martedì 25 ottobre 2016

Referendum costituzionale, Il Partito del Sud per il No



Il Partito del Sud, da sempre in prima linea per il No al referendum costituzionale, ha ufficializzato ieri la sua posizione durante una conferenza stampa tenutasi presso l’Associazione Liceo Musicale di Napoli “Laura Marciano”.
Ad aprire i lavori, Andrea Balia, Vice Presidente Nazionale del Partito del Sud che ha sottolineato come per la difesa del Sud, sempre prioritaria  per il Partito, bisogna essere partigiani, di parte, di resistenza e di difesa del Sud. “Anche in questa proposta di modifica della Costituzione, abbastanza scritta male e complicata”, ha dichiarato Balia, “si intravede l’ennesimo, perpetrato, sfregio al Sud e l’ennesima disattenzione nei confronti delle problematiche del Mezzogiorno.  Senza contare che”, ha continuato Balia, “premesso che niente sia intoccabile e tutto può essere modificato e migliorato, ci sono delle parti della Costituzione che non sono mai state applicate. Parliamo, in primis, dell’articolo 3 e dell’articolo 4 dei principi fondamentali della Costituzione, quelli che prevedono uguaglianza e pari opportunità per tutti i cittadini italiani, indipendentemente dalla residenza geografica e dalla condizione sociale. Articoli fondamentali che, fino a prova contraria, non sono mai stati applicati”.
Andrea Balia ha poi parlato dei presunti risparmi che questa proposta di riforma costituzionale porterebbe, “un risparmio irrisorio che è stato quantificato in 0,84 centesimi a cittadino”.
“Secondo la proposta di riforma, il Senato non verrebbe del tutto abolito, ma ridotto nel numero, certo, ma i nuovi senatori  di questa nuova tipologia di Senato, rappresentanti regionali o i sindaci delle varie città italiane, che  assumerebbero anche l’immunità parlamentare, farebbero sì che quella che sarà una parvenza di federalismo resterebbe differenziato,  il che vuol dire che chi sta peggio, starà peggio”.
Il filo rosso della proposta della modifica costituzionale è la confusione. Questo il parere di Bruno Pappalardo, Responsabile della Regione Campania del Partito del Sud. “Altro che semplificazione. Chi ha messo mano agli articoli che si vorrebbero modificare con questo referendum, ha dimenticato che la chiarezza e la facile interpretazione da parte dei cittadini della propria Carta Costituzionale è la condizione sine qua non da rispettare, così come fatto settanta anni fa dai padri costituenti”.
C’è poi la questione accentramento dei poteri da parte del partito di maggioranza e del primo ministro che non è da sottovalutare, “come quella non meno preoccupante della mole di lavoro che graverebbe sui nuovi senatori”,  sottolinea Pappalardo. “Non ci dimentichiamo che i nuovi rappresentanti regionali e i sindaci delle varie città italiane saranno chiamati a decidere su un’infinità di questioni che non concernono solo il proprio territorio, ma anche temi nazionali ed internazionali sui quali intervenire con la giusta accuratezza non è semplice, soprattutto se e quando si hanno già delle grandi responsabilità territoriali”.
Infine, l’Avv. Vincenzo Emilio, Responsabile della sezione “Guido Dorso” di Napoli, non ha dubbi. “Si deve votare No, perché ci troviamo di fronte ad un quesito referendario che va ad incidere in maniera non irrilevante su un impianto costruito dai nostri padri, la nostra costituzione, che, così come è scritta, in maniera semplice e chiara, dove qualsiasi cittadino è in grado di comprendere il suo contenuto, è una Costituzione. In caso di vittoria del Sì, andremmo invece ad approvare quella che, a mio parere, per come è scritta, è una legge ordinaria, con una serie di riferimenti, passaggi e richiami complessi che immetterebbe nel sistema squilibri e norme poco chiare. In più, se ci riferiamo alla parte attinente all’autonomia finanziaria delle Città Metropolitane, dei Comuni e delle Regioni, la proposta di riforma porterà ad un grandissimo sperpero di denaro”.


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Il Partito del Sud, da sempre in prima linea per il No al referendum costituzionale, ha ufficializzato ieri la sua posizione durante una conferenza stampa tenutasi presso l’Associazione Liceo Musicale di Napoli “Laura Marciano”.
Ad aprire i lavori, Andrea Balia, Vice Presidente Nazionale del Partito del Sud che ha sottolineato come per la difesa del Sud, sempre prioritaria  per il Partito, bisogna essere partigiani, di parte, di resistenza e di difesa del Sud. “Anche in questa proposta di modifica della Costituzione, abbastanza scritta male e complicata”, ha dichiarato Balia, “si intravede l’ennesimo, perpetrato, sfregio al Sud e l’ennesima disattenzione nei confronti delle problematiche del Mezzogiorno.  Senza contare che”, ha continuato Balia, “premesso che niente sia intoccabile e tutto può essere modificato e migliorato, ci sono delle parti della Costituzione che non sono mai state applicate. Parliamo, in primis, dell’articolo 3 e dell’articolo 4 dei principi fondamentali della Costituzione, quelli che prevedono uguaglianza e pari opportunità per tutti i cittadini italiani, indipendentemente dalla residenza geografica e dalla condizione sociale. Articoli fondamentali che, fino a prova contraria, non sono mai stati applicati”.
Andrea Balia ha poi parlato dei presunti risparmi che questa proposta di riforma costituzionale porterebbe, “un risparmio irrisorio che è stato quantificato in 0,84 centesimi a cittadino”.
“Secondo la proposta di riforma, il Senato non verrebbe del tutto abolito, ma ridotto nel numero, certo, ma i nuovi senatori  di questa nuova tipologia di Senato, rappresentanti regionali o i sindaci delle varie città italiane, che  assumerebbero anche l’immunità parlamentare, farebbero sì che quella che sarà una parvenza di federalismo resterebbe differenziato,  il che vuol dire che chi sta peggio, starà peggio”.
Il filo rosso della proposta della modifica costituzionale è la confusione. Questo il parere di Bruno Pappalardo, Responsabile della Regione Campania del Partito del Sud. “Altro che semplificazione. Chi ha messo mano agli articoli che si vorrebbero modificare con questo referendum, ha dimenticato che la chiarezza e la facile interpretazione da parte dei cittadini della propria Carta Costituzionale è la condizione sine qua non da rispettare, così come fatto settanta anni fa dai padri costituenti”.
C’è poi la questione accentramento dei poteri da parte del partito di maggioranza e del primo ministro che non è da sottovalutare, “come quella non meno preoccupante della mole di lavoro che graverebbe sui nuovi senatori”,  sottolinea Pappalardo. “Non ci dimentichiamo che i nuovi rappresentanti regionali e i sindaci delle varie città italiane saranno chiamati a decidere su un’infinità di questioni che non concernono solo il proprio territorio, ma anche temi nazionali ed internazionali sui quali intervenire con la giusta accuratezza non è semplice, soprattutto se e quando si hanno già delle grandi responsabilità territoriali”.
Infine, l’Avv. Vincenzo Emilio, Responsabile della sezione “Guido Dorso” di Napoli, non ha dubbi. “Si deve votare No, perché ci troviamo di fronte ad un quesito referendario che va ad incidere in maniera non irrilevante su un impianto costruito dai nostri padri, la nostra costituzione, che, così come è scritta, in maniera semplice e chiara, dove qualsiasi cittadino è in grado di comprendere il suo contenuto, è una Costituzione. In caso di vittoria del Sì, andremmo invece ad approvare quella che, a mio parere, per come è scritta, è una legge ordinaria, con una serie di riferimenti, passaggi e richiami complessi che immetterebbe nel sistema squilibri e norme poco chiare. In più, se ci riferiamo alla parte attinente all’autonomia finanziaria delle Città Metropolitane, dei Comuni e delle Regioni, la proposta di riforma porterà ad un grandissimo sperpero di denaro”.


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