domenica 11 agosto 2013

14 agosto 1861: l'eccidio di Pontelandolfo e i conti difficili con la nostra storia

di Gigi Di Fiore

Fonte: Il Mattino

Eccoci nei giorni di Ferragosto. Un anniversario particolare, per la storia dei primi anni di unità d'Italia. 14 agosto 1861: l'eccidio di Pontelandolfo. La cittadina, in provincia di Benevento, si è dichiarata per delibera "martire dell'unità d'Italia". Quando, in occasione delle celebrazioni per i 150 anni di unità, a Pontelandolfo arrivò Giuliano Amato nella sua veste di presidente del comitato per l'anniversario, chiese scusa a nome dell'Italia intera. E un messaggio di ricordo venne spedito anche dal presidente Giorgio Napolitano.

Pontelandolfo. Come Pietrarsa, come Gaeta, negli ultimi anni diventati luoghi simbolo di un'unità dai tanti lati oscuri. Unità calata dall'alto, imposta con la forza, cui rimase estranea l'intera classe contadina del Mezzogiorno, come osservò Antonio Gramsci.

"Giustizia è fatta su Pontelandolfo e Casalduni, esse bruciano ancora", telegrafò il tenente colonnello Pier Eleonoro Negri, vicentino al comando dei 400 bersaglieri che nella notte irruppero nel paese. Diritto di rappresaglia, in una zona dove non c'era guerra dichiarata, Era in corso, però, il più sanguinoso conflitto civile della storia unitaria: le rivolte contadine bollate come brigantaggio.

Qualche giorno prima, nella strada verso Casalduni, erano stati uccisi 41 soldati al comando del tenente Cesare Bracci, inviati a controllare la zona, dove si muovevano numerose bande. La più importante era quella guidata da Cosimo Giordano. Il comando italiano a Napoli, con il luogotenente Enrico Cialdini, decise la rappresaglia. Una colonna, guidata dal maggiore Carlo Melegari, si diresse a Casalduni. L'altro, quella di Negri, a Pontelandolfo.

Immagini che ricordano il film Soldato blu, con le giubbe azzurre a distruggere il villaggio di pellerossa cogliendo nel sonno gli indiani. Successe anche a Pontelandolfo. Il Sud Far West dell'Italia, nei mesi post-unitari.Tutto fu distrutto, rimasero in piedi solo tre case. E, nel dicembre successivo, l'episodio venne ricordato in Parlamento a Torino dal deputato milanese Giuseppe Ferrari. Parlò di "giustizia barbara".

I morti contati dai giornali dell'epoca furono 146, ma la stima esatta non si è mai conosciuta: molti furono travolti dall'incendio delle loro case, di altri i familiari ebbero vergogna e timore a denunciarne la scomparsa attraverso i registri parrocchiali. Eppure, la stima comparata dei defunti in zona di quegli anni, nota un incremento tra il 1861-62. Sintomatico. Una lapide, fuori al comune di Pontelandolfo, ricorda le vittime dai nomi certi. Anche la toponomastica è mutata due anni fa: ora strade e piazze ricordano i nomi di alcuni di quei morti.

Anche così il Mezzogiorno fu unito all'Italia, Sangue, repressione e violenze, da non dimenticare. E non per spirito di nostalgia con il passato, o per seminare odio e separazioni, ma per non rimuovere la memoria. Il quadro dell'unificazione deve essere completo e noto a tutti.  Come gli americani, dovremmo finalmente cominciare a fare i conti con la nostra storia. Senza polemiche e con serenità. Altrimenti, per la nostra povera Italia, non ci sarà futuro.

Fonte: Il Mattino


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di Gigi Di Fiore

Fonte: Il Mattino

Eccoci nei giorni di Ferragosto. Un anniversario particolare, per la storia dei primi anni di unità d'Italia. 14 agosto 1861: l'eccidio di Pontelandolfo. La cittadina, in provincia di Benevento, si è dichiarata per delibera "martire dell'unità d'Italia". Quando, in occasione delle celebrazioni per i 150 anni di unità, a Pontelandolfo arrivò Giuliano Amato nella sua veste di presidente del comitato per l'anniversario, chiese scusa a nome dell'Italia intera. E un messaggio di ricordo venne spedito anche dal presidente Giorgio Napolitano.

Pontelandolfo. Come Pietrarsa, come Gaeta, negli ultimi anni diventati luoghi simbolo di un'unità dai tanti lati oscuri. Unità calata dall'alto, imposta con la forza, cui rimase estranea l'intera classe contadina del Mezzogiorno, come osservò Antonio Gramsci.

"Giustizia è fatta su Pontelandolfo e Casalduni, esse bruciano ancora", telegrafò il tenente colonnello Pier Eleonoro Negri, vicentino al comando dei 400 bersaglieri che nella notte irruppero nel paese. Diritto di rappresaglia, in una zona dove non c'era guerra dichiarata, Era in corso, però, il più sanguinoso conflitto civile della storia unitaria: le rivolte contadine bollate come brigantaggio.

Qualche giorno prima, nella strada verso Casalduni, erano stati uccisi 41 soldati al comando del tenente Cesare Bracci, inviati a controllare la zona, dove si muovevano numerose bande. La più importante era quella guidata da Cosimo Giordano. Il comando italiano a Napoli, con il luogotenente Enrico Cialdini, decise la rappresaglia. Una colonna, guidata dal maggiore Carlo Melegari, si diresse a Casalduni. L'altro, quella di Negri, a Pontelandolfo.

Immagini che ricordano il film Soldato blu, con le giubbe azzurre a distruggere il villaggio di pellerossa cogliendo nel sonno gli indiani. Successe anche a Pontelandolfo. Il Sud Far West dell'Italia, nei mesi post-unitari.Tutto fu distrutto, rimasero in piedi solo tre case. E, nel dicembre successivo, l'episodio venne ricordato in Parlamento a Torino dal deputato milanese Giuseppe Ferrari. Parlò di "giustizia barbara".

I morti contati dai giornali dell'epoca furono 146, ma la stima esatta non si è mai conosciuta: molti furono travolti dall'incendio delle loro case, di altri i familiari ebbero vergogna e timore a denunciarne la scomparsa attraverso i registri parrocchiali. Eppure, la stima comparata dei defunti in zona di quegli anni, nota un incremento tra il 1861-62. Sintomatico. Una lapide, fuori al comune di Pontelandolfo, ricorda le vittime dai nomi certi. Anche la toponomastica è mutata due anni fa: ora strade e piazze ricordano i nomi di alcuni di quei morti.

Anche così il Mezzogiorno fu unito all'Italia, Sangue, repressione e violenze, da non dimenticare. E non per spirito di nostalgia con il passato, o per seminare odio e separazioni, ma per non rimuovere la memoria. Il quadro dell'unificazione deve essere completo e noto a tutti.  Come gli americani, dovremmo finalmente cominciare a fare i conti con la nostra storia. Senza polemiche e con serenità. Altrimenti, per la nostra povera Italia, non ci sarà futuro.

Fonte: Il Mattino


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