venerdì 19 settembre 2008

Il Parlamento Siciliano stacca un assegno a suo favore, 4 milioni di euro. Servono anche per l’aggiornamento culturale dei deputati.


Bisogna stare attenti a quello che l’Assemblea regionale esamina ed approva: leggere il titolo di un disegno di legge non basta per capiore, anzi può portare fuori strada. L’Assemblea siciliana mercoledì sera ha approvato un provvedimento legislativo di routine, il rendiconto e l’assestamento del bilancio. Si tratta di uno strumento che permette la variazione del bilancio per corrispondere ai bisogni sopravvenuti. E’ una prassi molto “siciliana”, a Roma l’assestamento non c’è perché fanno la finanziaria con anticipo.

Ma non è questo il punto. Le due maggioranze bulgare di centrodestra hanno comportamenti diversi.

Il rendiconto e l’assestamento contiene una norma che permette di elargire un contributo di ben quattro milioni di euro all’amministrazione dell’Assemblea, che lamentava miseria da parecchi mesi.

Giocava in casa due volte, insomma. Hanno tolto da qualche parte un bel gruzzolo e l’hanno trasferito alle casse dell’Assemblea che hanno bisogni corposi e non eludibili.

L’assegno che la Regione ha staccato all’Assemblea, grazie ai deputati dell’Assemblea, ha ragioni ben precise. Non ci sono soldi per pagare le liquidazioni di 41 ex deputati che nel recente rinnovo hanno lasciato Palazzo dei Normanni anzitempo.

Se vi viene di suggerire al ragioniere del Parlamento siciliano che in questi casi occorre fare risparmi, lasciate perdere. Vi sarà possibile parlarci o avere da lui spiegazioni, ma se doveste riuscire perché è il vostro giorno fortunato, gli sollecitate una risata lunga quanto il fiume Po allungato dalle ampolle di Umberto Bossi.

La fine anticipata della legislatura, e questo farebbe rabbia anche ad un barbone abituato a non lamentarsi di niente, la pagano i contribuenti.

E non c’è niente da fare.

La fine anticipata della legislatura ha messo in crisi il Parlamento, questo è sicuro, ma addebitare all’imprevisto i guai di cassa non è del tutto corretto. I soldi servono alle sostanziose liquidazioni, ai vitalizi e alle indennità di aggiornamento politico- culturale.

E qui occorre soffermarsi perché non capita tutti i giorni di sentire che si va in pensione con un cadeau simile, risorse per acquistare libri, frequentare corsi, imparare a fare politica.

I soldi dei contribuenti potrebbero anche essere impiegati meglio, a prescindere dalla loro entità.

E’ prevista anche al Senato e alla Camera l’indennità di aggiornamento?

Non lo sappiamo, allo stato. Se così fosse non cambierebbe nulla. E’ un privilegio che non sta né in cielo né in terra ed offre il fianco a molte critiche, peraltro prevedibili. Non aiuta sicuramente le istituzioni a pretendere dagli italiani comportamenti rispettosi verso l’erario e verso se stessi. . Ma sono ragionamenti vecchi e e stucchevoli, come qualche nostro lettore non a torto ci fa notare, commentando le nostre critiche spericolate in un panorama assai sobrio. Il fatto che siano vecchie però non significa che non siano giuste.

Questa idea della indennità di aggiornamento, infatti, grida vendetta comunque la si giri. Potrebbe essere sopportata se si affidasse, per esempio, al Presidente dell’Assemblea il compito di verificare annualmente i risultati dell’aggiornamento; che so, un esamino, un rendiconto delle spese in libreria, una relazione sui viaggi effettuati. Dove siete stati? In Thailandia? Allora niente indennità, i massaggi non rientrano nella voce cultura.

Ma i massaggi fanno stare bene, si è più tolleranti e propensi ad aiutare il prossimo, dopo. Si esce acculturati perché si apprendono le tradizioni di un Paese così lontano dal nostro.

I margini per mantenere i soldi ci sono, se si sa bene illustrare le spese fatte.

Bene, il rischio di scivolare nel ridicolo è alto, ma la questione si presta a riflessioni di varia natura.

Se il’ex deputato decide di spendere l’indennità facendo viaggi di piacere, che succede? Nulla, ovviamente. Gli ex deputati che ricevono l’indennità non hanno certo l’obbligo di rendicontare. Il contributo gli viene concesso a questo titolo, non c’è chi controlli che venga speso bene. Del resto, se così fosse, sarebbe un anacronismo. Il punto è la concessione del contributo a questo titolo, costituisce una enormità.

Si tratta di una elargizione ingiustificata ed ingiustificabile, cui l’Assemblea avrebbe dovuto sapere rinunciare. Non avrebbe sgonfiato il portafogli degli ex deputati (ed anche di quelli in carica), mostrando al Paese un barlume di diversità positiva. La specialità come dovrebbe essere apprezzata, altrimenti?

Non è richiesta audacia quando si fanno queste scelte, ma semplice buonsenso.

C’è un’altra osservazione da fare. O meglio una domanda, da rivolgervi.

La priorità dell’assestamento di bilancio alla ripresa dell’attività parlamentare, secondo voi, è stata sollecitata dal bisogno di cassa dell’Assemblea?

Credete che abbia a che fare con i quattro milioni di euro?

Se avete qualche dubbio, tenetevelo. Ci sono buone possibilità che abbiate ragione ad avercelo.

siciliainformazioni

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Bisogna stare attenti a quello che l’Assemblea regionale esamina ed approva: leggere il titolo di un disegno di legge non basta per capiore, anzi può portare fuori strada. L’Assemblea siciliana mercoledì sera ha approvato un provvedimento legislativo di routine, il rendiconto e l’assestamento del bilancio. Si tratta di uno strumento che permette la variazione del bilancio per corrispondere ai bisogni sopravvenuti. E’ una prassi molto “siciliana”, a Roma l’assestamento non c’è perché fanno la finanziaria con anticipo.

Ma non è questo il punto. Le due maggioranze bulgare di centrodestra hanno comportamenti diversi.

Il rendiconto e l’assestamento contiene una norma che permette di elargire un contributo di ben quattro milioni di euro all’amministrazione dell’Assemblea, che lamentava miseria da parecchi mesi.

Giocava in casa due volte, insomma. Hanno tolto da qualche parte un bel gruzzolo e l’hanno trasferito alle casse dell’Assemblea che hanno bisogni corposi e non eludibili.

L’assegno che la Regione ha staccato all’Assemblea, grazie ai deputati dell’Assemblea, ha ragioni ben precise. Non ci sono soldi per pagare le liquidazioni di 41 ex deputati che nel recente rinnovo hanno lasciato Palazzo dei Normanni anzitempo.

Se vi viene di suggerire al ragioniere del Parlamento siciliano che in questi casi occorre fare risparmi, lasciate perdere. Vi sarà possibile parlarci o avere da lui spiegazioni, ma se doveste riuscire perché è il vostro giorno fortunato, gli sollecitate una risata lunga quanto il fiume Po allungato dalle ampolle di Umberto Bossi.

La fine anticipata della legislatura, e questo farebbe rabbia anche ad un barbone abituato a non lamentarsi di niente, la pagano i contribuenti.

E non c’è niente da fare.

La fine anticipata della legislatura ha messo in crisi il Parlamento, questo è sicuro, ma addebitare all’imprevisto i guai di cassa non è del tutto corretto. I soldi servono alle sostanziose liquidazioni, ai vitalizi e alle indennità di aggiornamento politico- culturale.

E qui occorre soffermarsi perché non capita tutti i giorni di sentire che si va in pensione con un cadeau simile, risorse per acquistare libri, frequentare corsi, imparare a fare politica.

I soldi dei contribuenti potrebbero anche essere impiegati meglio, a prescindere dalla loro entità.

E’ prevista anche al Senato e alla Camera l’indennità di aggiornamento?

Non lo sappiamo, allo stato. Se così fosse non cambierebbe nulla. E’ un privilegio che non sta né in cielo né in terra ed offre il fianco a molte critiche, peraltro prevedibili. Non aiuta sicuramente le istituzioni a pretendere dagli italiani comportamenti rispettosi verso l’erario e verso se stessi. . Ma sono ragionamenti vecchi e e stucchevoli, come qualche nostro lettore non a torto ci fa notare, commentando le nostre critiche spericolate in un panorama assai sobrio. Il fatto che siano vecchie però non significa che non siano giuste.

Questa idea della indennità di aggiornamento, infatti, grida vendetta comunque la si giri. Potrebbe essere sopportata se si affidasse, per esempio, al Presidente dell’Assemblea il compito di verificare annualmente i risultati dell’aggiornamento; che so, un esamino, un rendiconto delle spese in libreria, una relazione sui viaggi effettuati. Dove siete stati? In Thailandia? Allora niente indennità, i massaggi non rientrano nella voce cultura.

Ma i massaggi fanno stare bene, si è più tolleranti e propensi ad aiutare il prossimo, dopo. Si esce acculturati perché si apprendono le tradizioni di un Paese così lontano dal nostro.

I margini per mantenere i soldi ci sono, se si sa bene illustrare le spese fatte.

Bene, il rischio di scivolare nel ridicolo è alto, ma la questione si presta a riflessioni di varia natura.

Se il’ex deputato decide di spendere l’indennità facendo viaggi di piacere, che succede? Nulla, ovviamente. Gli ex deputati che ricevono l’indennità non hanno certo l’obbligo di rendicontare. Il contributo gli viene concesso a questo titolo, non c’è chi controlli che venga speso bene. Del resto, se così fosse, sarebbe un anacronismo. Il punto è la concessione del contributo a questo titolo, costituisce una enormità.

Si tratta di una elargizione ingiustificata ed ingiustificabile, cui l’Assemblea avrebbe dovuto sapere rinunciare. Non avrebbe sgonfiato il portafogli degli ex deputati (ed anche di quelli in carica), mostrando al Paese un barlume di diversità positiva. La specialità come dovrebbe essere apprezzata, altrimenti?

Non è richiesta audacia quando si fanno queste scelte, ma semplice buonsenso.

C’è un’altra osservazione da fare. O meglio una domanda, da rivolgervi.

La priorità dell’assestamento di bilancio alla ripresa dell’attività parlamentare, secondo voi, è stata sollecitata dal bisogno di cassa dell’Assemblea?

Credete che abbia a che fare con i quattro milioni di euro?

Se avete qualche dubbio, tenetevelo. Ci sono buone possibilità che abbiate ragione ad avercelo.

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