giovedì 12 gennaio 2012

..quante valigie scure?!! Su e giù per l’Italia.


Tutti sapranno della legge d’idrodinamica del Galilei dei “vasi comunicanti”?!!

E’ quel principio, secondo il quale, un liquido contenuto in più vasi, comunicanti tra loro, arriva a determinare una sola superficie, ossia generando uno stesso livello. L'acqua come tutti i liquidi, non ha una forma propria ma assume la forma del recipiente che la contiene. Oddio,… così dovrebbe essere! Pare, che questo fenomeno accada anche ad altro genere di liquidi; i denari. Si adattano perfettamente al proprio contenitore; che siano valigie, sacchi o doppi fondi.

Ma tornando al principio galileiano, insomma si determina un livello equipotenziale di qualunque forma o dimensione abbiano i contenitori; valigie o sacchi o doppio fondi et cetera, per la filiera dei vasi dell’ impianto.

In fondo non è altro che la livella, ovvero strumento che definisce un preciso allineamento dei piani orizzontali. Preciso subito che non si tratta di “relazione di ingegneria idraulica” ma di altro!

E’, però, paradigma di svariate cose. Ad esempio d’un bilanciere; con uguale pesi, definisce un preciso equilibrio, dunque, un livellamento …e, a tal proposito mi viene istantaneo il principio (oggi tanto di moda) di equità che si vorrebbe per il federalismo regionale, ovvero portare allo stesso “livello”i valori reddituali, in tutte le regioni d’Italia. E’ talmente calzante che nelle prerogative dell’istituzionalizzazione territoriale, c’è che si debba far passare una congrua quantità di liquido, attraverso vie comunicanti, da una regione all’altra e prontamente, raggiungere un pari livello.

Se in qualche regione dovesse colmarsi il proprio vaso di troppo liquido e in altre, al contrario, un basso livello significherebbe che il principio del buon Galilei debba essere rivisto e che ben cosa sarebbe cancellarne il nome, fin’ora, onorato di questo mentecatto della scienza.

Se torniamo un ‘attimo al bilancino, ebbene, prima di trovare l’equilibrio, i due piatti della stadera van sù e giù.

Un altro flash! Mi ricorda la Cassa del Mezzogiorno, la cosiddetta CosMez. I primi dieci anni, furono strategicamente ottimi, i finanziamenti furono erogarti direttamente dallo Stato. Bisognava realizzare, secondo i programmi del Saraceno e Menichella, la seconda manovra, da farsi negli anni ’70–’80, era quella degli incentivi per la crescita attraverso l’industrializzazione di territori depressi. Nacquero, infatti, enormi impianti industriali e intorno il deserto. E’ da qui che gli italiani dovrebbero fare i conti. Era già giunta la politica con i suoi contenitori, con le sue valigie. La seconda fase non fece in tempo a conchiudersi e non riuscì ad avviare la terza, ossia quella della realizzazione di grossi poli d’indotto, ovvero aree circondari di spinta ad’altre attività di mercato e vitalità e invigorimento delle risorse locali, dunque, vero strumento di sviluppo socio-economico.

I partiti legittimamente s’installarono nelle governatorato regionale e, altrettanto legittimamente gli imprenditori del Nord che scesero al Sud. Nell’’84 Craxi per il suo elettorato, volle abolirla ma per il suo partito la tenne i vita: si chiamò solo in un altro modo Ag.Sud. Continuò con la politica delle “partecipazioni statali”. Giunse il governo Amato e sulle soglie di “Mani Pulite” il suo ministro Andreatta nel ’92-94 ne decise la definitiva abolizione. Nella sostanza la Cassa ebbe diverse trasformazioni e pare continui, in certe forme, anche oggi.

Ma cosa è rimasto della Cassa del Mezzogiorno? Solo la vergognosa e infame locuzione“assistenzialismo” meridionale. Nell’immaginario collettivo italiano è quel denaro che apriva una sdraio sul limitare dell’ingresso di un palazzo dove, un portinaio in canottiera bianca e annerito in volto dalla sozza barba di svariati giorni, si stravaccava al sole con mezzo stecchino sulla sinistra della bocca obliqua.

La CASSA fu, dagli anni ’64 per tutti gli anni a seguire, lo strumento di ricatto e di scellerata persuasione per ottenimento di voti. S’intende tutta la politica. Il partito di un deputato di Milano come quello di Trapani, destinava finanziamenti in cambio di voti dai rappresentanti locali.

Si videro già dagli anni ’50 gente scendere per acquisire appalti, dal Nord con belle e squadrate valigie in pelle nera, mentre salivano al Nord quelle di cartone nonostante fossimo assistenzializzati e ricchi per la valanga di denaro che ci aveva travolti.

L’indecenza morale e l’obbrobrio della storia dei vincitori sopravanza anche la soglia del disonore



da Bruno Pappalardo, SUDVOX


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Tutti sapranno della legge d’idrodinamica del Galilei dei “vasi comunicanti”?!!

E’ quel principio, secondo il quale, un liquido contenuto in più vasi, comunicanti tra loro, arriva a determinare una sola superficie, ossia generando uno stesso livello. L'acqua come tutti i liquidi, non ha una forma propria ma assume la forma del recipiente che la contiene. Oddio,… così dovrebbe essere! Pare, che questo fenomeno accada anche ad altro genere di liquidi; i denari. Si adattano perfettamente al proprio contenitore; che siano valigie, sacchi o doppi fondi.

Ma tornando al principio galileiano, insomma si determina un livello equipotenziale di qualunque forma o dimensione abbiano i contenitori; valigie o sacchi o doppio fondi et cetera, per la filiera dei vasi dell’ impianto.

In fondo non è altro che la livella, ovvero strumento che definisce un preciso allineamento dei piani orizzontali. Preciso subito che non si tratta di “relazione di ingegneria idraulica” ma di altro!

E’, però, paradigma di svariate cose. Ad esempio d’un bilanciere; con uguale pesi, definisce un preciso equilibrio, dunque, un livellamento …e, a tal proposito mi viene istantaneo il principio (oggi tanto di moda) di equità che si vorrebbe per il federalismo regionale, ovvero portare allo stesso “livello”i valori reddituali, in tutte le regioni d’Italia. E’ talmente calzante che nelle prerogative dell’istituzionalizzazione territoriale, c’è che si debba far passare una congrua quantità di liquido, attraverso vie comunicanti, da una regione all’altra e prontamente, raggiungere un pari livello.

Se in qualche regione dovesse colmarsi il proprio vaso di troppo liquido e in altre, al contrario, un basso livello significherebbe che il principio del buon Galilei debba essere rivisto e che ben cosa sarebbe cancellarne il nome, fin’ora, onorato di questo mentecatto della scienza.

Se torniamo un ‘attimo al bilancino, ebbene, prima di trovare l’equilibrio, i due piatti della stadera van sù e giù.

Un altro flash! Mi ricorda la Cassa del Mezzogiorno, la cosiddetta CosMez. I primi dieci anni, furono strategicamente ottimi, i finanziamenti furono erogarti direttamente dallo Stato. Bisognava realizzare, secondo i programmi del Saraceno e Menichella, la seconda manovra, da farsi negli anni ’70–’80, era quella degli incentivi per la crescita attraverso l’industrializzazione di territori depressi. Nacquero, infatti, enormi impianti industriali e intorno il deserto. E’ da qui che gli italiani dovrebbero fare i conti. Era già giunta la politica con i suoi contenitori, con le sue valigie. La seconda fase non fece in tempo a conchiudersi e non riuscì ad avviare la terza, ossia quella della realizzazione di grossi poli d’indotto, ovvero aree circondari di spinta ad’altre attività di mercato e vitalità e invigorimento delle risorse locali, dunque, vero strumento di sviluppo socio-economico.

I partiti legittimamente s’installarono nelle governatorato regionale e, altrettanto legittimamente gli imprenditori del Nord che scesero al Sud. Nell’’84 Craxi per il suo elettorato, volle abolirla ma per il suo partito la tenne i vita: si chiamò solo in un altro modo Ag.Sud. Continuò con la politica delle “partecipazioni statali”. Giunse il governo Amato e sulle soglie di “Mani Pulite” il suo ministro Andreatta nel ’92-94 ne decise la definitiva abolizione. Nella sostanza la Cassa ebbe diverse trasformazioni e pare continui, in certe forme, anche oggi.

Ma cosa è rimasto della Cassa del Mezzogiorno? Solo la vergognosa e infame locuzione“assistenzialismo” meridionale. Nell’immaginario collettivo italiano è quel denaro che apriva una sdraio sul limitare dell’ingresso di un palazzo dove, un portinaio in canottiera bianca e annerito in volto dalla sozza barba di svariati giorni, si stravaccava al sole con mezzo stecchino sulla sinistra della bocca obliqua.

La CASSA fu, dagli anni ’64 per tutti gli anni a seguire, lo strumento di ricatto e di scellerata persuasione per ottenimento di voti. S’intende tutta la politica. Il partito di un deputato di Milano come quello di Trapani, destinava finanziamenti in cambio di voti dai rappresentanti locali.

Si videro già dagli anni ’50 gente scendere per acquisire appalti, dal Nord con belle e squadrate valigie in pelle nera, mentre salivano al Nord quelle di cartone nonostante fossimo assistenzializzati e ricchi per la valanga di denaro che ci aveva travolti.

L’indecenza morale e l’obbrobrio della storia dei vincitori sopravanza anche la soglia del disonore



da Bruno Pappalardo, SUDVOX


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