di lavoro. Ma non si è pentito affatto di avere
lasciato Palermo, dove conserva amicizie e affetti familiari, né ha abiurato alla sua Sicilia. Sta bene dove sta, insomma, e questo lo fa sentire a suo agio.
Dopo avere letto dei meridionali in cattedra che sono troppi, Giacomo Consales, ha chiuso il giornale e non ci ha pensato su, perché quello che legge sui giornali sull’argomento, per lui è lontano dalla realtà.

Come vive un professore meridionale nella Padania?
L’ambiente a Bresca è gradevole, non vivo alcuna sensazione di accerchiamento. Su di noi non ci sono affatto attenzioni negative, fatta eccezione per qualche episodio.

Bè, allora qualche cosa accade…
Niente a che vedere con lo speudo razzismo, problemi da precariato. Ci sono giovani insegnanti del sud che dopo le vacanze lunghe – Pasqua e Natale – si prendono qualche settimana in più. Non tornano quando dovrebbero…

Non è una bella cosa.
Biosogna capirli, sono sradicati quando tornano in famiglia sentono il bisogno di rimanerci qualche giorno in più. Ma non si tratta di pregiudizi verso i meridionali, piuttosto di una cosa che da fastidio, né più né meno.

Ci sono molti insegnanti meridionali nel bresciano?
Certo, ce ne sono molti e stanno tutti bene. L’integrazione è perfetta, io mi occupo dell’orientamento e dei contatti con l’Università, si tratta di incarichi di responsabilità.

Allora, il problema non esiste. Bossi di che parla? Si inventa le cose?
No, il fatto è che obiettivamente i meridionali rappresentano una grossa fetta del corpo insegnante, ma non ci sono colpe da attribuire ad alcuno. Qui, nel nord, i ragazzi che nascono da queste parti, quando arrivano a sedici anni vogliono avere una vita autonoma e scelgono di andare a lavorare. Non proseguono gli studi…

Nel Sud si va avanti per forza d’inerzia, manca il lavoro e si resta a scuola.
Giusto, appunto così. E’ una loro scelta, perciò c’è una forte carenza di insegnanti settentrionali.

Quando arrivò a Brescia, 23 anni fa, andava meglio o peggio?
Era facile trovare lavoro nelle scuola per noi aspiranti docenti. Pensi che quando arrivai nelle scuole insegnavano studenti universitari. Ricordo che un mio collega, un maestro di musica, non sapeva leggere e scrivere, un mezzo analfabeta. Era salito in cattedra perché era il direttore della banda musicale e non c’era altri che potesse insegnare musica. Poi la scuola è cambiata, grazie ai docenti meridionali si è qualificata.

Il leghismo non vi pesa, dunque?
Fino a pochi anni fa il problema c’era a livello politico, ma ora sta scomparendo perché i leghisti hanno cambiato bersaglio, hanno nel mirino gli extracomunitari. Ma va detto chiaramente che il leghismo non appartiene solo alla gente del sud, ci sono molti meridionali nelle file della Lega.

Molti?
Sì, molti. Almeno un leghista su quattro è meridionale. Nelle nostre scuole qui al Nord il numero di ragazzi extracomunitari cresce a vista d’occhio, ci sono classi che hanno per metà alunni extracomunitari, siccome la loro presenza rallenta l’insegnamento, nasce qualche problema a scuola, ma di natura didattica. Il sistema scolastico va in crisi, ma solo alle elementari e alle medie, negli istituti superiori il problema non c’è.

Ancora non c’è, ma arriverà anche alle superiori.
Sicuramente. Sta tutta qui la questione leghista. Un’altra cosa sono i proclami elettorali, le parolone dei politici.

La Ministra dell’Istruzione ha inaugurato l’anno scolastico all’insegna dei grembiulini e del voto di condotta. E’ la sua “padanità” a suggerirle questi provvedimenti?
Non si tratta certo di riforme, delle quali la scuola avrebbe bisogno. Tanto per fare sapere che c’è, la scuola va cambiata strutturalmente. Non tutta allo stesso modo, a parte la popolazione extracomunitaria, che non è in realtà un grosso problema perché interessa una piccola area del Paese, le elementari funzionano egregiamente, abbastanza bene le medie. Nelle superiori ci sono problemi, anche importanti…

Si ritornerà al maestro unico. Lei che cosa ne pensa?
Mi sembra una follia. Si richiede l’inglese, l’informatica ed altro. Come fa il maestro unico ad insegnare tutto? E poi, i moduli funzionano magnificamente. Le maestre meridionali godono di buona fama, lavorano alacremente, i loro meriti sono riconosciuti. La realtà è diversa da come la rappresentano i politici, c’è più buonsenso fra la gente che altrove…

E il grembiulino?
Già, il grembiulino. Dopo 50 anni dalle sue dismissioni mi chiedo che senso abbia. morigerare i costumi? Sciocchezze. Sarà un business per alcuni, un salasso per le famiglie, un’altra spesa inutile. Magari ci saranno i grembiulini griffati. Altro che uniformità!

Voto di condotta?
Quanto servirà allo Zen di Palermo il voto di condotta? E per chi vive in una famiglia meno abbiente? Certo, il bullismo, in qualche realtà può avere una sua efficacia, ma il bullismo sorge anche fra la cosiddetta gente per bene, è un prodotto del benessere, il bisogno di essere diversi, di sentirsi importanti, di guadagnare la diversità. Ci sono altri strumenti... Per esempio, noi abbiamo attuato un gemellaggio, avevo un preside settentrionale che ama il Sud, siamo venuti a Portella della Ginestra... Ciò che mi preoccupa è altro, le risorse destinate alla scuola pubblica diminuiscono invece che aumentare e vengono erogati fondi per la scuola privata.

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Giacomo Consales è un professore di geografia economica e scienze dell’Istituto Grazio Cassali di Orzinovi, a pochi chilometri da Brescia. Ha 51 anni ben portati e da 23 anni insegna nella Padania. E’ uno di quelle migliaia di professori meridionali che “invadono”, secondo Umberto Bossi, il Nord Italia. Non fu una scelta la sua: andare ad insegnare nel Nord era la concreta possibilità di trovare un posto di lavoro. Ma non si è pentito affatto di avere
lasciato Palermo, dove conserva amicizie e affetti familiari, né ha abiurato alla sua Sicilia. Sta bene dove sta, insomma, e questo lo fa sentire a suo agio.
Dopo avere letto dei meridionali in cattedra che sono troppi, Giacomo Consales, ha chiuso il giornale e non ci ha pensato su, perché quello che legge sui giornali sull’argomento, per lui è lontano dalla realtà.

Come vive un professore meridionale nella Padania?
L’ambiente a Bresca è gradevole, non vivo alcuna sensazione di accerchiamento. Su di noi non ci sono affatto attenzioni negative, fatta eccezione per qualche episodio.

Bè, allora qualche cosa accade…
Niente a che vedere con lo speudo razzismo, problemi da precariato. Ci sono giovani insegnanti del sud che dopo le vacanze lunghe – Pasqua e Natale – si prendono qualche settimana in più. Non tornano quando dovrebbero…

Non è una bella cosa.
Biosogna capirli, sono sradicati quando tornano in famiglia sentono il bisogno di rimanerci qualche giorno in più. Ma non si tratta di pregiudizi verso i meridionali, piuttosto di una cosa che da fastidio, né più né meno.

Ci sono molti insegnanti meridionali nel bresciano?
Certo, ce ne sono molti e stanno tutti bene. L’integrazione è perfetta, io mi occupo dell’orientamento e dei contatti con l’Università, si tratta di incarichi di responsabilità.

Allora, il problema non esiste. Bossi di che parla? Si inventa le cose?
No, il fatto è che obiettivamente i meridionali rappresentano una grossa fetta del corpo insegnante, ma non ci sono colpe da attribuire ad alcuno. Qui, nel nord, i ragazzi che nascono da queste parti, quando arrivano a sedici anni vogliono avere una vita autonoma e scelgono di andare a lavorare. Non proseguono gli studi…

Nel Sud si va avanti per forza d’inerzia, manca il lavoro e si resta a scuola.
Giusto, appunto così. E’ una loro scelta, perciò c’è una forte carenza di insegnanti settentrionali.

Quando arrivò a Brescia, 23 anni fa, andava meglio o peggio?
Era facile trovare lavoro nelle scuola per noi aspiranti docenti. Pensi che quando arrivai nelle scuole insegnavano studenti universitari. Ricordo che un mio collega, un maestro di musica, non sapeva leggere e scrivere, un mezzo analfabeta. Era salito in cattedra perché era il direttore della banda musicale e non c’era altri che potesse insegnare musica. Poi la scuola è cambiata, grazie ai docenti meridionali si è qualificata.

Il leghismo non vi pesa, dunque?
Fino a pochi anni fa il problema c’era a livello politico, ma ora sta scomparendo perché i leghisti hanno cambiato bersaglio, hanno nel mirino gli extracomunitari. Ma va detto chiaramente che il leghismo non appartiene solo alla gente del sud, ci sono molti meridionali nelle file della Lega.

Molti?
Sì, molti. Almeno un leghista su quattro è meridionale. Nelle nostre scuole qui al Nord il numero di ragazzi extracomunitari cresce a vista d’occhio, ci sono classi che hanno per metà alunni extracomunitari, siccome la loro presenza rallenta l’insegnamento, nasce qualche problema a scuola, ma di natura didattica. Il sistema scolastico va in crisi, ma solo alle elementari e alle medie, negli istituti superiori il problema non c’è.

Ancora non c’è, ma arriverà anche alle superiori.
Sicuramente. Sta tutta qui la questione leghista. Un’altra cosa sono i proclami elettorali, le parolone dei politici.

La Ministra dell’Istruzione ha inaugurato l’anno scolastico all’insegna dei grembiulini e del voto di condotta. E’ la sua “padanità” a suggerirle questi provvedimenti?
Non si tratta certo di riforme, delle quali la scuola avrebbe bisogno. Tanto per fare sapere che c’è, la scuola va cambiata strutturalmente. Non tutta allo stesso modo, a parte la popolazione extracomunitaria, che non è in realtà un grosso problema perché interessa una piccola area del Paese, le elementari funzionano egregiamente, abbastanza bene le medie. Nelle superiori ci sono problemi, anche importanti…

Si ritornerà al maestro unico. Lei che cosa ne pensa?
Mi sembra una follia. Si richiede l’inglese, l’informatica ed altro. Come fa il maestro unico ad insegnare tutto? E poi, i moduli funzionano magnificamente. Le maestre meridionali godono di buona fama, lavorano alacremente, i loro meriti sono riconosciuti. La realtà è diversa da come la rappresentano i politici, c’è più buonsenso fra la gente che altrove…

E il grembiulino?
Già, il grembiulino. Dopo 50 anni dalle sue dismissioni mi chiedo che senso abbia. morigerare i costumi? Sciocchezze. Sarà un business per alcuni, un salasso per le famiglie, un’altra spesa inutile. Magari ci saranno i grembiulini griffati. Altro che uniformità!

Voto di condotta?
Quanto servirà allo Zen di Palermo il voto di condotta? E per chi vive in una famiglia meno abbiente? Certo, il bullismo, in qualche realtà può avere una sua efficacia, ma il bullismo sorge anche fra la cosiddetta gente per bene, è un prodotto del benessere, il bisogno di essere diversi, di sentirsi importanti, di guadagnare la diversità. Ci sono altri strumenti... Per esempio, noi abbiamo attuato un gemellaggio, avevo un preside settentrionale che ama il Sud, siamo venuti a Portella della Ginestra... Ciò che mi preoccupa è altro, le risorse destinate alla scuola pubblica diminuiscono invece che aumentare e vengono erogati fondi per la scuola privata.

 
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