mercoledì 19 novembre 2025

ELEZIONI REGIONALI CAMPANIA 2025: VOTA I CANDIDATI INDIPENDENTI DEL PARTITO DEL SUD PRESENTI NELLA LISTA “A TESTA ALTA”


Ricordiamo che si possono esprimere due
preferenze all’interno della stessa lista purché di genere diverso, un uomo ed una donna.

Per votare i nostri candidati meridionalisti è sufficiente scrivere il cognome (come in foto)
LUONGO
RUSSO
in uno dei 92 comuni della città metropolitana di Napoli a fianco del simbolo “A TESTA ALTA” su cui va posta una X, così come sul nome del candidato Presidente della coalizione ROBERTO FICO
Si vota dalle 7.00 alle 23.00 di domenica 23 novembre e dalle 7.00 alle 15 di lunedì 24 novembre.




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Ricordiamo che si possono esprimere due
preferenze all’interno della stessa lista purché di genere diverso, un uomo ed una donna.

Per votare i nostri candidati meridionalisti è sufficiente scrivere il cognome (come in foto)
LUONGO
RUSSO
in uno dei 92 comuni della città metropolitana di Napoli a fianco del simbolo “A TESTA ALTA” su cui va posta una X, così come sul nome del candidato Presidente della coalizione ROBERTO FICO
Si vota dalle 7.00 alle 23.00 di domenica 23 novembre e dalle 7.00 alle 15 di lunedì 24 novembre.




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Emigrazioni e non immigrazioni la vera emergenza, a partire da Sud

 di Natale Cuccurese

Nel 2024 156.000 italiani si sono trasferiti all’estero, una media di 428 al giorno. Le mete più scelte: Germania, Spagna, Regno Unito e Svizzera.

Un Paese che continua così a perdere i suoi giovani migliori nella assoluta indifferenza governativa. Dal primo gennaio 2019 stiamo perdendo in media 126 mila abitanti all’anno, soprattutto giovani. Dal al punto di vista dei consumi questo significa perdere in modo diretto 2,3 miliardi di fatturato all’anno, dunque una limatura del Pil di 0,1% in ogni esercizio. Il che si aggiunge a consumi già deboli perché i salari sono di circa l’8% sotto i livelli pre-inflazione, mentre i nuovi rinnovi dei contratti appaiono del tutto insufficienti a recuperare il ritardo. Non serve un genio per capire che se i consumatori non sono messi in grado in grado di “consumare” tutto si ferma.

Il risultato è che si emigra dall’Italia tutta, si emigra dal Mezzogiorno, ma anche dalla “Padania”. Ad emigrare sono soprattutto i giovani con un alto livello di istruzione. Così riparte la fuga all’estero dei giovani italiani (ma quando mai si era fermata ?!): 100mila nel 2022-2023 hanno lasciato l’Italia, due terzi più di quelli che sono tornati, 156.000 nel 2024.

L’aumento di oltre un 50% di emigrazione giovanile in un solo anno dovrebbe far riflettere ed è indice di una situazione sempre più compromessa. In Italia non ci sono prospettive di lavoro adeguatamente remunerato, servizi minimi per le famiglie, garanzie di vita: meglio emigrare.

Inoltre l’Italia è la patria dei lavoratori poveri. I salari reali sono fermi da 30 anni, sono fra i più bassi d’Europa e l’inflazione li lima ulteriormente.Servirebbe subito un salario minimo indicizzato, un meccanismo per rinnovare i numerosi contratti scaduti e per rendere inoffensiva ogni ulteriore vampata inflazionistica. Ma i governi nulla fanno.In Italia l’ultimo dato Istat ci dice che la produzione industriale – al netto delle oscillazioni stagionali – è di 8,4 punti percentuali sotto ai livelli del 2021 e in agosto di due punti e mezzo sotto ai livelli di gennaio.

Così metà dei giovani parte dal Nord (dal Sud ormai sono già partiti quasi tutti). Il saldo migratorio dei 18-34enni nel 2011-2023 è -377mila. Il dato reale è tre volte più ampio, perché molti mantengono la residenza italiana.

Ovviamente quasi nessuno rileva che quello che oggi succede soprattutto nel Sud Italia, cioè che il numero dei pensionati ha superato quello dei lavoratori, nei prossimi anni accadrà inevitabilmente e con le stesse dinamiche anche nel resto del Paese.

Per cui giocoforza bisognerà studiare percorsi di integrazione per gli immigrati extracomunitarie casomai (ma questo va detto piano per non alterare la mente già offuscata di suo dei leghisti al governo) cercare di arginare l’emigrazione di giovani verso l’estero e di quelli del Sud verso i territori della “Locomotiva “(risulta del tutto evidente che è inutile emigrare dal Sud verso la “Padania”visto che anche i giovani del Nord emigrano all’estero per mancanza di opportunità…).

Intanto proseguono le farneticazioni social causate da quanto inculcato da generazioni nei cervelli da tempo piallati dal Razzismo di Stato grazie a politicanti razzisti e media a servizio, mentre la politica dell’emigrazione giovanile (o meno), come sempre, se ne frega.

La domanda quindi è: ma se i giovani del Nord per trovare un lavoro decente e ben remunerato scappano all’estero, perché i giovani laureati del Sud emigrano ancora nel Nord Italia? Per farsi sfruttare al posto loro?

Molto meglio emigrare direttamente all’estero, in Paesi civili e meno razzisti. Questo è uno dei motivi (per non dire l’unico) per cui la disoccupazione giovanile è migliorata nell’ultimo decennio. Tutti giovani che poi in stragrande maggioranza, trovando stipendi più alti, welfare e civiltà, che in Italia si sognano, raramente rientrano (e fanno benissimo) e mettono su famiglia nel Paese che li ospita e a qual punto il rientro diventa un miraggio. Già oggi Napoli è solo la quinta città al mondo per numero di napoletani, continuando così fra qualche decennio sarà la centesima.

Bisognerebbe capire che da molti anni l’Italia ha principalmente un problema di emigrazione, non di immigrazione. Emigrano molti più italiani di quanti migranti entrano in Italia. Ma i media di regime e i politici ne parlano poco e male a partire dal governo di turno.

Presto l’Italia tornerà ad essere solo un’espressione geografica. Non è detto sia un male, visto cosa siamo diventati. L’Italia è finita, andate (all’estero) in pace.

Fonte: Meridione/Meridiani




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 di Natale Cuccurese

Nel 2024 156.000 italiani si sono trasferiti all’estero, una media di 428 al giorno. Le mete più scelte: Germania, Spagna, Regno Unito e Svizzera.

Un Paese che continua così a perdere i suoi giovani migliori nella assoluta indifferenza governativa. Dal primo gennaio 2019 stiamo perdendo in media 126 mila abitanti all’anno, soprattutto giovani. Dal al punto di vista dei consumi questo significa perdere in modo diretto 2,3 miliardi di fatturato all’anno, dunque una limatura del Pil di 0,1% in ogni esercizio. Il che si aggiunge a consumi già deboli perché i salari sono di circa l’8% sotto i livelli pre-inflazione, mentre i nuovi rinnovi dei contratti appaiono del tutto insufficienti a recuperare il ritardo. Non serve un genio per capire che se i consumatori non sono messi in grado in grado di “consumare” tutto si ferma.

Il risultato è che si emigra dall’Italia tutta, si emigra dal Mezzogiorno, ma anche dalla “Padania”. Ad emigrare sono soprattutto i giovani con un alto livello di istruzione. Così riparte la fuga all’estero dei giovani italiani (ma quando mai si era fermata ?!): 100mila nel 2022-2023 hanno lasciato l’Italia, due terzi più di quelli che sono tornati, 156.000 nel 2024.

L’aumento di oltre un 50% di emigrazione giovanile in un solo anno dovrebbe far riflettere ed è indice di una situazione sempre più compromessa. In Italia non ci sono prospettive di lavoro adeguatamente remunerato, servizi minimi per le famiglie, garanzie di vita: meglio emigrare.

Inoltre l’Italia è la patria dei lavoratori poveri. I salari reali sono fermi da 30 anni, sono fra i più bassi d’Europa e l’inflazione li lima ulteriormente.Servirebbe subito un salario minimo indicizzato, un meccanismo per rinnovare i numerosi contratti scaduti e per rendere inoffensiva ogni ulteriore vampata inflazionistica. Ma i governi nulla fanno.In Italia l’ultimo dato Istat ci dice che la produzione industriale – al netto delle oscillazioni stagionali – è di 8,4 punti percentuali sotto ai livelli del 2021 e in agosto di due punti e mezzo sotto ai livelli di gennaio.

Così metà dei giovani parte dal Nord (dal Sud ormai sono già partiti quasi tutti). Il saldo migratorio dei 18-34enni nel 2011-2023 è -377mila. Il dato reale è tre volte più ampio, perché molti mantengono la residenza italiana.

Ovviamente quasi nessuno rileva che quello che oggi succede soprattutto nel Sud Italia, cioè che il numero dei pensionati ha superato quello dei lavoratori, nei prossimi anni accadrà inevitabilmente e con le stesse dinamiche anche nel resto del Paese.

Per cui giocoforza bisognerà studiare percorsi di integrazione per gli immigrati extracomunitarie casomai (ma questo va detto piano per non alterare la mente già offuscata di suo dei leghisti al governo) cercare di arginare l’emigrazione di giovani verso l’estero e di quelli del Sud verso i territori della “Locomotiva “(risulta del tutto evidente che è inutile emigrare dal Sud verso la “Padania”visto che anche i giovani del Nord emigrano all’estero per mancanza di opportunità…).

Intanto proseguono le farneticazioni social causate da quanto inculcato da generazioni nei cervelli da tempo piallati dal Razzismo di Stato grazie a politicanti razzisti e media a servizio, mentre la politica dell’emigrazione giovanile (o meno), come sempre, se ne frega.

La domanda quindi è: ma se i giovani del Nord per trovare un lavoro decente e ben remunerato scappano all’estero, perché i giovani laureati del Sud emigrano ancora nel Nord Italia? Per farsi sfruttare al posto loro?

Molto meglio emigrare direttamente all’estero, in Paesi civili e meno razzisti. Questo è uno dei motivi (per non dire l’unico) per cui la disoccupazione giovanile è migliorata nell’ultimo decennio. Tutti giovani che poi in stragrande maggioranza, trovando stipendi più alti, welfare e civiltà, che in Italia si sognano, raramente rientrano (e fanno benissimo) e mettono su famiglia nel Paese che li ospita e a qual punto il rientro diventa un miraggio. Già oggi Napoli è solo la quinta città al mondo per numero di napoletani, continuando così fra qualche decennio sarà la centesima.

Bisognerebbe capire che da molti anni l’Italia ha principalmente un problema di emigrazione, non di immigrazione. Emigrano molti più italiani di quanti migranti entrano in Italia. Ma i media di regime e i politici ne parlano poco e male a partire dal governo di turno.

Presto l’Italia tornerà ad essere solo un’espressione geografica. Non è detto sia un male, visto cosa siamo diventati. L’Italia è finita, andate (all’estero) in pace.

Fonte: Meridione/Meridiani




lunedì 10 novembre 2025

Intervista a Antonio Luongo, candidato alla Regione Campania

Intervista a Antonio Luongo, consigliere comunale con de Magistris uomo di punta di una sinistra lontana da De Luca. Ora candidato alla Regione Campania 

D – Spieghiamo ai lettori dell’inviatoNews perche la sua discesa in campo per le Regionali’?

R – Serve una presenza più a sinistra nella coalizione, Appunto la mia formazione politica è sempre stato più a sinistra del PD….dal 2001 al 2006 sono stato eletto Consigliere Circoscrizionale a Soccavo in una lista civica di sinistra, nel 2011 eletto Consigliere al Comune di Napoli in quota IdV nel primo de Magistris. Da circa sette anni sono dirigente del Partito del Sud-Meridionalisti Progressisti ispirati a Gramsci, Dorso e Salvemini il pensiero politico meridionalista di sinistra in Italia.
Con la mia candidatura, insieme a quella di Lidia Russo, di indipendenti nella lista civica “A Testa Alta” nella coalizione di Centrosinistra con Fico presidente, vogliamo portare un apporto anche meridionalista nel Consiglio della Regione Campania, un segnale di UNITÀ A SINISTRA. Una scelta condivisa con l’intera dirigenza del Partito del Sud.

D – Fico vola nei sondaggi, ma lei lo considera capo Coalizione o ancora solo espressione dei 5 stelle?




R – Fico è stato indicato Presidente, condiviso dalla intera coalizione. Non ha alcuna esperienza di amministrazione locale ma possiede la caratura per poter assurgere al ruolo di presidente della Regione Campania, tenendo conto delle diverse sensibilità di tutta la coalizione, mettendo al centro i bisogni del territorio e dei cittadini campani, attuando il programma elettorale.

D – Che spazio c’è disponibile in Regione per una sinistra radicale lontano da business?

R – L’agibilità politica è garantita a tutte le sensibilità di coalizione tramite il programma condiviso da tutti.
D – Molto giovani sono convinti che Antonio Luongo sia in procinto di partecipare ad un progetto di sinistra per le prossime Comunali ?

R – Sicuramente le prossime elezioni comunali della città di Napoli ci vedranno, come Partito del Sud, protagonisti per la costruzione dal basso, di un progetto di sinistra, con la partecipazione delle forze progressiste della città, con lo stesso entusiasmo del 2011, per dare risposte concrete ai giovani in particolare per il lavoro e la casa, al fine di evitare le emigrazioni dei nostri cervelli.

D – Lei ha sempre lavorato tra gli ultimi, gli abbandonati, le persone sole. Mandiamo un messaggio di speranza .

R -La vera essenza politica sana, a mio avviso, è quella di essere sempre vicino agli ultimi.

D – Napoli non riesce ad esprimere un candidato pur essendo decisiva per il voto. Salerno Capoluogo reale di regione?

R – Assolutamente no, non c’è nessuna questione Salernocentrica. Il candidato presidente dell’intera coalizione di centro sinistra è Roberto Fico, un napoletano da sempre.




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Intervista a Antonio Luongo, consigliere comunale con de Magistris uomo di punta di una sinistra lontana da De Luca. Ora candidato alla Regione Campania 

D – Spieghiamo ai lettori dell’inviatoNews perche la sua discesa in campo per le Regionali’?

R – Serve una presenza più a sinistra nella coalizione, Appunto la mia formazione politica è sempre stato più a sinistra del PD….dal 2001 al 2006 sono stato eletto Consigliere Circoscrizionale a Soccavo in una lista civica di sinistra, nel 2011 eletto Consigliere al Comune di Napoli in quota IdV nel primo de Magistris. Da circa sette anni sono dirigente del Partito del Sud-Meridionalisti Progressisti ispirati a Gramsci, Dorso e Salvemini il pensiero politico meridionalista di sinistra in Italia.
Con la mia candidatura, insieme a quella di Lidia Russo, di indipendenti nella lista civica “A Testa Alta” nella coalizione di Centrosinistra con Fico presidente, vogliamo portare un apporto anche meridionalista nel Consiglio della Regione Campania, un segnale di UNITÀ A SINISTRA. Una scelta condivisa con l’intera dirigenza del Partito del Sud.

D – Fico vola nei sondaggi, ma lei lo considera capo Coalizione o ancora solo espressione dei 5 stelle?




R – Fico è stato indicato Presidente, condiviso dalla intera coalizione. Non ha alcuna esperienza di amministrazione locale ma possiede la caratura per poter assurgere al ruolo di presidente della Regione Campania, tenendo conto delle diverse sensibilità di tutta la coalizione, mettendo al centro i bisogni del territorio e dei cittadini campani, attuando il programma elettorale.

D – Che spazio c’è disponibile in Regione per una sinistra radicale lontano da business?

R – L’agibilità politica è garantita a tutte le sensibilità di coalizione tramite il programma condiviso da tutti.
D – Molto giovani sono convinti che Antonio Luongo sia in procinto di partecipare ad un progetto di sinistra per le prossime Comunali ?

R – Sicuramente le prossime elezioni comunali della città di Napoli ci vedranno, come Partito del Sud, protagonisti per la costruzione dal basso, di un progetto di sinistra, con la partecipazione delle forze progressiste della città, con lo stesso entusiasmo del 2011, per dare risposte concrete ai giovani in particolare per il lavoro e la casa, al fine di evitare le emigrazioni dei nostri cervelli.

D – Lei ha sempre lavorato tra gli ultimi, gli abbandonati, le persone sole. Mandiamo un messaggio di speranza .

R -La vera essenza politica sana, a mio avviso, è quella di essere sempre vicino agli ultimi.

D – Napoli non riesce ad esprimere un candidato pur essendo decisiva per il voto. Salerno Capoluogo reale di regione?

R – Assolutamente no, non c’è nessuna questione Salernocentrica. Il candidato presidente dell’intera coalizione di centro sinistra è Roberto Fico, un napoletano da sempre.




Cuccurese: “UE nemica del Sud Italia e dei Sud Europa”

Una pietra tombale (o quasi) sulle speranze di vedere nel futuro prossimo l’Alta velocità in Calabria e nel Mezzogiorno d’Italia. Arriva dalla Commissione Ue, dove ricordo c’è la presenza del pugliese (buio) Fitto, che mercoledì scorso ha presentato la rete ferroviaria da realizzare entro il 2040. 

La Tav Ue sarà quindi realizzata con un mix di nuove linee e tratte già esistenti ma aggiornate, così da connettere le capitali e le principali città del Continente senza tralasciare i Paesi candidati ad entrare nel club. Peccato, però, che nelle mappe diffuse dai canali istituzionali di Bruxelles non ci sia alcuna traccia del Mezzogiorno. Non a caso la Macroregione più povera del Continente. 

La rete ad Alta velocità che da Roma e Milano risale verso Nord e Ovest non sembra contemplare Calabria, Basilicata, Puglia (solo Bari verrà collegata nel 2040) e Sicilia. Il disinteresse degli oligarchi dell’Unione verso i Sud Europa e in particolare quello d’Italia, così come del governo Meloni il più antimeridionale della storia, è da tempo totale ed incondizionato. 

Questa Unione, ademocratica, guerrafondaia e nordcentrica, è acerrima nemica dei popoli del Sud. Prima lo capiamo e meglio è. Questa avversione si è ben evidenziata con il riparto, monoculare e vergognoso, dei fondi Pnrr, in cui la Ue non solo non ha vigilato sulla reale riparto dei fondi che per il 65% dovevano essere destinati al Sud, ma ha retto il sacco al governo italiano per la consueta distrazione dei fondi (teoricamente) destinati al Sud verso il Nord“. 

Questo quanto dichiarato tramite i suoi canali social dal Presidente del Partito del Sud, Natale Cuccurese. 

Fonte: VesuvianoNews - articolo di Salvatore Lucchese




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Una pietra tombale (o quasi) sulle speranze di vedere nel futuro prossimo l’Alta velocità in Calabria e nel Mezzogiorno d’Italia. Arriva dalla Commissione Ue, dove ricordo c’è la presenza del pugliese (buio) Fitto, che mercoledì scorso ha presentato la rete ferroviaria da realizzare entro il 2040. 

La Tav Ue sarà quindi realizzata con un mix di nuove linee e tratte già esistenti ma aggiornate, così da connettere le capitali e le principali città del Continente senza tralasciare i Paesi candidati ad entrare nel club. Peccato, però, che nelle mappe diffuse dai canali istituzionali di Bruxelles non ci sia alcuna traccia del Mezzogiorno. Non a caso la Macroregione più povera del Continente. 

La rete ad Alta velocità che da Roma e Milano risale verso Nord e Ovest non sembra contemplare Calabria, Basilicata, Puglia (solo Bari verrà collegata nel 2040) e Sicilia. Il disinteresse degli oligarchi dell’Unione verso i Sud Europa e in particolare quello d’Italia, così come del governo Meloni il più antimeridionale della storia, è da tempo totale ed incondizionato. 

Questa Unione, ademocratica, guerrafondaia e nordcentrica, è acerrima nemica dei popoli del Sud. Prima lo capiamo e meglio è. Questa avversione si è ben evidenziata con il riparto, monoculare e vergognoso, dei fondi Pnrr, in cui la Ue non solo non ha vigilato sulla reale riparto dei fondi che per il 65% dovevano essere destinati al Sud, ma ha retto il sacco al governo italiano per la consueta distrazione dei fondi (teoricamente) destinati al Sud verso il Nord“. 

Questo quanto dichiarato tramite i suoi canali social dal Presidente del Partito del Sud, Natale Cuccurese. 

Fonte: VesuvianoNews - articolo di Salvatore Lucchese




venerdì 7 novembre 2025

A testa alta - Partito del Sud [SPECIALE ELEZIONI REGIONALI 2025 - CAMPANIA - VIDEO]


Fonte: https://www.youtube.com/watch?v=fKrpL7C2eec


Intervista ad Antonio Luongo del Partito del Sud - Meridionalisti Progressisti sulle prossime elezioni regionali in Campania e sulle ragioni della sua candidatura nella lista "A testa alta" !






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Fonte: https://www.youtube.com/watch?v=fKrpL7C2eec


Intervista ad Antonio Luongo del Partito del Sud - Meridionalisti Progressisti sulle prossime elezioni regionali in Campania e sulle ragioni della sua candidatura nella lista "A testa alta" !






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mercoledì 5 novembre 2025

Cuccurese: “Emigrazione e non immigrazione la vera emergenza nazionale, a partire da Sud”

 Nel 2024 156.000 italiani si sono trasferiti all’estero: 428 al giorno. Le mete più scelte: Germania, Spagna, Regno Unito e SvizzeraUn Paese che continua così a perdere i suoi giovani migliori nella assoluta indifferenza governativa. Si emigra dall’Italia tutta, si emigra dal Mezzogiorno, ma anche dalla Padania

Ad emigrare sono soprattutto i giovani con un alto livello di istruzione. Riparte la fuga all’estero dei giovani italiani (ma quando mai si era fermata ?!): 100mila nel 2022-2023 hanno lasciato l’Italia, due terzi più di quelli che sono tornati, 156.000 nel 2024. L’aumento di oltre un 50% di emigrazione giovanile in un solo anno dovrebbe far riflettere ed è indice di una situazione sempre più compromessa. In Italia non ci sono prospettive di lavoro adeguatamente remunerato, servizi minimi per le famiglia, garanzie di vita: meglio emigrare. 

Metà parte dal Nord (dal Sud ormai sono già partiti quasi tutti). Il saldo migratorio dei 18-34enni nel 2011-2023 è -377mila. Il dato reale è tre volte più ampio, perché molti mantengono la residenza italiana. Ovviamente quasi nessuno rileva che quello che oggi succede soprattutto nel Sud Italia, cioè che il numero dei pensionati ha superato quello dei lavoratori, nei prossimi anni accadrà inevitabilmente e con le stesse dinamiche anche nel resto del Paese. 

Per cui giocoforza bisognerà studiare percorsi di integrazione per gli immigrati extracomunitari e casomai (ma questo va detto piano per non alterare la mente già offuscata di suo dei leghisti al governo) cercare di arginare l’emigrazione di giovani verso l’estero e di quelli del Sud verso i territori della ‘Locomotiva’ (risulta evidente che è inutile emigrare verso la padania se anche i giovani del Nord emigrano all’estero per mancanza di opportunità). 

Intanto proseguono le farneticazioni social causate da quanto inculcato da generazioni nei cervelli da tempo piallati dal Razzismo di Stato grazie a politicanti razzisti e media a servizio, mentre la politica dell’ emigrazione giovanile (o meno), come sempre, se ne strafrega. La domanda è: ma se i giovani del Nord per trovare un lavoro decente e ben remunerato scappano all’estero, perché i giovani laureati del Sud emigrano ancora nel Nord Italia? Per farsi sfruttare al posto loro? Molto meglio emigrare direttamente all’estero, in Paesi civili e meno razzisti. 

L’Italia è finita, andate (all’estero) in pace“. Questo quanto dichiarato tramite i suoi canali social dal Presidente del Partito del Sud-Meridionalisti Progressisti, Natale Cuccurese.

Fonte: VesuvianoNews - articolo di Salvatore Lucchese





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 Nel 2024 156.000 italiani si sono trasferiti all’estero: 428 al giorno. Le mete più scelte: Germania, Spagna, Regno Unito e SvizzeraUn Paese che continua così a perdere i suoi giovani migliori nella assoluta indifferenza governativa. Si emigra dall’Italia tutta, si emigra dal Mezzogiorno, ma anche dalla Padania

Ad emigrare sono soprattutto i giovani con un alto livello di istruzione. Riparte la fuga all’estero dei giovani italiani (ma quando mai si era fermata ?!): 100mila nel 2022-2023 hanno lasciato l’Italia, due terzi più di quelli che sono tornati, 156.000 nel 2024. L’aumento di oltre un 50% di emigrazione giovanile in un solo anno dovrebbe far riflettere ed è indice di una situazione sempre più compromessa. In Italia non ci sono prospettive di lavoro adeguatamente remunerato, servizi minimi per le famiglia, garanzie di vita: meglio emigrare. 

Metà parte dal Nord (dal Sud ormai sono già partiti quasi tutti). Il saldo migratorio dei 18-34enni nel 2011-2023 è -377mila. Il dato reale è tre volte più ampio, perché molti mantengono la residenza italiana. Ovviamente quasi nessuno rileva che quello che oggi succede soprattutto nel Sud Italia, cioè che il numero dei pensionati ha superato quello dei lavoratori, nei prossimi anni accadrà inevitabilmente e con le stesse dinamiche anche nel resto del Paese. 

Per cui giocoforza bisognerà studiare percorsi di integrazione per gli immigrati extracomunitari e casomai (ma questo va detto piano per non alterare la mente già offuscata di suo dei leghisti al governo) cercare di arginare l’emigrazione di giovani verso l’estero e di quelli del Sud verso i territori della ‘Locomotiva’ (risulta evidente che è inutile emigrare verso la padania se anche i giovani del Nord emigrano all’estero per mancanza di opportunità). 

Intanto proseguono le farneticazioni social causate da quanto inculcato da generazioni nei cervelli da tempo piallati dal Razzismo di Stato grazie a politicanti razzisti e media a servizio, mentre la politica dell’ emigrazione giovanile (o meno), come sempre, se ne strafrega. La domanda è: ma se i giovani del Nord per trovare un lavoro decente e ben remunerato scappano all’estero, perché i giovani laureati del Sud emigrano ancora nel Nord Italia? Per farsi sfruttare al posto loro? Molto meglio emigrare direttamente all’estero, in Paesi civili e meno razzisti. 

L’Italia è finita, andate (all’estero) in pace“. Questo quanto dichiarato tramite i suoi canali social dal Presidente del Partito del Sud-Meridionalisti Progressisti, Natale Cuccurese.

Fonte: VesuvianoNews - articolo di Salvatore Lucchese





martedì 7 ottobre 2025

Cuccurese: “Elezioni Calabria, bassa affluenza figlia anche del razzismo di Stato”

 Elezioni Regionali Calabria: prima delle solite considerazioni monche sull’astensionismo, che presto inonderanno i giornali di regime conditi dai soliti pregiudizi, che si guarderanno bene dal ricordare che affluenza simile (43,1%) in un in un recente passato si è registrata per le Regionali Lazio (37,2%-2023), Emilia Romagna (37,7%-2014) e Lombardia (41,7%-2013), ricordo che sul dato dell’affluenza in Calabria pesa il Razzismo di Stato

Su 1,9 milioni di cittadini aventi diritto al voto ben 670.000 sono impossibilitati ad esercitarlo, perchè tornare in Calabria dall’estero o dal Nord, coi prezzi (e i ritardi) di treni e aerei, risulta per tantissimi impossibile. 

Oltretutto in Italia per le elezioni Regionali, non è previsto il voto per posta dall’estero. In poche parole la Repubblica italiana nega i diritti costituzionali fondamentali a tantissimi cittadini calabresi. Parlo del diritto di voto e di conseguenza di rappresentanza politica, che così è negata! Negata, come in una dittatura o come più rispondente al nostro caso in uno Stato in cui vige l’apartheid. Il tutto è ovviamente taciuto dai media, proni ai dettami del potere, così come dalla politica politicante in larga parte nordcentrica o monoculare“. 

Questo quanto dichiarato tramite social dal Presidente del Partito del Sud – Meridionalisti Progressisti Natale Cuccurese, a commento dell’esito elettorale delle elezioni regionali tenitesi in Calabria. 


Fonte: VesuvianoNews - articolo di Salvatore Lucchese




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 Elezioni Regionali Calabria: prima delle solite considerazioni monche sull’astensionismo, che presto inonderanno i giornali di regime conditi dai soliti pregiudizi, che si guarderanno bene dal ricordare che affluenza simile (43,1%) in un in un recente passato si è registrata per le Regionali Lazio (37,2%-2023), Emilia Romagna (37,7%-2014) e Lombardia (41,7%-2013), ricordo che sul dato dell’affluenza in Calabria pesa il Razzismo di Stato

Su 1,9 milioni di cittadini aventi diritto al voto ben 670.000 sono impossibilitati ad esercitarlo, perchè tornare in Calabria dall’estero o dal Nord, coi prezzi (e i ritardi) di treni e aerei, risulta per tantissimi impossibile. 

Oltretutto in Italia per le elezioni Regionali, non è previsto il voto per posta dall’estero. In poche parole la Repubblica italiana nega i diritti costituzionali fondamentali a tantissimi cittadini calabresi. Parlo del diritto di voto e di conseguenza di rappresentanza politica, che così è negata! Negata, come in una dittatura o come più rispondente al nostro caso in uno Stato in cui vige l’apartheid. Il tutto è ovviamente taciuto dai media, proni ai dettami del potere, così come dalla politica politicante in larga parte nordcentrica o monoculare“. 

Questo quanto dichiarato tramite social dal Presidente del Partito del Sud – Meridionalisti Progressisti Natale Cuccurese, a commento dell’esito elettorale delle elezioni regionali tenitesi in Calabria. 


Fonte: VesuvianoNews - articolo di Salvatore Lucchese




lunedì 15 settembre 2025

Mezzogiorno tra nuove gabbie salariali e desertificazione demografica

 



di Natale Cuccurese

L’aumento dei prezzi dei generi alimentari negli ultimi anni ha raggiunto vette superiori al 90%. Tenendo conto anche dell’aumento delle bollette energetiche, dei carburanti e del peso che queste voci hanno sulle spese di una famiglia media, è lecito supporre che l’inflazione sia stata molto più alta di quella comunicata dall’ISTAT.

Si può quindi ragionevolmente supporre che i salari reali siano crollati molto di più di quanto comunicato, almeno il doppio. Come se non bastasse e come da tabella apparsa sul “Sole24ore” nei giorni scorsi i prezzi del carrello della spesa sono aumentati in percentuale molto di più al Sud e al Centro che al Nord.

Eppure, come se non bastasse alcuni politici attualmente al governo, sostenuti dalla grancassa dei media di regime, ciclicamente ripropongono l’idea, a dir poco sorpassata, di rispolverare le nefaste “gabbie salariali”.

I salari differenziati fra Nord e Sud non a caso li chiede da sempre la Lega, ora anche con il sostegno della maggioranza dei “sovranisti” che hanno sostenuto l’Autonomia differenziata.

Fra l’altro in questo disgraziato paese le gabbie salariali esistono già, infatti al Sud a parità di lavoro si guadagna in media il 30% meno che al Nord. In più al Sud si pagano le stesse tasse del Nord, e come detto è aumentato molto di più che al Nord il costo della spesa, in più i servizi mancano! Ma è poi vero che al Sud “la vita costa meno”? No!

Come dimostrava già una indagine di Altroconsumo qualche mese fa Calabria, Molise, Puglia, Sardegna, Basilicata, Sicilia e Abruzzo sono le regioni con il rapporto meno conveniente tra reddito familiare e peso del carrello della spesa che incide per il 16-17%.

Non parliamo poi della scarsità di servizi sanitari, scolastici, culturali e ricreativi, impiantistica sportiva, mercato (energetici assicurativi), pubblici essenziali, collegamenti. Inoltre i mutui per privati ed aziende al Sud costano fino al 2,5% in più che al Nord. Di conseguenza si impennano i costi da sopportare, anche perché spesso si è obbligati a rivolgersi ai privati, molto di più rispetto al Nord, per assoluta scarsità quando non mancanza di servizi a partire dalla Sanità.

Ricordo che nel 2023 solo 13 Regioni rispettano gli standard essenziali di cura. PugliaCampania e Sardegna le uniche promosse al Sud.

La Puglia ha registrato punteggi simili a quelli di alcune Regioni del Nord, mentre Campania e Sardegna si collocano al di sopra della sufficienza anche se di poco. Guarda caso sono le uniche tre Regioni del Sud (considerando anche la Sardegna) in mano al centrosinistra.

Sono i dati del Ministero della Salute che valuta annualmente l’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), ovvero le prestazioni sanitarie che tutte le Regioni e Province Autonome devono garantire gratuitamente o previo il pagamento del ticket.

Tra le prime 10 Regioni 6 sono del Nord, 3 del Centro e solo 1 del Sud. Nelle ultime 7 posizioni, fatta eccezione per la Valle d’Aosta, si trovano esclusivamente Regioni del Mezzogiorno.

A ciò si aggiunge che la tassazione regionale e comunale che grava sui cittadini del Sud è molto più alta in percentuale, anche a causa degli scarsi trasferimenti dello Stato che mai raggiungono la quota del 34%, cioè la quota riferita alla ripartizione della sola percentuale della popolazione residente.

Non a caso, con l’eccezione della Guyana francese – territorio d’oltremare in America del sud – le due regioni col maggior rischio di povertà dell’Unione europea sono la Calabria e la Sicilia. In Calabria la percentuale di abitanti a rischio supera il 40%, quota sfiorata anche sull’altra sponda dello Stretto di Messina (38%). E non vanno molto meglio le cose in Campania, dove la percentuale è del 36,1%.

Eppure, ciclicamente come la marea, qualche politico interessato tira fuori dal cappello a cilindro l’idea delle “gabbie salariali”, cioè pagare ancora meno di oggi i salariati del Sud. Sono poi gli stessi politicantiche successivamente si chiedono stupiti come mai i giovani emigrano a centinaia di migliaia ogni anno verso l’estero, con il Sud che lentamente sta scivolando verso la desertificazione demografica.

Inutile stupirsi, questo è il governo di “prima il Nord”, chi al Sud continua a votare per i partiti che lo sostengono o è disinformato, o è masochista, o è complice esclusivamente per propri interessi personali o di clientela.

Fonte: Meridione/Meridiani. I Sud oltre il Sud. [ISSN 3103-1927].




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di Natale Cuccurese

L’aumento dei prezzi dei generi alimentari negli ultimi anni ha raggiunto vette superiori al 90%. Tenendo conto anche dell’aumento delle bollette energetiche, dei carburanti e del peso che queste voci hanno sulle spese di una famiglia media, è lecito supporre che l’inflazione sia stata molto più alta di quella comunicata dall’ISTAT.

Si può quindi ragionevolmente supporre che i salari reali siano crollati molto di più di quanto comunicato, almeno il doppio. Come se non bastasse e come da tabella apparsa sul “Sole24ore” nei giorni scorsi i prezzi del carrello della spesa sono aumentati in percentuale molto di più al Sud e al Centro che al Nord.

Eppure, come se non bastasse alcuni politici attualmente al governo, sostenuti dalla grancassa dei media di regime, ciclicamente ripropongono l’idea, a dir poco sorpassata, di rispolverare le nefaste “gabbie salariali”.

I salari differenziati fra Nord e Sud non a caso li chiede da sempre la Lega, ora anche con il sostegno della maggioranza dei “sovranisti” che hanno sostenuto l’Autonomia differenziata.

Fra l’altro in questo disgraziato paese le gabbie salariali esistono già, infatti al Sud a parità di lavoro si guadagna in media il 30% meno che al Nord. In più al Sud si pagano le stesse tasse del Nord, e come detto è aumentato molto di più che al Nord il costo della spesa, in più i servizi mancano! Ma è poi vero che al Sud “la vita costa meno”? No!

Come dimostrava già una indagine di Altroconsumo qualche mese fa Calabria, Molise, Puglia, Sardegna, Basilicata, Sicilia e Abruzzo sono le regioni con il rapporto meno conveniente tra reddito familiare e peso del carrello della spesa che incide per il 16-17%.

Non parliamo poi della scarsità di servizi sanitari, scolastici, culturali e ricreativi, impiantistica sportiva, mercato (energetici assicurativi), pubblici essenziali, collegamenti. Inoltre i mutui per privati ed aziende al Sud costano fino al 2,5% in più che al Nord. Di conseguenza si impennano i costi da sopportare, anche perché spesso si è obbligati a rivolgersi ai privati, molto di più rispetto al Nord, per assoluta scarsità quando non mancanza di servizi a partire dalla Sanità.

Ricordo che nel 2023 solo 13 Regioni rispettano gli standard essenziali di cura. PugliaCampania e Sardegna le uniche promosse al Sud.

La Puglia ha registrato punteggi simili a quelli di alcune Regioni del Nord, mentre Campania e Sardegna si collocano al di sopra della sufficienza anche se di poco. Guarda caso sono le uniche tre Regioni del Sud (considerando anche la Sardegna) in mano al centrosinistra.

Sono i dati del Ministero della Salute che valuta annualmente l’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), ovvero le prestazioni sanitarie che tutte le Regioni e Province Autonome devono garantire gratuitamente o previo il pagamento del ticket.

Tra le prime 10 Regioni 6 sono del Nord, 3 del Centro e solo 1 del Sud. Nelle ultime 7 posizioni, fatta eccezione per la Valle d’Aosta, si trovano esclusivamente Regioni del Mezzogiorno.

A ciò si aggiunge che la tassazione regionale e comunale che grava sui cittadini del Sud è molto più alta in percentuale, anche a causa degli scarsi trasferimenti dello Stato che mai raggiungono la quota del 34%, cioè la quota riferita alla ripartizione della sola percentuale della popolazione residente.

Non a caso, con l’eccezione della Guyana francese – territorio d’oltremare in America del sud – le due regioni col maggior rischio di povertà dell’Unione europea sono la Calabria e la Sicilia. In Calabria la percentuale di abitanti a rischio supera il 40%, quota sfiorata anche sull’altra sponda dello Stretto di Messina (38%). E non vanno molto meglio le cose in Campania, dove la percentuale è del 36,1%.

Eppure, ciclicamente come la marea, qualche politico interessato tira fuori dal cappello a cilindro l’idea delle “gabbie salariali”, cioè pagare ancora meno di oggi i salariati del Sud. Sono poi gli stessi politicantiche successivamente si chiedono stupiti come mai i giovani emigrano a centinaia di migliaia ogni anno verso l’estero, con il Sud che lentamente sta scivolando verso la desertificazione demografica.

Inutile stupirsi, questo è il governo di “prima il Nord”, chi al Sud continua a votare per i partiti che lo sostengono o è disinformato, o è masochista, o è complice esclusivamente per propri interessi personali o di clientela.

Fonte: Meridione/Meridiani. I Sud oltre il Sud. [ISSN 3103-1927].




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giovedì 4 settembre 2025

CALABRIA [speciale elezioni 2025] Video




Ospite di "Rosso Fastidio" Giuseppe Spadafora, segretario regionale del Partito del Sud




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Ospite di "Rosso Fastidio" Giuseppe Spadafora, segretario regionale del Partito del Sud




mercoledì 27 agosto 2025

Cuccurese: “Sud discriminato, altro che Costituzione!”

A meno che non se ne faccia riferimento rispetto al tentativo di attuazione del regionalismo differenziato portato avanti dal Governo Meloni, già da svariati decenni il tema del gap Nord-Sud è scomparso dall’agenda di tutti i partiti politici, da destra a sinistra, da FdI ad AVS, passando per il M5S, il Pd e le altre formazioni politiche sedicenti nazionali sia parlamentari che extraparlamentari.

Ciò non vuol dire che lo storico divario tra le due Italie sia stato finalmente superato, anzi, all’opposto, come ben evidenzia la Svimez nei suoi rapporti annuali, il divario si è accentuato anche in relazione alla fruizione dei più basilari diritti di cittadinanza: salute, istruzione, trasporti.

Nel campo progressista chi tiene costantemente accessi i riflettori sui vari aspetti della nuova questione meridionale è soltanto il Partito del Sud, il cui  Presidente, Natale Cuccurese, sabato scorso, nel commentare via social i dati Istat elaborati da “La voce”, ha denunciato il maggiore pericolo povertà al Sud rispetto al Centro-Nord.

“‘È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”, ha chiosato Cuccurese, per poi proseguire: “Questo dice l’Art. 3 della Costituzione italiana, al momento ancora teoricamente in vigore, certificazione del fallimento, in gran parte politicamente voluto, dell’attuale Stato italiano che fa l’esatto opposto“.

L’Art. 3 – ha proseguito il dirigente poltico merdionalista – infatti non dice, come invece è realtà in Italia: ‘È compito della Repubblica collocare ostacoli di ordine economico e sociale, che, impedendo di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, ostacolino il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese‘”.

Incredibile poi – ha osservato – che una parte dei meridionali votino proprio quel partito, la Lega, che da sempre li discrimina ed opprime. Prova della manipolazione pervasiva effettuata dai media di regime sulle menti più fragili. I dati più recenti, relativi al 2024, confermano infatti che chi nasce al Sud ha molte più probabilità di crescere in una famiglia in difficoltà economica. In particolare, nel Mezzogiorno quasi il 40% della popolazione è a rischio di povertà o esclusione sociale“.

È quanto emerge – ha precisato Cuccurese – da un’elaborazione de lavoce.info sui dati dell’ultimo rapporto ISTAT, che ha sottolineato come il divario territoriale sia ancora uno dei grandi nodi irrisolti. Secondo il report, chi nasce al Sud ha oggi il triplo delle possibilità di essere a rischio povertà rispetto a chi nasce al Nord. E non è solo una questione di numeri: si tratta di opportunità mancate, di aspirazioni che si scontrano con la realtà, di percorsi di vita che si complicano fin dalla partenza“.

Il fenomeno – ha continuato – colpisce in particolare le famiglie giovani. Quelle in cui il principale percettore di reddito ha meno di 35 anni sono molto più esposte a situazioni di disagio. Nel 2024, tra queste famiglie, l’incidenza del rischio di povertà o esclusione sociale ha raggiunto il 30,5%, in netto aumento rispetto all’anno precedente. E il dato peggiora se in casa ci sono più figli o se si tratta di genitori soli“.

Tutto questo – ha concluso Cuccurese  – non è una condanna naturale, né una caratteristica culturale. È l’effetto di scelte politiche e di disattenzioni storiche. E racconta, in fondo, un paradosso: l’Italia è un Paese in cui il luogo in cui nasci conta più dei tuoi sforzi. Non si tratta solo di avere più o meno soldi in tasca, ma di vivere in un contesto dove scuole, trasporti, sanità, lavoro e casa non offrono le stesse garanzie e possibilità“.

Fonte: VesuvianoNews - articolo di Salvatore Lucchese




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A meno che non se ne faccia riferimento rispetto al tentativo di attuazione del regionalismo differenziato portato avanti dal Governo Meloni, già da svariati decenni il tema del gap Nord-Sud è scomparso dall’agenda di tutti i partiti politici, da destra a sinistra, da FdI ad AVS, passando per il M5S, il Pd e le altre formazioni politiche sedicenti nazionali sia parlamentari che extraparlamentari.

Ciò non vuol dire che lo storico divario tra le due Italie sia stato finalmente superato, anzi, all’opposto, come ben evidenzia la Svimez nei suoi rapporti annuali, il divario si è accentuato anche in relazione alla fruizione dei più basilari diritti di cittadinanza: salute, istruzione, trasporti.

Nel campo progressista chi tiene costantemente accessi i riflettori sui vari aspetti della nuova questione meridionale è soltanto il Partito del Sud, il cui  Presidente, Natale Cuccurese, sabato scorso, nel commentare via social i dati Istat elaborati da “La voce”, ha denunciato il maggiore pericolo povertà al Sud rispetto al Centro-Nord.

“‘È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”, ha chiosato Cuccurese, per poi proseguire: “Questo dice l’Art. 3 della Costituzione italiana, al momento ancora teoricamente in vigore, certificazione del fallimento, in gran parte politicamente voluto, dell’attuale Stato italiano che fa l’esatto opposto“.

L’Art. 3 – ha proseguito il dirigente poltico merdionalista – infatti non dice, come invece è realtà in Italia: ‘È compito della Repubblica collocare ostacoli di ordine economico e sociale, che, impedendo di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, ostacolino il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese‘”.

Incredibile poi – ha osservato – che una parte dei meridionali votino proprio quel partito, la Lega, che da sempre li discrimina ed opprime. Prova della manipolazione pervasiva effettuata dai media di regime sulle menti più fragili. I dati più recenti, relativi al 2024, confermano infatti che chi nasce al Sud ha molte più probabilità di crescere in una famiglia in difficoltà economica. In particolare, nel Mezzogiorno quasi il 40% della popolazione è a rischio di povertà o esclusione sociale“.

È quanto emerge – ha precisato Cuccurese – da un’elaborazione de lavoce.info sui dati dell’ultimo rapporto ISTAT, che ha sottolineato come il divario territoriale sia ancora uno dei grandi nodi irrisolti. Secondo il report, chi nasce al Sud ha oggi il triplo delle possibilità di essere a rischio povertà rispetto a chi nasce al Nord. E non è solo una questione di numeri: si tratta di opportunità mancate, di aspirazioni che si scontrano con la realtà, di percorsi di vita che si complicano fin dalla partenza“.

Il fenomeno – ha continuato – colpisce in particolare le famiglie giovani. Quelle in cui il principale percettore di reddito ha meno di 35 anni sono molto più esposte a situazioni di disagio. Nel 2024, tra queste famiglie, l’incidenza del rischio di povertà o esclusione sociale ha raggiunto il 30,5%, in netto aumento rispetto all’anno precedente. E il dato peggiora se in casa ci sono più figli o se si tratta di genitori soli“.

Tutto questo – ha concluso Cuccurese  – non è una condanna naturale, né una caratteristica culturale. È l’effetto di scelte politiche e di disattenzioni storiche. E racconta, in fondo, un paradosso: l’Italia è un Paese in cui il luogo in cui nasci conta più dei tuoi sforzi. Non si tratta solo di avere più o meno soldi in tasca, ma di vivere in un contesto dove scuole, trasporti, sanità, lavoro e casa non offrono le stesse garanzie e possibilità“.

Fonte: VesuvianoNews - articolo di Salvatore Lucchese




 
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