domenica 14 luglio 2013

Agosto di 150 anni fa, sì alla legge Pica sul brigantaggio. E fu il via alle norme speciali per il Su

di Gigi Di Fiore

Fonte : Il Mattino

Tra un mese saranno 150 anni. L'italia dell'eterna emergenza, l'Italia dei provvedimenti speciali cominciava proprio da lì, dalla legge Pica. Era il 15 agosto del 1863, quando il neonato Parlamento di Palazzo Carignano a Torino disse sì a quei nove articoli scritti per reprimere, con le maniere forti, la rivolta del brigantaggio nelle regioni meridionali.

Sì, la prima legge eccezionale del nostro Paese iniziò da tribunali militari, fucilazioni senza garanzie, controllo militare di sei regioni. Di proroga in proroga, con quelle norme si arrivò al 1865. Dopo lo stato d'assedio del 1862, approvato anche per frenare i colpi di coda dei garibaldini all'Aspromonte, fu di fatto una separazione giuridica dell'Italia.

Il Paese unito due anni prima veniva diviso sulla Costituzione: nel centro-nord osservanza delle garanzie costituzionali, al Sud lo Statuto albertino diventava carta straccia. A vantaggio del potere militare, che calpestava il principio del giudice naturale e mortificava il diritto alla difesa. A proporre la legge fu un deputato abruzzese: Giuseppe Pica.

Fu introdotto, per la prima volta, anche il termine di camorrista in una norma. Bastava un sospetto, una soffiata e si poteva essere esaminati da una commissione provinciale che poteva inviare il presunto camorrista al domicilio coatto. Camorristi in città, briganti nelle campagne.

Qualche anno fa, gli Archivi di Stato pubblicarono dei preziosi volumi con l'elenco di tutti i documenti conservati in Italia sul brigantaggio post-unitario. Una mole enorme di fonti che forniscono un quadro drammatico delle lacrime e sangue di quegli anni nel Mezzogiorno d'Italia.

Commissioni provinciali, tribunali speciali, udienze rapide. Solo fino al 1864, i tribunali militari affrontarono 3616 processi con 9290 imputati. E il generale Alfonso La Marmora, prefetto e comandante militare a Napoli, sul periodo che aveva preceduto la legge dichiarò: "Da maggio 1861 a febbraio 1863 abbiamo ucciso o fucilato 7151 briganti".

Mano pesante. Repressione, nel Far West a Sud dell'Italia. La legge che violava lo Statuto se la rideva sull'eguaglianza dei cittadini italiani: quelli del centro-nord erano più uguali degli altri.

Dalla legge Pica si è arrivati alle leggi straordinarie in materia economica, poi a quelle sulla criminalità organizzata. Scrisse Aurelio Saffi, garibaldino e componente della commissione d'inchiesta sul brigantaggio, alla moglie: "La natura del brigantaggio è essenzialmente sociale e, per accidente, politica. La causa radicale e permanente è la misera condizione de' braccianti lavoratori delle campagne e de' pastori".

Fonte : Il Mattino


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di Gigi Di Fiore

Fonte : Il Mattino

Tra un mese saranno 150 anni. L'italia dell'eterna emergenza, l'Italia dei provvedimenti speciali cominciava proprio da lì, dalla legge Pica. Era il 15 agosto del 1863, quando il neonato Parlamento di Palazzo Carignano a Torino disse sì a quei nove articoli scritti per reprimere, con le maniere forti, la rivolta del brigantaggio nelle regioni meridionali.

Sì, la prima legge eccezionale del nostro Paese iniziò da tribunali militari, fucilazioni senza garanzie, controllo militare di sei regioni. Di proroga in proroga, con quelle norme si arrivò al 1865. Dopo lo stato d'assedio del 1862, approvato anche per frenare i colpi di coda dei garibaldini all'Aspromonte, fu di fatto una separazione giuridica dell'Italia.

Il Paese unito due anni prima veniva diviso sulla Costituzione: nel centro-nord osservanza delle garanzie costituzionali, al Sud lo Statuto albertino diventava carta straccia. A vantaggio del potere militare, che calpestava il principio del giudice naturale e mortificava il diritto alla difesa. A proporre la legge fu un deputato abruzzese: Giuseppe Pica.

Fu introdotto, per la prima volta, anche il termine di camorrista in una norma. Bastava un sospetto, una soffiata e si poteva essere esaminati da una commissione provinciale che poteva inviare il presunto camorrista al domicilio coatto. Camorristi in città, briganti nelle campagne.

Qualche anno fa, gli Archivi di Stato pubblicarono dei preziosi volumi con l'elenco di tutti i documenti conservati in Italia sul brigantaggio post-unitario. Una mole enorme di fonti che forniscono un quadro drammatico delle lacrime e sangue di quegli anni nel Mezzogiorno d'Italia.

Commissioni provinciali, tribunali speciali, udienze rapide. Solo fino al 1864, i tribunali militari affrontarono 3616 processi con 9290 imputati. E il generale Alfonso La Marmora, prefetto e comandante militare a Napoli, sul periodo che aveva preceduto la legge dichiarò: "Da maggio 1861 a febbraio 1863 abbiamo ucciso o fucilato 7151 briganti".

Mano pesante. Repressione, nel Far West a Sud dell'Italia. La legge che violava lo Statuto se la rideva sull'eguaglianza dei cittadini italiani: quelli del centro-nord erano più uguali degli altri.

Dalla legge Pica si è arrivati alle leggi straordinarie in materia economica, poi a quelle sulla criminalità organizzata. Scrisse Aurelio Saffi, garibaldino e componente della commissione d'inchiesta sul brigantaggio, alla moglie: "La natura del brigantaggio è essenzialmente sociale e, per accidente, politica. La causa radicale e permanente è la misera condizione de' braccianti lavoratori delle campagne e de' pastori".

Fonte : Il Mattino


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