Non ci può essere unità se non c’è uguaglianza.
Il 17 Marzo c’è poco da
festeggiare
Ci accingiamo a rievocare il 17 marzo l’Unità d’Italia e ancora una volta, purtroppo, il rischio
(molto concreto) è che la retorica prenda il sopravvento sulla sostanza.
L’Unità d’Italia
acquista valore se gli italiani sono messi in condizioni di unità davanti alle
sfide del futuro e del presente.
Non
ci può essere unità se non c’è uguaglianza. E’ per questo motivo che il Partito del Sud invita istituzioni e
cittadini a riflettere su quanto della sbandierata unità oggi è stato attuato a
155 anni dalla proclamazione (in francese) del Regno d’Italia.
Quello che oggi sappiamo è:
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Che la storia che viene raccontata e fatta
studiare nelle scuole non è ciò che è veramente accaduto 155 anni fa.
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Che il Sud non era così arretrato così come lo
si è voluto dipingere
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Che l’emigrazione dalle nostre terre è iniziata dopo 1861
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Che la chiusura delle fabbriche, fiore
all’occhiello del sud, si sono avute dopo l’Unità d’Italia
●
Che il Brigantaggio non è stato un evento di
delinquenza comune, ma è stato anche, e soprattutto, rivolta ai soprusi degli
occupanti e dei signori subito passati con i vincitori.
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Che al Sud, ancora oggi, non ci sono ferrovie
degne di questo nome
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Che al Sud, non ci sono investimenti
infrastrutturali degni di questo nome
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Che al Sud, gli interessi bancari sono più
elevati che al nord
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Che al Sud, le assicurazioni costano di più e
che non è vero che al sud ci sono più truffe che in altre parti d’Italia (dati
ISVAP)
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Che le assicurazioni auto sono obbligatorie e
che quindi i cittadini del Sud onesti non possono essere discriminati rispetto
a quelli del nord. (articolo 3 della Costituzione)
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Che l’agricoltura e l’agroalimentare sono
l’ossatura portante della nostra economia e che invece vengono considerati come
un elemento secondario del PIL.
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Che ciò che nei decenni è stato spacciato come
intervento straordinario al sud da parte dello stato, si è rivelato in realtà
un intervento sostituivo di quanto l’Italia doveva al Sud.
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Che non è vero che il Sud vive alle spalle del
Nord.
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Che non è vero che il sistema universitario del
Sud sia peggiore di quello del nord pur in presenza di investimenti minori, di
forte discriminazione e di un’infima propaganda.
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Che quasi la totalità degli interventi per
favorire le imprese al Sud sono finiti alle imprese del nord che sono venute,
hanno intercettato i finanziamenti e poi sono scappate via.
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Che il Sud è visto solo come un grande immenso
mercato.
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Che il Sud non deve intraprendere.
●
Che al Sud è concesso, per disperazione, di
subire solo il ricatto o lavoro o salute
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Che il Sud è visto, grazie a una connivenza
vomitevole tra malavita, politica e imprese senza scrupoli (quasi sempre del
nord), come una grande discarica.
●
Che sulle scuole del Sud si investe molto meno
(quasi nulla) rispetto alle scuole del nord
●
Che le risorse del sud, petrolio, energie
alternative, risorse varie del suolo e del sottosuolo, sono prelevate al sud
per arricchire aziende del nord o del resto d’Europa per lasciare al sud solo
l’inquinamento
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Che il Sud non merita una classe politica pronta
a cedere tutto per un piatto di lenticchie
●
Che tutti gli italiani hanno il diritto, con le
preferenze, di votare gli uomini e le donne che li rappresentano.
Allora, se è vero tutto questo, chiediamo quanto meno di festeggiare la
verità.
L’Unità si costruisce con i fatti e l’attenzione alle persone, ai
cittadini,
non con la retorica.
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