domenica 16 marzo 2008

Diritti Umani e olimpiadi: dopo la Birmania il Tibet


Abbiamo visto monaci buddisti, perfettamente pacifici, malmenati e caricati a forza in camion che li avrebbero portati chissà dove, inghiottiti dalla jungla birmana senza che se ne sapesse più niente. Questo succedeva in Birmania solo pochi mesi fa.
Oggi, dopo la Birmania, la stessa cosa accade in Tibet, solo che questa volta la repressione cinese non si nasconde dietro ai generali birmani, è aperta.

Ieri la presidenza slovena dell’Unione europea ha detto di stare mettendo a punto una dichiarazione che chieda alla Cina “moderazione nella repressione”.

Ma ci rendiamo conto? Cosa significa “moderazione nella repressione”?
Malmenateli ma non fategli troppo male? Oppure incarcerateli ma non li ammazzate!

Non fategli sparire! Cosa significa questa frase?

Se si stabilisce che c’è una repressione non si può chiedere moderazione, si deve condannare, senza tanti giri di parole.
Pensare che questa ridicola dichiarazione viene fuori dopo la notizia, confermata, che numerose persone sono morte ieri negli scontri a Lhasa, una città nel Tibet. Ma ci rendiamo conto di quanto possa apparire vergognosa una richiesta del genere?


La Cina sta dimostrando al mondo la sua vera essenza, il suo vero volto, quello di un regime che disprezza i Diritti Umani e che arriva non solo a finanziare genocidi come in Darfur oppure a coprire regimi totalitari come quello birmano, ma addirittura a reprimere con la forza le proteste pacifiche di monaci tibetani. Ed è in Cina che si vogliono fare le olimpiadi.


Io credo che ogni singolo atleta che decide di partecipare a queste olimpiadi grondanti di sangue dovrebbe vergognarsi, ogni singolo sponsor che voglia fare affari con questo regime dovrebbe chiedersi dove finiscono i milioni di dollari che ha versato all’organizzazione olimpica, perché il rischio di sponsorizzare un genocidio o una repressione è molto alto.
Anche l’Europa dovrebbe vergognarsi nel chiedere una “moderata repressione” invece di condannare con forza gli eventi e ritirare le delegazioni olimpiche.

Questo dovrebbe fare l’Europa, ritirare le delegazioni olimpiche. Ma a cosa servono le nostre parole, il nostro sdegno? A niente, semplicemente a niente.

Gli affari sono troppo grandi, poco importa che siano affari macchiati di sangue innocente, sangue birmano, tibetano o del Darfur, ma anche sangue cinese e probabilmente anche di qualche altra parte del mondo sotto l’influenza cinese.
E’ ora di finirla di chiudere gli occhi, alla Cina va mandato un segnale chiaro e quale miglior segnale se non quello di ritirare le delegazioni olimpiche? No alle olimpiadi e se si continua a volerle fare a tutti i costi allora bisogna non seguirle alla TV e boicottare gli sponsor.

Che si sappia che il mondo civile non tollera più i mille abusi cinesi e non tollererà più chi sponsorizza le violazioni dei Diritti Umani.
Elisa Arduini
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Abbiamo visto monaci buddisti, perfettamente pacifici, malmenati e caricati a forza in camion che li avrebbero portati chissà dove, inghiottiti dalla jungla birmana senza che se ne sapesse più niente. Questo succedeva in Birmania solo pochi mesi fa.
Oggi, dopo la Birmania, la stessa cosa accade in Tibet, solo che questa volta la repressione cinese non si nasconde dietro ai generali birmani, è aperta.

Ieri la presidenza slovena dell’Unione europea ha detto di stare mettendo a punto una dichiarazione che chieda alla Cina “moderazione nella repressione”.

Ma ci rendiamo conto? Cosa significa “moderazione nella repressione”?
Malmenateli ma non fategli troppo male? Oppure incarcerateli ma non li ammazzate!

Non fategli sparire! Cosa significa questa frase?

Se si stabilisce che c’è una repressione non si può chiedere moderazione, si deve condannare, senza tanti giri di parole.
Pensare che questa ridicola dichiarazione viene fuori dopo la notizia, confermata, che numerose persone sono morte ieri negli scontri a Lhasa, una città nel Tibet. Ma ci rendiamo conto di quanto possa apparire vergognosa una richiesta del genere?


La Cina sta dimostrando al mondo la sua vera essenza, il suo vero volto, quello di un regime che disprezza i Diritti Umani e che arriva non solo a finanziare genocidi come in Darfur oppure a coprire regimi totalitari come quello birmano, ma addirittura a reprimere con la forza le proteste pacifiche di monaci tibetani. Ed è in Cina che si vogliono fare le olimpiadi.


Io credo che ogni singolo atleta che decide di partecipare a queste olimpiadi grondanti di sangue dovrebbe vergognarsi, ogni singolo sponsor che voglia fare affari con questo regime dovrebbe chiedersi dove finiscono i milioni di dollari che ha versato all’organizzazione olimpica, perché il rischio di sponsorizzare un genocidio o una repressione è molto alto.
Anche l’Europa dovrebbe vergognarsi nel chiedere una “moderata repressione” invece di condannare con forza gli eventi e ritirare le delegazioni olimpiche.

Questo dovrebbe fare l’Europa, ritirare le delegazioni olimpiche. Ma a cosa servono le nostre parole, il nostro sdegno? A niente, semplicemente a niente.

Gli affari sono troppo grandi, poco importa che siano affari macchiati di sangue innocente, sangue birmano, tibetano o del Darfur, ma anche sangue cinese e probabilmente anche di qualche altra parte del mondo sotto l’influenza cinese.
E’ ora di finirla di chiudere gli occhi, alla Cina va mandato un segnale chiaro e quale miglior segnale se non quello di ritirare le delegazioni olimpiche? No alle olimpiadi e se si continua a volerle fare a tutti i costi allora bisogna non seguirle alla TV e boicottare gli sponsor.

Che si sappia che il mondo civile non tollera più i mille abusi cinesi e non tollererà più chi sponsorizza le violazioni dei Diritti Umani.
Elisa Arduini

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