Il nome di Nicola Cosentino balza alle cronache nazionali proprio nel 2008, quando il settimanale L’espresso gli dedica una copertina intera con il titolo “La camorra nel governo”. L’inchiesta di Marco Lillo ricostruisce gli atti di accusa dei giudici napoletani che indagano sul clan dei Casalesi nei confronti dell’allora sottosegretario all’Economia. Si comincia così a far chiarezza sulla rete di potere del parlamentare casalese: uomini di fiducia piazzati in tutti i gangli istituzionali della Campania, nelle prefetture e nel mondo dell’imprenditoria.
Le papi-girls alla corte di Nicola Cosentino
Quando nel 2009 il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, viene beccato alla festa di compleanno di una diciottenne napoletana, Noemi Letizia, si solleva il velo su uno scandalo sessuale di proporzioni inimmaginabili ma che fin da subito portò l’allora seconda moglie del premier, Veronica Lario, a dichiarare in un’intervista su Repubblica che le nomine per le elezioni europee erano “ciarpame senza pudore” parlando esplicitamente anche di “vestali offerte al drago”. Comincia così lo scandalo delle “papi girls”, sfociato nel “ruby-gate” e nei festini delle ragazze dell’Olgettina. Già dopo le elezioni provinciali napoletane, Nicola Cosentino ebbe un ruolo centrale nella vicenda: Francesca Pascale, ex-valletta del programma campano “Tele-Cafone” e promotrice del comitato “Silvio ci manchi”, viene eletta come consigliere della Provincia guidata da Luigi Cesaro. Suscita maggiore attenzione la nomina diretta, dopo il flop elettorale, della meteorina Giovanna Del Giudice, come assessore alle Pari Opportunità sempre alla Provincia di Napoli. Sono vicinissime al parlamentare di Casal di Principe anche le gemelle De Vivo, protagoniste delle serate del Bunga Bunga di Arcore che hanno portato l’ex-presidente Berlusconi al Tribunale di Milano con l’accusa di prostituzione minorile.
Il potere economico della famiglia Cosentino
Nick o ‘mericano è figlio di immigrati di ritorno e la sua famiglia è una dinasty imprenditoriale con interessi in tutta la Campania. L’Aversana Petroli è l’azienda capofila della holding familiare, diventata ben presto la fornitrice in regime di monopolio di carburante per il CapCe, Consorzio Agrario provinciale di Caserta. Unica azienda che, nella faida interna al clan dei Casalesi, non subisce mai una sola estorsione, né un attentato. Alcuni parenti di Nicola Cosentino sono imparentati con le famiglie della camorra casertana, dai Russo agli Schiavone. Scrive Massimiliano Amato nel libro “Il Casalese” che anche la centrale elettrica di Sparanise è una “creatura” della famiglia Cosentino, un progetto in cui si sommano gli interessi del centro-destra campano a quelli del centrosinistra, che con la Giunta Regionale guidata dall’allora governatore Antonio Bassolino influirà molto nelle scelte sulla sua costruzione. Vicenda che vede Cosentino protagonista, prima come avversario del progetto – che cerca di ostacolare con interrogazioni parlamentari con oggetto l’inquinamento dei suoli su cui deve essere costruito l’impianto – e poi come attivo fautore; i terreni non vengono mai bonificati, eppure la centrale viene progettata.
L’ombra della Camorra sul Governo
La richiesta di autorizzazione di arresto per Nicola Cosentino è un faldone di 370 pagine presentato dai pm di Napoli, Narducci e Milita, alla Giunta delle autorizzazioni della Camera nel febbraio 2009. Il pentito boss di Camorra, Dario De Simone, ha rivelato ai pm che in occasione di diverse tornate elettorale in Campania, il Clan dei Casalesi avrebbe dato ordine di votare per Cosentino e per Forza Italia, perché una loro affermazione avrebbe indebolito l’azione dei “giudici di sinistra” come Greco e Cafiero. La Procura Antimafia di Napoli, in seguito alle dichiarazioni dell’imprenditore Gaetano Vassallo, finito in carcere per smaltimento illecito di rifiuti tossici, comincia a far chiarezza sulla tragedia ambientale che ha reso in trent’anni infertile i terreni della Campania. Vassallo espressamente dichiara che Nicola Cosentino sarebbe il referente politico del clan dei Casalesi. Nel marzo 2010, il segretario di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero – candidato presidente alla Ragione Campania – presenta un dossier sul voto di scambio in cui si parla molto di Nicola Cosentino e dell’utilizzo trasversale dell’Impregeco – il consorzio di bacino per la gestione rifiuti che riuniva il Ce4, Na1 e Na3 – come mezzo per raccogliere consenso elettorale. Le indagini sul consorzio Eco4 e sugli imprenditori Orsi, che porteranno all’omicidio di Michele Orsi davanti al Roxy Bar di Casal di Principe, coinvolgono in pieno anche il sottosegretario all’Economia.
Il declino del Casalese tra faide interne e dossier diffamatori
Il parlamentare di Casal di Principe, però, non si ferma e lancia la sua opa sulle elezioni regionali del 2010 forte del risultato elettorale di due anni prima, in cui aveva portato il Pdl in Campania dall’11% dei voti al 27%. Sulla sua nomina come candidato da opporre a Vincenzo De Luca del Partito Democratico, però, si fa levata di scudi interna al partito di Silvio Berlusconi. Comincia così una buia stagione di dossier clandestini che sfoceranno nelle inchieste sulle nuove logge di potere definite “P3 e P4”. A sbarrargli la strada verso Santa Lucia è l’asse creatosi tra il ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, il deputato Italo Bocchino (ex-candidato del centrodestra alla Regione Campania) e l’ex-socialista Stefano Caldoro. Su tutti e tre i protagonisti comincerà un’attività di dossieraggio attualmente oggetto di inchieste: Stefano Caldoro viene accusao di essere omosessuale attraverso un sito-web anonimo, mentre foto di un presunto flirt tra il ministro Carfagna e Bocchino mettono in crisi la vita matrimoniale di quest’ultimo, mentre si comincia a insinuare di sue frequentazioni con una famosa transessuale meridionale. Roberto Saviano conierà un termine per indicare questi scandali incrociati: “macchina del fango”. Alla fine, Stefano Caldoro viene scelto come candidato del centro-destra e vince le elezioni dopo una dura campagna elettorale che segna l’inizio del declino del potere di Cosentino.
Le elezioni comunali di Napoli
L’ultimo atto che attesta la sconfitta sul piano politico della figura di Nicola Cosentino si consuma durante le elezioni comunali di Napoli del 2011. Il candidato del centro-destra, Gianni Lettieri, benché portato proprio dall’ex-sottosegretario (che dà le dimissioni dall’incarico per le pressioni interne al partito dopo le elezioni regionali) al cospetto di Silvio Berlusconi, deve difendersi per tutta la campagna elettorale dall’ombra della camorra sollevata dai suoi avversari, il prefetto Mario Morcone candidato del Pd e l’ex-pm Luigi de Magistris, candidato con la lista Napoli è tua.
Una sentenza della Corte di Cassazione bolla Nicola Cosentino come elemento “socialmente pericoloso” e questo marchio sarà usato, soprattutto al secondo turno nel ballottaggio tra Gianni Lettieri e Luigi de Magistris, dall’ex-pm come arma invincibile per zittire l’avversario a ogni confronto pubblico. Lettieri deve difendersi più dalle accuse mosse a Nicola Cosentino che sui piani e progetti per Napoli. La città piomba improvvisamente in un clima da anni Settanta, le strade si riempiono per l’ennesima volta di rifiuti, militanti di sinistra e esponenti di CasaPound – che annoverano un candidato proprio nelle liste di Lettieri alla Quarta Municipalità – si scontrano in diversi agguati a suon di coltello. Lo scontro è titanico, ma alla fine il centrodestra esce mortificato dal ballottaggio e De Magistris diventa nuovo sindaco di Napoli.
Il partito degli onesti
I fatti si susseguono incalzanti, il nuovo segretario del Pdl Angelino Alfano lancia un’epurazione interna con il suo “partito degli onesti”. Intanto, arriva una nuova richiesta di arresto per Nicola Cosentino, stavolta Silvio Berlusconi non è più presidente del Consiglio, la Lega nord è all’opposizione e il gota del clan dei Casalesi è stato decimato dopo l’arresto di Michele Zagaria all’indomani della maxi-retata che ha portato nuovamente sotto accusa il coordinatore regionale del Popolo della Libertà. Pochi giorni fa, dalle colonne del Mattino si è letto di affermazioni inquietanti di un pentito di camorra: i Casalesi avevano in progetto di uccidere il pm Milita, firmatario della prima richiesta di arresto per Nicola Cosentino, mentre gregari del sanguinario sicario Giuseppe Setola giravano per il quartiere Vomero armati di Kalashnikov con l’ordine di sparare a vista qualsiasi pm della Dda di Napoli. Il destino dell’uomo di Casal di Principe si deciderà dopo le feste di Natale, quando la Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera dovrà concedere o negare il voto in aula sulla sua seconda richiesta di arresto. Questa volta, l’esito è incerto e la Campania torna a contorcersi nell’inquietudine di vedere le strade nuovamente lastricate di sangue.
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