mercoledì 10 luglio 2013

IL PARTITO DEL SUD CONTRO LA MODIFICA PREVISTA DELL'ATTUALE CARTA COSTITUZIONALE !

Nel silenzio generale sta passando un piano, con poche luci e molte ombre, che sembrerebbe prevedere lo stravolgimento della Costituzione repubblicana nata dalla resistenza.

Il governo Letta, nel procedere a tappe forzate per mantenere l’impegno assunto con il capo dello Stato a farsi motore di propulsione delle modifiche alla Carta Costituzionale, ha infatti nominato una commissione ( l’ennesima) di 40 saggi (20 deputati, 20 senatori) che si accinge a metter mano all’art. 138 della Costituzione, articolo che impedisce che la Costituzione possa essere facilmente e liberamente manomessa al di fuori della complessa procedura costituzionale, che prescrive tempi certi e prevede per ben due volte il voto di ciascuna camera, il tutto seguito da un referendum popolare di approvazione finale.

Invece i 40 saggi inizieranno, sembra seguendo indicazioni precise, proprio dallo stravolgere il dettato dell’art 138 per "ammorbidire" il tutto e rendere plausibile una nuova versione della costituzione, probabilmente più malleabile da chi detiene il potere, per poter poi procedere al opera del governassimo attuale, o dei futuri, nel blindare il potere dell’esecutivo fino ad approdare ad una qualche forma di presidenzialismo, così come pare da indiscrezioni di stampa ;  quel presidenzialismo  tanto caro ad esempio alla P2 , i cui aderenti vedrebbero così realizzarsi a posteriori l’intero programma preparato negli anni ‘70..anno dopo anno..riforma dopo riforma, potere dopo potere.

Operando quindi i "saggi" in una prima fase al di fuori dal controllo del Parlamento, l'impressione è che si voglia procedere per esautorare da scelte condivise al riguardo non solo i parlamentari ma anche i cittadini, che già non hanno potuto esprimere le proprie preferenze alle ultime elezioni e ormai non sono più rappresentati da nessuno, riducendoli pertanto a sudditi e privandoli forse anche della possibilità di esprimersi con il referendum finale su una questione di così vitale importanza. 

In altre parole il potere sembra discendere dal potere e non certo dal voto e in quelle segrete stanze si decide tutto ed il contrario di tutto in base a ragionamenti e calcoli che ignorano la continua vigilanza del cittadino anche nella formazione del nuovo testo e quindi non solo il bene comune ma anche la discussione parlamentare, quasi fosse solo inutile e fastidiosa perdita di tempo da concedersi eventualmente, quale pudibonda foglia di fico, solo a cose fatte e a posteriori. D’altra parte già due anni fa si è visto come del parere del “popolo sovrano” poco o nulla importi a questa classe politica e come dei referendum di allora, e del loro risultato, quasi nessuno ne abbia tenuto conto, tranne poche valide eccezioni a livello locale come ad esempio a Napoli grazie al Sindaco De Magistris .

 Quando perciò sentiamo parlare con piglio deciso di “riforme per il bene del paese”, che non seguano l'iter preciso previsto dalla vigente Costituzione ma che cerchino di perseguire fantasiose scorciatoie,  parliamo solo e sempre di questo progressivo svuotamento di quelle che sono le prerogative del Parlamento e quindi dei diritti dei cittadini che questo dovrebbe rappresentare; riforme in senso verticistico, riforme intese come una sempre maggior perdita di potere e di vigilanza sulla cosa pubblica da parte del cittadino e degli attuali organi di controllo.

 Pertanto il dovere democratico di tutti noi è solo e assolutamente quello di difendere l’attuale Costituzione che è attualissima e va solo e semplicemente applicata in ogni sua parte,  cosa che non è mai stata fatta fino ad oggi con risultati tragici e sotto gli occhi di tutti, e che certamente non è quella “costituzione superata dai tempi” come vorrebbe far apparire la cantilena, in passato prerogativa dei soli berluscones, adesso declinata da tutti grazie a questo vergognoso abbraccio partitocratico.

 Il nostro dovere perciò è quello di batterci democraticamente e da subito affinchè non si verifichi il pernicioso stravolgimento costituzionale che alcuni poteri sembrerebbero voler portare a termine senza seguire l'iter vigente, dopodiché pretendere a gran voce una nuova leggere elettorale che superi l’attuale, antidemocratica, per poi tornare quanto prima al voto nella speranza di mandare a casa quanto prima questi signori.

Natale Cuccurese
Presidente Nazionale Partito del Sud




Articolo 138

Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione [cfr. art. 72 c.4].
Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare [cfr. art. 87 c.6] quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata [cfr. artt. 73 c.187 c.5 ], se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi.
Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti.


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Nel silenzio generale sta passando un piano, con poche luci e molte ombre, che sembrerebbe prevedere lo stravolgimento della Costituzione repubblicana nata dalla resistenza.

Il governo Letta, nel procedere a tappe forzate per mantenere l’impegno assunto con il capo dello Stato a farsi motore di propulsione delle modifiche alla Carta Costituzionale, ha infatti nominato una commissione ( l’ennesima) di 40 saggi (20 deputati, 20 senatori) che si accinge a metter mano all’art. 138 della Costituzione, articolo che impedisce che la Costituzione possa essere facilmente e liberamente manomessa al di fuori della complessa procedura costituzionale, che prescrive tempi certi e prevede per ben due volte il voto di ciascuna camera, il tutto seguito da un referendum popolare di approvazione finale.

Invece i 40 saggi inizieranno, sembra seguendo indicazioni precise, proprio dallo stravolgere il dettato dell’art 138 per "ammorbidire" il tutto e rendere plausibile una nuova versione della costituzione, probabilmente più malleabile da chi detiene il potere, per poter poi procedere al opera del governassimo attuale, o dei futuri, nel blindare il potere dell’esecutivo fino ad approdare ad una qualche forma di presidenzialismo, così come pare da indiscrezioni di stampa ;  quel presidenzialismo  tanto caro ad esempio alla P2 , i cui aderenti vedrebbero così realizzarsi a posteriori l’intero programma preparato negli anni ‘70..anno dopo anno..riforma dopo riforma, potere dopo potere.

Operando quindi i "saggi" in una prima fase al di fuori dal controllo del Parlamento, l'impressione è che si voglia procedere per esautorare da scelte condivise al riguardo non solo i parlamentari ma anche i cittadini, che già non hanno potuto esprimere le proprie preferenze alle ultime elezioni e ormai non sono più rappresentati da nessuno, riducendoli pertanto a sudditi e privandoli forse anche della possibilità di esprimersi con il referendum finale su una questione di così vitale importanza. 

In altre parole il potere sembra discendere dal potere e non certo dal voto e in quelle segrete stanze si decide tutto ed il contrario di tutto in base a ragionamenti e calcoli che ignorano la continua vigilanza del cittadino anche nella formazione del nuovo testo e quindi non solo il bene comune ma anche la discussione parlamentare, quasi fosse solo inutile e fastidiosa perdita di tempo da concedersi eventualmente, quale pudibonda foglia di fico, solo a cose fatte e a posteriori. D’altra parte già due anni fa si è visto come del parere del “popolo sovrano” poco o nulla importi a questa classe politica e come dei referendum di allora, e del loro risultato, quasi nessuno ne abbia tenuto conto, tranne poche valide eccezioni a livello locale come ad esempio a Napoli grazie al Sindaco De Magistris .

 Quando perciò sentiamo parlare con piglio deciso di “riforme per il bene del paese”, che non seguano l'iter preciso previsto dalla vigente Costituzione ma che cerchino di perseguire fantasiose scorciatoie,  parliamo solo e sempre di questo progressivo svuotamento di quelle che sono le prerogative del Parlamento e quindi dei diritti dei cittadini che questo dovrebbe rappresentare; riforme in senso verticistico, riforme intese come una sempre maggior perdita di potere e di vigilanza sulla cosa pubblica da parte del cittadino e degli attuali organi di controllo.

 Pertanto il dovere democratico di tutti noi è solo e assolutamente quello di difendere l’attuale Costituzione che è attualissima e va solo e semplicemente applicata in ogni sua parte,  cosa che non è mai stata fatta fino ad oggi con risultati tragici e sotto gli occhi di tutti, e che certamente non è quella “costituzione superata dai tempi” come vorrebbe far apparire la cantilena, in passato prerogativa dei soli berluscones, adesso declinata da tutti grazie a questo vergognoso abbraccio partitocratico.

 Il nostro dovere perciò è quello di batterci democraticamente e da subito affinchè non si verifichi il pernicioso stravolgimento costituzionale che alcuni poteri sembrerebbero voler portare a termine senza seguire l'iter vigente, dopodiché pretendere a gran voce una nuova leggere elettorale che superi l’attuale, antidemocratica, per poi tornare quanto prima al voto nella speranza di mandare a casa quanto prima questi signori.

Natale Cuccurese
Presidente Nazionale Partito del Sud




Articolo 138

Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione [cfr. art. 72 c.4].
Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare [cfr. art. 87 c.6] quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata [cfr. artt. 73 c.187 c.5 ], se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi.
Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti.


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