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martedì 3 dicembre 2019
Tg3 Campania intervista Natale Cuccurese e Paolo Ferrero a Napoli al VII Congresso Nazionale del Partito del Sud
https://youtu.be/THaErddiGqg
Tg3 Campania intervista Natale Cuccurese e Paolo Ferrero a Napoli al VII Congresso Nazionale del Partito del Sud
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Tg3 Campania intervista Natale Cuccurese e Paolo Ferrero a Napoli al VII Congresso Nazionale del Partito del Sud
https://youtu.be/THaErddiGqg
Tg3 Campania intervista Natale Cuccurese e Paolo Ferrero a Napoli al VII Congresso Nazionale del Partito del Sud
Tg3 Campania intervista Natale Cuccurese e Paolo Ferrero a Napoli al VII Congresso Nazionale del Partito del Sud
domenica 1 dicembre 2019
VII° Congresso nazionale Partito del SUD: L'Organigramma Nazionale eletto
PRESIDENZA NAZIONALE (SEGRETARIO POLITICO NAZIONALE)
Natale Cuccurese
VICE PRESIDENZA NAZIONALE
Michele Dell'Edera
PRESIDENZA ONORARIA
Antonio Ciano
SEGRETERIA ORGANIZZATIVA NAZIONALE
Giuseppe Spadafora
CONSIGLIO DIRETTIVO NAZIONALE
Andrea Balia, Natale Cuccurese, Giovanni Cutolo, Enzo Riccio, Antonio Ciano, Anna Maria Buffa, Michele Dell'Edera, Emiddio de Franciscis di Casanova, Giuseppe Spadafora, Pino Lipari, Bruno Pappalardo, Antonio Luogno, , Filippo Romeo, Antonio Rosato, Ezio Spina, Giovanni Maniscalco
TESORIERE
Filippo Romeo
COMITATO GARANTI
Emiddio de Franciscis di Casanova, Pino Lipari, Antonio Rosato.
RESPONSABILI AREE TEMATICHE E PROGETTUALITA’
Antonio Luongo...………………..................Rapporti con le Associazioni e con le Periferie
Anna Maria Buffa..............................................Dipartimento Donne
Gigi Cappabianca…………………………….....Ambiente
Vincenzo Del Duca…………………......................Sport
Natale Cuccurese………………........................Lavoro ed Economia
.
Giovanni Cutolo e Andrea Balia…….............Cultura e Turismo
Michele Dell’Edera……………….......................Comunicazione
Bruno Pappalardo e Salvatore Cozzolino….....Patrimonio Artistico e Architettonico
Valentino Romano.............................................Ricerca Storica
Filippo Romeo…………………........................Tesoreria e Amministrazione
Antonio Rosato e Guglielmo Di Grezia………...Difesa e Sicurezza
Roberto Greco.................................................Rapporti con i Sindacati
Ezio Spina……………………………….........Politiche Diverse Abilità
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Natale Cuccurese
VICE PRESIDENZA NAZIONALE
Michele Dell'Edera
PRESIDENZA ONORARIA
Antonio Ciano
SEGRETERIA ORGANIZZATIVA NAZIONALE
Giuseppe Spadafora
CONSIGLIO DIRETTIVO NAZIONALE
Andrea Balia, Natale Cuccurese, Giovanni Cutolo, Enzo Riccio, Antonio Ciano, Anna Maria Buffa, Michele Dell'Edera, Emiddio de Franciscis di Casanova, Giuseppe Spadafora, Pino Lipari, Bruno Pappalardo, Antonio Luogno, , Filippo Romeo, Antonio Rosato, Ezio Spina, Giovanni Maniscalco
TESORIERE
Filippo Romeo
COMITATO GARANTI
Emiddio de Franciscis di Casanova, Pino Lipari, Antonio Rosato.
RESPONSABILI AREE TEMATICHE E PROGETTUALITA’
Antonio Luongo...………………..................Rapporti con le Associazioni e con le Periferie
Anna Maria Buffa..............................................Dipartimento Donne
Gigi Cappabianca…………………………….....Ambiente
Vincenzo Del Duca…………………......................Sport
Natale Cuccurese………………........................Lavoro ed Economia
.
Giovanni Cutolo e Andrea Balia…….............Cultura e Turismo
Michele Dell’Edera……………….......................Comunicazione
Bruno Pappalardo e Salvatore Cozzolino….....Patrimonio Artistico e Architettonico
Valentino Romano.............................................Ricerca Storica
Filippo Romeo…………………........................Tesoreria e Amministrazione
Antonio Rosato e Guglielmo Di Grezia………...Difesa e Sicurezza
Roberto Greco.................................................Rapporti con i Sindacati
Ezio Spina……………………………….........Politiche Diverse Abilità
PRESIDENZA NAZIONALE (SEGRETARIO POLITICO NAZIONALE)
Natale Cuccurese
VICE PRESIDENZA NAZIONALE
Michele Dell'Edera
PRESIDENZA ONORARIA
Antonio Ciano
SEGRETERIA ORGANIZZATIVA NAZIONALE
Giuseppe Spadafora
CONSIGLIO DIRETTIVO NAZIONALE
Andrea Balia, Natale Cuccurese, Giovanni Cutolo, Enzo Riccio, Antonio Ciano, Anna Maria Buffa, Michele Dell'Edera, Emiddio de Franciscis di Casanova, Giuseppe Spadafora, Pino Lipari, Bruno Pappalardo, Antonio Luogno, , Filippo Romeo, Antonio Rosato, Ezio Spina, Giovanni Maniscalco
TESORIERE
Filippo Romeo
COMITATO GARANTI
Emiddio de Franciscis di Casanova, Pino Lipari, Antonio Rosato.
RESPONSABILI AREE TEMATICHE E PROGETTUALITA’
Antonio Luongo...………………..................Rapporti con le Associazioni e con le Periferie
Anna Maria Buffa..............................................Dipartimento Donne
Gigi Cappabianca…………………………….....Ambiente
Vincenzo Del Duca…………………......................Sport
Natale Cuccurese………………........................Lavoro ed Economia
.
Giovanni Cutolo e Andrea Balia…….............Cultura e Turismo
Michele Dell’Edera……………….......................Comunicazione
Bruno Pappalardo e Salvatore Cozzolino….....Patrimonio Artistico e Architettonico
Valentino Romano.............................................Ricerca Storica
Filippo Romeo…………………........................Tesoreria e Amministrazione
Antonio Rosato e Guglielmo Di Grezia………...Difesa e Sicurezza
Roberto Greco.................................................Rapporti con i Sindacati
Ezio Spina……………………………….........Politiche Diverse Abilità
Natale Cuccurese
VICE PRESIDENZA NAZIONALE
Michele Dell'Edera
PRESIDENZA ONORARIA
Antonio Ciano
SEGRETERIA ORGANIZZATIVA NAZIONALE
Giuseppe Spadafora
CONSIGLIO DIRETTIVO NAZIONALE
Andrea Balia, Natale Cuccurese, Giovanni Cutolo, Enzo Riccio, Antonio Ciano, Anna Maria Buffa, Michele Dell'Edera, Emiddio de Franciscis di Casanova, Giuseppe Spadafora, Pino Lipari, Bruno Pappalardo, Antonio Luogno, , Filippo Romeo, Antonio Rosato, Ezio Spina, Giovanni Maniscalco
TESORIERE
Filippo Romeo
COMITATO GARANTI
Emiddio de Franciscis di Casanova, Pino Lipari, Antonio Rosato.
RESPONSABILI AREE TEMATICHE E PROGETTUALITA’
Antonio Luongo...………………..................Rapporti con le Associazioni e con le Periferie
Anna Maria Buffa..............................................Dipartimento Donne
Gigi Cappabianca…………………………….....Ambiente
Vincenzo Del Duca…………………......................Sport
Natale Cuccurese………………........................Lavoro ed Economia
.
Giovanni Cutolo e Andrea Balia…….............Cultura e Turismo
Michele Dell’Edera……………….......................Comunicazione
Bruno Pappalardo e Salvatore Cozzolino….....Patrimonio Artistico e Architettonico
Valentino Romano.............................................Ricerca Storica
Filippo Romeo…………………........................Tesoreria e Amministrazione
Antonio Rosato e Guglielmo Di Grezia………...Difesa e Sicurezza
Roberto Greco.................................................Rapporti con i Sindacati
Ezio Spina……………………………….........Politiche Diverse Abilità
INTERVENTO DEL VICEPRESIDENTE NAZIONALE MICHELE DELL'EDERA AL VII CONGRESSO NAZIONALE DEL PARTITO DEL SUD
Negli
ultimi anni abbiamo lavorato come Partito del Sud per uscire dal pantano del
sudismo e consolidare sempre più la nostra ferma e chiara posizione di Meridionalisti Progressisti andando a
rendere politiche e concrete le nostre posizioni e le nostre interlocuzioni.
Abbiamo
aggiunto al nostro nome l’attribuzione “meridionalisti progressisti”, abbiamo
modificato il nostro simbolo, non rinunciando al nome “partito” che in un’epoca
di una politica liquida, mutante e senza mai una direzione ben precisa è titolo
di merito e non certo attributo negativo come oggi vuole la vulgata comune.
In
questi ultimi anni si è stretta dapprima una relazione di collaborazione e
confronto con alcuni amministratori delle regioni e dei comuni meridionali, tra
i quali citiamo certamente il Sindaco di Napoli De Magistris e il Governatore
della Puglia Emiliano e altri con i quali abbiamo percorso un pezzo di strada
insieme e provato a suggerire idee e soluzioni per invertire una rotta che vede
l’Italia sempre più in difficoltà e sempre più intenta a provare a tagliare
servizi e fondi a un mezzogiorno che potrebbe essere invece la sua salvezza.
Abbiamo
con chiarezza fatto una scelta senza se e senza ma di fedeltà alla Costituzione repubblicana schierandoci con chiarezza
nei Comitati per il NO al referendum
costituzionale renziano e in quelli che oggi sono i comitati in difesa della costituzione e contro l’Autonomia
differenziata.
Negli
ultimi due anni abbiamo con altrettanta chiarezza scelto di essere schierati a
sinistra entrando attraverso una collaborazione stretta nel Partito della Sinistra Europea e
percorrendo dapprima la strada senza uscita di Potere al Popolo, poi quella
della Lista “La Sinistra”.
In
questo frangente si è evidenziata una bella e stretta collaborazione, sia pure
nella reciproca autonomia, con Rifondazione
Comunista con la quale sia ai livelli centrali sia sui territori, sia pure
a macchia di leopardo, si è creata una buona sinergia.
Negli
ultimi mesi inoltre la collaborazione con
LEFT e con TransformItalia ha dato vita a un bellissimo numero di Left dedicato al SUD e da
quel numero è nata l’idea dei LAB-SUD,
incontri di confronto e lavoro sul sud da portare in giro in tutto il sud
Italia, si è cominciato da Lamezia, la prossima settimana sarà la volta di San
Giovanni Rotondo, in seguito Brindisi e altre tappe ancora in tutto il Sud.
La
politica è liquida, si trasforma e a destra ha preso le sembianze di un mostro
che si alimenta delle paure, degli egoismi, dei pregiudizi e della disperazione
della gente per accrescersi, le cui teste maggiori sono di stampo populista e
certamente fascistezzante.
Assistiamo
al crollo, almeno così appare, del Movimento
5 Stelle che aveva fatto molto leva sulla rabbia della gente e sulla
speranza di un mondo nuovo dove i “cittadini” avrebbero potuto direttamente
orientare il futuro del Paese.
Purtroppo
queste speranze, ad oggi, sono risultate vane e quel movimento stenta ad essere
credibile come partito tradizionale proprio perché nato con prerogative
diverse.
Molto
interessante e positiva è la mobilitazione delle “Sardine”, se non altro perché nascono con l’intento di combattere
i razzismi, i pregiudizi, gli egoismi e per dire no ad ogni forma di fascismo e
anche la partecipazione di molti degli apparati di partito a queste
manifestazioni non è da intendersi come negativa.
Il
problema è:
1. Le Sardine sono certamente un bel segnale perché riempiono le piazze
grazie a sentimenti e visioni positive della società.
2. Come questi sentimenti e
mobilitazioni positive si trasformeranno in proposta politica concreta e
risultati all’interno delle urne ?
3. Sicuramente è sbagliato
metterci il cappello come si sta provando a fare
4. E’ molto importante invece
con chiarezza illustrare le proprie proposte come forze politiche e cercare di
incontrare la gente di quel popolo sulle questioni concrete e non solo nel
campo ideologico o teorico.
Come si
sostanzia allora l’impegno del Partito del Sud e più in generale della Sinistra
in Italia?
Bisogna
entrare nelle case, nelle piazze, nelle fabbriche e nelle campagne andando ad
intercettare con chiarezza quelli che sono i bisogni delle persone, delle
comunità, delle minoranze.
Bisogna
con chiarezza scegliere di diminuire i vari gap che attanagliano questo Paese e
che rendono i più deboli sempre più deboli e i forti apparentemente sempre più
forti.
C’è
bisogno proprio per questo di prendere di petto la questione meridionale e
affrontarla nell’unico modo possibile, cioè investendo con decisione al sud
puntando a diminuire la distanza che quest’area del Paese soffre fin dalla sua
unificazione e negli ultimi decenni ancora di più grazie a politiche leghiste o
simil leghiste che hanno bruciato risorse negli enormi buchi neri del nord
(Mose, Expo, BREPEMI, e altro) e lasciato a secco le casse del sud e dei suoi
enti locali.
Per brevità rispetto a questo mio saluto provo
ad elencare alcune cose, a mio avviso, sulle quali forse vanno dette delle cose
con chiarezza:
1. Bisogna che si faccia nascere
un’agenzia nazionale pubblica per
gestire e rilanciare quelle aziende e qui servizi strategici italiani che grazie
ai tentativi di privatizzazione sono oggi sull’orlo del baratro e che in molti
casi sono destinati a creare disastri sociali e ambientali. Ecco alcuni esempi
2. Sull’ILVA l’unica strada è la nazionalizzazione con due obiettivi
sostanziali:
a. rendere sostenibile la
produzione dell’acciaio con sistemi che preservino l’ambiente di Taranto
b. Far partire una veloce
bonifica dell’area
c. Recuperare la competitività
della più grande acciaieria d’Europa, preservando la salute dei tarantini e i
livelli occupazionali
3. Sull’Alitalia anche qui nazionalizzarla, visto che sarebbe una follia
occupazionale e strategica chiuderla.
a. Renderla efficiente e
strategica come vettore nazionale che colleghi tutte le parti d’Italia senza
discriminazioni su tratte e prezzi a variazione territoriale. Sono
macroscopiche le discriminazioni tariffarie della compagnia praticate ad
esempio da e per la Calabria.
b. Renderla competitiva sulle
lunghe tratte adeguando la flotta a tali esigenze.
c. Valorizzare le competenze del
proprio personale di volo e di terra
d. Valorizzare gli aeroporti del
sud per diminuire il gap determinato da trasporti pensati ancora in chiave
ottocentesca.
4. Sulle Emergenze. Non è possibile pensare ad un’Italia che lavori solo e
sempre in emergenza. I territori vanno difesi, le infrastrutture manutenute,
adeguate e in molti casi come al sud costruite.
a. Non si può intervenire, in
caso di calamità, in parti del Paese con milioni di euro, in altre parti, e
nella migliore delle ipotesi, con una telefonata.
b. Non si può continuare a far
capire ai cittadini che ne esistano alcuni di serie A, altri di serie B. E’
così che nasce la rabbia, viene meno la fiducia nello stato, nascono i
populismi e i ducetti vari
5. Bisogna redistribuire gli investimenti dello stato in maniera uguale su
ogni cittadino e non in maniera differenziata per località di nascita, censo o
ceto sociale.
6. La Sanità, sia pure con delle prerogative regionali deve garantire in
loco uguali servizi e soprattutto uguali investimenti. Non è possibile, ad
esempio che due Regioni con uguale numero di abitanti come la Puglia e l’Emilia
Romagna ricevano erogazioni statali sulla sanità completamente differenti a
vantaggio dell’Emilia ovviamente.
7. I Trasporti si applica a questo settore quella che si chiama una
strategia di mercato arrivando a dire che dove c’è traffico si investe dove non
c’è non si investe e quindi si lascia il territorio sempre più nell’abbandono e
nell’isolamento.
a. L’unica tratta ferroviaria
degna di questo nome nord sud e quella tra Milano e Salerno sulla direttrice
tirrenica. Oltre Salerno linee ancora vecchie e poco adatte al materiale
rotabile moderno.
b. L’adriatica è sempre più
relegata a tratta secondaria dove il numero di convogli tende a diminuire man
mano che si scende al sud. Fino ad Ancona,poi fino a pescara, poi ancora meno
fino Termoli e poi ancora meno fino Bari per non parlare di Brindisi, Lecce e
Taranto. In questa tratta anche la qualità dei tracciati ferroviari è da
migliorare, tra Termoli e San Severo il tracciato è per lunghi tratti ancora a
binario unico.
c. Al sud non esiste una
“rete” ferroviaria degna di questo nome:
la rete si dipana solo per direttrici e non per diagonali intraregionali tra
regioni del sud. Ad esempio andare da Bari in Calabria in treno è praticamente
impossibile, ancora oggi andare da Bari a Napoli in treno è impossibile (pare
che a dicembre sia previsto un convoglio giornaliero tra le due più importanti
città del sud continentale). Capite bene che così la fuga senza ritorno non è una
possibilità, ma l’unica chance.
8. I porti. Abbiamo uno stato che negli ultimi anni e non solo ha puntato
tutto sui porti del nord e Genova (pensate all’accordo sulla via della seta con
la CINA) in particolare abbandonando a sé stessi i porti del sud come Taranto e
Gioia Tauro. Oggi piangiamo della crisi infrastrutturale di Genova. Chiaro che
se avessimo differenziato oggi non avremmo un traffico merci al collasso e
altrettanti porti sia pure grandi ed efficienti in totale abbandono. Bisogna
rilanciare gli investimenti sui porti dando spazio anche a quelli del sud
Italia.
9. Le scuole e le università del sud per fondi e sostegno sempre
discriminate, qui non entro nel merito perché ci vorrebbe un congresso apposito
solo su questo tema.
10.
Gli investimenti in infrastrutture
al sud
restano fondamentali e prioritari nella nostra proposta politica.
11.
Non è accettabile
l’esodo giovanile e non solo giovanile a cui si assiste da tutta Italia e
ancor più dal Sud.
Se non
si vuole gettare definitivamente la nostra gente nella disperazione o
nell’abulia più totale bisogna ridare la speranza, bisogna far rinascere la
speranza con politiche che facciano rinascere il tessuto sociale ed economico
di una parte cospicua di questo Paese.
C’è
bisogno di intervenire concretamente, decisamente e subito con fondi ed
investimenti in grado di invertire una tendenza al declino e all’affogamento
delle classi e dei territori più deboli.
Sarà costoso ? Sarà poco apprezzato a
livello europeo ? Forse si, ma non c’è altra strada o riaddrizziamo ora la barca o
l’affondamento sarà qualcosa di più che semplicemente probabile.
E
come Partito del Sud in questa partita si continui a dire sempre più parole chiare e si aiuti la sinistra
intera a fare altrettanto.
Pochi dogmi, tanta passione, molti
fatti.
Buon
lavoro a tutti !
Michele
Dell’Edera
[Relazione presentata al VII° Congresso Nazionale del Partito del Sud approvata all'unanimità- Napoli 30 Novembre 2019]
Negli
ultimi anni abbiamo lavorato come Partito del Sud per uscire dal pantano del
sudismo e consolidare sempre più la nostra ferma e chiara posizione di Meridionalisti Progressisti andando a
rendere politiche e concrete le nostre posizioni e le nostre interlocuzioni.
Abbiamo
aggiunto al nostro nome l’attribuzione “meridionalisti progressisti”, abbiamo
modificato il nostro simbolo, non rinunciando al nome “partito” che in un’epoca
di una politica liquida, mutante e senza mai una direzione ben precisa è titolo
di merito e non certo attributo negativo come oggi vuole la vulgata comune.
In
questi ultimi anni si è stretta dapprima una relazione di collaborazione e
confronto con alcuni amministratori delle regioni e dei comuni meridionali, tra
i quali citiamo certamente il Sindaco di Napoli De Magistris e il Governatore
della Puglia Emiliano e altri con i quali abbiamo percorso un pezzo di strada
insieme e provato a suggerire idee e soluzioni per invertire una rotta che vede
l’Italia sempre più in difficoltà e sempre più intenta a provare a tagliare
servizi e fondi a un mezzogiorno che potrebbe essere invece la sua salvezza.
Abbiamo
con chiarezza fatto una scelta senza se e senza ma di fedeltà alla Costituzione repubblicana schierandoci con chiarezza
nei Comitati per il NO al referendum
costituzionale renziano e in quelli che oggi sono i comitati in difesa della costituzione e contro l’Autonomia
differenziata.
Negli
ultimi due anni abbiamo con altrettanta chiarezza scelto di essere schierati a
sinistra entrando attraverso una collaborazione stretta nel Partito della Sinistra Europea e
percorrendo dapprima la strada senza uscita di Potere al Popolo, poi quella
della Lista “La Sinistra”.
In
questo frangente si è evidenziata una bella e stretta collaborazione, sia pure
nella reciproca autonomia, con Rifondazione
Comunista con la quale sia ai livelli centrali sia sui territori, sia pure
a macchia di leopardo, si è creata una buona sinergia.
Negli
ultimi mesi inoltre la collaborazione con
LEFT e con TransformItalia ha dato vita a un bellissimo numero di Left dedicato al SUD e da
quel numero è nata l’idea dei LAB-SUD,
incontri di confronto e lavoro sul sud da portare in giro in tutto il sud
Italia, si è cominciato da Lamezia, la prossima settimana sarà la volta di San
Giovanni Rotondo, in seguito Brindisi e altre tappe ancora in tutto il Sud.
La
politica è liquida, si trasforma e a destra ha preso le sembianze di un mostro
che si alimenta delle paure, degli egoismi, dei pregiudizi e della disperazione
della gente per accrescersi, le cui teste maggiori sono di stampo populista e
certamente fascistezzante.
Assistiamo
al crollo, almeno così appare, del Movimento
5 Stelle che aveva fatto molto leva sulla rabbia della gente e sulla
speranza di un mondo nuovo dove i “cittadini” avrebbero potuto direttamente
orientare il futuro del Paese.
Purtroppo
queste speranze, ad oggi, sono risultate vane e quel movimento stenta ad essere
credibile come partito tradizionale proprio perché nato con prerogative
diverse.
Molto
interessante e positiva è la mobilitazione delle “Sardine”, se non altro perché nascono con l’intento di combattere
i razzismi, i pregiudizi, gli egoismi e per dire no ad ogni forma di fascismo e
anche la partecipazione di molti degli apparati di partito a queste
manifestazioni non è da intendersi come negativa.
Il
problema è:
1. Le Sardine sono certamente un bel segnale perché riempiono le piazze
grazie a sentimenti e visioni positive della società.
2. Come questi sentimenti e
mobilitazioni positive si trasformeranno in proposta politica concreta e
risultati all’interno delle urne ?
3. Sicuramente è sbagliato
metterci il cappello come si sta provando a fare
4. E’ molto importante invece
con chiarezza illustrare le proprie proposte come forze politiche e cercare di
incontrare la gente di quel popolo sulle questioni concrete e non solo nel
campo ideologico o teorico.
Come si
sostanzia allora l’impegno del Partito del Sud e più in generale della Sinistra
in Italia?
Bisogna
entrare nelle case, nelle piazze, nelle fabbriche e nelle campagne andando ad
intercettare con chiarezza quelli che sono i bisogni delle persone, delle
comunità, delle minoranze.
Bisogna
con chiarezza scegliere di diminuire i vari gap che attanagliano questo Paese e
che rendono i più deboli sempre più deboli e i forti apparentemente sempre più
forti.
C’è
bisogno proprio per questo di prendere di petto la questione meridionale e
affrontarla nell’unico modo possibile, cioè investendo con decisione al sud
puntando a diminuire la distanza che quest’area del Paese soffre fin dalla sua
unificazione e negli ultimi decenni ancora di più grazie a politiche leghiste o
simil leghiste che hanno bruciato risorse negli enormi buchi neri del nord
(Mose, Expo, BREPEMI, e altro) e lasciato a secco le casse del sud e dei suoi
enti locali.
Per brevità rispetto a questo mio saluto provo
ad elencare alcune cose, a mio avviso, sulle quali forse vanno dette delle cose
con chiarezza:
1. Bisogna che si faccia nascere
un’agenzia nazionale pubblica per
gestire e rilanciare quelle aziende e qui servizi strategici italiani che grazie
ai tentativi di privatizzazione sono oggi sull’orlo del baratro e che in molti
casi sono destinati a creare disastri sociali e ambientali. Ecco alcuni esempi
2. Sull’ILVA l’unica strada è la nazionalizzazione con due obiettivi
sostanziali:
a. rendere sostenibile la
produzione dell’acciaio con sistemi che preservino l’ambiente di Taranto
b. Far partire una veloce
bonifica dell’area
c. Recuperare la competitività
della più grande acciaieria d’Europa, preservando la salute dei tarantini e i
livelli occupazionali
3. Sull’Alitalia anche qui nazionalizzarla, visto che sarebbe una follia
occupazionale e strategica chiuderla.
a. Renderla efficiente e
strategica come vettore nazionale che colleghi tutte le parti d’Italia senza
discriminazioni su tratte e prezzi a variazione territoriale. Sono
macroscopiche le discriminazioni tariffarie della compagnia praticate ad
esempio da e per la Calabria.
b. Renderla competitiva sulle
lunghe tratte adeguando la flotta a tali esigenze.
c. Valorizzare le competenze del
proprio personale di volo e di terra
d. Valorizzare gli aeroporti del
sud per diminuire il gap determinato da trasporti pensati ancora in chiave
ottocentesca.
4. Sulle Emergenze. Non è possibile pensare ad un’Italia che lavori solo e
sempre in emergenza. I territori vanno difesi, le infrastrutture manutenute,
adeguate e in molti casi come al sud costruite.
a. Non si può intervenire, in
caso di calamità, in parti del Paese con milioni di euro, in altre parti, e
nella migliore delle ipotesi, con una telefonata.
b. Non si può continuare a far
capire ai cittadini che ne esistano alcuni di serie A, altri di serie B. E’
così che nasce la rabbia, viene meno la fiducia nello stato, nascono i
populismi e i ducetti vari
5. Bisogna redistribuire gli investimenti dello stato in maniera uguale su
ogni cittadino e non in maniera differenziata per località di nascita, censo o
ceto sociale.
6. La Sanità, sia pure con delle prerogative regionali deve garantire in
loco uguali servizi e soprattutto uguali investimenti. Non è possibile, ad
esempio che due Regioni con uguale numero di abitanti come la Puglia e l’Emilia
Romagna ricevano erogazioni statali sulla sanità completamente differenti a
vantaggio dell’Emilia ovviamente.
7. I Trasporti si applica a questo settore quella che si chiama una
strategia di mercato arrivando a dire che dove c’è traffico si investe dove non
c’è non si investe e quindi si lascia il territorio sempre più nell’abbandono e
nell’isolamento.
a. L’unica tratta ferroviaria
degna di questo nome nord sud e quella tra Milano e Salerno sulla direttrice
tirrenica. Oltre Salerno linee ancora vecchie e poco adatte al materiale
rotabile moderno.
b. L’adriatica è sempre più
relegata a tratta secondaria dove il numero di convogli tende a diminuire man
mano che si scende al sud. Fino ad Ancona,poi fino a pescara, poi ancora meno
fino Termoli e poi ancora meno fino Bari per non parlare di Brindisi, Lecce e
Taranto. In questa tratta anche la qualità dei tracciati ferroviari è da
migliorare, tra Termoli e San Severo il tracciato è per lunghi tratti ancora a
binario unico.
c. Al sud non esiste una
“rete” ferroviaria degna di questo nome:
la rete si dipana solo per direttrici e non per diagonali intraregionali tra
regioni del sud. Ad esempio andare da Bari in Calabria in treno è praticamente
impossibile, ancora oggi andare da Bari a Napoli in treno è impossibile (pare
che a dicembre sia previsto un convoglio giornaliero tra le due più importanti
città del sud continentale). Capite bene che così la fuga senza ritorno non è una
possibilità, ma l’unica chance.
8. I porti. Abbiamo uno stato che negli ultimi anni e non solo ha puntato
tutto sui porti del nord e Genova (pensate all’accordo sulla via della seta con
la CINA) in particolare abbandonando a sé stessi i porti del sud come Taranto e
Gioia Tauro. Oggi piangiamo della crisi infrastrutturale di Genova. Chiaro che
se avessimo differenziato oggi non avremmo un traffico merci al collasso e
altrettanti porti sia pure grandi ed efficienti in totale abbandono. Bisogna
rilanciare gli investimenti sui porti dando spazio anche a quelli del sud
Italia.
9. Le scuole e le università del sud per fondi e sostegno sempre
discriminate, qui non entro nel merito perché ci vorrebbe un congresso apposito
solo su questo tema.
10.
Gli investimenti in infrastrutture
al sud
restano fondamentali e prioritari nella nostra proposta politica.
11.
Non è accettabile
l’esodo giovanile e non solo giovanile a cui si assiste da tutta Italia e
ancor più dal Sud.
Se non
si vuole gettare definitivamente la nostra gente nella disperazione o
nell’abulia più totale bisogna ridare la speranza, bisogna far rinascere la
speranza con politiche che facciano rinascere il tessuto sociale ed economico
di una parte cospicua di questo Paese.
C’è
bisogno di intervenire concretamente, decisamente e subito con fondi ed
investimenti in grado di invertire una tendenza al declino e all’affogamento
delle classi e dei territori più deboli.
Sarà costoso ? Sarà poco apprezzato a
livello europeo ? Forse si, ma non c’è altra strada o riaddrizziamo ora la barca o
l’affondamento sarà qualcosa di più che semplicemente probabile.
E
come Partito del Sud in questa partita si continui a dire sempre più parole chiare e si aiuti la sinistra
intera a fare altrettanto.
Pochi dogmi, tanta passione, molti
fatti.
Buon
lavoro a tutti !
Michele
Dell’Edera
[Relazione presentata al VII° Congresso Nazionale del Partito del Sud approvata all'unanimità- Napoli 30 Novembre 2019]
DISCORSO DI APERTURA DEL VII° CONGRESSO NAZIONALE DEL PARTITO DEL SUD DA PARTE DEL PRESIDENTE NAZIONALE NATALE CUCCURESE.
STOP AUTONOMIA DIFFERENZIATA - SUD COME VOLANO DI SVILUPPO
PER IL PAESE SUPERANDO DISCRIMINAZIONI E STEREOTIPI
Negli ultimi 30 anni, si è assistito come mai in precedenza ad
una crisi politica, culturale, morale ed economica che ha investito il Paese ed
il Mezzogiorno in particolare e che ne sta rendendo sempre più incerto il suo
cammino democratico.
L’attacco finale al Sud viene dal progetto dell’Autonomia differenziata, un progetto classista, liberista, incostituzionale ed eversivo, che mette in pericolo l’unità stessa del Paese, così come da sempre vuole la Lega, che infatti ha ancora oggi al primo punto del suo statuto la “secessione della padania”.
Chi si accorda
a queste richieste così come fanno, governatori secessionisti , parlamentari,
intellettuali, gruppi di potere e governi si assumono interamente e a futura
memoria la responsabilità di questa possibilità e della conseguente prossima e
certo non auspicata “balcanizzazione” del Paese.
Preoccupante in questi ultimi giorni il balletto
governativo che ha portato il Ministro Boccia non solo a non fermare il
progetto leghista sposato anche dal Pd emiliano, ma a presentare bozze di
discussione di “ Legge Cornice” da inserire del Ddl di bilancio ancora sulla
base della “spesa storica”, “almeno per un anno” provvisoriamente in attesa
della definizione dei Lep, al fine di procedere a firmare subito, sulla fiducia
e al buio, gli accordi con le Regioni per il finanziamento delle nuove
competenze e risorse, mentre il Parlamento si vedrebbe riservato solo un potere
consultivo non vincolante. La cosa è molto preoccupante visto che “in Italia
non c’è nulla di più definitivo del provvisorio”. La mancata definizione dei
Lep, che comunque saranno oggetto di trattativa politica che potrebbe quindi
riservare ancora sorprese per quanto concerne equità e uguaglianza di diritti e
trattamento, ha infatti permesso, negli
ultimi anni, un salasso di finanziamenti al Mezzogiorno di oltre 61 Miliari
all’anno a vantaggio del Nord.
La cosa più vergognosa di questa operazione è che
in aggiunta mistifica la realtà e fa definire spendaccioni Comuni
virtuosi e viceversa alimentando stereotipi e razzismo.
Ecco perché quanto sta accadendo è incostituzionale
ed è doveroso parlare di razzismo di Stato.
Attenzione però a intendere l’Autonomia regionale
solo come un contrasto Sud/Nord, si farebbe un favore ai “padroni del vapore”:
trattasi di un progetto neoliberista, con profonde radici europee, che mira
alla privatizzazione progressiva e pervasiva di tutto ciò che oggi è inteso come
welfare, sia a Nord che a Sud, a danno delle classi più deboli che già oggi si
ritrovano impoverite dalla “crisi” dell’ultimo decennio e che domani, una volta
privatizzata la sanità, avranno difficoltà a curarsi. Un tempo si sarebbe
parlato di “lotta di classe”.
Si mira a sganciare la colonia interna Mezzogiorno,
dopo averla ben sfruttata e privata di diritti teoricamente garantiti dalla
Costituzione, dal treno delle Regioni ricche padane che, come da desiderata
europei, non devono perdere l’aggancio con le altre Regioni ricche del Nord
Europa in un ipotetico e virtuoso traino, prima di creare una Europa a due
velocità. Sganciando le Regioni del Sud Europa e trasformandole in mercato di
manovalanza a basso costo, casomai con una moneta dedicata.
Utile poi sempre ricordare che la cosiddetta
«secessione dei ricchi» si baserebbe, in realtà, su un equivoco consistente nel
ritenere effettivamente esistente nelle pieghe del bilancio dello Stato un
residuo fiscale a favore di alcune Regioni e, in particolare, della Lombardia,
del Veneto e dell’Emilia-Romagna. Il residuo fiscale, infatti, sarebbe
nient’altro che la «differenza tra l’ammontare di risorse (sotto forma di
imposte pagate dai cittadini) che lo Stato centrale riceve dai territori e
l’entità della spesa pubblica che lo stesso eroga (sotto forma di servizi) a
favore dei cittadini degli stessi territori». Saremmo di fronte a un equivoco
perché in uno Stato unitario non ci sono residui fiscali dal momento che il
rapporto fiscale si svolge tra il cittadino e lo Stato e non con lo specifico
territorio di residenza dei soggetti che pagano le imposte. Inoltre, anche
ammettendo l’ipotesi dell’esistenza di un residuo fiscale, vi sarebbe un palese
errore di calcolo in quanto non si terrebbe conto del fatto che una parte della
differenza di quanto versato all’erario rispetto a quanto trasferito dallo
Stato alle Regioni ritornerebbe sul territorio regionale in forma di pagamento
degli interessi sui titoli del debito pubblico posseduti dai soggetti residenti
in quelle regioni.
Insomma, prendendo in considerazione la
distribuzione territoriale dei detentori dei titoli del debito pubblico statale
e scomputando il pagamento dei relativi interessi, assisteremmo a un’enorme
riduzione del presunto residuo fiscale delle Regioni interessate dal momento
che una gran parte del debito pubblico è posseduto da soggetti residenti
proprio in quelle Regioni
In ultima analisi il rischio contenuto
nell’attuazione del terzo comma dell’art. 116 non sarebbe soltanto quello
politico di una possibile rottura dell’Unità nazionale, quanto quello, ben più
concreto, di rendere non più sostenibile il debito pubblico statale a causa
della riduzione dei flussi di cassa di livello statale come conseguenza del
trasferimento di funzioni fondamentali, come la sanità e l’istruzione, alle
Regioni. Questo punto legato alla possibile approvazione della riforma del Mes
sulla ristrutturazione del debito, in discussione a metà dicembre, potrebbe
rappresentare l’ultima “campana a morto” per il Sud.
In uno Stato unitario bisogna assicurare gli
stessi servizi in modo uniforme su tutto il territorio nazionale. Sono i
cittadini più ricchi che, pagando più tasse, finanziano i servizi per i
cittadini più poveri su tutto il territorio nazionale. Le eventuali differenze
andrebbero semplicemente corrette attraverso una riforma delle organizzazioni
pubbliche o private che offrono tali servizi mettendole in condizioni di
offrire gli stessi servizi su tutto il territorio nazionale. Una possibile via
d’uscita per potrebbe essere quella di stabilire (finalmente) per legge i
cosiddetti Lep (Livelli essenziali delle prestazioni) e i cosiddetti Lea
(Livelli essenziali di assistenza), e di fissarli nella
media di quelli attualmente garantiti in Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna.
Ciò significa che l’eventuale residuo fiscale potrebbe effettivamente spettare
alle Regioni interessate soltanto laddove i servizi siano effettivamente
deficitari, purtroppo come detto la bozza Boccia punta a posticipare sine die
la definizione dei Lep.
Invece di cervellotiche decisioni sempre a vantaggio dei territori più ricchi, spesso dettate da stereotipi e discriminazioni territoriali, servirebbero per il sud politiche di sviluppo e di investimento, per creare posti di lavoro e combattere la disoccupazione, considerando che, in modo particolare negli ultimi venticinque anni, guarda caso dalle prime affermazioni elettorali della Lega Nord, la forbice degli investimenti pubblici è andata a divaricarsi sempre più fra nord e sud del Paese , con una spesa costantemente maggiore, di almeno cinque volte, al nord anno su anno.
Senza investimenti pubblici non è possibile rilanciare il Sud. Anche l’attuale governo, purtroppo, come i precedenti, sta continuando in una cieca politica di austerità che mette in ginocchio il Paese e il Mezzogiorno in particolare con conseguente:
- Emigrazione, verso il nord e l’estero. Sono coinvolti in questa emigrazione: gli studenti e i giovani laureati, con perdita per la collettività locale di c.a.540 Mln € anno sostenuti per la formazione; i lavoratori di ogni ambito e categoria; i malati per l’emigrazione sanitaria, che li porta fuori dalla propria Regione per mancanza di strutture e cure adeguate.
- Desertificazione demografica, causa emigrazione giovanile che vede nelle Regioni del Sud la più bassa natalità d’Europa
- Disoccupazione, causa prima dell’emigrazione, con una disoccupazione giovanile oltre il 50% e con la Calabria, prima in Europa, al 58,7%
- Record europeo di giovani che non studiano e non cercano più lavoro (NEET)
- Povertà, 10% della popolazione in povertà assoluta e 30% in povertà relativa
- Discriminazioni, fra i paesi OCSE l’Italia è prima per le discriminazione interne. Al primo posto figurano le discriminazione verso i meridionali
- Inquinamento ambientale, con vere e proprie emergenze ambientali ai danni della popolazione a partire da “La Terra dei Fuochi”, l’inquinamento Ilva di Taranto, la Basilicata con territori ed acque e tante altre emergenze locali che non trovano risposta adeguata al dettato costituzionale
- Sempre minori, contro ogni proclama, gli investimenti dello Stato al Sud. Addirittura i soldi del Fondo di Sviluppo e Coesione sono soltanto sulla carta: per il 2020 sono stati stanziati 6,9 miliardi, in realtà saranno appena 1,7, salvo ritocchi
Fra il 2007 e il 2013 le risorse destinate allo sviluppo del Mezzogiorno sono state usate per ripianare il debito complessivo: dirottati 22,3 miliardi dei 63,2 messi a budget
Per arginare l’emigrazione studentesca si dovrebbe potenziare
e favorire la collaborazione fra gli Atenei del Sud, tra loro e con le
rispettive istituzioni regionali, per dare ai territori risposte concrete,
competitive e anche made in Sud. Evitando l'emigrazione “obbligata” verso gli
Atenei del nord. Che la valutazione degli Atenei sia, come in Inghilterra
effettuata su base macroregionale e non come avviene in Italia su base
nazionale andando a colpire sempre e solo territori che ad oggi non sono in
grado di essere valutati partendo da parametri paritetici.
Si dovrebbe garantire il diritto all’assistenza sanitaria,
non costringendo le Regioni a ragionare solo per numero di posti letto, ma fornendo
garanzie sui diritti del malato e per il diritto all’assistenza. Non è
possibile ipotizzare ancora che ci siano aree del Paese dove il rischio di
morte sia maggiore solo perché il presidio ospedaliero o di primo soccorso sia
troppo distante o stato messo non in grado di prestare le cure migliori.
Combattere con decisione le mafie, le eco-mafie e le mafie
economiche che opprimono da sempre cittadini e territori impedendone lo
sviluppo in nome e conto di consorterie politiche ed economiche; da sempre il
primo nemico del sud.
Combattere con ogni mezzo il caporalato nelle campagne creando sinergie tra Stato Nazionale, forze dell’ordine, enti locali e sconfiggere definitivamente questa piaga.
Combattere con ogni mezzo il caporalato nelle campagne creando sinergie tra Stato Nazionale, forze dell’ordine, enti locali e sconfiggere definitivamente questa piaga.
Puntiamo all’”uguaglianza” che, nella situazione attuale in
cui versa il Paese, non significa dare a tutti la stessa cosa e fare ovunque
gli stessi investimenti. Uguaglianza significa giustizia ed equità, investire
di più su chi ha meno e meno su chi ha di più. In questo visione deve fare da
guida il Pil regionale che vede infatti il nostro Mezzogiorno in fondo alla
classifica europea.
Dobbiamo costruire una sinistra plurale che aspiri
all’uguaglianza, il che significa mettere tutti in condizione di ottenere
uguali opportunità. Così come nella tassazione generale serve il principio di
progressività come dettato dall’art. 53 della Costituzione. Il sud non va visto
come un problema, ma come un’opportunità immensa che si para davanti, sia
politicamente per la sinistra, trovando risposta adeguata ai suoi problemi, sia
per il Paese per crescere e competere a livello europeo e mondiale.
Bisogna solo aiutare quest’area del Paese a liberare le sue
energie.
Abbiamo bisogno di una sinistra che non tema un federalismo macroregionale sano e solidale, ma che si opponga con determinazione all’egoistica Autonomia differenziata di stampo leghista, che ambisca a governare con politiche differenziate per territorio.
Abbiamo bisogno di una sinistra che non tema un federalismo macroregionale sano e solidale, ma che si opponga con determinazione all’egoistica Autonomia differenziata di stampo leghista, che ambisca a governare con politiche differenziate per territorio.
Abbiamo bisogno di una sinistra:
-Che contrasti con determinazione l’osceno ricatto occupazionale che baratta lavoro con la salute e con la tutela dell’ambiente.
-Che si impegni affinché lo Stato ed il privato, in base alle loro effettive responsabilità, si facciano carico degli scempi perpetrati per decenni e risarciscano i cittadini che hanno perso il lavoro, la salute e spesso la speranza. Spezzare il ricatto occupazionale, la monocultura dell’acciaio, del carbone e dei veleni delle grandi industrie, puntando su alternative occupazionali pulite quali Cultura, Infrastrutture, Turismo, Agricoltura, Maricoltura, Artigianato, Allevamento. Opporsi pertanto a progetti inquinanti, o con relativo pericolo di inquinamento, avendo come riferimento principale, rispetto a qualsiasi progetto economico, la tutela dell’ambiente e la salute dei cittadini, così come sancisce la Costituzione.
- Che riformi le politiche sul welfare partendo dalla salute e dai diritti dei lavoratori, che contrasti il neoliberismo imperante, con politiche volte all’affermazioni di tutti i diritti e la redistribuzione della ricchezza
Vogliamo, insieme a tutti coloro che con noi lo vorranno, concorrere a costruire una prassi politica aperta e partecipata, portando, dal basso, nelle istituzioni le esperienze nate nel volontariato, nella società civile, nel precariato, nei movimenti, nei luoghi di lavoro, nelle scuole. Ecco perché abbiamo partecipato nei due anni dall’ultimo Congresso prima a “Potere al Popolo” e successivamente, dopo esserne usciti, all’esperienza delle ultime elezioni europee con “La Sinistra”, portando sempre un fattivo contributo meridionalista progressista nei programmi e nelle assemblee, come da nostra visione politica ed ideale gramsciana. Contemporaneamente dopo un percorso di avvicinamento siamo entrati a far parte del “Partito della Sinistra Europea” con la formula della “cooperazione rafforzata”.
Bisogna perseverare su questa strada che ci sta aprendo
canali informativi e di visibilità, anche in stretta collaborazione con quelle
forze politiche a noi più vicine e con cui stiamo in questi giorni affrontando
l’esperienza dei “Sud –Lab la Riscossa del Sud” che hanno visto la prima tappa
a Lamezia due settimane fa e vedranno il mese prossimo importanti appuntamenti
in Puglia e Sicilia.
Ricordare sempre a tutti e in ogni occasione che la
Costituzione della Repubblica Italiana dice al suo primo articolo che “L’Italia
è una Repubblica fondata sul Lavoro… ” e nell’articolo 32 dice: “… La
Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e
interesse della collettività…” non si può ignorare – che riconoscendo nel
lavoro il fondamento della Repubblica la Costituzione pone un limite alla
proprietà, sottoposta al vincolo della «funzione sociale» e della «utilità
generale». Senza di che non avrebbe senso l’affermazione secondo cui «la
Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le
condizioni che rendono effettivo tale diritto» (Art. 4).
La conseguenza è che se si sta dalla parte del capitale, i
diritti di libertà e di uguaglianza si indeboliscono e vengono attaccati o
distrutti. È precisamente questa la fase che stiamo vivendo con l’attacco ai
diritti garantiti fatto passare per tramite dell’Autonomia differenziata.. Dove
è finito il diritto «a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità
del lavoro» sufficiente ad assicurare «una esistenza libera e dignitosa»,
insieme al diritto al riposo settimanale e alle ferie retribuite? (Art.36). E
il diritto alla parità di retribuzione per pari lavoro tra uomini e donne?
(Art. 37). E quello alla pensione e all’assistenza sociale? (Art. 38). In
discussione è anche il diritto per «i capaci e i meritevoli, anche se privi di
mezzi» «di raggiungere i gradi più alti degli studi» (Art. 34), lo sviluppo
della cultura e della ricerca, nonché la tutela del paesaggio e del patrimonio
storico e artistico (Art. 9).
Ecco perché chiediamo per il Sud e per tutto il Paese
semplicemente l’applicazione della Costituzione, senza se e senza ma ed il
ritiro di ogni forma di Autonomia differenziata.
Secondo la nostra Costituzione, l’Italia è una Repubblica
unita ed indivisibile i cui cittadini possono e devono accedere a tutti i
diritti e sono obbligati ad adempiere a tutti i doveri. Ecco è a questa parità
a cui aspiriamo; parità non formale, ma di sostanza, suffragata da politiche in
grado di rendere concreti quelli che sono principi sacrosanti e inconfutabili.
Purtroppo con l’Autonomia differenziata si va verso la creazione di cittadinanze si serie A (al Nord) e di serie B ( al Sud) ecco perché è un progetto incostituzionale ed eversivo.
Unire le tante voci di resistenza democratica e antifascista
sinergiche negli obbiettivi, nelle strategie e condivisione dei valori per
modificare lo status quo, non in modo velleitario ma fornendo soluzioni
percorribili, è un’esigenza e diventa una missione del nostro Partito.
Tracciamo CONCRETAMENTE solo tre proposte di “primo
intervento”, che possono essere immediatamente operative e che devono
rappresentare punti fermi per la nostra proposta dei prossimi mesi:
1) STOP immediato ad ogni ipotesi di Autonomia differenziata. Non perché
siamo contrari al principio di autonomia, anzi, ma perché questo tipo di
autonomia, che già nel nome “differenziata” contiene la fregatura, è eversiva.
Definizione immediata dei costi standard per territorio e conseguente
ripartizione.
2) Interventi pubblici in deroga al pareggio di
bilancio, imposto dall’Europa, per far ripartire l’occupazione, arginare
povertà ed emigrazione. Politiche di innovazione che guardino al Sud. Far
ripartire il Paese intero usando il Sud come volano di investimenti partendo
dal riequilibrio delle infrastrutture, non in chiave di contrasto col Nord del
Paese ma di sinergia a vantaggio di tutti.
3) Nel Mezzogiorno vive il 34 % della popolazione a
cui viene destinato il 25% circa di risorse, compresi i fondi europei che hanno
smesso di essere aggiuntivi. Bisogna porre fine a questa situazione ripartendo
dal principio di equità.
Abbiamo
bisogno di un modello di economia rispettoso dell’ambiente ed alternativo
all’attuale, fondato su di un uso collettivo della terra. Abbiamo bisogno di
non consumare più e distruggere, ma preservare, valorizzare per far conoscere.
Ci vogliamo
battere, insieme a tutti quelli che lo condividono, per riappropriarci di
quella democrazia oggi spesso commissariata da governi e parlamentari eletti
con leggi cervellotiche, da istituzioni finanziarie sovranazionali che poco
hanno di democratico e che privano ogni giorno di più i cittadini di opportunità
di sviluppo e di spazi di libertà, lasciando in luogo della democrazia
partecipata solo vuoti simulacri.
Natale
Cuccurese
[Dichiarazione di programma VII° Congresso Nazionale del
Partito del Sud approvata all'unanimità- Napoli 30 Novembre 2019]
STOP AUTONOMIA DIFFERENZIATA - SUD COME VOLANO DI SVILUPPO
PER IL PAESE SUPERANDO DISCRIMINAZIONI E STEREOTIPI
Negli ultimi 30 anni, si è assistito come mai in precedenza ad
una crisi politica, culturale, morale ed economica che ha investito il Paese ed
il Mezzogiorno in particolare e che ne sta rendendo sempre più incerto il suo
cammino democratico.
L’attacco finale al Sud viene dal progetto dell’Autonomia differenziata, un progetto classista, liberista, incostituzionale ed eversivo, che mette in pericolo l’unità stessa del Paese, così come da sempre vuole la Lega, che infatti ha ancora oggi al primo punto del suo statuto la “secessione della padania”.
Chi si accorda
a queste richieste così come fanno, governatori secessionisti , parlamentari,
intellettuali, gruppi di potere e governi si assumono interamente e a futura
memoria la responsabilità di questa possibilità e della conseguente prossima e
certo non auspicata “balcanizzazione” del Paese.
Preoccupante in questi ultimi giorni il balletto
governativo che ha portato il Ministro Boccia non solo a non fermare il
progetto leghista sposato anche dal Pd emiliano, ma a presentare bozze di
discussione di “ Legge Cornice” da inserire del Ddl di bilancio ancora sulla
base della “spesa storica”, “almeno per un anno” provvisoriamente in attesa
della definizione dei Lep, al fine di procedere a firmare subito, sulla fiducia
e al buio, gli accordi con le Regioni per il finanziamento delle nuove
competenze e risorse, mentre il Parlamento si vedrebbe riservato solo un potere
consultivo non vincolante. La cosa è molto preoccupante visto che “in Italia
non c’è nulla di più definitivo del provvisorio”. La mancata definizione dei
Lep, che comunque saranno oggetto di trattativa politica che potrebbe quindi
riservare ancora sorprese per quanto concerne equità e uguaglianza di diritti e
trattamento, ha infatti permesso, negli
ultimi anni, un salasso di finanziamenti al Mezzogiorno di oltre 61 Miliari
all’anno a vantaggio del Nord.
La cosa più vergognosa di questa operazione è che
in aggiunta mistifica la realtà e fa definire spendaccioni Comuni
virtuosi e viceversa alimentando stereotipi e razzismo.
Ecco perché quanto sta accadendo è incostituzionale
ed è doveroso parlare di razzismo di Stato.
Attenzione però a intendere l’Autonomia regionale
solo come un contrasto Sud/Nord, si farebbe un favore ai “padroni del vapore”:
trattasi di un progetto neoliberista, con profonde radici europee, che mira
alla privatizzazione progressiva e pervasiva di tutto ciò che oggi è inteso come
welfare, sia a Nord che a Sud, a danno delle classi più deboli che già oggi si
ritrovano impoverite dalla “crisi” dell’ultimo decennio e che domani, una volta
privatizzata la sanità, avranno difficoltà a curarsi. Un tempo si sarebbe
parlato di “lotta di classe”.
Si mira a sganciare la colonia interna Mezzogiorno,
dopo averla ben sfruttata e privata di diritti teoricamente garantiti dalla
Costituzione, dal treno delle Regioni ricche padane che, come da desiderata
europei, non devono perdere l’aggancio con le altre Regioni ricche del Nord
Europa in un ipotetico e virtuoso traino, prima di creare una Europa a due
velocità. Sganciando le Regioni del Sud Europa e trasformandole in mercato di
manovalanza a basso costo, casomai con una moneta dedicata.
Utile poi sempre ricordare che la cosiddetta
«secessione dei ricchi» si baserebbe, in realtà, su un equivoco consistente nel
ritenere effettivamente esistente nelle pieghe del bilancio dello Stato un
residuo fiscale a favore di alcune Regioni e, in particolare, della Lombardia,
del Veneto e dell’Emilia-Romagna. Il residuo fiscale, infatti, sarebbe
nient’altro che la «differenza tra l’ammontare di risorse (sotto forma di
imposte pagate dai cittadini) che lo Stato centrale riceve dai territori e
l’entità della spesa pubblica che lo stesso eroga (sotto forma di servizi) a
favore dei cittadini degli stessi territori». Saremmo di fronte a un equivoco
perché in uno Stato unitario non ci sono residui fiscali dal momento che il
rapporto fiscale si svolge tra il cittadino e lo Stato e non con lo specifico
territorio di residenza dei soggetti che pagano le imposte. Inoltre, anche
ammettendo l’ipotesi dell’esistenza di un residuo fiscale, vi sarebbe un palese
errore di calcolo in quanto non si terrebbe conto del fatto che una parte della
differenza di quanto versato all’erario rispetto a quanto trasferito dallo
Stato alle Regioni ritornerebbe sul territorio regionale in forma di pagamento
degli interessi sui titoli del debito pubblico posseduti dai soggetti residenti
in quelle regioni.
Insomma, prendendo in considerazione la
distribuzione territoriale dei detentori dei titoli del debito pubblico statale
e scomputando il pagamento dei relativi interessi, assisteremmo a un’enorme
riduzione del presunto residuo fiscale delle Regioni interessate dal momento
che una gran parte del debito pubblico è posseduto da soggetti residenti
proprio in quelle Regioni
In ultima analisi il rischio contenuto
nell’attuazione del terzo comma dell’art. 116 non sarebbe soltanto quello
politico di una possibile rottura dell’Unità nazionale, quanto quello, ben più
concreto, di rendere non più sostenibile il debito pubblico statale a causa
della riduzione dei flussi di cassa di livello statale come conseguenza del
trasferimento di funzioni fondamentali, come la sanità e l’istruzione, alle
Regioni. Questo punto legato alla possibile approvazione della riforma del Mes
sulla ristrutturazione del debito, in discussione a metà dicembre, potrebbe
rappresentare l’ultima “campana a morto” per il Sud.
In uno Stato unitario bisogna assicurare gli
stessi servizi in modo uniforme su tutto il territorio nazionale. Sono i
cittadini più ricchi che, pagando più tasse, finanziano i servizi per i
cittadini più poveri su tutto il territorio nazionale. Le eventuali differenze
andrebbero semplicemente corrette attraverso una riforma delle organizzazioni
pubbliche o private che offrono tali servizi mettendole in condizioni di
offrire gli stessi servizi su tutto il territorio nazionale. Una possibile via
d’uscita per potrebbe essere quella di stabilire (finalmente) per legge i
cosiddetti Lep (Livelli essenziali delle prestazioni) e i cosiddetti Lea
(Livelli essenziali di assistenza), e di fissarli nella
media di quelli attualmente garantiti in Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna.
Ciò significa che l’eventuale residuo fiscale potrebbe effettivamente spettare
alle Regioni interessate soltanto laddove i servizi siano effettivamente
deficitari, purtroppo come detto la bozza Boccia punta a posticipare sine die
la definizione dei Lep.
Invece di cervellotiche decisioni sempre a vantaggio dei territori più ricchi, spesso dettate da stereotipi e discriminazioni territoriali, servirebbero per il sud politiche di sviluppo e di investimento, per creare posti di lavoro e combattere la disoccupazione, considerando che, in modo particolare negli ultimi venticinque anni, guarda caso dalle prime affermazioni elettorali della Lega Nord, la forbice degli investimenti pubblici è andata a divaricarsi sempre più fra nord e sud del Paese , con una spesa costantemente maggiore, di almeno cinque volte, al nord anno su anno.
Senza investimenti pubblici non è possibile rilanciare il Sud. Anche l’attuale governo, purtroppo, come i precedenti, sta continuando in una cieca politica di austerità che mette in ginocchio il Paese e il Mezzogiorno in particolare con conseguente:
- Emigrazione, verso il nord e l’estero. Sono coinvolti in questa emigrazione: gli studenti e i giovani laureati, con perdita per la collettività locale di c.a.540 Mln € anno sostenuti per la formazione; i lavoratori di ogni ambito e categoria; i malati per l’emigrazione sanitaria, che li porta fuori dalla propria Regione per mancanza di strutture e cure adeguate.
- Desertificazione demografica, causa emigrazione giovanile che vede nelle Regioni del Sud la più bassa natalità d’Europa
- Disoccupazione, causa prima dell’emigrazione, con una disoccupazione giovanile oltre il 50% e con la Calabria, prima in Europa, al 58,7%
- Record europeo di giovani che non studiano e non cercano più lavoro (NEET)
- Povertà, 10% della popolazione in povertà assoluta e 30% in povertà relativa
- Discriminazioni, fra i paesi OCSE l’Italia è prima per le discriminazione interne. Al primo posto figurano le discriminazione verso i meridionali
- Inquinamento ambientale, con vere e proprie emergenze ambientali ai danni della popolazione a partire da “La Terra dei Fuochi”, l’inquinamento Ilva di Taranto, la Basilicata con territori ed acque e tante altre emergenze locali che non trovano risposta adeguata al dettato costituzionale
- Sempre minori, contro ogni proclama, gli investimenti dello Stato al Sud. Addirittura i soldi del Fondo di Sviluppo e Coesione sono soltanto sulla carta: per il 2020 sono stati stanziati 6,9 miliardi, in realtà saranno appena 1,7, salvo ritocchi
Fra il 2007 e il 2013 le risorse destinate allo sviluppo del Mezzogiorno sono state usate per ripianare il debito complessivo: dirottati 22,3 miliardi dei 63,2 messi a budget
Per arginare l’emigrazione studentesca si dovrebbe potenziare
e favorire la collaborazione fra gli Atenei del Sud, tra loro e con le
rispettive istituzioni regionali, per dare ai territori risposte concrete,
competitive e anche made in Sud. Evitando l'emigrazione “obbligata” verso gli
Atenei del nord. Che la valutazione degli Atenei sia, come in Inghilterra
effettuata su base macroregionale e non come avviene in Italia su base
nazionale andando a colpire sempre e solo territori che ad oggi non sono in
grado di essere valutati partendo da parametri paritetici.
Si dovrebbe garantire il diritto all’assistenza sanitaria,
non costringendo le Regioni a ragionare solo per numero di posti letto, ma fornendo
garanzie sui diritti del malato e per il diritto all’assistenza. Non è
possibile ipotizzare ancora che ci siano aree del Paese dove il rischio di
morte sia maggiore solo perché il presidio ospedaliero o di primo soccorso sia
troppo distante o stato messo non in grado di prestare le cure migliori.
Combattere con decisione le mafie, le eco-mafie e le mafie
economiche che opprimono da sempre cittadini e territori impedendone lo
sviluppo in nome e conto di consorterie politiche ed economiche; da sempre il
primo nemico del sud.
Combattere con ogni mezzo il caporalato nelle campagne creando sinergie tra Stato Nazionale, forze dell’ordine, enti locali e sconfiggere definitivamente questa piaga.
Combattere con ogni mezzo il caporalato nelle campagne creando sinergie tra Stato Nazionale, forze dell’ordine, enti locali e sconfiggere definitivamente questa piaga.
Puntiamo all’”uguaglianza” che, nella situazione attuale in
cui versa il Paese, non significa dare a tutti la stessa cosa e fare ovunque
gli stessi investimenti. Uguaglianza significa giustizia ed equità, investire
di più su chi ha meno e meno su chi ha di più. In questo visione deve fare da
guida il Pil regionale che vede infatti il nostro Mezzogiorno in fondo alla
classifica europea.
Dobbiamo costruire una sinistra plurale che aspiri
all’uguaglianza, il che significa mettere tutti in condizione di ottenere
uguali opportunità. Così come nella tassazione generale serve il principio di
progressività come dettato dall’art. 53 della Costituzione. Il sud non va visto
come un problema, ma come un’opportunità immensa che si para davanti, sia
politicamente per la sinistra, trovando risposta adeguata ai suoi problemi, sia
per il Paese per crescere e competere a livello europeo e mondiale.
Bisogna solo aiutare quest’area del Paese a liberare le sue
energie.
Abbiamo bisogno di una sinistra che non tema un federalismo macroregionale sano e solidale, ma che si opponga con determinazione all’egoistica Autonomia differenziata di stampo leghista, che ambisca a governare con politiche differenziate per territorio.
Abbiamo bisogno di una sinistra che non tema un federalismo macroregionale sano e solidale, ma che si opponga con determinazione all’egoistica Autonomia differenziata di stampo leghista, che ambisca a governare con politiche differenziate per territorio.
Abbiamo bisogno di una sinistra:
-Che contrasti con determinazione l’osceno ricatto occupazionale che baratta lavoro con la salute e con la tutela dell’ambiente.
-Che si impegni affinché lo Stato ed il privato, in base alle loro effettive responsabilità, si facciano carico degli scempi perpetrati per decenni e risarciscano i cittadini che hanno perso il lavoro, la salute e spesso la speranza. Spezzare il ricatto occupazionale, la monocultura dell’acciaio, del carbone e dei veleni delle grandi industrie, puntando su alternative occupazionali pulite quali Cultura, Infrastrutture, Turismo, Agricoltura, Maricoltura, Artigianato, Allevamento. Opporsi pertanto a progetti inquinanti, o con relativo pericolo di inquinamento, avendo come riferimento principale, rispetto a qualsiasi progetto economico, la tutela dell’ambiente e la salute dei cittadini, così come sancisce la Costituzione.
- Che riformi le politiche sul welfare partendo dalla salute e dai diritti dei lavoratori, che contrasti il neoliberismo imperante, con politiche volte all’affermazioni di tutti i diritti e la redistribuzione della ricchezza
Vogliamo, insieme a tutti coloro che con noi lo vorranno, concorrere a costruire una prassi politica aperta e partecipata, portando, dal basso, nelle istituzioni le esperienze nate nel volontariato, nella società civile, nel precariato, nei movimenti, nei luoghi di lavoro, nelle scuole. Ecco perché abbiamo partecipato nei due anni dall’ultimo Congresso prima a “Potere al Popolo” e successivamente, dopo esserne usciti, all’esperienza delle ultime elezioni europee con “La Sinistra”, portando sempre un fattivo contributo meridionalista progressista nei programmi e nelle assemblee, come da nostra visione politica ed ideale gramsciana. Contemporaneamente dopo un percorso di avvicinamento siamo entrati a far parte del “Partito della Sinistra Europea” con la formula della “cooperazione rafforzata”.
Bisogna perseverare su questa strada che ci sta aprendo
canali informativi e di visibilità, anche in stretta collaborazione con quelle
forze politiche a noi più vicine e con cui stiamo in questi giorni affrontando
l’esperienza dei “Sud –Lab la Riscossa del Sud” che hanno visto la prima tappa
a Lamezia due settimane fa e vedranno il mese prossimo importanti appuntamenti
in Puglia e Sicilia.
Ricordare sempre a tutti e in ogni occasione che la
Costituzione della Repubblica Italiana dice al suo primo articolo che “L’Italia
è una Repubblica fondata sul Lavoro… ” e nell’articolo 32 dice: “… La
Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e
interesse della collettività…” non si può ignorare – che riconoscendo nel
lavoro il fondamento della Repubblica la Costituzione pone un limite alla
proprietà, sottoposta al vincolo della «funzione sociale» e della «utilità
generale». Senza di che non avrebbe senso l’affermazione secondo cui «la
Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le
condizioni che rendono effettivo tale diritto» (Art. 4).
La conseguenza è che se si sta dalla parte del capitale, i
diritti di libertà e di uguaglianza si indeboliscono e vengono attaccati o
distrutti. È precisamente questa la fase che stiamo vivendo con l’attacco ai
diritti garantiti fatto passare per tramite dell’Autonomia differenziata.. Dove
è finito il diritto «a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità
del lavoro» sufficiente ad assicurare «una esistenza libera e dignitosa»,
insieme al diritto al riposo settimanale e alle ferie retribuite? (Art.36). E
il diritto alla parità di retribuzione per pari lavoro tra uomini e donne?
(Art. 37). E quello alla pensione e all’assistenza sociale? (Art. 38). In
discussione è anche il diritto per «i capaci e i meritevoli, anche se privi di
mezzi» «di raggiungere i gradi più alti degli studi» (Art. 34), lo sviluppo
della cultura e della ricerca, nonché la tutela del paesaggio e del patrimonio
storico e artistico (Art. 9).
Ecco perché chiediamo per il Sud e per tutto il Paese
semplicemente l’applicazione della Costituzione, senza se e senza ma ed il
ritiro di ogni forma di Autonomia differenziata.
Secondo la nostra Costituzione, l’Italia è una Repubblica
unita ed indivisibile i cui cittadini possono e devono accedere a tutti i
diritti e sono obbligati ad adempiere a tutti i doveri. Ecco è a questa parità
a cui aspiriamo; parità non formale, ma di sostanza, suffragata da politiche in
grado di rendere concreti quelli che sono principi sacrosanti e inconfutabili.
Purtroppo con l’Autonomia differenziata si va verso la creazione di cittadinanze si serie A (al Nord) e di serie B ( al Sud) ecco perché è un progetto incostituzionale ed eversivo.
Unire le tante voci di resistenza democratica e antifascista
sinergiche negli obbiettivi, nelle strategie e condivisione dei valori per
modificare lo status quo, non in modo velleitario ma fornendo soluzioni
percorribili, è un’esigenza e diventa una missione del nostro Partito.
Tracciamo CONCRETAMENTE solo tre proposte di “primo
intervento”, che possono essere immediatamente operative e che devono
rappresentare punti fermi per la nostra proposta dei prossimi mesi:
1) STOP immediato ad ogni ipotesi di Autonomia differenziata. Non perché
siamo contrari al principio di autonomia, anzi, ma perché questo tipo di
autonomia, che già nel nome “differenziata” contiene la fregatura, è eversiva.
Definizione immediata dei costi standard per territorio e conseguente
ripartizione.
2) Interventi pubblici in deroga al pareggio di
bilancio, imposto dall’Europa, per far ripartire l’occupazione, arginare
povertà ed emigrazione. Politiche di innovazione che guardino al Sud. Far
ripartire il Paese intero usando il Sud come volano di investimenti partendo
dal riequilibrio delle infrastrutture, non in chiave di contrasto col Nord del
Paese ma di sinergia a vantaggio di tutti.
3) Nel Mezzogiorno vive il 34 % della popolazione a
cui viene destinato il 25% circa di risorse, compresi i fondi europei che hanno
smesso di essere aggiuntivi. Bisogna porre fine a questa situazione ripartendo
dal principio di equità.
Abbiamo
bisogno di un modello di economia rispettoso dell’ambiente ed alternativo
all’attuale, fondato su di un uso collettivo della terra. Abbiamo bisogno di
non consumare più e distruggere, ma preservare, valorizzare per far conoscere.
Ci vogliamo
battere, insieme a tutti quelli che lo condividono, per riappropriarci di
quella democrazia oggi spesso commissariata da governi e parlamentari eletti
con leggi cervellotiche, da istituzioni finanziarie sovranazionali che poco
hanno di democratico e che privano ogni giorno di più i cittadini di opportunità
di sviluppo e di spazi di libertà, lasciando in luogo della democrazia
partecipata solo vuoti simulacri.
Natale
Cuccurese
[Dichiarazione di programma VII° Congresso Nazionale del
Partito del Sud approvata all'unanimità- Napoli 30 Novembre 2019]
Il Saluto del Presidente Nazionale del Partito del Sud Natale Cuccurese dopo la rielezione.
A Napoli ottima riuscita del VII Congresso Nazionale del Partito del Sud. Un Congresso all’insegna del contrasto ad ogni Regionalismo Differenziato.
Ringrazio tutti i graditi ospiti per gli interventi di alto spessore e per l’apprezzamento manifestato verso il Partito e le sue proposte, gli intervenuti, ed i tanti che ci hanno fatto pervenire il loro sostegno, anche sui social, partecipando così ad un Congresso che ha segnato un ulteriore passo in avanti del nostro Partito.
Non posso poi che ringraziare indistintamente tutti i tesserati per la mia riconferma a Presidente Nazionale del Partito del Sud-Meridionalisti Progressisti.
Perseguirò con tenacia e determinazione gli obiettivi illustrati nella Mozione d’ordine, approvata all’unanimità, che ho presentato all’assemblea e che guiderà la nostra azione politica nei prossimi mesi.
Il Partito marcia a pieno regime verso gli obiettivi prefissati, anche in previsione dei prossimi appuntamenti politici, nazionali e locali, agli incontri di approfondimento e ad iniziative di informazione, a partire dal “Laboratorio-Sud alla riscossa”, in collaborazione con Left, Transform!italia e il Partito della Rifondazione Comunista, che, dopo la recente tappa di Lamezia, toccherà tutte le Regioni del Sud a partire dal prossimo 7 dicembre a San Giovanni Rotondo.
Il Partito marcia a pieno regime verso gli obiettivi prefissati, anche in previsione dei prossimi appuntamenti politici, nazionali e locali, agli incontri di approfondimento e ad iniziative di informazione, a partire dal “Laboratorio-Sud alla riscossa”, in collaborazione con Left, Transform!italia e il Partito della Rifondazione Comunista, che, dopo la recente tappa di Lamezia, toccherà tutte le Regioni del Sud a partire dal prossimo 7 dicembre a San Giovanni Rotondo.
Nuove importanti prove ci attendono, in Italia e in Europa, ora che facciamo parte del Partito della Sinistra Europea, le affronteremo sempre nell’interesse del Sud e con la consueta determinazione!
A Napoli ottima riuscita del VII Congresso Nazionale del Partito del Sud. Un Congresso all’insegna del contrasto ad ogni Regionalismo Differenziato.
Ringrazio tutti i graditi ospiti per gli interventi di alto spessore e per l’apprezzamento manifestato verso il Partito e le sue proposte, gli intervenuti, ed i tanti che ci hanno fatto pervenire il loro sostegno, anche sui social, partecipando così ad un Congresso che ha segnato un ulteriore passo in avanti del nostro Partito.
Non posso poi che ringraziare indistintamente tutti i tesserati per la mia riconferma a Presidente Nazionale del Partito del Sud-Meridionalisti Progressisti.
Perseguirò con tenacia e determinazione gli obiettivi illustrati nella Mozione d’ordine, approvata all’unanimità, che ho presentato all’assemblea e che guiderà la nostra azione politica nei prossimi mesi.
Il Partito marcia a pieno regime verso gli obiettivi prefissati, anche in previsione dei prossimi appuntamenti politici, nazionali e locali, agli incontri di approfondimento e ad iniziative di informazione, a partire dal “Laboratorio-Sud alla riscossa”, in collaborazione con Left, Transform!italia e il Partito della Rifondazione Comunista, che, dopo la recente tappa di Lamezia, toccherà tutte le Regioni del Sud a partire dal prossimo 7 dicembre a San Giovanni Rotondo.
Il Partito marcia a pieno regime verso gli obiettivi prefissati, anche in previsione dei prossimi appuntamenti politici, nazionali e locali, agli incontri di approfondimento e ad iniziative di informazione, a partire dal “Laboratorio-Sud alla riscossa”, in collaborazione con Left, Transform!italia e il Partito della Rifondazione Comunista, che, dopo la recente tappa di Lamezia, toccherà tutte le Regioni del Sud a partire dal prossimo 7 dicembre a San Giovanni Rotondo.
Nuove importanti prove ci attendono, in Italia e in Europa, ora che facciamo parte del Partito della Sinistra Europea, le affronteremo sempre nell’interesse del Sud e con la consueta determinazione!
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