mercoledì 4 gennaio 2012

Correva l'anno 2011...


Molteplici sono stati gli eventi che hanno caratterizzato i 365 giorni appena trascorsi. Alcuni potremmo definirli storici, altri bruceranno in fretta. Ma certamente non è stato un anno qualunque
Il Duemilaundici si apre con la “primavera araba”, che rappresenta un sintomo indelebile di un sistema arrivato al collasso. Tutto inizia a Tunisi con il gesto folle di un semplice venditore ambulante, Mohamed Bouazizi, che il 17 dicembre del 2010 si dà fuoco perché oppresso dalla burocrazia e dalla corruzione. Il gesto, disperato e tragico, innesca un meccanismo di rivolte popolari inarrestabili, che porta in gennaio alla fine del regime di Ben Alì. In parallelo, in Algeria vengono aumentati i prezzi dei beni di prima necessità, così scoppia la rivolta del pane, con migliaia di giovani disoccupati che rivendicano i propri diritti e il dietrofront da parte del governo per gli spropositati aumenti.

È un vento incontenibile, che soffia e non risparmia persino il vecchio regime egiziano di Hosni Mubarak: anche egli è costretto a dimettersi l’11 febbraio 2011. Le cause sono diverse, ma la base è sempre la stessa, cioè la voglia di libertà e di diritti uguali per tutti. Tramite i social network, i cittadini egiziani riescono a creare una comunicazione diretta, senza dover passare dai media del regime. La guerra in Libia rappresenta, invece, uno scenario diverso e la caduta di Gheddafi suscita un accanimento mediatico a livello internazionale. Certo, la voglia di democrazia dei ribelli libici non è in dubbio, ma l’intento di accaparrarsi i giacimenti petroliferi e le ricchezze del Paese pongono mille dubbi….
Il movimento degli Indignados in Spagna e quello analogo a Wall Street sono ispirati dalle proteste in Nord Africa e rappresentano la continuazione di una contagiosa voglia di democrazia che attraversa trasversalmente il mondo intero. In Italia viene soffocata la manifestazione del 15 ottobre di Roma, che poteva essere paragonabile alle altre, ma, a causa di una cattiva gestione degli interventi da parte della polizia e del suo coordinatore (leggi ministro degli Interni), precipita in una vera è propria guerriglia urbana tra black block e agenti, causando svariati danni alla città di Roma e oscurando lo scopo principale del messaggio che gli indignati italiani volevano passasse.
L’uomo si dimostra impotente di fronte alla natura. Nonostante il Giappone sia il paese tecnologicamente più attrezzato al mondo per contenere la furia dei terremoti, nulla può contro il sisma e lo tsunami che l’11 marzo si abbattono sulla centrale nucleare di Fukushima. Le vittime si contano a centinaia e le conseguenze ambientali, a causa della fuoriuscita di liquidi radioattivi, sono drammatiche. Una tragedia che riporta alla memoria ciò che avvenne a Chernobyl nel 1986 e che, come allora, condiziona sicuramente il referendum di giugno in Italia. Sul fronte italiano, invece, si consumano tre tragedie annunciate. A seguito di forti precipitazioni, tra ottobre e novembre “l’Italia è sotto il fango”. Alluvioni colpiscono territori già martoriati da anni per lo stesso problema: prima lo Spezzino e la Lunigiana, poi Genova, infine il Messinese. I torrenti che dovrebbero incanalare le acque verso il mare vengono soffocati da un abusivismo edilizio (in entrambi i casi) che perdura da anni. Ne consegue che le località colpite sono invase dall’acqua e dal fango. Anche in questo caso i danni materiali e le vittime sono ingentissimi.
Le elezioni amministrative di maggio e il referendum di giugno introducono quello che sarà lo scenario nella seconda metà del 2011: la crisi di governo, con le dimissioni del presidente del Consiglio – Silvio Berlusconi – del 12 novembre. Con questo gesto finisce un’era durata quasi un ventennio. È l’anno del governo tecnico guidato da Mario Monti che subentrerà a Berlusconi e attuerà con il decreto “Salva Italia” (decreto legge n. 201 del 6 dicembre 2011), tutte le riforme (“lacrime e sangue”) chieste dall’Europa per riportarci in carreggiata.
La crisi globale ci arricchisce di vocaboli a noi prima sconosciuti, come il cosiddetto “spread”, che rappresenta il divario tra i nostri titoli di stato nazionali con quelli di riferimento tedeschi su base decennale, o le “agenzie di rating”, che emettono classifiche sulle prospettive economiche delle varie nazioni, influenzando psicologicamente i mercati e facendo affondare i titoli di Stato di un determinato Paese, per poi indirizzarlo verso l’abisso del “default”. Scopriamo come d’incanto che nel mondo vi sono le speculazioni finanziarie, capitanate dai poteri forti come Fmi, Deutsche Bank, Bce, Gruppo Bilderberg, Goldman Sachs, ecc… Che a loro volta controllano le agenzie di rating. La Grecia rappresenta il primo vero e proprio esempio di fallimento pilotato con questo sistema.
Il 150º anniversario dell’unità d’Italia passa quasi in secondo ordine di fronte a una serie di fatti che ne frenano i festeggiamenti, a partire dalla difficoltà in Parlamento di decretare il 17 marzo come festa nazionale, a seguito delle tante polemiche scatenate dalla Lega Nord e dalle comunità del Sud Tirolo per aderire alle celebrazioni. Ma, se sul fronte nordico c’è divisione, su quello meridionale si assiste invece a un anno eccellente per riscoprire le vere vicende dei popoli del Sud Italia, che darà vita a moltissimi saggi ispirati dal revisionismo storico antisabaudo, oltre che a diversi e accesissimi movimenti meridionalisti.
Dopo circa nove anni gli Usa fanno rientrare le truppe dall’Iraq, decretando la fine di una guerra fallimentare, dai costi economici e umani elevatissimi. Il mondo intero aspetta ancora di vedere le famose “armi di distruzione di massa”, tanto sbandierate dall’ex presidente degli States George Bush junior. In realtà si è trattato di una guerra nata per la necessità di aumentare la produzione di petrolio, allo scopo di soddisfare il crescente fabbisogno interno americano. Inoltre, il futuro dell’Iraq non si prospetta molto entusiasmante: con la vittoria sciita si prospetta il peggiore scenario mai immaginato. Ma intanto si chiudono i battenti e gli Usa dicono arrivederci e alla prossima guerra, chissà forse in Iran…
Necrologi. Nel 2011 si sono spenti famosi personaggi come: il motociclista Simoncelli, il dittatore Muammar Gheddafi, l’attrice Elisabeth Taylor, “madre coraggio” Angela Montagna, la cantante Amy Winehouse, il padre di Apple Steve Jobs, il fumettista Sergio Bonelli, la cantante Cesària Èvora, la scrittrice Christa Wolf, il dittatore nordcoreano Kim Jong-il, il cantante lirico Salvatore Licitra, la cantante Nilla Pizzi, il calciatore Socrates, il giornalista Giorgio Bocca, i politici Mino Martinazzoli, Lucio Magri (costretto a decidere la propria morte in Svizzera), Mirko Tremaglia, Maria Eletta Martini, e, proprio sul finire dell’anno, il discusso patron del San Raffaele di Milano, don Luigi Verzè.
L’immagine: l’ormai celebre copertina del Time, dedicata al manifestante come “personaggio dell’anno”.
Fabrizio Bensai
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Molteplici sono stati gli eventi che hanno caratterizzato i 365 giorni appena trascorsi. Alcuni potremmo definirli storici, altri bruceranno in fretta. Ma certamente non è stato un anno qualunque
Il Duemilaundici si apre con la “primavera araba”, che rappresenta un sintomo indelebile di un sistema arrivato al collasso. Tutto inizia a Tunisi con il gesto folle di un semplice venditore ambulante, Mohamed Bouazizi, che il 17 dicembre del 2010 si dà fuoco perché oppresso dalla burocrazia e dalla corruzione. Il gesto, disperato e tragico, innesca un meccanismo di rivolte popolari inarrestabili, che porta in gennaio alla fine del regime di Ben Alì. In parallelo, in Algeria vengono aumentati i prezzi dei beni di prima necessità, così scoppia la rivolta del pane, con migliaia di giovani disoccupati che rivendicano i propri diritti e il dietrofront da parte del governo per gli spropositati aumenti.

È un vento incontenibile, che soffia e non risparmia persino il vecchio regime egiziano di Hosni Mubarak: anche egli è costretto a dimettersi l’11 febbraio 2011. Le cause sono diverse, ma la base è sempre la stessa, cioè la voglia di libertà e di diritti uguali per tutti. Tramite i social network, i cittadini egiziani riescono a creare una comunicazione diretta, senza dover passare dai media del regime. La guerra in Libia rappresenta, invece, uno scenario diverso e la caduta di Gheddafi suscita un accanimento mediatico a livello internazionale. Certo, la voglia di democrazia dei ribelli libici non è in dubbio, ma l’intento di accaparrarsi i giacimenti petroliferi e le ricchezze del Paese pongono mille dubbi….
Il movimento degli Indignados in Spagna e quello analogo a Wall Street sono ispirati dalle proteste in Nord Africa e rappresentano la continuazione di una contagiosa voglia di democrazia che attraversa trasversalmente il mondo intero. In Italia viene soffocata la manifestazione del 15 ottobre di Roma, che poteva essere paragonabile alle altre, ma, a causa di una cattiva gestione degli interventi da parte della polizia e del suo coordinatore (leggi ministro degli Interni), precipita in una vera è propria guerriglia urbana tra black block e agenti, causando svariati danni alla città di Roma e oscurando lo scopo principale del messaggio che gli indignati italiani volevano passasse.
L’uomo si dimostra impotente di fronte alla natura. Nonostante il Giappone sia il paese tecnologicamente più attrezzato al mondo per contenere la furia dei terremoti, nulla può contro il sisma e lo tsunami che l’11 marzo si abbattono sulla centrale nucleare di Fukushima. Le vittime si contano a centinaia e le conseguenze ambientali, a causa della fuoriuscita di liquidi radioattivi, sono drammatiche. Una tragedia che riporta alla memoria ciò che avvenne a Chernobyl nel 1986 e che, come allora, condiziona sicuramente il referendum di giugno in Italia. Sul fronte italiano, invece, si consumano tre tragedie annunciate. A seguito di forti precipitazioni, tra ottobre e novembre “l’Italia è sotto il fango”. Alluvioni colpiscono territori già martoriati da anni per lo stesso problema: prima lo Spezzino e la Lunigiana, poi Genova, infine il Messinese. I torrenti che dovrebbero incanalare le acque verso il mare vengono soffocati da un abusivismo edilizio (in entrambi i casi) che perdura da anni. Ne consegue che le località colpite sono invase dall’acqua e dal fango. Anche in questo caso i danni materiali e le vittime sono ingentissimi.
Le elezioni amministrative di maggio e il referendum di giugno introducono quello che sarà lo scenario nella seconda metà del 2011: la crisi di governo, con le dimissioni del presidente del Consiglio – Silvio Berlusconi – del 12 novembre. Con questo gesto finisce un’era durata quasi un ventennio. È l’anno del governo tecnico guidato da Mario Monti che subentrerà a Berlusconi e attuerà con il decreto “Salva Italia” (decreto legge n. 201 del 6 dicembre 2011), tutte le riforme (“lacrime e sangue”) chieste dall’Europa per riportarci in carreggiata.
La crisi globale ci arricchisce di vocaboli a noi prima sconosciuti, come il cosiddetto “spread”, che rappresenta il divario tra i nostri titoli di stato nazionali con quelli di riferimento tedeschi su base decennale, o le “agenzie di rating”, che emettono classifiche sulle prospettive economiche delle varie nazioni, influenzando psicologicamente i mercati e facendo affondare i titoli di Stato di un determinato Paese, per poi indirizzarlo verso l’abisso del “default”. Scopriamo come d’incanto che nel mondo vi sono le speculazioni finanziarie, capitanate dai poteri forti come Fmi, Deutsche Bank, Bce, Gruppo Bilderberg, Goldman Sachs, ecc… Che a loro volta controllano le agenzie di rating. La Grecia rappresenta il primo vero e proprio esempio di fallimento pilotato con questo sistema.
Il 150º anniversario dell’unità d’Italia passa quasi in secondo ordine di fronte a una serie di fatti che ne frenano i festeggiamenti, a partire dalla difficoltà in Parlamento di decretare il 17 marzo come festa nazionale, a seguito delle tante polemiche scatenate dalla Lega Nord e dalle comunità del Sud Tirolo per aderire alle celebrazioni. Ma, se sul fronte nordico c’è divisione, su quello meridionale si assiste invece a un anno eccellente per riscoprire le vere vicende dei popoli del Sud Italia, che darà vita a moltissimi saggi ispirati dal revisionismo storico antisabaudo, oltre che a diversi e accesissimi movimenti meridionalisti.
Dopo circa nove anni gli Usa fanno rientrare le truppe dall’Iraq, decretando la fine di una guerra fallimentare, dai costi economici e umani elevatissimi. Il mondo intero aspetta ancora di vedere le famose “armi di distruzione di massa”, tanto sbandierate dall’ex presidente degli States George Bush junior. In realtà si è trattato di una guerra nata per la necessità di aumentare la produzione di petrolio, allo scopo di soddisfare il crescente fabbisogno interno americano. Inoltre, il futuro dell’Iraq non si prospetta molto entusiasmante: con la vittoria sciita si prospetta il peggiore scenario mai immaginato. Ma intanto si chiudono i battenti e gli Usa dicono arrivederci e alla prossima guerra, chissà forse in Iran…
Necrologi. Nel 2011 si sono spenti famosi personaggi come: il motociclista Simoncelli, il dittatore Muammar Gheddafi, l’attrice Elisabeth Taylor, “madre coraggio” Angela Montagna, la cantante Amy Winehouse, il padre di Apple Steve Jobs, il fumettista Sergio Bonelli, la cantante Cesària Èvora, la scrittrice Christa Wolf, il dittatore nordcoreano Kim Jong-il, il cantante lirico Salvatore Licitra, la cantante Nilla Pizzi, il calciatore Socrates, il giornalista Giorgio Bocca, i politici Mino Martinazzoli, Lucio Magri (costretto a decidere la propria morte in Svizzera), Mirko Tremaglia, Maria Eletta Martini, e, proprio sul finire dell’anno, il discusso patron del San Raffaele di Milano, don Luigi Verzè.
L’immagine: l’ormai celebre copertina del Time, dedicata al manifestante come “personaggio dell’anno”.
Fabrizio Bensai

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