sabato 3 marzo 2012

CARO SUD ME NE VADO PER FARTI PENTIRE


di Lino Patruno

E’ vero che gli esseri umani non hanno radici: le radici le hanno le piante. Gli esseri umani hanno piedi, e i piedi sono fatti per andare. Quindi, che i giovani del Sud vadano via, non è uno scandalo. Qualcuno disse che hanno «piedi leggeri», volano. Non è uno scandalo specie se l’alternativa alla fuga è lo spreco dei talenti. Allora sarebbe più onesto invogliarli ad andar via che farli marcire.

Un recente libro (di Piercamillo Falasca, Rubbettino editore) li ha definiti «Terroni 2.0», cioè terroni tecnologici. I quali sarebbero capaci (di cambiare il Sud vivendo altrove. Adottando il linguaggio tecnologico si potrebbe dire «in remoto».

Come, cambiare il Sud vivendo altrove? Sì, tanto per cominciare, dicono, sbattendo in faccia al Sud i suoi vizi antichi.

Caro Sud, invece di stare tutta una vita in attesa del tuo «posto», invece di aspettare che qualcuno mi conceda come «favore» ciò che mi spetta di diritto, invece di dover chiedere il «permesso» per fare qualsiasi cosa, invece di dover pagare un prezzo continuo alla piccola e grande illegalità, ti dico ciao e me ne vado. Così ti aiuto anche se non te ne accorgi. Ti aiuto a essere diverso.

MONITO-Poi, caro Sud, ti aiuto con una nuova forma di «rimessa», quella che un tempo gli emigranti mandavano a casa (ma adesso è da casa che la mandano ai figli emigrati). Ti mando da lontano il monito (e il tuo rimorso) che se continui a premiare non il merito ma la raccomandazione, non la bravura ma l’amicizia, non l’indipendenza ma l’appartenenza, prima o poi ti resteranno solo i vecchi e i bambini (e neanche, visto che non ne fai più perché diventano, e si capisce, un peso).

Sarà una forma di arroganza, o una forma di sopravvivenza, si vedrà. Essi parlano di «resistenza culturale», di dichiarazione di indipendenza, di libero governo in esilio. Si definiscono rivoluzionari non disertori. Perché non è vero che se ne vanno sbattendo la porta, che appena un po’ più in là si faranno un altro accento, tornando solo per matrimoni e funerali. Se ne vanno, assicurano (o assicura l’autore del libro) con l’impegno di lavorare alla loro terra da lontano, di partecipare alla vita pubblica a distanza. Esempio: due salentini che insegnano alla Bocconi e che hanno calcolato il beneficio che la mitica «Notte della taranta» porta al territorio (molto). Anzi uno dei due la taranta la suona con altri conterroni in un gruppo al Nord.

Sarebbero alla lontana quelli che Marcello Veneziani ha definito «terroni globali», che ti trovi in tutte le parti del mondo, ma che per loro significa più esattamente capaci di andare per tutte le vie del mondo. Aiutati, in questo, da Internet, da Skype, da Ryanair, cioè da tutti quei mezzi «low cost», a basso costo, che le vie del mondo le stanno accorciando. Anzi che, grazie anche ai mascalzoni della finanza planetaria, stanno imponendo un nuovo benvenuto stile di vita al mondo.

Certo, oggi Internet ti consente di essere «in nessun posto» e «in ogni posto», un lavoro su Internet lo puoi fare da Spinazzola o da Caracas, non importa. Quindi questi nuovi terroni potrebbero lavorare per il Sud anche standogli accuratamente alla larga. A parte che ciascuno è padrone del suo destino. E se il Sud, mettiamo, perde un giovane medico che se ne va (come perde ingegneri, architetti, economisti, scienziati), quel giovane medico prestissimo potrà operare un paziente del Sud con un robot a distanza. Sarà gelido e spettrale, ma sarà.

Non ci sono dubbi che questi terroni siano un po’ didattici nei confronti di chi, avviene, vuole andarsene e non può. E non ci sono dubbi che il loro sia un modo individuale di voler risolvere un problema collettivo, cambiare appunto il Sud «parastatale» che lasciano. Non per niente sprizzano concezioni liberali a cento miglia, penso a me così pensando a tutti. Col grosso sospetto più di egoismo che di filantropia.

Dovrebbero fare quello che lo stesso Veneziani si augura, una nuova discesa dei Mille al Sud. Ma non quelli di Garibaldi bensì Mille giovani meridionali di talento che se ne sono andati e che appunto tornano a trasmettere più un’aria di mondo che un mondo di arie. Diversamente anche dall’ex ministro Brunetta che i nuovi Mille al Sud li vede come grandi dirigenti di importazione che mettano un po’ di cose a posto.

MENTALITA'-Lavori in corso, come si vede. Chissà che non si possano fare, diciamo, via Facebook le battaglie non solo per far cambiare mentalità al Sud ma anche per fare cambiare mentalità nei confronti del Sud. La battaglia, chessò, per un treno eliminato o per un’autostrada in costruzione da cinquant’anni. E chissà che non si possano avere sindaci o amministratori qualsiasi, la famosa classe dirigente, che decide da lontano via messaggini telefonici. È la classe dirigente che soprattutto manca. Ma è quella, ahinoi, che ha bisogno dell’appello ogni mattina, ed è quella che non si può formare per corrispondenza. O no, terroni 2.0?

Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno

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di Lino Patruno

E’ vero che gli esseri umani non hanno radici: le radici le hanno le piante. Gli esseri umani hanno piedi, e i piedi sono fatti per andare. Quindi, che i giovani del Sud vadano via, non è uno scandalo. Qualcuno disse che hanno «piedi leggeri», volano. Non è uno scandalo specie se l’alternativa alla fuga è lo spreco dei talenti. Allora sarebbe più onesto invogliarli ad andar via che farli marcire.

Un recente libro (di Piercamillo Falasca, Rubbettino editore) li ha definiti «Terroni 2.0», cioè terroni tecnologici. I quali sarebbero capaci (di cambiare il Sud vivendo altrove. Adottando il linguaggio tecnologico si potrebbe dire «in remoto».

Come, cambiare il Sud vivendo altrove? Sì, tanto per cominciare, dicono, sbattendo in faccia al Sud i suoi vizi antichi.

Caro Sud, invece di stare tutta una vita in attesa del tuo «posto», invece di aspettare che qualcuno mi conceda come «favore» ciò che mi spetta di diritto, invece di dover chiedere il «permesso» per fare qualsiasi cosa, invece di dover pagare un prezzo continuo alla piccola e grande illegalità, ti dico ciao e me ne vado. Così ti aiuto anche se non te ne accorgi. Ti aiuto a essere diverso.

MONITO-Poi, caro Sud, ti aiuto con una nuova forma di «rimessa», quella che un tempo gli emigranti mandavano a casa (ma adesso è da casa che la mandano ai figli emigrati). Ti mando da lontano il monito (e il tuo rimorso) che se continui a premiare non il merito ma la raccomandazione, non la bravura ma l’amicizia, non l’indipendenza ma l’appartenenza, prima o poi ti resteranno solo i vecchi e i bambini (e neanche, visto che non ne fai più perché diventano, e si capisce, un peso).

Sarà una forma di arroganza, o una forma di sopravvivenza, si vedrà. Essi parlano di «resistenza culturale», di dichiarazione di indipendenza, di libero governo in esilio. Si definiscono rivoluzionari non disertori. Perché non è vero che se ne vanno sbattendo la porta, che appena un po’ più in là si faranno un altro accento, tornando solo per matrimoni e funerali. Se ne vanno, assicurano (o assicura l’autore del libro) con l’impegno di lavorare alla loro terra da lontano, di partecipare alla vita pubblica a distanza. Esempio: due salentini che insegnano alla Bocconi e che hanno calcolato il beneficio che la mitica «Notte della taranta» porta al territorio (molto). Anzi uno dei due la taranta la suona con altri conterroni in un gruppo al Nord.

Sarebbero alla lontana quelli che Marcello Veneziani ha definito «terroni globali», che ti trovi in tutte le parti del mondo, ma che per loro significa più esattamente capaci di andare per tutte le vie del mondo. Aiutati, in questo, da Internet, da Skype, da Ryanair, cioè da tutti quei mezzi «low cost», a basso costo, che le vie del mondo le stanno accorciando. Anzi che, grazie anche ai mascalzoni della finanza planetaria, stanno imponendo un nuovo benvenuto stile di vita al mondo.

Certo, oggi Internet ti consente di essere «in nessun posto» e «in ogni posto», un lavoro su Internet lo puoi fare da Spinazzola o da Caracas, non importa. Quindi questi nuovi terroni potrebbero lavorare per il Sud anche standogli accuratamente alla larga. A parte che ciascuno è padrone del suo destino. E se il Sud, mettiamo, perde un giovane medico che se ne va (come perde ingegneri, architetti, economisti, scienziati), quel giovane medico prestissimo potrà operare un paziente del Sud con un robot a distanza. Sarà gelido e spettrale, ma sarà.

Non ci sono dubbi che questi terroni siano un po’ didattici nei confronti di chi, avviene, vuole andarsene e non può. E non ci sono dubbi che il loro sia un modo individuale di voler risolvere un problema collettivo, cambiare appunto il Sud «parastatale» che lasciano. Non per niente sprizzano concezioni liberali a cento miglia, penso a me così pensando a tutti. Col grosso sospetto più di egoismo che di filantropia.

Dovrebbero fare quello che lo stesso Veneziani si augura, una nuova discesa dei Mille al Sud. Ma non quelli di Garibaldi bensì Mille giovani meridionali di talento che se ne sono andati e che appunto tornano a trasmettere più un’aria di mondo che un mondo di arie. Diversamente anche dall’ex ministro Brunetta che i nuovi Mille al Sud li vede come grandi dirigenti di importazione che mettano un po’ di cose a posto.

MENTALITA'-Lavori in corso, come si vede. Chissà che non si possano fare, diciamo, via Facebook le battaglie non solo per far cambiare mentalità al Sud ma anche per fare cambiare mentalità nei confronti del Sud. La battaglia, chessò, per un treno eliminato o per un’autostrada in costruzione da cinquant’anni. E chissà che non si possano avere sindaci o amministratori qualsiasi, la famosa classe dirigente, che decide da lontano via messaggini telefonici. È la classe dirigente che soprattutto manca. Ma è quella, ahinoi, che ha bisogno dell’appello ogni mattina, ed è quella che non si può formare per corrispondenza. O no, terroni 2.0?

Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno

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