martedì 14 luglio 2015

Quel sogno europeo che da sempre si infrange sui muri dell’egoismo e della rappresaglia


Di Michele Dell'Edera

Tutti, anche il nostro Governo, spiega come sia stato un errore per Tsipras indire un referendum e, pur rendendo pubblico un appello alla fine “delle politiche di sola austerità” alla fine ci si accoda all’inflessibilità teutonica da sempre ottusa e foriera di catastrofi europee e mondiali.
Eppure dopo la vittoria del “no” in Grecia, i governi francese, italiano, spagnolo e portoghese avrebbero potuto facilmente creare un fronte “mediterraneo” che avrebbe potuto fermare le rappresaglie tedesche e più in generale di tutti i paesi del nord e dell’est d’Europa.
E invece no, questi governi, tra cui il nostro, si sono fermati a un debole “c’è bisogno di un’altra europa” (per la verità i Portoghesi si sono comportati come i ragazzini che indicano, per paura, alla maestra chi ha “copiato” o non ha fatto i compiti) e hanno di fatto avallato la “rappresaglia” tedesca contro la Grecia e in principal modo contro un premier, Tsipras, che ha provato una resistenza eroica per il suo Paese sperando anche in una resa con l’onore delle armi. Ma l’onore delle armi i tedeschi e i nordici non lo hanno mai reso a nessuno. Adesso ancora una volta sotto forma di “aiuti umanitari” alla Grecia arriva una bella cassa di tritolo da collocarsi sotto il sedere aspettando che i buoni europei di Bruxelles decidano tra qualche mese o qualche anno di farla esplodere o meno, salvo poi arraffare qualche altro boccone importante di quel Paese.
Un’occasione persa, per Paesi che si dicono importanti (a parole) come l’Italia. Si sarebbe potuto andare là e dire: “adesso basta, si cambia”. L’Europa e la Germania è (anzi era) terrorizzata dalla possibile uscita della Grecia, figuriamoci se questa minaccia fosse giunta da Italia, Francia e Spagna… Avrebbero tirato fuori quasi subito la bandiera bianca.
L’Europa e il suo sogno finiscono per una rappresaglia contro Tsipras e la Grecia che ha osato resistere. L’Europa per noi finisce perché si considera un “errore” chiedere al popolo cosa ne pensa di un accordo (ma lo hanno fatto anche alcuni paesi del nord europa, rispondendo no tra l’altro e nessuno si è scandalizzato). L’Europa finisce perché “la democrazia è un errore” e “il potere della finanza” una virtù.
Intendiamoci, nessuno è d’accordo con le baby pensioni greche e la sostanziale imponità fiscale degli armatori greci, la Grecia deve cambiare, ma la prima cosa che l’Europa doveva e dovrebbe mettere in campo è la ristrutturazione dei debiti garantendo a tutti il rientro dei propri capitali prestati, ma anche la sostenibilità del debito.
Il debito è sostenibile se i tassi di interesse sono abbordabili, se invece si porta alla morte del creditore allo si è di fronte ad usura e strozzinaggio.
Garantire il rientro è una cosa, garantire guadagni vergognosi a chi ha prestato è un altra.
Il sogno europeo è finito contro il muro: della rappresaglia, dell’ingordigia, dell’egoismo, della vendetta.

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Di Michele Dell'Edera

Tutti, anche il nostro Governo, spiega come sia stato un errore per Tsipras indire un referendum e, pur rendendo pubblico un appello alla fine “delle politiche di sola austerità” alla fine ci si accoda all’inflessibilità teutonica da sempre ottusa e foriera di catastrofi europee e mondiali.
Eppure dopo la vittoria del “no” in Grecia, i governi francese, italiano, spagnolo e portoghese avrebbero potuto facilmente creare un fronte “mediterraneo” che avrebbe potuto fermare le rappresaglie tedesche e più in generale di tutti i paesi del nord e dell’est d’Europa.
E invece no, questi governi, tra cui il nostro, si sono fermati a un debole “c’è bisogno di un’altra europa” (per la verità i Portoghesi si sono comportati come i ragazzini che indicano, per paura, alla maestra chi ha “copiato” o non ha fatto i compiti) e hanno di fatto avallato la “rappresaglia” tedesca contro la Grecia e in principal modo contro un premier, Tsipras, che ha provato una resistenza eroica per il suo Paese sperando anche in una resa con l’onore delle armi. Ma l’onore delle armi i tedeschi e i nordici non lo hanno mai reso a nessuno. Adesso ancora una volta sotto forma di “aiuti umanitari” alla Grecia arriva una bella cassa di tritolo da collocarsi sotto il sedere aspettando che i buoni europei di Bruxelles decidano tra qualche mese o qualche anno di farla esplodere o meno, salvo poi arraffare qualche altro boccone importante di quel Paese.
Un’occasione persa, per Paesi che si dicono importanti (a parole) come l’Italia. Si sarebbe potuto andare là e dire: “adesso basta, si cambia”. L’Europa e la Germania è (anzi era) terrorizzata dalla possibile uscita della Grecia, figuriamoci se questa minaccia fosse giunta da Italia, Francia e Spagna… Avrebbero tirato fuori quasi subito la bandiera bianca.
L’Europa e il suo sogno finiscono per una rappresaglia contro Tsipras e la Grecia che ha osato resistere. L’Europa per noi finisce perché si considera un “errore” chiedere al popolo cosa ne pensa di un accordo (ma lo hanno fatto anche alcuni paesi del nord europa, rispondendo no tra l’altro e nessuno si è scandalizzato). L’Europa finisce perché “la democrazia è un errore” e “il potere della finanza” una virtù.
Intendiamoci, nessuno è d’accordo con le baby pensioni greche e la sostanziale imponità fiscale degli armatori greci, la Grecia deve cambiare, ma la prima cosa che l’Europa doveva e dovrebbe mettere in campo è la ristrutturazione dei debiti garantendo a tutti il rientro dei propri capitali prestati, ma anche la sostenibilità del debito.
Il debito è sostenibile se i tassi di interesse sono abbordabili, se invece si porta alla morte del creditore allo si è di fronte ad usura e strozzinaggio.
Garantire il rientro è una cosa, garantire guadagni vergognosi a chi ha prestato è un altra.
Il sogno europeo è finito contro il muro: della rappresaglia, dell’ingordigia, dell’egoismo, della vendetta.

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