mercoledì 25 settembre 2013

L’Italia, un Paese senza una visione


La giornata di oggi è quella delle forze politiche scandalizzate. Scandalizzate da cosa ? Scandalizzate dal fatto che ieri una società spagnola, la pubblica Telefonica, abbia potuto acquistare Telecom Italia e che una società francese si proponga di acquisire Alitalia.
Qualcuno dice che bisognava difendere certi asset strategici come le telecomunicazioni, altri dicono e ma “le leggi di mercato”, altri dicono bisogna difendere le società italiane.
Il vero scandalo però, secondo me, è vedere una produzione industriale crollata del 20% negli ultimi anni, un Paese quindi che perde proprio  dove era il suo punto di forza e cioè la manifattura.
Il vero scandalo è anche quello di un Paese che in 153 anni non è riuscito a colmare le distanze tra il nord e il sud (ammesso che ce ne fossero 153 anni fa), ma che anzi questa distanza l’ha aumentata facendo politiche dissennate di sviluppo senza alcuna strategia vera e senza calare modelli, se mai ce ne siano stati, a seconda delle caratteristiche dei vari territori.
Non abbiamo un modello di sviluppo dell’economia, non abbiamo un modello di sviluppo dei trasporti, non abbiamo un modello di sviluppo energetico, non abbiamo un modello di sviluppo del turismo, non abbiamo un modello di sviluppo nel Mediterraneo e un’idea di ruolo in Europa, non abbiamo un’idea di valorizzazione di tutte le nostre comunità cittadine (e di piccoli comuni) da quella più piccola a quella più grande, non abbiamo idea di cosa farcene del nostro mare e dei nostri monti.
Un sistema Paese, come spesso si sente dire, non si costruisce né sugli spread, né sulla finanza, né semplicemente sedendosi (chissà per quanto tempo ancora) al tavolo dei “grandi” della terra.
Vedere ferrovie abbandonate (7000 Km) e investimenti orientati solo sulla grande velocità senza tenere conto dell’importanza della rete dei trasporti, vedere un Paese che deve scegliere tra salute e lavoro, vedere un Paese che si occupa di un uomo solo per anni o delle beghe di questo o di quel partito, vedere un Paese che parla di Sud, ma non sa neanche dove esso sia e come esso sia, vuol dire che il nostro Paese non ha una visione strategica, è un paese in decadenza che non potrà mai ripartire giocando da protagonista.
Lo scandalo è questo ! Da decenni, forse da sempre… un Paese che non sa progettarsi, che non sa investire favorendo il futuro delle prossime generazioni e programmando non “la crescita” (parola abusata e senza significato), ma le azioni necessarie a rendere tutti gli italiani protagonisti della vita propria e dell’intero Paese senza necessità di fughe in altri luoghi del mondo.
Quello a cui stiamo assistendo è un accanimento terapeutico senza ancor aver individuato la malattia e le cure necessarie. Abbiamo Governi che si susseguono affrontando i problemi alla giornata e così come orientati dai cliché di sempre. L’Italia originale, creativa, capace di essere solidale con sé stessa e con gli altri non c’è più.
Oggi c’è un’Italia che si trincera dietro la retorica dell’unità non avendo neanche idea che per favorire lo sviluppo e il rilancio bisognerà essere comunitàbisognerà condividere valori ed esprimere un progetto di Paese che tenga conto di tutti.
Tutto questo ad oggi, non è all’ordine del giorno di nessuno… purtroppo.

Michele Dell’Edera

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La giornata di oggi è quella delle forze politiche scandalizzate. Scandalizzate da cosa ? Scandalizzate dal fatto che ieri una società spagnola, la pubblica Telefonica, abbia potuto acquistare Telecom Italia e che una società francese si proponga di acquisire Alitalia.
Qualcuno dice che bisognava difendere certi asset strategici come le telecomunicazioni, altri dicono e ma “le leggi di mercato”, altri dicono bisogna difendere le società italiane.
Il vero scandalo però, secondo me, è vedere una produzione industriale crollata del 20% negli ultimi anni, un Paese quindi che perde proprio  dove era il suo punto di forza e cioè la manifattura.
Il vero scandalo è anche quello di un Paese che in 153 anni non è riuscito a colmare le distanze tra il nord e il sud (ammesso che ce ne fossero 153 anni fa), ma che anzi questa distanza l’ha aumentata facendo politiche dissennate di sviluppo senza alcuna strategia vera e senza calare modelli, se mai ce ne siano stati, a seconda delle caratteristiche dei vari territori.
Non abbiamo un modello di sviluppo dell’economia, non abbiamo un modello di sviluppo dei trasporti, non abbiamo un modello di sviluppo energetico, non abbiamo un modello di sviluppo del turismo, non abbiamo un modello di sviluppo nel Mediterraneo e un’idea di ruolo in Europa, non abbiamo un’idea di valorizzazione di tutte le nostre comunità cittadine (e di piccoli comuni) da quella più piccola a quella più grande, non abbiamo idea di cosa farcene del nostro mare e dei nostri monti.
Un sistema Paese, come spesso si sente dire, non si costruisce né sugli spread, né sulla finanza, né semplicemente sedendosi (chissà per quanto tempo ancora) al tavolo dei “grandi” della terra.
Vedere ferrovie abbandonate (7000 Km) e investimenti orientati solo sulla grande velocità senza tenere conto dell’importanza della rete dei trasporti, vedere un Paese che deve scegliere tra salute e lavoro, vedere un Paese che si occupa di un uomo solo per anni o delle beghe di questo o di quel partito, vedere un Paese che parla di Sud, ma non sa neanche dove esso sia e come esso sia, vuol dire che il nostro Paese non ha una visione strategica, è un paese in decadenza che non potrà mai ripartire giocando da protagonista.
Lo scandalo è questo ! Da decenni, forse da sempre… un Paese che non sa progettarsi, che non sa investire favorendo il futuro delle prossime generazioni e programmando non “la crescita” (parola abusata e senza significato), ma le azioni necessarie a rendere tutti gli italiani protagonisti della vita propria e dell’intero Paese senza necessità di fughe in altri luoghi del mondo.
Quello a cui stiamo assistendo è un accanimento terapeutico senza ancor aver individuato la malattia e le cure necessarie. Abbiamo Governi che si susseguono affrontando i problemi alla giornata e così come orientati dai cliché di sempre. L’Italia originale, creativa, capace di essere solidale con sé stessa e con gli altri non c’è più.
Oggi c’è un’Italia che si trincera dietro la retorica dell’unità non avendo neanche idea che per favorire lo sviluppo e il rilancio bisognerà essere comunitàbisognerà condividere valori ed esprimere un progetto di Paese che tenga conto di tutti.
Tutto questo ad oggi, non è all’ordine del giorno di nessuno… purtroppo.

Michele Dell’Edera

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