di Natale Cuccurese
Che il Ponte sullo Stretto di Messina fosse un’arma di distrazione di massa per meridionali “ingenui” lo si sta ripetendo da tempi non sospetti, spesso in splendida solitudine, a volte anche sotto gli attacchi di chi affermava che LVI, Salvini, col Ponte (immaginario) “ha fatto anche cose buone”. Ricapitoliamo i tempi di questa patetica farsa partendo dalle origini.
Il gioco di prestigio di Salvini è stato quello di spostare fondi del Sud a favore del Nord e pagare gli sprechi già in atto del Ponte sullo Stretto con l’ennesimo scippo al Sud.
Il governo Meloni infatti ha a suo tempo dirottato 3,7 miliardi del Fondo infrastrutturale per Calabria e Sicilia verso la mega-opera. Così per finanziare un Ponte che non sarà mai finito il governo ha bloccato i fondi Pnrr già stanziati per il rinnovo, ampliamento e messa in sicurezza di infrastrutture regionali e provinciali al Sud (strade, ferrovie…) per 120.000 Km di viabilità.
Ricordo che invece quando ci sono Olimpiadi o grandi opere pubbliche al Nord tutti i cittadini pagano, anche quelli del Sud, viceversa i fondi vengono perennemente scippati con abili giochi di prestigio nel silenzio complice della gran parte dei politici meridionali presenti in Parlamento e della stampa di regime. Lo testimonia lo stato miserabile delle infrastrutture al Sud.
Il governo più antimeridionale della storia ha così usato ancora una volta la favola della realizzazione del Ponte sullo Stretto per prendere, in vista delle lezioni regionali al Sud, i voti dei creduloni e contemporaneamente spostare i fondi (veri) al Nord al grido di: “vi abbiamo dato (solo a chiacchiere) il Ponte sullo stretto e ora altri fondi per le infrastrutture al Sud non ci sono”. Non a caso lo scorso mese di maggio fa la Ragioneria dello Stato ha fatto presente che per l’opera mancavano le coperture.
Il ragionamento leghista può essere così riassunto: Togliamo risorse del Pnrr e dai fondi coesione al Sud per spostarle al Nord (fra penali e clamorosi stipendi ai manager all’interno di società legate al progetto del ponte sullo Stretto, in particolare in riferimento alla nomina di persone vicine a figure politiche) e al Sud diamo il (solo) progetto del ponte per tenerli buoni. Insomma soldi contro speranze a vuoto o se preferite oro contro perline luccicanti.
Ora ci avviamo verso la fine di questa farsa e grazie al supporto del leghista Giorgetti il governo sposta con un emendamento alla Manovra di Bilancio 3,5 miliardi di fondi (teoricamente) programmati per il Ponte a favore (per l’85% dell’intera cifra come afferma in uno studio Cgil Sicilia) degli imprenditori del Nord e di pochi altri capitoli di spesa che con il Sud nulla “c’azzeccano”, chiudendo così l’ennesimo giro di fondi dal Sud al Nord della storia.
A riferirlo nei giorni scorsi in Commissione è stato proprio il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, spiegando che le modifiche riguarderanno Zes (zona economica speciale), finanziamento di Transizione 5.0, la previdenza complementare (vengono stanziati 20 milioni per quella di polizia e forze armate) e soprattutto il parziale definanziamento del Ponte sullo Stretto con una «riprogrammazione» temporale dei fondi (spostandoli di fatto sulla prossima annualità, cioè all’anno del mai). Una questione, quella del Ponte sullo Stretto, che il Mit si affretta a ridimensionare, garantendo i fondi e l’avvio dei lavori «nei prossimi mesi anziché entro fine anno come auspicato».
Ricapitolando: il Sud ein particolar modo Calabria e Sicilia amministrate dal centrodestra,non avranno fondi e relative infrastrutture già programmate (3,7 miliardi) perché il leghista Salvini ha prima spostato i fondi sul progetto (immaginario) del Ponte ed ora il ministro leghista Giorgetti spostaquesti fondi (3,5 miliardia favore degli imprenditori del Nord (85% del totale) e di altri capitoli di spesa che non riguardano le infrastrutture a Sud. Se non è un gioco delle tre carte questo…
Arriva poi nella stessa serata del 16 dicembre dalla Corte dei Conti la conferma indiretta che non c’è mai stata da parte di Salvini e del governo Meloni la volontà reale di costruire il Ponte, visto che: “Il decreto del ministero dei Trasporti (cioè Salvini) relativo al terzo atto aggiuntivo della convenzione tra Mit e società Stretto di Messina per la costruzione del Ponte risulta incompatibile con le regole europee sulla modifica dei contratti in corso di validità”.
È stata cioè tutta una presa in giro, un’arma di distrazione di massa come detto, mirante solo a bloccare la costruzione di nuove infrastrutture già previste e finanziate al Sud, per triangolare l’85% dei primi 3,5 miliardi previsti per la costruzione del Ponte dal Sud verso gli imprenditori del Nord, come proposto ora da un emendamento alla manovra di bilancio del governo Meloni. Più chiaro di così…
Ora si può pure pensare che al governo ci siano degli incapaci totali, ma pur pensandone tutto il male possibile risulta non credibile sino a simili livelli, anche perché questa commedia per palati facili è stata creata dal governo di Prima il Nord.
Eppure c’è chi al Sud ha abboccato, gli ha creduto tessendone le lodi e questo risulta ancora più vergognoso.
Non bisogna poi dimenticare che con la mancata realizzazione del Ponte sullo Stretto, il Consorzio Eurolink con la capofila Webuild (sede legale in Lombardia) avrà diritto ad incassareuna mega penale da 1,5 miliardi di euro. Ecco cosa intendeva Salvini quando lo scorso agosto garantiva che il Ponte avrebbe fatto impennare il Pil della Lombardia.
Il cosiddetto “Affare Ponte” si sta rivelando per quello che era fin dall’inizio: un enorme opera di propaganda unita allo spreco di denaro pubblico per alimentare società, consulenti e propaganda, senza che l’opera prenda mai forma.
Insomma non solo è possibile (per non dire certo) che nulla verrà costruito, soprattutto dopo la bocciatura un paio di mesi fa da parte della Corte dei Conti, ma il Sud si ritrova anche “mazziato e cornuto”: scippato come si ritrova di fondi e opere infrastrutturali necessarie ed urgenti in cambio di chiacchiere a colori. Ovviamente sui giornali nessuno sottolinea questa fregatura…
Funziona così da oltre 160 anni eppure, incredibile a dirsi, c’è ancora chi ci casca. E se un giorno qualcuno protesterà per l’ennesimo spreco di fondi pubblici si accuserà l‘inefficienza dei meridionali alimentando così anche il razzismo di Stato. Tanto la memoria di grandissima parte degli italiani è corta.
La responsabilità politica di questa commedia è tutta di Matteo Salvini, Ministro per le infrastrutture, e dovrebbe portare alle sue dimissioni. Certo, se fossimo un paese serio e non in un paese dove il governo “balla” sul palco come in un anticipo del veglione di capodanno, come in un cinepanettone di serie B.
Fonte: Meridione/Meridiani
di Natale Cuccurese
Che il Ponte sullo Stretto di Messina fosse un’arma di distrazione di massa per meridionali “ingenui” lo si sta ripetendo da tempi non sospetti, spesso in splendida solitudine, a volte anche sotto gli attacchi di chi affermava che LVI, Salvini, col Ponte (immaginario) “ha fatto anche cose buone”. Ricapitoliamo i tempi di questa patetica farsa partendo dalle origini.
Il gioco di prestigio di Salvini è stato quello di spostare fondi del Sud a favore del Nord e pagare gli sprechi già in atto del Ponte sullo Stretto con l’ennesimo scippo al Sud.
Il governo Meloni infatti ha a suo tempo dirottato 3,7 miliardi del Fondo infrastrutturale per Calabria e Sicilia verso la mega-opera. Così per finanziare un Ponte che non sarà mai finito il governo ha bloccato i fondi Pnrr già stanziati per il rinnovo, ampliamento e messa in sicurezza di infrastrutture regionali e provinciali al Sud (strade, ferrovie…) per 120.000 Km di viabilità.
Ricordo che invece quando ci sono Olimpiadi o grandi opere pubbliche al Nord tutti i cittadini pagano, anche quelli del Sud, viceversa i fondi vengono perennemente scippati con abili giochi di prestigio nel silenzio complice della gran parte dei politici meridionali presenti in Parlamento e della stampa di regime. Lo testimonia lo stato miserabile delle infrastrutture al Sud.
Il governo più antimeridionale della storia ha così usato ancora una volta la favola della realizzazione del Ponte sullo Stretto per prendere, in vista delle lezioni regionali al Sud, i voti dei creduloni e contemporaneamente spostare i fondi (veri) al Nord al grido di: “vi abbiamo dato (solo a chiacchiere) il Ponte sullo stretto e ora altri fondi per le infrastrutture al Sud non ci sono”. Non a caso lo scorso mese di maggio fa la Ragioneria dello Stato ha fatto presente che per l’opera mancavano le coperture.
Il ragionamento leghista può essere così riassunto: Togliamo risorse del Pnrr e dai fondi coesione al Sud per spostarle al Nord (fra penali e clamorosi stipendi ai manager all’interno di società legate al progetto del ponte sullo Stretto, in particolare in riferimento alla nomina di persone vicine a figure politiche) e al Sud diamo il (solo) progetto del ponte per tenerli buoni. Insomma soldi contro speranze a vuoto o se preferite oro contro perline luccicanti.
Ora ci avviamo verso la fine di questa farsa e grazie al supporto del leghista Giorgetti il governo sposta con un emendamento alla Manovra di Bilancio 3,5 miliardi di fondi (teoricamente) programmati per il Ponte a favore (per l’85% dell’intera cifra come afferma in uno studio Cgil Sicilia) degli imprenditori del Nord e di pochi altri capitoli di spesa che con il Sud nulla “c’azzeccano”, chiudendo così l’ennesimo giro di fondi dal Sud al Nord della storia.
A riferirlo nei giorni scorsi in Commissione è stato proprio il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, spiegando che le modifiche riguarderanno Zes (zona economica speciale), finanziamento di Transizione 5.0, la previdenza complementare (vengono stanziati 20 milioni per quella di polizia e forze armate) e soprattutto il parziale definanziamento del Ponte sullo Stretto con una «riprogrammazione» temporale dei fondi (spostandoli di fatto sulla prossima annualità, cioè all’anno del mai). Una questione, quella del Ponte sullo Stretto, che il Mit si affretta a ridimensionare, garantendo i fondi e l’avvio dei lavori «nei prossimi mesi anziché entro fine anno come auspicato».
Ricapitolando: il Sud ein particolar modo Calabria e Sicilia amministrate dal centrodestra,non avranno fondi e relative infrastrutture già programmate (3,7 miliardi) perché il leghista Salvini ha prima spostato i fondi sul progetto (immaginario) del Ponte ed ora il ministro leghista Giorgetti spostaquesti fondi (3,5 miliardia favore degli imprenditori del Nord (85% del totale) e di altri capitoli di spesa che non riguardano le infrastrutture a Sud. Se non è un gioco delle tre carte questo…
Arriva poi nella stessa serata del 16 dicembre dalla Corte dei Conti la conferma indiretta che non c’è mai stata da parte di Salvini e del governo Meloni la volontà reale di costruire il Ponte, visto che: “Il decreto del ministero dei Trasporti (cioè Salvini) relativo al terzo atto aggiuntivo della convenzione tra Mit e società Stretto di Messina per la costruzione del Ponte risulta incompatibile con le regole europee sulla modifica dei contratti in corso di validità”.
È stata cioè tutta una presa in giro, un’arma di distrazione di massa come detto, mirante solo a bloccare la costruzione di nuove infrastrutture già previste e finanziate al Sud, per triangolare l’85% dei primi 3,5 miliardi previsti per la costruzione del Ponte dal Sud verso gli imprenditori del Nord, come proposto ora da un emendamento alla manovra di bilancio del governo Meloni. Più chiaro di così…
Ora si può pure pensare che al governo ci siano degli incapaci totali, ma pur pensandone tutto il male possibile risulta non credibile sino a simili livelli, anche perché questa commedia per palati facili è stata creata dal governo di Prima il Nord.
Eppure c’è chi al Sud ha abboccato, gli ha creduto tessendone le lodi e questo risulta ancora più vergognoso.
Non bisogna poi dimenticare che con la mancata realizzazione del Ponte sullo Stretto, il Consorzio Eurolink con la capofila Webuild (sede legale in Lombardia) avrà diritto ad incassareuna mega penale da 1,5 miliardi di euro. Ecco cosa intendeva Salvini quando lo scorso agosto garantiva che il Ponte avrebbe fatto impennare il Pil della Lombardia.
Il cosiddetto “Affare Ponte” si sta rivelando per quello che era fin dall’inizio: un enorme opera di propaganda unita allo spreco di denaro pubblico per alimentare società, consulenti e propaganda, senza che l’opera prenda mai forma.
Insomma non solo è possibile (per non dire certo) che nulla verrà costruito, soprattutto dopo la bocciatura un paio di mesi fa da parte della Corte dei Conti, ma il Sud si ritrova anche “mazziato e cornuto”: scippato come si ritrova di fondi e opere infrastrutturali necessarie ed urgenti in cambio di chiacchiere a colori. Ovviamente sui giornali nessuno sottolinea questa fregatura…
Funziona così da oltre 160 anni eppure, incredibile a dirsi, c’è ancora chi ci casca. E se un giorno qualcuno protesterà per l’ennesimo spreco di fondi pubblici si accuserà l‘inefficienza dei meridionali alimentando così anche il razzismo di Stato. Tanto la memoria di grandissima parte degli italiani è corta.
La responsabilità politica di questa commedia è tutta di Matteo Salvini, Ministro per le infrastrutture, e dovrebbe portare alle sue dimissioni. Certo, se fossimo un paese serio e non in un paese dove il governo “balla” sul palco come in un anticipo del veglione di capodanno, come in un cinepanettone di serie B.
Fonte: Meridione/Meridiani
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