giovedì 14 luglio 2011

Fondi Ue, peggio del Sud Italia c’è solo la Bulgaria

Fonte: Il Sud


di Antonella SferrazzaSorrento come Cernobbio. La cittadina campana ha fatto da palcoscenico ad una due giorni internazionale dedicata ai ‘Mezzogiorni d’Europa’ con particolare riferimento al caso ‘Sud Italia’: “Mezzogiorno d’Europa, il caso Italia tra nodi gordiani e soluzioni alessandrine” il titolo dell’iniziativa promossa dall’Obi, l’Osservatorio Banche Imprese, alla quale hanno partecipato numerosi istituti e centri di ricerca italiani, rappresentanti istituzionali dei Paesi dell’Ue, banchieri, imprenditori ed economisti.

Un parterre nutrito di nomi altisonanti tra i quali: Antonio Marzano presidente del CNEL, Adriano Giannola, presidente Svimez, Cristiana Coppola vice presidente Confindustria con delega per il Mezzogiorno, Antonio D’Amato ex presidente di Confindustria e Wolfang Streitenberger, consulente del commissario europeo per le politiche regionali, Johannes Hahn. Grande assente il governo nazionale. Era prevista la partecipazione del ministro dei Rapporti con le regioni, Raffaele Fitto, ma di lui neanche l’ombra. La sua assenza ha suscitato non poche polemiche ed è stata interpretata dai più come l’ennesima prova dello scarso interesse che l’esecutivo nazionale mostra nei confronti del Sud Italia. In ogni caso la convention andata in scena lo scorso weekend all’Hilton Palace della cittadina campana, ha centrato il suo obiettivo.
Come dichiarato dal presidente dell’Obi, Michele Matarrese: “ E’ importante che anche il Sud Italia abbia dei momenti di confronto internazionale per arricchire la nostra conoscenza e comparare le strategie di crescita dei vari Paesi. Vogliamo che Sorrento diventi la Cernobbio del Sud e porteremo avanti questa iniziativa”.

Punto di partenza della due giorni, un confronto tra quelli che vengono definiti i tre Mezzogiornid’Europa: la Germania dell’Est, la Polonia orientale e il Sud Italia. Il verdetto, dopo una dettagliata analisi dell’economia delle tre aree europee, è stato implacabile: solo il Sud Italia non mostra segnali di crescita. Solo l’Italia non è riuscita a colmare il suo divario interno. Se, infatti, nel 1995 gli indicatori economici del Mezzogiorno italiano erano simili a quelli della Germania dell’est oggi la situazione è completamente diversa. Il Sud Italia continua a mangiare la polvere mentre i tedeschi hanno già ricucito il gap che divideva le due aree del Paese. Ma quale è stato l’elemento determinante su cui hanno puntato in Germania? Nessun dubbio in proposito da parte degli analisti: le infrastrutture e l’export al di fuori dei Paesi dell’Ue.

Come era prevedibile, sono piovute le dichiarazioni agguerrite contro l’indifferenza dei governi nazionali dinnanzi a un problema vecchio quanto l’Unità d’Italia. Come quella, ad esempio, diAntonio Marzano, presidente del Cnel: “Sono 150 anni che si discute della questione. Il Pil del Mezzogiorno è aumentato ma il divario non diminuisce. Perché? La risposta è il gap infrastrutturale. Pensare di colmare il divario con gli incentivi, che pure sono necessari, è inutile. Servono le infrastrutture. La colpa? Certamente dei governi nazionali ma anche le classi dirigenti meridionali non hanno brillato”.

Per Marzano all’orizzonte ancora nuvole nere: “Il Paese si è organizzato in modo corporativo: le riforme ledono questi interessi di parte e, di conseguenza, sono osteggiate. Evidentemente, l’opportunità di fare riforme è valutata in base alla necessità di non perdere consenso politico e non in base alle esigenze del Paese”. Non a caso per Antonio D’Amato, presidente del Gruppo Mezzogiorno dei Cavalieri del Lavoro “il Governo deve dare delle risposte non solo al Sud ma a tutto il Paese. Questo richiede una politica di riforme vere e di azioni che siano svincolate dalle influenze della Lega e dai suoi obiettivi secessionisti. La Lega Nord ” ha aggiunto D’Amato “ha fatto enormi danni distogliendo l’attenzione dai veri problemi dell’Italia”. La mancanza di una politica di sviluppo in Italia è stata rappresentata al meglio con una citazione di Francesco Saverio Nitti il quale si scagliava contro i “qualcosisti” quei politici, cioè, che invocano la necessità di fare qualcosa ma non sanno cosa.

Secondo Cristiana Coppola, vice presidente di Confindustria con delega per il Mezzogiorno, per il rilancio del Sud servono 3 milioni di nuovi occupati: in un periodo di 15 anni, il Sud dovrebbe crescere del 6% annuo e raddoppiare il suo Pil. Ma come? Puntando su riforme strutturali e sui fondi europei, l’ altro grande tema trattato nel corso della convention di Sorrento. Ma anche su questo punto, poche notizie rassicuranti.
Come ha sottolineato Wolfang Streitenberger, consulente del commissario europeo per le politiche regionali Johannes Hahn: “Il Sud Italia ha speso solo il 15% dei fondi europei contro una media europea del 25%. Peggio solo la Bulgaria” ha detto. E poi ha aggiunto: “L’Italia è famosa per le soluzioni last minute nello spendere i fondi ma a volte questo non garantisce qualità.All’interno dell’Italia c’è poi un altro problema: il cofinanziamento. Come sappiamo i fondi europei sono addizionali ai fondi nazionali. Se mancano le risorse nazionali si blocca tutto. Ma qui la situazione è paradossale perché lo Stato italiano si ritrova a spendere 1500 euro pro capite per cofinanziare la spesa europea nel Nord Italia contro 800 euro nel Sud”. Concetti ribaditinell’intervista video che Streitenberger ha concesso a il Sud che ha preso parte alla convention di Sorrento.


Sul problema del cofinanziamento si è soffermata anche l’assessore al Sud e al Federalismo della giunta regionale pugliese, Marida Dentamaro: “Bisogna escludere le risorse per il cofinanziamento dei fondi Ue dai conteggi del patto di stabilità altrimenti continueremo a fare conti ragioneristici a scapito dello sviluppo del Sud”.

Last but not least, Massimo Lo Cicero, meridionalista e docente di Economia alla Sapienza di Roma: “Dovremmo smetterla di guardare solo all’Europa e fare come la Germania che guarda al Baltico, la Cina, l’India e l’America dove esporta gran parte delle sue produzioni. La Germania si confronta con un mercato mondiale. Nn a caso cresce del 4% mentre la nostra crescita è pari a zero. Non solo. La Germania preferisce non partecipare alla missioni belliche e devolvere quei fondi allo sviluppo. Bisogna cambiare punto di vista per non sopperire e andare al di là degi ormai angusti confini europei”. Lo Cicero spiega la sua interessantissima teoria economica in questaintervista video realizzata da il Sud a Sorrento. Il docente parla di questa kermessse sul suo sito:Finanza e Comunicazione

Fonte: Il Sud


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Fonte: Il Sud


di Antonella SferrazzaSorrento come Cernobbio. La cittadina campana ha fatto da palcoscenico ad una due giorni internazionale dedicata ai ‘Mezzogiorni d’Europa’ con particolare riferimento al caso ‘Sud Italia’: “Mezzogiorno d’Europa, il caso Italia tra nodi gordiani e soluzioni alessandrine” il titolo dell’iniziativa promossa dall’Obi, l’Osservatorio Banche Imprese, alla quale hanno partecipato numerosi istituti e centri di ricerca italiani, rappresentanti istituzionali dei Paesi dell’Ue, banchieri, imprenditori ed economisti.

Un parterre nutrito di nomi altisonanti tra i quali: Antonio Marzano presidente del CNEL, Adriano Giannola, presidente Svimez, Cristiana Coppola vice presidente Confindustria con delega per il Mezzogiorno, Antonio D’Amato ex presidente di Confindustria e Wolfang Streitenberger, consulente del commissario europeo per le politiche regionali, Johannes Hahn. Grande assente il governo nazionale. Era prevista la partecipazione del ministro dei Rapporti con le regioni, Raffaele Fitto, ma di lui neanche l’ombra. La sua assenza ha suscitato non poche polemiche ed è stata interpretata dai più come l’ennesima prova dello scarso interesse che l’esecutivo nazionale mostra nei confronti del Sud Italia. In ogni caso la convention andata in scena lo scorso weekend all’Hilton Palace della cittadina campana, ha centrato il suo obiettivo.
Come dichiarato dal presidente dell’Obi, Michele Matarrese: “ E’ importante che anche il Sud Italia abbia dei momenti di confronto internazionale per arricchire la nostra conoscenza e comparare le strategie di crescita dei vari Paesi. Vogliamo che Sorrento diventi la Cernobbio del Sud e porteremo avanti questa iniziativa”.

Punto di partenza della due giorni, un confronto tra quelli che vengono definiti i tre Mezzogiornid’Europa: la Germania dell’Est, la Polonia orientale e il Sud Italia. Il verdetto, dopo una dettagliata analisi dell’economia delle tre aree europee, è stato implacabile: solo il Sud Italia non mostra segnali di crescita. Solo l’Italia non è riuscita a colmare il suo divario interno. Se, infatti, nel 1995 gli indicatori economici del Mezzogiorno italiano erano simili a quelli della Germania dell’est oggi la situazione è completamente diversa. Il Sud Italia continua a mangiare la polvere mentre i tedeschi hanno già ricucito il gap che divideva le due aree del Paese. Ma quale è stato l’elemento determinante su cui hanno puntato in Germania? Nessun dubbio in proposito da parte degli analisti: le infrastrutture e l’export al di fuori dei Paesi dell’Ue.

Come era prevedibile, sono piovute le dichiarazioni agguerrite contro l’indifferenza dei governi nazionali dinnanzi a un problema vecchio quanto l’Unità d’Italia. Come quella, ad esempio, diAntonio Marzano, presidente del Cnel: “Sono 150 anni che si discute della questione. Il Pil del Mezzogiorno è aumentato ma il divario non diminuisce. Perché? La risposta è il gap infrastrutturale. Pensare di colmare il divario con gli incentivi, che pure sono necessari, è inutile. Servono le infrastrutture. La colpa? Certamente dei governi nazionali ma anche le classi dirigenti meridionali non hanno brillato”.

Per Marzano all’orizzonte ancora nuvole nere: “Il Paese si è organizzato in modo corporativo: le riforme ledono questi interessi di parte e, di conseguenza, sono osteggiate. Evidentemente, l’opportunità di fare riforme è valutata in base alla necessità di non perdere consenso politico e non in base alle esigenze del Paese”. Non a caso per Antonio D’Amato, presidente del Gruppo Mezzogiorno dei Cavalieri del Lavoro “il Governo deve dare delle risposte non solo al Sud ma a tutto il Paese. Questo richiede una politica di riforme vere e di azioni che siano svincolate dalle influenze della Lega e dai suoi obiettivi secessionisti. La Lega Nord ” ha aggiunto D’Amato “ha fatto enormi danni distogliendo l’attenzione dai veri problemi dell’Italia”. La mancanza di una politica di sviluppo in Italia è stata rappresentata al meglio con una citazione di Francesco Saverio Nitti il quale si scagliava contro i “qualcosisti” quei politici, cioè, che invocano la necessità di fare qualcosa ma non sanno cosa.

Secondo Cristiana Coppola, vice presidente di Confindustria con delega per il Mezzogiorno, per il rilancio del Sud servono 3 milioni di nuovi occupati: in un periodo di 15 anni, il Sud dovrebbe crescere del 6% annuo e raddoppiare il suo Pil. Ma come? Puntando su riforme strutturali e sui fondi europei, l’ altro grande tema trattato nel corso della convention di Sorrento. Ma anche su questo punto, poche notizie rassicuranti.
Come ha sottolineato Wolfang Streitenberger, consulente del commissario europeo per le politiche regionali Johannes Hahn: “Il Sud Italia ha speso solo il 15% dei fondi europei contro una media europea del 25%. Peggio solo la Bulgaria” ha detto. E poi ha aggiunto: “L’Italia è famosa per le soluzioni last minute nello spendere i fondi ma a volte questo non garantisce qualità.All’interno dell’Italia c’è poi un altro problema: il cofinanziamento. Come sappiamo i fondi europei sono addizionali ai fondi nazionali. Se mancano le risorse nazionali si blocca tutto. Ma qui la situazione è paradossale perché lo Stato italiano si ritrova a spendere 1500 euro pro capite per cofinanziare la spesa europea nel Nord Italia contro 800 euro nel Sud”. Concetti ribaditinell’intervista video che Streitenberger ha concesso a il Sud che ha preso parte alla convention di Sorrento.


Sul problema del cofinanziamento si è soffermata anche l’assessore al Sud e al Federalismo della giunta regionale pugliese, Marida Dentamaro: “Bisogna escludere le risorse per il cofinanziamento dei fondi Ue dai conteggi del patto di stabilità altrimenti continueremo a fare conti ragioneristici a scapito dello sviluppo del Sud”.

Last but not least, Massimo Lo Cicero, meridionalista e docente di Economia alla Sapienza di Roma: “Dovremmo smetterla di guardare solo all’Europa e fare come la Germania che guarda al Baltico, la Cina, l’India e l’America dove esporta gran parte delle sue produzioni. La Germania si confronta con un mercato mondiale. Nn a caso cresce del 4% mentre la nostra crescita è pari a zero. Non solo. La Germania preferisce non partecipare alla missioni belliche e devolvere quei fondi allo sviluppo. Bisogna cambiare punto di vista per non sopperire e andare al di là degi ormai angusti confini europei”. Lo Cicero spiega la sua interessantissima teoria economica in questaintervista video realizzata da il Sud a Sorrento. Il docente parla di questa kermessse sul suo sito:Finanza e Comunicazione

Fonte: Il Sud


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