lunedì 5 gennaio 2015

L’UOMO DALLA VOCE DA VIOLINO

Di Bruno Pappalardo
Resta il tuo spirito quaggiù su questo suolo,
…t’ho immaginato con uno straccetto rosso al collo. 
Oddio, no, …a nulla penso di politicante ma di appartenenza .
Non potevano le tue poesie essere diverse perché trasudavano l’umido dei nostri sotterranei monti dove le voci risuonano.
Purissimo, grande ma di colpo sei diventato più alto come se osservassi dalla cima il soffitto, altre latitudini, altri orizzonti.
Moreno il tuo cuore e i tuoi occhi come la tua pelle bianca prestata all’Occidente.
Vagabondavi timido tra l’amore ma non quello dei poemi ma solo i suoi dintorni.
Agire verso l’amare poteva confonderti.
Possedere l’amore era come perdersi.
Ma c’era una castità che non volevi perdere, guastare ch’era la sua conoscenza. Giocherellare intorno
Non sei Nobile per esserlo, … essere forte e bravo ma per essere te stesso.
Curiosa e bella la tua voce che penetrava come il sibilo di un serpente buono.
La nota da violino.
Penetrava il tufo, lo bucava come panna e ritornava conducendo con se i panorami di lontani e segreti , di lontane pianure, di lontani cipressi, di lontani azzurrati rocce dove ancora vivono gli dei.
CIA’ PINU’
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Di Bruno Pappalardo
Resta il tuo spirito quaggiù su questo suolo,
…t’ho immaginato con uno straccetto rosso al collo. 
Oddio, no, …a nulla penso di politicante ma di appartenenza .
Non potevano le tue poesie essere diverse perché trasudavano l’umido dei nostri sotterranei monti dove le voci risuonano.
Purissimo, grande ma di colpo sei diventato più alto come se osservassi dalla cima il soffitto, altre latitudini, altri orizzonti.
Moreno il tuo cuore e i tuoi occhi come la tua pelle bianca prestata all’Occidente.
Vagabondavi timido tra l’amore ma non quello dei poemi ma solo i suoi dintorni.
Agire verso l’amare poteva confonderti.
Possedere l’amore era come perdersi.
Ma c’era una castità che non volevi perdere, guastare ch’era la sua conoscenza. Giocherellare intorno
Non sei Nobile per esserlo, … essere forte e bravo ma per essere te stesso.
Curiosa e bella la tua voce che penetrava come il sibilo di un serpente buono.
La nota da violino.
Penetrava il tufo, lo bucava come panna e ritornava conducendo con se i panorami di lontani e segreti , di lontane pianure, di lontani cipressi, di lontani azzurrati rocce dove ancora vivono gli dei.
CIA’ PINU’

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