Qui non si tratta più di garantire par condicio tra opposte fazioni politiche, ma di garantire la possibilità quantomeno di difesa a vere e proprie categorie sociali che in questo caso potremmo individuare nei cittadini italiani nati a sud.
Se c’è qualcuno che può parlare liberamente contro categorie “geografiche” (e non contro schieramenti politici) di cittadini queste categorie geografiche e quindi anche sociali devono essere messe in grado di partecipare al contraddittorio a prescindere dalla loro presenza o meno in parlamento.
Non si possono raccogliere interviste, mandarle su reti a diffusione nazionale dove si denigrano territori e non consentire ad essi una energica difesa. Non si può far parlare, ad esempio, del pedaggio della Salerno Reggio Calabria e non raccontare che tipo di autostrada è (in molti casi senza corsie di emergenza, in altri ad una sola corsia ecc.), in contesto di servizi è presente e cioè assenza di una viabilità ordinaria degna di questo nome e “concorrenziale”, assenza di un trasporto ferroviario degno di questo nome, eccetera eccetera. Se queste cose i politici dei partiti di schieramento non sono in grado di dirle o non se la sentono, bisogna consentire alle forze politiche che hanno a cuore questi territori di dire la loro. In questo caso chiediamo un cambiamento della normativa sulla cosiddetta “par condicio”.
Ogni competizione elettorale punta a rigenerare e a cambiare la rappresentanza politica nell’assemblea politica di riferimento e, per questo, è del tutto sbagliato il principio che garantisce la presenza sui media solo a chi è già presente in quell’assemblea, o solo, a campagna elettorale cominciata e solo a chi ha presentato le liste. Tra una campagna elettorale e un’altra ci sono mesi, anni di non campagna elettorale nei quali ai cittadini italiani, a tutti i cittadini italiani, viene proposto un vero e proprio lavaggio del cervello.
Questa situazione deve cambiare, questi atteggiamenti devono cambiare, queste normative devono cambiare.
Del resto una delle macro aree di intervento e garanzia dell’AGCOM (autorità per la garanzia nelle comunicazioni) rispetto al monitoraggio sui media dice che bisogna garantire:“Pluralismo sociale e politico: verifica dello “spazio” che i soggetti rappresentativi delle diverse articolazioni della società hanno nella programmazione e il tempo che dedicano alla trattazione dei diversi temi oggetto di dibattito pubblico”…
Ora, visto che qualcuno accomuna i cittadini del sud a una categoria da attaccare, è chiaro che questa categoria (sociale) ha diritto a una difesa.
Il Partito del Sud chiede che questo principio venga garantito in primis dall’AGCOM.
.
Nessun commento:
Posta un commento