sabato 25 aprile 2015

25 APRILE 1945; …volevo essere un partigiano di Pertini ma fui solo un lazzaro senza onore



Bruno Pappalardo, 01. 10. 1943 (25,04. 2015)
LA NOTA CHE NON PIACERA’ A NESSUNO, BEN FATTO ALLORA…

Cos’è la Storia se non il racconto di una umanità spesso dolente?
Cos’è la Memoria se non la magia per poter restare vivi richiamando i ricordi della stessa dolenza?

Se la Memoria è quella storica e sociale a cui si è appartenuto allora si è parte di Essa, diventa autobiografica, personale. Appartiene alla mia gente ai miei padri e figli.
Cos’è, dunque se non il collante che tiene insieme una comunità, una nazione?
Come mai ancora si chiedono perché l’Italia si sente divisa?
Come mai non comprendono che una parte del Paese vuole ricongiungersi al compatriota?

Come ho desiderato essere italiano e appartenere ai “partigiani di Pertini”.
Come ho desiderato essere italiano e appartenere ai miei fratelli delle montagne che scesero per scacciare il nemico.
Tutt’oggi sentirò il lamentoso ricordo di eroi, …perché quella fu una generazione di eroi, che il 25 Aprile del 1945 scacciarono i feroci nazisti.
Tutt’oggi non mi sentirò appagato!
Tutt’oggi non si parlerà di me, della mia gente e di mio padre.
Non mi racconteranno di mio nonno rinchiuso nello stadio littorio al Vomero e che da lì, con un vecchio arnese sparava colpi inutili.
Che bastarda la giustizia degli uomini che usa la Memoria a pezzetti.
Chi straccia la bandiera rossa pel sangue versato da coraggiosi e da innocenti è il mio nemico, E’ nemico di mio padre, di mio nonno, dei miei figli della mia gente.
Ho imparato a ripetere la “MIA GENTE” identificandone solo una parte.
 Ho imparato, perché ogni giorno è cosi, che qualcun altro scrive un’altra pagina di Memoria altra e di un altrove. E’ Infedele chi si sporca le mani su quella bandiera. Napoli un anno e mezzo prima si liberò da sola. Non ebbe aiuti da alcuna nazione amica e neppure da dai nostri noti Alleati che ringraziamo proni.

Napoli diede i suoi morti ed i suoi eroi e quest’oggi non si dirà che l’Italia venne liberata anche da un bambino Gennaro Capuozzo, precursore di quello della rivolta di piazza Tienanmen, lanciandosi contro i carro armati tedeschi.
Accadeva sulla strada dove sono nato e ne annuso ancora l’odore acre di quel sangue; Santa Teresa degli Scalzi. Napoli, la prima città al mondo che seppe liberarsi con l’ardore e coraggio inimitabile del Suo Popolo con studenti operai bambini e tante, tante donne.
Non ebbe armi ma pietre Strappò i fucile dal petto del nemico e si liberò.
 Seppe ripulire dal sangue il basalto rosso delle strade e non si lamentò.
Subì ancora l’abuso di un nuovo invasore.
Oggi si riscrive ancora un’altra storia e nuovamente entrerà, come ogni anno nell’ oscurità del silenzio e nell’oblio.
Che importa? Non vogliamo nulla che dire “gente” perché significhi tutti anche se verrà, ancora una volta verrà spezzata in due la Memoria e non sarà sacrosanta.


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Bruno Pappalardo, 01. 10. 1943 (25,04. 2015)
LA NOTA CHE NON PIACERA’ A NESSUNO, BEN FATTO ALLORA…

Cos’è la Storia se non il racconto di una umanità spesso dolente?
Cos’è la Memoria se non la magia per poter restare vivi richiamando i ricordi della stessa dolenza?

Se la Memoria è quella storica e sociale a cui si è appartenuto allora si è parte di Essa, diventa autobiografica, personale. Appartiene alla mia gente ai miei padri e figli.
Cos’è, dunque se non il collante che tiene insieme una comunità, una nazione?
Come mai ancora si chiedono perché l’Italia si sente divisa?
Come mai non comprendono che una parte del Paese vuole ricongiungersi al compatriota?

Come ho desiderato essere italiano e appartenere ai “partigiani di Pertini”.
Come ho desiderato essere italiano e appartenere ai miei fratelli delle montagne che scesero per scacciare il nemico.
Tutt’oggi sentirò il lamentoso ricordo di eroi, …perché quella fu una generazione di eroi, che il 25 Aprile del 1945 scacciarono i feroci nazisti.
Tutt’oggi non mi sentirò appagato!
Tutt’oggi non si parlerà di me, della mia gente e di mio padre.
Non mi racconteranno di mio nonno rinchiuso nello stadio littorio al Vomero e che da lì, con un vecchio arnese sparava colpi inutili.
Che bastarda la giustizia degli uomini che usa la Memoria a pezzetti.
Chi straccia la bandiera rossa pel sangue versato da coraggiosi e da innocenti è il mio nemico, E’ nemico di mio padre, di mio nonno, dei miei figli della mia gente.
Ho imparato a ripetere la “MIA GENTE” identificandone solo una parte.
 Ho imparato, perché ogni giorno è cosi, che qualcun altro scrive un’altra pagina di Memoria altra e di un altrove. E’ Infedele chi si sporca le mani su quella bandiera. Napoli un anno e mezzo prima si liberò da sola. Non ebbe aiuti da alcuna nazione amica e neppure da dai nostri noti Alleati che ringraziamo proni.

Napoli diede i suoi morti ed i suoi eroi e quest’oggi non si dirà che l’Italia venne liberata anche da un bambino Gennaro Capuozzo, precursore di quello della rivolta di piazza Tienanmen, lanciandosi contro i carro armati tedeschi.
Accadeva sulla strada dove sono nato e ne annuso ancora l’odore acre di quel sangue; Santa Teresa degli Scalzi. Napoli, la prima città al mondo che seppe liberarsi con l’ardore e coraggio inimitabile del Suo Popolo con studenti operai bambini e tante, tante donne.
Non ebbe armi ma pietre Strappò i fucile dal petto del nemico e si liberò.
 Seppe ripulire dal sangue il basalto rosso delle strade e non si lamentò.
Subì ancora l’abuso di un nuovo invasore.
Oggi si riscrive ancora un’altra storia e nuovamente entrerà, come ogni anno nell’ oscurità del silenzio e nell’oblio.
Che importa? Non vogliamo nulla che dire “gente” perché significhi tutti anche se verrà, ancora una volta verrà spezzata in due la Memoria e non sarà sacrosanta.


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