mercoledì 15 dicembre 2021

La truffa del PNRR

 di Natale Cuccurese

Come si continua a ripetere da mesi il PNRR per il Mezzogiorno è solo una truffa ben congegnata dai soliti centri di potere politico finanziari di quella “Milano Locomotiva” a cui recentemente si è inchinato anche l’ex PdC Conte (tradendo le decine di migliaia di voti avuti al Sud dal M5s). Ora leghisti e protoleghisti di lotta e di governo iniziano a uscire allo scoperto, pronti ad intercettare, come già tante volte in passato, ogni risorsa teoricamente destinata al Mezzogiorno.

Sui giornali del 14 dicembre 2021 troviamo infatti le parole del Sindaco di Milano Sala proferite in occasione del tour ‘Italiadomani’ promosso dal governo, che ha fatto tappa il 13 dicembre a Milano: “Per Sala ‘i fondi per l’edilizia popolare sono insufficienti’. E sul palco fa pressing sul governo perchè riassegni velocemente le risorse che i Comuni del sud non saranno in grado di investire. I bandi riservano il 40% delle risorse al Sud’. Milano ha chiesto 5 miliardi, è in grado di spendere un miliardo all’anno entro il 2026. A chi è in grado di fare di più è giusto che arrivi di più. Offriamo progetti già a livello definitivo, possiamo attivare gare rapidamente e gestire ricorsi – sottolinea -. Non contesto l’idea del 40% al sud, giusto dare a tutti la possibilità di partecipare. Milano si candida a usare i residui, qualora ci siano Comuni non in grado di investire nei tempi corretti”.

Per inquadrare meglio la situazione è utile un breve riassunto delle puntate precedenti di questa vera e propria “truffa” ordita ai danni del Sud.

Lo schema che il governo di turno attua per sottrarre fondi al Sud è sempre lo stesso nei decenni: promesse vane sull’arrivo di fondi, il cui arrivo è progressivamente spostato sempre più in avanti nel tempo per poi non parlarne più.
Dopo il taglio dei fondi del Pnrr, dal 65% da destinare al Sud come indicato dall’Europa, al 40%, senza fornire nessuna giustificazione da parte del Governo, con la ministra del Sud in silenzio complice e il dibattito surreale sul Ponte sullo Stretto usato come “arma di distrazione di massa”, leggendo il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) si è scoperto che in realtà solo 35 miliardi, degli 82 miliardi annunciati dal governo, sono effettivamente allocati nel Mezzogiorno, mentre dei restanti 47 miliardi nel testo ufficiale inviato in Europa, controllando misura per misura, non c’è traccia. Di fronte alle polemiche sorte la Ministra per il Sud, Mara Carfagna, ha risposto, che la restante parte degli investimenti verrà ripartita attraverso bandi con quote territoriali con monitoraggio.
Questo aspetto sarebbe stato meglio scriverlo subito nel Piano, visto che su molti bandi non c’è alcuna quota minima territoriale e dove c’è, come il 34% nel bando nidi da 700 milioni, è una quota iniqua, perché il fabbisogno di nidi è per il 90% nel Mezzogiorno. In Italia, in 1 provincia su 4 vengono offerti almeno 33 posti in asili nido ogni 100 bimbi. Nessuna di queste province si trova a Sud. Un bambino del Sud, per questo Stato, ha sì diritto all’asilo nido, ma solo nella misura in cui gli enti locali del suo territorio sono stati capaci di vincere dei bandi competitivi con altri enti locali in luoghi più ricchi più collegati e con più personale (anche grazie ai trasferimenti statali da sempre diseguali). In caso contrario tale diritto decade e lui e la sua famiglia, che paga le stesse tasse delle famiglie che risiedono in territori più ricchi, si devono arrangiare.

Interessante notare che le preoccupazioni per l’ennesima sottrazione di risorse al Sud sono più che giustificate se solo dopo le polemiche sorte la scorsa estate la ministra del Sud, Mara Carfagna, durante il question time al Senato del 15 luglio, ha proposto di introdurre una norma per evitare il pericolo di una sensibile riduzione degli investimenti previsti nel Mezzogiorno con l’introduzione di un “vincolo di destinazione territoriale”. Vincolo che evidentemente prima non c’era e comunque non pare oggi frenare la voracità dei sindaci lombardi. Evidentemente è un vincolo che esiste solo a chiacchiere.

Ricapitolando: secondo le indicazioni della Commissione europea (pag.8 e 9 del regolamento) l’Italia ha ricevuto la quota di fondi del Pnnr più alta di tutti i Paesi d’Europa (191,5 miliardi di euro) soprattutto per risolvere la situazione drammatica (maggiore disoccupazione e PIL inferiore) del Mezzogiorno. Al Sud quindi seguendo tali parametri doveva spettare il 65% del Pnrr, il Governo ha retrocesso a suo insindacabile giudizio questa quota al 40% (pag. 37 Pnrr), ma anche questa rischia di rimanere sulla carta senza target territoriali riducendosi così ulteriormente al 16%.

La Commissione europea al corrente della situazione tace rendendosi complice della sottrazione.

Bisogna ricordare che insieme alla Grecia siamo l’unico Paese ad aver chiesto, oltre ai sussidi, tutta la quota disponibile dei prestiti. Bisognerebbe capire cosa impedisca all’Italia, che quest’anno emetterà titoli per 600 miliardi, di emetterne altri 40 all’anno fino al ‘26 per finanziare investimenti decisi in autonomia e senza controlli della Ue, al fine di evitare di avere un quadro di “riforme” già deciso, come da dettagliato cronoprogramma dettato dall’Europa, punto per punto, per accedere ai fondi del Recovery. Il Parlamento così risulta nei fatti commissariato, l’attuazione del cronoprogramma verrà semestralmente controllato dalla Commissione e l’erogazione dei fondi resterà a rischio. Non a caso all’arrivo ad agosto dall’Europa dell’anticipo di 24,9 miliardi di euro del Recovery, il nostro Tesoro, grazie alle aste di BTP, aveva già in cassa 114,75 miliardi di euro (fonti del Tesoro).

Quando poi arriveranno i fondi bisognerà spenderli velocemente per rientrare nei tempi di utilizzo richiesti dalla Commissione UE, come evidenziato da Sala, ma così facendo è già pronta l’accusa di aver favorito “le mafie italiane”. Se invece faremo opportuni controlli, ci accuseranno di essere lenti o corrotti. Dopo il monito del vicepresidente esecutivo Valdis Dombrovskis contro frodi e mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati che bloccherebbero immediatamente i pagamenti, è infatti arrivato poche settimane fa un minaccioso articolo del quotidiano francese Le Figaro che ha titolato “Europa: occhio alle frodi con i fondi del Recovery plan”. Nell’articolo si evidenzia appunto il rischio di frodi ad opera delle “mafie italiane”.
In poche parole, comunque si muoverà l’Italia nell’utilizzo dei fondi del Recovery per l’Europa ci sarà motivo di rimbrotto, se va bene, se va male invece sarà motivo per sospendere l’erogazione dei fondi dopo la prima rata. Tanto valeva fare da soli, senza quota di prestiti.

A maggior ragione se consideriamo che la Commissione europea pur fornendo le indicazioni per l’uso del PNRR non controlla il reale utilizzo geografico dei fondi permettendo così nei fatti che questi vadano, come sempre in Italia, sole aree più ricche. Già in passato la Commissione aveva fatto orecchie da mercante quando negli anni passati i governi a trazione nordista, ad esempio coi fondi FAS teoricamente destinati al Sud, si sono inventati mille cavilli per potere dirottare risorse a Nord (coi FAS si sono pagate le multe delle quote latte degli agricoltori padani, i traghetti sul lago di Como ecc.). Evidentemente prima della possibile separazione del Paese, grazie all’autonomia differenziata, si vuole rinforzare le regioni di interesse economico dell’area franco-tedesca rispetto a quelle del Sud, malgrado le belle parole usate a sostegno teorico dei territori più deboli della UE come il nostro Mezzogiorno.

Ora, come nelle migliori truffe ad opera di veloci e furtivi mariuoli, si passa alla fase due: “Il Pacco”!

Purtroppo senza un supporto alle amministrazioni con minore capacità progettuale soprattutto per scarsità di personale per i tagli imposti da Roma in passato per la spending review, le amministrazioni del Sud, che su questo non hanno colpe, rischiano di andare in difficoltà e non riuscire a rispettare i tempi richiesti per cui questa quota del 16% potrebbe diminuire ulteriormente, come sempre a favore di territori più ricchi, guarda caso come richiesto da Sala e Gori, punta dell’iceberg degli amministratori del Nord che con tutta evidenza sono già a tavola pronti a banchettare con i fondi che saranno distratti al Sud.

È questa una situazione denunciata a più riprese, ad esempio, da de Magistris quando era Sindaco di Napoli, che aveva spesso evidenziato come, nell’arco dei suoi due mandati alla guida della città, il personale in forze al municipio partenopeo si sia ridotto del 60% e come “quelli che dovrebbero correre più veloci, vengano messi in condizione di non poter correre”. In effetti, se si getta uno sguardo alla dotazione organica delle principali città italiane, salta agli occhi come il Comune di Napoli abbia perso – nel solo triennio 2017-2019 – ben 1.654 persone. Ad esempio non è vero, o al limite è vero solo in parte, che della mancata spesa dei fondi europei destinati al Sud per le infrastrutture sono responsabili solo le Regioni del Sud, ma ci sono grosse responsabilità da parte del Governo nazionale. È effetto (dell’imbroglio) del mancato co-finanziamento. Così, ad esempio, ai tempi del Governo Renzi sono stati scippati 10 miliardi di euro al Mezzogiorno, scaricando contemporaneamente la responsabilità della sottrazione sul Sud e sulle sue, spesso presunte, inefficienze.

Ciliegina finale: i cittadini del Sud si troveranno così a dover ripagare il prestito ricevuto dalla UE, tramite le tasse pagate allo Stato, nella stessa percentuale dei cittadini dei territori del Nord che però riceveranno la gran parte dei fondi stanziati.
I territori ricchi del Nord si apprestano così ad incassare quanto dovrebbe essere destinato al Mezzogiorno per il suo rilancio, e questo prossimo furto di risorse emerge pochi giorni prima dell’approvazione, nella Legge di Bilancio, del collegato che darà il via libera all’autonomia differenziata.
Ecco perché, per i cittadini del Sud, si può parlare di vera e propria truffa del PNRR…

Fonte: Transform!italia





Leggi tutto »

 di Natale Cuccurese

Come si continua a ripetere da mesi il PNRR per il Mezzogiorno è solo una truffa ben congegnata dai soliti centri di potere politico finanziari di quella “Milano Locomotiva” a cui recentemente si è inchinato anche l’ex PdC Conte (tradendo le decine di migliaia di voti avuti al Sud dal M5s). Ora leghisti e protoleghisti di lotta e di governo iniziano a uscire allo scoperto, pronti ad intercettare, come già tante volte in passato, ogni risorsa teoricamente destinata al Mezzogiorno.

Sui giornali del 14 dicembre 2021 troviamo infatti le parole del Sindaco di Milano Sala proferite in occasione del tour ‘Italiadomani’ promosso dal governo, che ha fatto tappa il 13 dicembre a Milano: “Per Sala ‘i fondi per l’edilizia popolare sono insufficienti’. E sul palco fa pressing sul governo perchè riassegni velocemente le risorse che i Comuni del sud non saranno in grado di investire. I bandi riservano il 40% delle risorse al Sud’. Milano ha chiesto 5 miliardi, è in grado di spendere un miliardo all’anno entro il 2026. A chi è in grado di fare di più è giusto che arrivi di più. Offriamo progetti già a livello definitivo, possiamo attivare gare rapidamente e gestire ricorsi – sottolinea -. Non contesto l’idea del 40% al sud, giusto dare a tutti la possibilità di partecipare. Milano si candida a usare i residui, qualora ci siano Comuni non in grado di investire nei tempi corretti”.

Per inquadrare meglio la situazione è utile un breve riassunto delle puntate precedenti di questa vera e propria “truffa” ordita ai danni del Sud.

Lo schema che il governo di turno attua per sottrarre fondi al Sud è sempre lo stesso nei decenni: promesse vane sull’arrivo di fondi, il cui arrivo è progressivamente spostato sempre più in avanti nel tempo per poi non parlarne più.
Dopo il taglio dei fondi del Pnrr, dal 65% da destinare al Sud come indicato dall’Europa, al 40%, senza fornire nessuna giustificazione da parte del Governo, con la ministra del Sud in silenzio complice e il dibattito surreale sul Ponte sullo Stretto usato come “arma di distrazione di massa”, leggendo il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) si è scoperto che in realtà solo 35 miliardi, degli 82 miliardi annunciati dal governo, sono effettivamente allocati nel Mezzogiorno, mentre dei restanti 47 miliardi nel testo ufficiale inviato in Europa, controllando misura per misura, non c’è traccia. Di fronte alle polemiche sorte la Ministra per il Sud, Mara Carfagna, ha risposto, che la restante parte degli investimenti verrà ripartita attraverso bandi con quote territoriali con monitoraggio.
Questo aspetto sarebbe stato meglio scriverlo subito nel Piano, visto che su molti bandi non c’è alcuna quota minima territoriale e dove c’è, come il 34% nel bando nidi da 700 milioni, è una quota iniqua, perché il fabbisogno di nidi è per il 90% nel Mezzogiorno. In Italia, in 1 provincia su 4 vengono offerti almeno 33 posti in asili nido ogni 100 bimbi. Nessuna di queste province si trova a Sud. Un bambino del Sud, per questo Stato, ha sì diritto all’asilo nido, ma solo nella misura in cui gli enti locali del suo territorio sono stati capaci di vincere dei bandi competitivi con altri enti locali in luoghi più ricchi più collegati e con più personale (anche grazie ai trasferimenti statali da sempre diseguali). In caso contrario tale diritto decade e lui e la sua famiglia, che paga le stesse tasse delle famiglie che risiedono in territori più ricchi, si devono arrangiare.

Interessante notare che le preoccupazioni per l’ennesima sottrazione di risorse al Sud sono più che giustificate se solo dopo le polemiche sorte la scorsa estate la ministra del Sud, Mara Carfagna, durante il question time al Senato del 15 luglio, ha proposto di introdurre una norma per evitare il pericolo di una sensibile riduzione degli investimenti previsti nel Mezzogiorno con l’introduzione di un “vincolo di destinazione territoriale”. Vincolo che evidentemente prima non c’era e comunque non pare oggi frenare la voracità dei sindaci lombardi. Evidentemente è un vincolo che esiste solo a chiacchiere.

Ricapitolando: secondo le indicazioni della Commissione europea (pag.8 e 9 del regolamento) l’Italia ha ricevuto la quota di fondi del Pnnr più alta di tutti i Paesi d’Europa (191,5 miliardi di euro) soprattutto per risolvere la situazione drammatica (maggiore disoccupazione e PIL inferiore) del Mezzogiorno. Al Sud quindi seguendo tali parametri doveva spettare il 65% del Pnrr, il Governo ha retrocesso a suo insindacabile giudizio questa quota al 40% (pag. 37 Pnrr), ma anche questa rischia di rimanere sulla carta senza target territoriali riducendosi così ulteriormente al 16%.

La Commissione europea al corrente della situazione tace rendendosi complice della sottrazione.

Bisogna ricordare che insieme alla Grecia siamo l’unico Paese ad aver chiesto, oltre ai sussidi, tutta la quota disponibile dei prestiti. Bisognerebbe capire cosa impedisca all’Italia, che quest’anno emetterà titoli per 600 miliardi, di emetterne altri 40 all’anno fino al ‘26 per finanziare investimenti decisi in autonomia e senza controlli della Ue, al fine di evitare di avere un quadro di “riforme” già deciso, come da dettagliato cronoprogramma dettato dall’Europa, punto per punto, per accedere ai fondi del Recovery. Il Parlamento così risulta nei fatti commissariato, l’attuazione del cronoprogramma verrà semestralmente controllato dalla Commissione e l’erogazione dei fondi resterà a rischio. Non a caso all’arrivo ad agosto dall’Europa dell’anticipo di 24,9 miliardi di euro del Recovery, il nostro Tesoro, grazie alle aste di BTP, aveva già in cassa 114,75 miliardi di euro (fonti del Tesoro).

Quando poi arriveranno i fondi bisognerà spenderli velocemente per rientrare nei tempi di utilizzo richiesti dalla Commissione UE, come evidenziato da Sala, ma così facendo è già pronta l’accusa di aver favorito “le mafie italiane”. Se invece faremo opportuni controlli, ci accuseranno di essere lenti o corrotti. Dopo il monito del vicepresidente esecutivo Valdis Dombrovskis contro frodi e mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati che bloccherebbero immediatamente i pagamenti, è infatti arrivato poche settimane fa un minaccioso articolo del quotidiano francese Le Figaro che ha titolato “Europa: occhio alle frodi con i fondi del Recovery plan”. Nell’articolo si evidenzia appunto il rischio di frodi ad opera delle “mafie italiane”.
In poche parole, comunque si muoverà l’Italia nell’utilizzo dei fondi del Recovery per l’Europa ci sarà motivo di rimbrotto, se va bene, se va male invece sarà motivo per sospendere l’erogazione dei fondi dopo la prima rata. Tanto valeva fare da soli, senza quota di prestiti.

A maggior ragione se consideriamo che la Commissione europea pur fornendo le indicazioni per l’uso del PNRR non controlla il reale utilizzo geografico dei fondi permettendo così nei fatti che questi vadano, come sempre in Italia, sole aree più ricche. Già in passato la Commissione aveva fatto orecchie da mercante quando negli anni passati i governi a trazione nordista, ad esempio coi fondi FAS teoricamente destinati al Sud, si sono inventati mille cavilli per potere dirottare risorse a Nord (coi FAS si sono pagate le multe delle quote latte degli agricoltori padani, i traghetti sul lago di Como ecc.). Evidentemente prima della possibile separazione del Paese, grazie all’autonomia differenziata, si vuole rinforzare le regioni di interesse economico dell’area franco-tedesca rispetto a quelle del Sud, malgrado le belle parole usate a sostegno teorico dei territori più deboli della UE come il nostro Mezzogiorno.

Ora, come nelle migliori truffe ad opera di veloci e furtivi mariuoli, si passa alla fase due: “Il Pacco”!

Purtroppo senza un supporto alle amministrazioni con minore capacità progettuale soprattutto per scarsità di personale per i tagli imposti da Roma in passato per la spending review, le amministrazioni del Sud, che su questo non hanno colpe, rischiano di andare in difficoltà e non riuscire a rispettare i tempi richiesti per cui questa quota del 16% potrebbe diminuire ulteriormente, come sempre a favore di territori più ricchi, guarda caso come richiesto da Sala e Gori, punta dell’iceberg degli amministratori del Nord che con tutta evidenza sono già a tavola pronti a banchettare con i fondi che saranno distratti al Sud.

È questa una situazione denunciata a più riprese, ad esempio, da de Magistris quando era Sindaco di Napoli, che aveva spesso evidenziato come, nell’arco dei suoi due mandati alla guida della città, il personale in forze al municipio partenopeo si sia ridotto del 60% e come “quelli che dovrebbero correre più veloci, vengano messi in condizione di non poter correre”. In effetti, se si getta uno sguardo alla dotazione organica delle principali città italiane, salta agli occhi come il Comune di Napoli abbia perso – nel solo triennio 2017-2019 – ben 1.654 persone. Ad esempio non è vero, o al limite è vero solo in parte, che della mancata spesa dei fondi europei destinati al Sud per le infrastrutture sono responsabili solo le Regioni del Sud, ma ci sono grosse responsabilità da parte del Governo nazionale. È effetto (dell’imbroglio) del mancato co-finanziamento. Così, ad esempio, ai tempi del Governo Renzi sono stati scippati 10 miliardi di euro al Mezzogiorno, scaricando contemporaneamente la responsabilità della sottrazione sul Sud e sulle sue, spesso presunte, inefficienze.

Ciliegina finale: i cittadini del Sud si troveranno così a dover ripagare il prestito ricevuto dalla UE, tramite le tasse pagate allo Stato, nella stessa percentuale dei cittadini dei territori del Nord che però riceveranno la gran parte dei fondi stanziati.
I territori ricchi del Nord si apprestano così ad incassare quanto dovrebbe essere destinato al Mezzogiorno per il suo rilancio, e questo prossimo furto di risorse emerge pochi giorni prima dell’approvazione, nella Legge di Bilancio, del collegato che darà il via libera all’autonomia differenziata.
Ecco perché, per i cittadini del Sud, si può parlare di vera e propria truffa del PNRR…

Fonte: Transform!italia





Nessun commento:

 
[Privacy]
Design by Free WordPress Themes | Bloggerized by Lasantha - Premium Blogger Themes | Hot Sonakshi Sinha, Car Price in India