venerdì 24 febbraio 2012

De Magistris: lista di indignati e liberali


(di Massimiliano Amato da l’Unità) «C’è voglia di una proposta politica forte, profondamente innovativa. Se riusciremo a metterla in campo, aiuteremo il centrosinistra a imboccare la strada del vero cambiamento, sia rispetto al berlusconismo che all’attuale governo tecnico». Senti parlare Luigi de Magistris ed è come se la campagna elettorale che lo ha incoronato primo cittadino di Napoli meno di un anno fa non fosse mai finita. I toni, le parole e gli argomenti che seleziona per parlare della Lista civica nazionale sono gli stessi che gli hanno permesso di rovesciare il tavolo nella città più problematica d’Europa. E pazienza se la fase politica apertasi con l’uscita di scena del Cavaliere è tutt’altra. Un mese fa il “sindaco arancione” ha convocato i primi stati generali del nuovo soggetto. Il pretesto è stato il primo Forum nazionale dei beni comuni: «Perché da lì si parte, dalla riscoperta di valori che liberismo e globalizzazione selvaggi hanno massacrato. Il concetto di bene comune sarà la carta d’identità, il filo rosso, il dna di quest’esperienza». Il partito del futuro «Lo immagino leggero, un movimento di persone credibili che si candidano alla guida del centrosinistra e al governo del Paese»

Non è che, per caso, si sta aprendo la strada a nuovi personalismi?
«Premesso che le idee camminano sulle gambe degli uomini, la tesi è politicamente infondata. Per due motivi. Il primo: tutti i sindaci che si stanno impegnando in questo progetto, nel 2013 non saranno candidati al Parlamento. Ciascuno di noi continuerà a occuparsi della città che amministra. Il secondo: questo è un tentativo molto serio di selezionare una nuova classe dirigente da mettere a disposizione dei partiti del centrosinistra, a cui non ci contrapponiamo. È una sfida alle degenerazioni della partitocrazia: se la politica si sente minacciata, ha l’onere della prova. Dimostri che stiamo sbagliando noi. Dubito che possa farlo, in questo momento».
Perché è cosi sicuro?
«Fermiamoci al centrosinistra. La mera unione dei partiti che lo compongono non dà sufficienti garanzie per il cambiamento. E poi: lei ritiene che in questo momento si possa parlare di unità? La celebre foto di Vasto non è più tanto veritiera. Sulle politiche del governo Monti si sono già aperte crepe tra il Pd e i suoi alleati. Se andassimo al voto domani sarebbe concepibile solo un’alleanza tra Idv, SeL e Federazione della Sinistra. E allora il Pd non può più eludere il confronto. Il mio auspicio è che il maggiore partito del centrosinistra eviti le trappole che l’attuale fase presenta. Ma non do affatto per scontato che ci riesca».
Insomma, diciamola tutta lei auspica che anche il Pd si apra a una robusta iniezione di radicalità. Giusto?
«Mi piace molto questa parola: chi la demonizza dimostra di aver capito poco di quello che è accaduto negli ultimi due anni. Non voglio enfatizzare il mio successo a Napoli, però è un fatto che, al ballottaggio, e in misura minore perfino al primo turno, sono riuscito a pescare anche nella cosiddetta area moderata. Segno che una proposta alternativa può smuovere coscienze a ogni latitudine politica. La radicalità dei valori è un sasso lanciato nello stagno, oggi la gente chiede chiarezza e credibilità. Se non le trova da nessuna parte, si rifugia nell’astensione».
I sondaggi dicono che questo segmento rappresenta circa II 40% dell’elettorato.
«Appunto. Che facciamo? Lo lasciamo senza rappresentanza? La Lista civica nazionale, se ci sarà, non avrà barriere ideologiche. C’è un’area liberale che non crede al liberalismo alle vongole di Berlusconi e non si accontenta dell’attuale quadro politico. Ma, soprattutto, ci sono i movimenti nati sull’onda di un generale moto d’indignazione, nella fase declinante del berlusconismo: il movimento delle donne, gli indignati, il popolo dei referendum di giugno. Gente che diffida dell’estabilishment partitocratrico».
Sarete capaci di mettere insieme liberali e indignados?
«Noi pensiamo a personalità di aree e tradizioni diverse in grado di fare sintesi e di rovesciare la logica dominante della nomina a parlamentare indotta dall’attuale legge elettorale. Allo stato non sappiamo con quali regole andremo a votare, ma chi ci garantisce che, anche con una riforma, il peso degli apparati di partito diminuirà? Sui contenuti, ne indico uno in particolare: la riattualizzazione della questione morale berlingueriana. Usciamo dall’ottica del legalitarismo burocratico, Mani pulite è stata importante ma bisogna guardare oltre: ai concetti di interesse pubblico ed etica pubblica, completamente smarriti. Ribaltiamo il senso della parola appartenenza, finora connotata negativamente: l’unica appartenenza da promuovere è quella a una comunità di uomini e donne liberi. Concetti semplici, che vedono schierate dalla stessa parte persone dagli orientamenti politici più disparati».
Non è che sta tracciando iI perimetro dl una nuova forza politica?
«Andiamoci piano. Intanto, continuiamo a lavorare all’ipotesi della lista di appoggio alle altre forze del centrosinistra. Siamo in un momento di rottura, perciò ogni cosa va costruita con organizzazione e metodo. Sono d’accordo con Emiliano: la Lista civica nazionale potrebbe portare una bella dote al centrosinistra. E collocabile tra il 10 e il 20%».
Però non ha risposto alla domanda.
«La Lista civica rappresenta un passaggio. È ovvio che se l’operazione andasse in porto e i risultati dovessero darci ragione, un minuto dopo le elezioni si porrebbe la questione di costruire un nuovo soggetto. Lo immagino leggero, un movimento di persone credibili che si candidano alla leadership del centrosinistra e al governo del Paese. E a quel punto si tratterebbe anche di un’aspettativa abbastanza legittima, non trova?».

Fonte: Napolionline

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(di Massimiliano Amato da l’Unità) «C’è voglia di una proposta politica forte, profondamente innovativa. Se riusciremo a metterla in campo, aiuteremo il centrosinistra a imboccare la strada del vero cambiamento, sia rispetto al berlusconismo che all’attuale governo tecnico». Senti parlare Luigi de Magistris ed è come se la campagna elettorale che lo ha incoronato primo cittadino di Napoli meno di un anno fa non fosse mai finita. I toni, le parole e gli argomenti che seleziona per parlare della Lista civica nazionale sono gli stessi che gli hanno permesso di rovesciare il tavolo nella città più problematica d’Europa. E pazienza se la fase politica apertasi con l’uscita di scena del Cavaliere è tutt’altra. Un mese fa il “sindaco arancione” ha convocato i primi stati generali del nuovo soggetto. Il pretesto è stato il primo Forum nazionale dei beni comuni: «Perché da lì si parte, dalla riscoperta di valori che liberismo e globalizzazione selvaggi hanno massacrato. Il concetto di bene comune sarà la carta d’identità, il filo rosso, il dna di quest’esperienza». Il partito del futuro «Lo immagino leggero, un movimento di persone credibili che si candidano alla guida del centrosinistra e al governo del Paese»

Non è che, per caso, si sta aprendo la strada a nuovi personalismi?
«Premesso che le idee camminano sulle gambe degli uomini, la tesi è politicamente infondata. Per due motivi. Il primo: tutti i sindaci che si stanno impegnando in questo progetto, nel 2013 non saranno candidati al Parlamento. Ciascuno di noi continuerà a occuparsi della città che amministra. Il secondo: questo è un tentativo molto serio di selezionare una nuova classe dirigente da mettere a disposizione dei partiti del centrosinistra, a cui non ci contrapponiamo. È una sfida alle degenerazioni della partitocrazia: se la politica si sente minacciata, ha l’onere della prova. Dimostri che stiamo sbagliando noi. Dubito che possa farlo, in questo momento».
Perché è cosi sicuro?
«Fermiamoci al centrosinistra. La mera unione dei partiti che lo compongono non dà sufficienti garanzie per il cambiamento. E poi: lei ritiene che in questo momento si possa parlare di unità? La celebre foto di Vasto non è più tanto veritiera. Sulle politiche del governo Monti si sono già aperte crepe tra il Pd e i suoi alleati. Se andassimo al voto domani sarebbe concepibile solo un’alleanza tra Idv, SeL e Federazione della Sinistra. E allora il Pd non può più eludere il confronto. Il mio auspicio è che il maggiore partito del centrosinistra eviti le trappole che l’attuale fase presenta. Ma non do affatto per scontato che ci riesca».
Insomma, diciamola tutta lei auspica che anche il Pd si apra a una robusta iniezione di radicalità. Giusto?
«Mi piace molto questa parola: chi la demonizza dimostra di aver capito poco di quello che è accaduto negli ultimi due anni. Non voglio enfatizzare il mio successo a Napoli, però è un fatto che, al ballottaggio, e in misura minore perfino al primo turno, sono riuscito a pescare anche nella cosiddetta area moderata. Segno che una proposta alternativa può smuovere coscienze a ogni latitudine politica. La radicalità dei valori è un sasso lanciato nello stagno, oggi la gente chiede chiarezza e credibilità. Se non le trova da nessuna parte, si rifugia nell’astensione».
I sondaggi dicono che questo segmento rappresenta circa II 40% dell’elettorato.
«Appunto. Che facciamo? Lo lasciamo senza rappresentanza? La Lista civica nazionale, se ci sarà, non avrà barriere ideologiche. C’è un’area liberale che non crede al liberalismo alle vongole di Berlusconi e non si accontenta dell’attuale quadro politico. Ma, soprattutto, ci sono i movimenti nati sull’onda di un generale moto d’indignazione, nella fase declinante del berlusconismo: il movimento delle donne, gli indignati, il popolo dei referendum di giugno. Gente che diffida dell’estabilishment partitocratrico».
Sarete capaci di mettere insieme liberali e indignados?
«Noi pensiamo a personalità di aree e tradizioni diverse in grado di fare sintesi e di rovesciare la logica dominante della nomina a parlamentare indotta dall’attuale legge elettorale. Allo stato non sappiamo con quali regole andremo a votare, ma chi ci garantisce che, anche con una riforma, il peso degli apparati di partito diminuirà? Sui contenuti, ne indico uno in particolare: la riattualizzazione della questione morale berlingueriana. Usciamo dall’ottica del legalitarismo burocratico, Mani pulite è stata importante ma bisogna guardare oltre: ai concetti di interesse pubblico ed etica pubblica, completamente smarriti. Ribaltiamo il senso della parola appartenenza, finora connotata negativamente: l’unica appartenenza da promuovere è quella a una comunità di uomini e donne liberi. Concetti semplici, che vedono schierate dalla stessa parte persone dagli orientamenti politici più disparati».
Non è che sta tracciando iI perimetro dl una nuova forza politica?
«Andiamoci piano. Intanto, continuiamo a lavorare all’ipotesi della lista di appoggio alle altre forze del centrosinistra. Siamo in un momento di rottura, perciò ogni cosa va costruita con organizzazione e metodo. Sono d’accordo con Emiliano: la Lista civica nazionale potrebbe portare una bella dote al centrosinistra. E collocabile tra il 10 e il 20%».
Però non ha risposto alla domanda.
«La Lista civica rappresenta un passaggio. È ovvio che se l’operazione andasse in porto e i risultati dovessero darci ragione, un minuto dopo le elezioni si porrebbe la questione di costruire un nuovo soggetto. Lo immagino leggero, un movimento di persone credibili che si candidano alla leadership del centrosinistra e al governo del Paese. E a quel punto si tratterebbe anche di un’aspettativa abbastanza legittima, non trova?».

Fonte: Napolionline

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