venerdì 17 giugno 2011

Napoli, spunta l’asse bipartisan sui rifiuti


De Magistris non si aspettava certo che Berlusconi varasse per Napoli una legge speciale, come invece aveva promesso durante la campagna elettorale del candidato del Pdl Gianni Lettieri, ma nemmeno che la questione rifiuti sparisse dall’agenda del governo.

E invece nel giorno in cui la sua giunta vara la prima delibera, proprio in tema di rifiuti, il sindaco scopre che l’emergenza napoletana non è stata nemmeno messa sul tavolo del Consiglio dei ministri. Ma pure se a Roma non ne parlano, la situazione è grave: per strada ci sono 1.250 tonnellate di spazzatura non raccolta perché non c’è dove portarla, e le cose possono solo peggiorare se non si trova un modo per andare a sversare in altre regioni, visto che la discarica napoletana di Chiaiano è ormai ai minimi termini, e il decreto che Berlusconi varò nel 2008 impedisce il ricorso a impianti di altre province campane. Il governatore Stefano Caldoro vede un quadro «drammatico» e non esclude di dover chiedere al governo lo stato di emergenza.

Ma de Magistris, che sulla questione spazzatura si gioca gran parte della fiducia che i napoletani hanno riposto in lui, non ci sta ad aspettare: «D’accordo, il governo non si è occupato di Napoli, ma qui senza provvedimenti urgenti si corrono rischi sanitari seri» , dice. E allora alza il telefono e chiama il prefetto. Che immediatamente convoca una riunione con il sindaco, l’assessore all’Ambiente Tommaso Sodano, ma anche Regione, Provincia e autorità sanitarie (Asl) e ambientali (Arpac, l’agenzia per l’ambiente). Due ore di discussione in cui gli steccati politici crollano: Comune di centrosinistra e Regione e Provincia di centrodestra sono sostanzialmente d’accordo: bisogna trovare l’intesa con altre regioni e cominciare a portare subito la spazzatura via dalle strade di Napoli.

C’è anche una telefonata tra de Magistris e Berlusconi, e altri contatti con il governo ci saranno probabilmente oggi, quando il prefetto, il sindaco e tutti gli altri torneranno a riunirsi per definire il piano di interventi e passare alla fase operativa. Se la politica della nuova giunta comunale in tema di rifiuti segnerà per Napoli quella «svolta storica» di cui ieri de Magistris ha parlato dopo l’approvazione della delibera che stabilisce come estendere in sei mesi a tutta la città la raccolta differenziata porta a porta, dovrà farlo lavorando in corsa. Non basterà essersi presi «in pochi giorni quelle responsabilità che altri hanno evitato di prendersi per anni» (ancora parole di de Magistris). E forse non basterà nemmeno aver rinnovato in poche ore il Consiglio di amministrazione di Asìa, l’azienda che cura la raccolta della spazzatura e dovrà curare anche il passaggio alla differenziata. Però anche questo conta.

E aver affidato la presidenza a Raphael Rossi, uno che quando era vicepresidente a Torino rifiutò una tangente di centomila euro e andò a denunciare chi gliel’aveva offerta, è già un ottimo inizio.


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De Magistris non si aspettava certo che Berlusconi varasse per Napoli una legge speciale, come invece aveva promesso durante la campagna elettorale del candidato del Pdl Gianni Lettieri, ma nemmeno che la questione rifiuti sparisse dall’agenda del governo.

E invece nel giorno in cui la sua giunta vara la prima delibera, proprio in tema di rifiuti, il sindaco scopre che l’emergenza napoletana non è stata nemmeno messa sul tavolo del Consiglio dei ministri. Ma pure se a Roma non ne parlano, la situazione è grave: per strada ci sono 1.250 tonnellate di spazzatura non raccolta perché non c’è dove portarla, e le cose possono solo peggiorare se non si trova un modo per andare a sversare in altre regioni, visto che la discarica napoletana di Chiaiano è ormai ai minimi termini, e il decreto che Berlusconi varò nel 2008 impedisce il ricorso a impianti di altre province campane. Il governatore Stefano Caldoro vede un quadro «drammatico» e non esclude di dover chiedere al governo lo stato di emergenza.

Ma de Magistris, che sulla questione spazzatura si gioca gran parte della fiducia che i napoletani hanno riposto in lui, non ci sta ad aspettare: «D’accordo, il governo non si è occupato di Napoli, ma qui senza provvedimenti urgenti si corrono rischi sanitari seri» , dice. E allora alza il telefono e chiama il prefetto. Che immediatamente convoca una riunione con il sindaco, l’assessore all’Ambiente Tommaso Sodano, ma anche Regione, Provincia e autorità sanitarie (Asl) e ambientali (Arpac, l’agenzia per l’ambiente). Due ore di discussione in cui gli steccati politici crollano: Comune di centrosinistra e Regione e Provincia di centrodestra sono sostanzialmente d’accordo: bisogna trovare l’intesa con altre regioni e cominciare a portare subito la spazzatura via dalle strade di Napoli.

C’è anche una telefonata tra de Magistris e Berlusconi, e altri contatti con il governo ci saranno probabilmente oggi, quando il prefetto, il sindaco e tutti gli altri torneranno a riunirsi per definire il piano di interventi e passare alla fase operativa. Se la politica della nuova giunta comunale in tema di rifiuti segnerà per Napoli quella «svolta storica» di cui ieri de Magistris ha parlato dopo l’approvazione della delibera che stabilisce come estendere in sei mesi a tutta la città la raccolta differenziata porta a porta, dovrà farlo lavorando in corsa. Non basterà essersi presi «in pochi giorni quelle responsabilità che altri hanno evitato di prendersi per anni» (ancora parole di de Magistris). E forse non basterà nemmeno aver rinnovato in poche ore il Consiglio di amministrazione di Asìa, l’azienda che cura la raccolta della spazzatura e dovrà curare anche il passaggio alla differenziata. Però anche questo conta.

E aver affidato la presidenza a Raphael Rossi, uno che quando era vicepresidente a Torino rifiutò una tangente di centomila euro e andò a denunciare chi gliel’aveva offerta, è già un ottimo inizio.


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