giovedì 23 febbraio 2012

Lezione di civiltà, in Inghilterra osannano la città di Napoli




La vittoria del Napoli sul Chelsea ha ispirato i sudditi di Sua Maestà. E sui giornali di ieri e nelle corrispondenze televisive era tutto un fiorire di omaggi alla cultura napoletana e campana

Prendi un napoletano e un londinese. Roba da barzelletta, coppia che più scoppiata non si può. Ma è bastata una partita di calcio per rendere l’uno un po’ più simile all’altro e viceversa. La vittoria del Napoli sul Chelsea ha ispirato i sudditi di Sua Maestà.
E sui giornali di ieri e nelle corrispondenze televisive era tutto un fiorire di omaggi alla cultura napoletana e campana. Il Vesuvio (un’arrampicata da niente in confronto alla scalata di Champions League che ora il Chelsea si ritrova di fronte, sostiene il Sun) è il più citato. Seguono le rovine di Pompei (quelle in cui si trova ora Andrè Villas-Boas che sta per perdere il posto, paragona il Guardian), la pizza e persino O’ surdato ‘nnammurato, citazione colta del Daily Mail che avvicina le sfortune del soldato che scrive la sua ultima lettera a quelle dell’allenatore del Chelsea, probabilmente in panchina per le ultime ore. Nel calderone finisce anche il detto vedi Napoli e poi muori. Che diventa: «Gioca contro il Napoli e poi muori» per il Mirror, mentre per l’Independent assume tutto un altro significato dopo aver assistito alle prodezze di Lavezzi e Cavani, che hanno assassinato senza pietà la difesa dei Blues.

Lode dunque ai giornalisti inglesi, che si sono informati e sono andati finalmente oltre ai soliti stereotipi di Napoli città violenta e pericolosa, alimentati non poco dal Manchester City, che istruiva i suoi fan sulla trasferta con gli stessi patemi d’animo che si riservano a chi parte per il fronte in Afghanistan. I Blues hanno invece lasciato il compito a due tifosi che hanno vissuto per un po’ a Napoli e che hanno segnalato sul sito della squadra i posti più belli da visitare e i migliori ristoranti.

Ma lode va anche ai tifosi napoletani per una volta definiti «esuberanti e calorosi» piuttosto che violenti e pericolosi. Tanto ospitali da aver offerto un boccale ai supporter avversari, tanto devoti da essere arrivati al San Paolo due ore prima l’inizio del match nonostante il diluvio e così sfavillanti da aver provocato uno shock culturale agli inglesi (secondo il Times) abituati ai più miti incoraggiamenti degli spalti di Premier League. «Una città che di solito divide questa volta ha lasciato una chiara impressione», scrive sempre il Times.
È bastata una partita a sdoganare Napoli in Europa e a legittimare una città che di solito è conosciuta solo come culla della camorra? Forse era così facile che nessuno ci aveva mai pensato. Eppure si sa, il calcio è un buon ambasciatore perché parla alle masse in un linguaggio universale. Certo qualche critica non manca tra i pignoli britannici. Il San Paolo «è una mostruosità del dopo guerra, rinnovato prima di Italia ’90, ma che non ha più visto una mano di vernice da allora, ed è tanto brutto quanto intimidatorio» fa sapere ancora il Times. Forse possiamo anche capirli, in fondo sono abituati alla maestosità di Wembley. Ma sarebbe bello dare loro un’altra lezione di civiltà. L’occasione arriverà prestissimo, tra tre settimane. Napoli e i napoletani ne sono all’altezza, basta solo volerlo.

ga.b.


Fonte: Il Mattino

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La vittoria del Napoli sul Chelsea ha ispirato i sudditi di Sua Maestà. E sui giornali di ieri e nelle corrispondenze televisive era tutto un fiorire di omaggi alla cultura napoletana e campana

Prendi un napoletano e un londinese. Roba da barzelletta, coppia che più scoppiata non si può. Ma è bastata una partita di calcio per rendere l’uno un po’ più simile all’altro e viceversa. La vittoria del Napoli sul Chelsea ha ispirato i sudditi di Sua Maestà.
E sui giornali di ieri e nelle corrispondenze televisive era tutto un fiorire di omaggi alla cultura napoletana e campana. Il Vesuvio (un’arrampicata da niente in confronto alla scalata di Champions League che ora il Chelsea si ritrova di fronte, sostiene il Sun) è il più citato. Seguono le rovine di Pompei (quelle in cui si trova ora Andrè Villas-Boas che sta per perdere il posto, paragona il Guardian), la pizza e persino O’ surdato ‘nnammurato, citazione colta del Daily Mail che avvicina le sfortune del soldato che scrive la sua ultima lettera a quelle dell’allenatore del Chelsea, probabilmente in panchina per le ultime ore. Nel calderone finisce anche il detto vedi Napoli e poi muori. Che diventa: «Gioca contro il Napoli e poi muori» per il Mirror, mentre per l’Independent assume tutto un altro significato dopo aver assistito alle prodezze di Lavezzi e Cavani, che hanno assassinato senza pietà la difesa dei Blues.

Lode dunque ai giornalisti inglesi, che si sono informati e sono andati finalmente oltre ai soliti stereotipi di Napoli città violenta e pericolosa, alimentati non poco dal Manchester City, che istruiva i suoi fan sulla trasferta con gli stessi patemi d’animo che si riservano a chi parte per il fronte in Afghanistan. I Blues hanno invece lasciato il compito a due tifosi che hanno vissuto per un po’ a Napoli e che hanno segnalato sul sito della squadra i posti più belli da visitare e i migliori ristoranti.

Ma lode va anche ai tifosi napoletani per una volta definiti «esuberanti e calorosi» piuttosto che violenti e pericolosi. Tanto ospitali da aver offerto un boccale ai supporter avversari, tanto devoti da essere arrivati al San Paolo due ore prima l’inizio del match nonostante il diluvio e così sfavillanti da aver provocato uno shock culturale agli inglesi (secondo il Times) abituati ai più miti incoraggiamenti degli spalti di Premier League. «Una città che di solito divide questa volta ha lasciato una chiara impressione», scrive sempre il Times.
È bastata una partita a sdoganare Napoli in Europa e a legittimare una città che di solito è conosciuta solo come culla della camorra? Forse era così facile che nessuno ci aveva mai pensato. Eppure si sa, il calcio è un buon ambasciatore perché parla alle masse in un linguaggio universale. Certo qualche critica non manca tra i pignoli britannici. Il San Paolo «è una mostruosità del dopo guerra, rinnovato prima di Italia ’90, ma che non ha più visto una mano di vernice da allora, ed è tanto brutto quanto intimidatorio» fa sapere ancora il Times. Forse possiamo anche capirli, in fondo sono abituati alla maestosità di Wembley. Ma sarebbe bello dare loro un’altra lezione di civiltà. L’occasione arriverà prestissimo, tra tre settimane. Napoli e i napoletani ne sono all’altezza, basta solo volerlo.

ga.b.


Fonte: Il Mattino

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