mercoledì 17 giugno 2020

Il sonno della ragione genera (statue di) mostri

di Natale Cuccurese

Che sia finalmente arrivato il momento di rimuovere dal panorama delle città del sud le statue dedicate agli uomini simbolo di una colonizzazione e da quelle dell’intero paese da quelli simbolo del fascismo…?! Se è vero, come è vero, che le “statue della vergogna” celebrano il passato, ipotecando il presente, iniziamo a rimuovere quelle dei colonizzatori venuti alla conquista del Sud grazie al “Risorgimento della monarchia sabauda”.

Quello che fu fatta passare per unificazione o addirittura liberazione e altro non fu che una guerra coloniale di conquista dove nei fatti si usarono le stesse logiche distruttive e strategie predatorie (che al Sud ancora oggi permangono) poi replicate in Etiopia qualche decennio dopo. Unica differenza nel 1860 non usarono l’iprite, ma solo perché al tempo non esisteva…

Statue che non sono pericolose perché ricordano una guerra civile dell’Ottocento, ma perché legittimano la centralità del razzismo e del colonialismo padano al Sud, ancora oggi portati ad esempio a scuola, nel terzo millennio.

E con esse permangono di pari livello titolazioni e statue a personaggi invischiati o addirittura responsabili di atrocità e deportazioni legate al fascismo. Non è possibile che ancora oggi vi siano strade, statue, dedicate a chi firmó le leggi razziali nel 1938, come Vittorio Emanuel III, insieme all’obelisco di Mussolini a Roma, al monumento ad Affile al maresciallo Graziani. Addirittura a Cassino nel 2018 si è deciso di dedicare una stele ai paracadutisti tedeschi delle SS che in quella zona avevano combattuto. Sono solo alcuni esempi di una lunga serie vergognosa.

E come è possibile che al Sud via siano toponimi dedicati a chi come Nino Bixio massacró i contadini a Bronte, a quel criminale di guerra di Cialdini che infierì sui cittadini di Gaeta e brució interi paesi. Come è possibile che via sia tutt’oggi aperto a Torino un “museo Cesare Lombroso” con resti umani di uomini che avevano combattuto per la propria terra, retrocessi a briganti dalla storiografia colonizzatrice, e le cui spoglie sono esposte oggi alle scolaresche in visita, quasi a voler inculcare sin da piccoli l’orrore e il disprezzo verso il meridionale descritto, grazie alle teorie lombrosiane, come geneticamente inferiore.

Una nazione civile avrebbe da tempo chiuso quel museo dell’orrore. Come è possibile che lo stesso Lombroso abbia una statua, oltretutto d’aspetto inquietante, in quel di Verona. All’uomo che teorizzò l’eugenetica italiana, teorie poi riprese e sviluppate dal nazismo. È ora di finirla con la propaganda dei colonizzatori venuti dal Nord che non solo hanno portato il Sud allo stadio attuale di crisi e miseria, ma che ancora insistono nel depredarlo senza posa, mai sazi, e a raccontare le solite menzogne sul Sud e sulla sua presunta inferiorità.

Ora politicanti separatisti vorrebbero continuare con le ruberie nel nome del “Regionalismo”, non a caso, figlio minore del nazionalismo. Siamo alla sublimazione di quel “ razzismo di Stato”, dall’unità stella polare di ogni governo in carica, che oggi mira a sganciare la colonia interna Mezzogiorno, dopo averla ben sfruttata e privata di diritti teoricamente garantiti dalla Costituzione, dal treno delle Regioni ricche padane che, come da desiderata europei, non devono perdere l’aggancio con le altre Regioni ricche del Nord Europa in un ipotetico e virtuoso traino, prima di creare una Europa a due velocità.

Alcuni “difensori”, spesso interessati, replicano con la tesi che i gesti di alcuni di questi “grandi uomini” destinatari di statue e toponimi a imperitura memoria, andrebbero contestualizzate al periodo storico in cui hanno vissuto. Eppure molti si opposero in quegli stessi anni al fascismo e al razzismo conquistatore, scelsero, furono partigiani, si opposero agli oppressori fascisti e razzisti, proprio nello stesso contesto. Il problema è che spesso chi ne rivendica le opere e i gesti falsifica la storia nei dettagli meno edificanti.

Vedasi il caso di Montanelli, il giornalista che dichiarò in un’intervista a Le Figaro nel febbraio del 1960 “Ah! La Sicilia! Voi avete l’Algeria, noi abbiamo la Sicilia. Ma voi non siete obbligati a dire agli algerini che sono francesi. Noi, circostanza aggravante, siamo obbligati ad accordare ai siciliani la qualità di italiani”. Lo stesso che si vantava sulle reti Rai, ed in articoli vari, di avere abusato di una minorenne locale durante il suo servizio militare in Eritrea.

La discussione sulle statue non è oziosa o secondaria, perché in realtà si sta discutendo del presente, non del passato, ci sono molte persone nella storia italiana degli oppressi che non hanno statue, non si capisce perché lasciare come esempio ai posteri proprio le statue degli oppressori, dei carnefici, dei razzisti , dei corrotti, dei criminali, dei corruttori, dei pedofili.

Non c’è bisogno di guardare fino agli USA, non c’è bisogno di guardare fino all’America Latina, guardiamo in casa nostra e al putrido racconto razzista che i media italici fanno quotidianamente, ancora oggi ogni giorno, sul Sud e non solo. Quello che è accaduto nell’ultima emergenza basta e avanza per descrivere un Paese dove il razzismo e il fascismo si respirano sempre più opprimenti e immondi nell’aria.

Attiviamoci per rimuovere statue e toponimi della vergogna partendo dalle città del Sud, attiviamoci in tutta Italia per rimuovere la cappa sovranista che si prepara ad opprimere di nuovo l’Italia.

Fonte : Transform!italia


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di Natale Cuccurese

Che sia finalmente arrivato il momento di rimuovere dal panorama delle città del sud le statue dedicate agli uomini simbolo di una colonizzazione e da quelle dell’intero paese da quelli simbolo del fascismo…?! Se è vero, come è vero, che le “statue della vergogna” celebrano il passato, ipotecando il presente, iniziamo a rimuovere quelle dei colonizzatori venuti alla conquista del Sud grazie al “Risorgimento della monarchia sabauda”.

Quello che fu fatta passare per unificazione o addirittura liberazione e altro non fu che una guerra coloniale di conquista dove nei fatti si usarono le stesse logiche distruttive e strategie predatorie (che al Sud ancora oggi permangono) poi replicate in Etiopia qualche decennio dopo. Unica differenza nel 1860 non usarono l’iprite, ma solo perché al tempo non esisteva…

Statue che non sono pericolose perché ricordano una guerra civile dell’Ottocento, ma perché legittimano la centralità del razzismo e del colonialismo padano al Sud, ancora oggi portati ad esempio a scuola, nel terzo millennio.

E con esse permangono di pari livello titolazioni e statue a personaggi invischiati o addirittura responsabili di atrocità e deportazioni legate al fascismo. Non è possibile che ancora oggi vi siano strade, statue, dedicate a chi firmó le leggi razziali nel 1938, come Vittorio Emanuel III, insieme all’obelisco di Mussolini a Roma, al monumento ad Affile al maresciallo Graziani. Addirittura a Cassino nel 2018 si è deciso di dedicare una stele ai paracadutisti tedeschi delle SS che in quella zona avevano combattuto. Sono solo alcuni esempi di una lunga serie vergognosa.

E come è possibile che al Sud via siano toponimi dedicati a chi come Nino Bixio massacró i contadini a Bronte, a quel criminale di guerra di Cialdini che infierì sui cittadini di Gaeta e brució interi paesi. Come è possibile che via sia tutt’oggi aperto a Torino un “museo Cesare Lombroso” con resti umani di uomini che avevano combattuto per la propria terra, retrocessi a briganti dalla storiografia colonizzatrice, e le cui spoglie sono esposte oggi alle scolaresche in visita, quasi a voler inculcare sin da piccoli l’orrore e il disprezzo verso il meridionale descritto, grazie alle teorie lombrosiane, come geneticamente inferiore.

Una nazione civile avrebbe da tempo chiuso quel museo dell’orrore. Come è possibile che lo stesso Lombroso abbia una statua, oltretutto d’aspetto inquietante, in quel di Verona. All’uomo che teorizzò l’eugenetica italiana, teorie poi riprese e sviluppate dal nazismo. È ora di finirla con la propaganda dei colonizzatori venuti dal Nord che non solo hanno portato il Sud allo stadio attuale di crisi e miseria, ma che ancora insistono nel depredarlo senza posa, mai sazi, e a raccontare le solite menzogne sul Sud e sulla sua presunta inferiorità.

Ora politicanti separatisti vorrebbero continuare con le ruberie nel nome del “Regionalismo”, non a caso, figlio minore del nazionalismo. Siamo alla sublimazione di quel “ razzismo di Stato”, dall’unità stella polare di ogni governo in carica, che oggi mira a sganciare la colonia interna Mezzogiorno, dopo averla ben sfruttata e privata di diritti teoricamente garantiti dalla Costituzione, dal treno delle Regioni ricche padane che, come da desiderata europei, non devono perdere l’aggancio con le altre Regioni ricche del Nord Europa in un ipotetico e virtuoso traino, prima di creare una Europa a due velocità.

Alcuni “difensori”, spesso interessati, replicano con la tesi che i gesti di alcuni di questi “grandi uomini” destinatari di statue e toponimi a imperitura memoria, andrebbero contestualizzate al periodo storico in cui hanno vissuto. Eppure molti si opposero in quegli stessi anni al fascismo e al razzismo conquistatore, scelsero, furono partigiani, si opposero agli oppressori fascisti e razzisti, proprio nello stesso contesto. Il problema è che spesso chi ne rivendica le opere e i gesti falsifica la storia nei dettagli meno edificanti.

Vedasi il caso di Montanelli, il giornalista che dichiarò in un’intervista a Le Figaro nel febbraio del 1960 “Ah! La Sicilia! Voi avete l’Algeria, noi abbiamo la Sicilia. Ma voi non siete obbligati a dire agli algerini che sono francesi. Noi, circostanza aggravante, siamo obbligati ad accordare ai siciliani la qualità di italiani”. Lo stesso che si vantava sulle reti Rai, ed in articoli vari, di avere abusato di una minorenne locale durante il suo servizio militare in Eritrea.

La discussione sulle statue non è oziosa o secondaria, perché in realtà si sta discutendo del presente, non del passato, ci sono molte persone nella storia italiana degli oppressi che non hanno statue, non si capisce perché lasciare come esempio ai posteri proprio le statue degli oppressori, dei carnefici, dei razzisti , dei corrotti, dei criminali, dei corruttori, dei pedofili.

Non c’è bisogno di guardare fino agli USA, non c’è bisogno di guardare fino all’America Latina, guardiamo in casa nostra e al putrido racconto razzista che i media italici fanno quotidianamente, ancora oggi ogni giorno, sul Sud e non solo. Quello che è accaduto nell’ultima emergenza basta e avanza per descrivere un Paese dove il razzismo e il fascismo si respirano sempre più opprimenti e immondi nell’aria.

Attiviamoci per rimuovere statue e toponimi della vergogna partendo dalle città del Sud, attiviamoci in tutta Italia per rimuovere la cappa sovranista che si prepara ad opprimere di nuovo l’Italia.

Fonte : Transform!italia


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