martedì 29 settembre 2015

Dalla Catalogna interessanti indicazioni per gli autonomisti, federalisti ed indipendentisti europei


Di Natale Cuccurese
Lo scenario delle elezioni in Catalogna è stato dominato dai partiti indipendentisti che hanno saputo polarizzare l’attenzione creando una coalizione destinata a servire quale strumento plebiscitario per la lotta a favore dell’autodeterminazione della Catalogna. La conseguenza di questo è stata, per contrapposizione, favorire il piazzamento dei partiti che difendevano apertamente il nazionalismo spagnolo, a scapito di altre realtà, in primo luogo di sinistra.
L’aspetto paradossale è che alla fine tutto questo non è risultato decisivo per quanto riguarda una possibile soluzione per la questione catalana, pur creando una base di consenso ai separatisti la cui tenuta e solidità si verificherà già nelle prossime elezioni di dicembre. Infatti gli indipendentisti catalani in coalizione andranno forse al Governo, ma son rimasti sotto il 48% dei voti, sommando anche i voti di altri partiti favorevoli all’indipendenza catalana. A questo si aggiunga che la coalizione indipendentista unanimista Junts pel Si, che rappresenta forze politiche di taglio molto diverso, avrà grosse difficoltà nel portare avanti il processo per l’indipendenza della Catalogna visti sia i risultati che vedono la crescita di Ciudadanos, il partito che ha avuto i maggiori incrementi in seggi difendendo una politica nazionalista spagnola contraria a qualsiasi forma di separazione al grido di “Viva Spagna”, sia le prime dichiarazioni provenienti dal CUP “ Non abbiamo vinto il plebiscito, nessuna dichiarazione di indipendenza”.
In questo scenario Podemos non ha voluto tradire la sua posizione, sostenendo il diritto alla autodeterminazione dei catalani ma, parallelamente, confermando la visione neo-costituzionalista con l’obbiettivo di costruire una Spagna federale e repubblicana, senza rinunciare nel contempo a denunciare la trappola insita in queste elezioni, presentate quali una sorta di plebiscito pro o contro l’indipendenza. Questa focalizzazione ha così prodotto un dibattito politico che ha evitato che si affrontassero con dovizia i problemi sociali ed economici che impattano direttamente sulla società civile catalana, distogliendo l’attenzione dalle colpe dei liberisti che così hanno evitato di pagare appieno il prezzo politico per le responsabilità rispetto all’attuale situazione economica spagnola e alla dilagante corruzione; corruzione che non è certo un’esclusiva italiana.
Le alternative sono rimaste divise e la concorrenza ideologica fra CUP e Podemos, già polarizzata sulle elezioni di dicembre e che a dire di Iglesias ha avuto in queste elezioni un risultato “ Altamente deludente”, ha frammentato la sinistra, insieme infatti le due formazioni avrebbero avuto la stessa percentuale di Ciudadanos. Frammentazione favorita da questa condizione plebiscitaria pro o contro l’indipendenza su cui si è giocata tutta la campagna elettorale. Focalizzazione mediatica che però sicuramente non sarà più la stessa in vista delle prossime elezioni di dicembre che potrebbero arrivare a capovolgere i risultati catalani, in uno scenario nazionale dove l’attenzione dei media sarà incentrata sul “voto utile” per puntare su una riforma delle istituzioni, in questo caso statali, cambiando le carte in tavola e gli scenari politici e comunicativi.
Intanto già incombono le elezioni politiche che potrebbero risultare decisive per il futuro della Spagna, dell’Europa e dare altre interessanti indicazioni strategiche anche agli autonomisti, federalisti ed indipendentisti europei.


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Di Natale Cuccurese
Lo scenario delle elezioni in Catalogna è stato dominato dai partiti indipendentisti che hanno saputo polarizzare l’attenzione creando una coalizione destinata a servire quale strumento plebiscitario per la lotta a favore dell’autodeterminazione della Catalogna. La conseguenza di questo è stata, per contrapposizione, favorire il piazzamento dei partiti che difendevano apertamente il nazionalismo spagnolo, a scapito di altre realtà, in primo luogo di sinistra.
L’aspetto paradossale è che alla fine tutto questo non è risultato decisivo per quanto riguarda una possibile soluzione per la questione catalana, pur creando una base di consenso ai separatisti la cui tenuta e solidità si verificherà già nelle prossime elezioni di dicembre. Infatti gli indipendentisti catalani in coalizione andranno forse al Governo, ma son rimasti sotto il 48% dei voti, sommando anche i voti di altri partiti favorevoli all’indipendenza catalana. A questo si aggiunga che la coalizione indipendentista unanimista Junts pel Si, che rappresenta forze politiche di taglio molto diverso, avrà grosse difficoltà nel portare avanti il processo per l’indipendenza della Catalogna visti sia i risultati che vedono la crescita di Ciudadanos, il partito che ha avuto i maggiori incrementi in seggi difendendo una politica nazionalista spagnola contraria a qualsiasi forma di separazione al grido di “Viva Spagna”, sia le prime dichiarazioni provenienti dal CUP “ Non abbiamo vinto il plebiscito, nessuna dichiarazione di indipendenza”.
In questo scenario Podemos non ha voluto tradire la sua posizione, sostenendo il diritto alla autodeterminazione dei catalani ma, parallelamente, confermando la visione neo-costituzionalista con l’obbiettivo di costruire una Spagna federale e repubblicana, senza rinunciare nel contempo a denunciare la trappola insita in queste elezioni, presentate quali una sorta di plebiscito pro o contro l’indipendenza. Questa focalizzazione ha così prodotto un dibattito politico che ha evitato che si affrontassero con dovizia i problemi sociali ed economici che impattano direttamente sulla società civile catalana, distogliendo l’attenzione dalle colpe dei liberisti che così hanno evitato di pagare appieno il prezzo politico per le responsabilità rispetto all’attuale situazione economica spagnola e alla dilagante corruzione; corruzione che non è certo un’esclusiva italiana.
Le alternative sono rimaste divise e la concorrenza ideologica fra CUP e Podemos, già polarizzata sulle elezioni di dicembre e che a dire di Iglesias ha avuto in queste elezioni un risultato “ Altamente deludente”, ha frammentato la sinistra, insieme infatti le due formazioni avrebbero avuto la stessa percentuale di Ciudadanos. Frammentazione favorita da questa condizione plebiscitaria pro o contro l’indipendenza su cui si è giocata tutta la campagna elettorale. Focalizzazione mediatica che però sicuramente non sarà più la stessa in vista delle prossime elezioni di dicembre che potrebbero arrivare a capovolgere i risultati catalani, in uno scenario nazionale dove l’attenzione dei media sarà incentrata sul “voto utile” per puntare su una riforma delle istituzioni, in questo caso statali, cambiando le carte in tavola e gli scenari politici e comunicativi.
Intanto già incombono le elezioni politiche che potrebbero risultare decisive per il futuro della Spagna, dell’Europa e dare altre interessanti indicazioni strategiche anche agli autonomisti, federalisti ed indipendentisti europei.


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