martedì 8 novembre 2011

«Solo i Terroni possono salvare l'Italia», intervista a Pino Aprile - Parte I

Fonte: Settimopotere

Preciso, chiaro, esaustivo: Pino Aprile quando descrive il Sud è così. Dati, nomi, numeri infilati in un grande affresco storico, che affonda le proprie radici in 150 anni di storia, ma che diventa tremendamente attuale nei "corsi e ricorsi" della storia e della politica italiane. Questo era Terroni. Un best seller: 250mila copie vendute. Un saggio, pubblicato nel 2010, che descrive con chiara lucidità e infiammata invettiva, gli eventi che hanno portato gli abitanti del Meridione a diventare Terroni: cittadini di serie B, reclusi, isolati. Pochi giorni fa, è stato pubblicato il seguito, "Giù al Sud. Perché i terroni salveranno l'Italia" (Edizioni Piemme). L'abbiamo intervistato per farci raccontare in che modo ci riusciranno e cosa - ma soprattutto se - è cambiato qualcosa nel modo di gestire la realtà italiana.

"Giù al Sud. Perché i terroni salveranno l'Italia". Cosa devono aspettarsi i lettori di Pino Aprile dalla nuova opera? Più che dalla prospettiva storica di "Terroni", “Giù al Sud” già dal titolo sembra tradire uno sguardo maggiormente rivolto al futuro.

È il racconto di come emerga, in quali forme (iniziative culturali, politiche, imprenditoriali) la crescente consapevolezza della propria storia negata, della condizione di minorità imposta ai meridionali 150 anni fa e mantenuta, da 150 anni, con una legislazione squilibrata a sfavore del Mezzogiorno, ridotto a colonia dell’economia del Nord. Negli ultimi anni, la compressione dei diritti e delle capacità del Sud, sempre meno disposto a subire, è tornata ai metodi (stragi a parte) di fine Ottocento, ricorrendo al furto sistematico delle risorse del Sud e alle “giustificazioni” razziste, spudoratamente usate da un partito di governo, la Lega Nord, e dai suoi sciagurati ministri.

Perché i terroni salveranno l'Italia?

Perché sono gli unici che hanno interesse a farlo. Al Nord conviene tentare di continuare così: scarica la crisi sulle classi meno abbienti e sul Sud. Ogni cambiamento di questo dis-equilibrio, comportando una più equa distribuzione delle risorse, ridurrebbe i privilegi del Nord e dei più ricchi e andrebbe a vantaggio dei più poveri e del Sud. Con un esempio: si salvano la Cassa integrazione e le pensioni di anzianità (benefici geograficamente concentrati a Nord), niente per i disoccupati-mai-occupati o gl’indigenti, le ragazze madri, le famiglie numerose...

In un post del tuo blog, dal significativo titolo "Il futuro sottotraccia", leggiamo: «Non so dire come sarà, e nemmeno se ce la farà ad essere, ma qualcosa sta accadendo. Ed è qualcosa di nuovo. Forse di decisivo. Non so nemmeno se i protagonisti se ne rendano conto: si muovono quasi ognuno per conto proprio, ma nella stessa direzione. Se non si disperderanno prima, sono destinati a incontrarsi e divenire un popolo in marcia. Ne incontro molti di questi ragazzi, studenti, giovani professionisti, nei miei giri terronici in Meridione[...]: c’è una generazione di meridionali che non vuole più andarsene e, dopo aver conosciuto mondo, vuol saperne di più del Sud e viverci». Il nuovo libro parla anche di loro?

Parla soprattutto di loro, di quel che fanno, nell’assoluto disinteresse della stampa: non c’è un quotidiano nazionale meridionale; le reti nazionali sono tutte al Nord e quelle pubbliche controllate da un imprenditore del Nord, in forza del suo ruolo pubblico: primo ministro. Ma, nel silenzio, un esercito di giovani in gamba, magari ignorandosi fra loro, stanno costruendo qualcosa che potrebbe ribaltare gli equilibri. I distratti se ne accorgeranno troppo tardi; e proveranno a fermarli. La partita si giocherà allora: potrebbe spezzare l’Italia in due.

Leggi la seconda parte dell'intervista: qui

Leggi la terza parte dell'intervista: qui


Fonte: Settimopotere


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Fonte: Settimopotere

Preciso, chiaro, esaustivo: Pino Aprile quando descrive il Sud è così. Dati, nomi, numeri infilati in un grande affresco storico, che affonda le proprie radici in 150 anni di storia, ma che diventa tremendamente attuale nei "corsi e ricorsi" della storia e della politica italiane. Questo era Terroni. Un best seller: 250mila copie vendute. Un saggio, pubblicato nel 2010, che descrive con chiara lucidità e infiammata invettiva, gli eventi che hanno portato gli abitanti del Meridione a diventare Terroni: cittadini di serie B, reclusi, isolati. Pochi giorni fa, è stato pubblicato il seguito, "Giù al Sud. Perché i terroni salveranno l'Italia" (Edizioni Piemme). L'abbiamo intervistato per farci raccontare in che modo ci riusciranno e cosa - ma soprattutto se - è cambiato qualcosa nel modo di gestire la realtà italiana.

"Giù al Sud. Perché i terroni salveranno l'Italia". Cosa devono aspettarsi i lettori di Pino Aprile dalla nuova opera? Più che dalla prospettiva storica di "Terroni", “Giù al Sud” già dal titolo sembra tradire uno sguardo maggiormente rivolto al futuro.

È il racconto di come emerga, in quali forme (iniziative culturali, politiche, imprenditoriali) la crescente consapevolezza della propria storia negata, della condizione di minorità imposta ai meridionali 150 anni fa e mantenuta, da 150 anni, con una legislazione squilibrata a sfavore del Mezzogiorno, ridotto a colonia dell’economia del Nord. Negli ultimi anni, la compressione dei diritti e delle capacità del Sud, sempre meno disposto a subire, è tornata ai metodi (stragi a parte) di fine Ottocento, ricorrendo al furto sistematico delle risorse del Sud e alle “giustificazioni” razziste, spudoratamente usate da un partito di governo, la Lega Nord, e dai suoi sciagurati ministri.

Perché i terroni salveranno l'Italia?

Perché sono gli unici che hanno interesse a farlo. Al Nord conviene tentare di continuare così: scarica la crisi sulle classi meno abbienti e sul Sud. Ogni cambiamento di questo dis-equilibrio, comportando una più equa distribuzione delle risorse, ridurrebbe i privilegi del Nord e dei più ricchi e andrebbe a vantaggio dei più poveri e del Sud. Con un esempio: si salvano la Cassa integrazione e le pensioni di anzianità (benefici geograficamente concentrati a Nord), niente per i disoccupati-mai-occupati o gl’indigenti, le ragazze madri, le famiglie numerose...

In un post del tuo blog, dal significativo titolo "Il futuro sottotraccia", leggiamo: «Non so dire come sarà, e nemmeno se ce la farà ad essere, ma qualcosa sta accadendo. Ed è qualcosa di nuovo. Forse di decisivo. Non so nemmeno se i protagonisti se ne rendano conto: si muovono quasi ognuno per conto proprio, ma nella stessa direzione. Se non si disperderanno prima, sono destinati a incontrarsi e divenire un popolo in marcia. Ne incontro molti di questi ragazzi, studenti, giovani professionisti, nei miei giri terronici in Meridione[...]: c’è una generazione di meridionali che non vuole più andarsene e, dopo aver conosciuto mondo, vuol saperne di più del Sud e viverci». Il nuovo libro parla anche di loro?

Parla soprattutto di loro, di quel che fanno, nell’assoluto disinteresse della stampa: non c’è un quotidiano nazionale meridionale; le reti nazionali sono tutte al Nord e quelle pubbliche controllate da un imprenditore del Nord, in forza del suo ruolo pubblico: primo ministro. Ma, nel silenzio, un esercito di giovani in gamba, magari ignorandosi fra loro, stanno costruendo qualcosa che potrebbe ribaltare gli equilibri. I distratti se ne accorgeranno troppo tardi; e proveranno a fermarli. La partita si giocherà allora: potrebbe spezzare l’Italia in due.

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Fonte: Settimopotere


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