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Meridionalismo e Lega Nord. Cosa hanno in comune? di N. Salerno
Ricevo e posto quest'articolo di Nicola Salerno con alcune considerazioni molto interessanti e condivisibili sul confronto tra il nostro mondo meridionalista e la Lega...
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Parlare della questione meridionale oggi non è cosa semplice. Il solo introdurre l’argomento evoca nella mente dei più le categorie mentali che da un ventennio a questa parte hanno forgiato la dialettica corrente a tutti i livelli di comunicazione. Alla meglio, con sorrisino beffardo, si viene definiti come il Bossi del Sud. Oppure: adesso ci mancava anche la lega del sud! Un po’ uno rimane sorpreso. Per un colone meridionale essere accostato o semplicemente immaginato come chi emula un Bossi, un Trota, un Borghezio e simili ti potrebbe far montare la testa.
Insomma il meridionalismo sembra si riesca a concepirlo solamente come immagine riflessa e speculare della Lega Nord. Nell’immaginario collettivo sembra che un movimento meridionale, sia esso moderato o radicale, un partito (del sud), non possa avere esistenza e dignità propria. A prescindere. Può esistere si ma solo come reazione a qualcos’altro, alla Lega appunto, non come espressione di un popolo. Neanche questo è permesso ai Terroni.
Benché da un lato lo si comprende: 150 anni di certi racconti di cui 20 di propaganda Leghista antimeridionale mica si cancellano così, dall’altro la cosa non ti torna e per una sorta di istinto inconscio, ti prende un senso di ripugnanza. E piano, piano, ragionando, riesci a capire il perché.
Per comodità mettiamo da un lato il meridionalismo nel senso più ampio e attuale. Diciamo che il termine indica il vasto universo che va affermandosi socialmente, culturalmente e politicamente a partire da una nuova prospettiva storica (direi dalla prospettiva che finalmente include anche il punto di vista dei vinti ed è purgata almeno in parte dall’agiografia risorgimentale savoiarda). Dall’altro lato abbiamo la Lega Nord.
Cosa hanno in comune Meridionalismo e Lega Nord? Cercheremo di dimostrare che, a partire dalle motivazioni da cui prendono spunto, passando per il modo in cui si sviluppano e giungendo infine agli obiettivi che si propongono, i due fenomeni orbitano su universi disgiunti.
Dal punto di vista storico, la Lega fonda le sue invettive contro i meridionali a partire dalla credenza (falso storico appunto) che, se dopo 150 i TERRONI non si sono evoluti allo stadio padano, allora non vi è speranza. Ci abbiamo provato. Non ci siamo riusciti (per colpa loro ovviamente). Quindi adesso basta. Non si può mica continuare a buttare i soldi così.
Il meridionalismo è mosso dalla consapevolezza che la Terronia è stata culla di una grande civiltà espressa da un grande popolo. Non 100 secoli fa, ma solo 150 anni orsono. Dalla consapevolezza che se siamo riusciti a resistere a 150 anni di vessazioni e sfruttamento coloniale, allora riusciremo anche a riscattarci e a riprenderci il posto che ci compete nel cammino dell’umanità.
Dal punto di vista puramente geografico, la Lega fonda le sue radici su una pseudo macroregione nota come Padania. Rivendica come suoi feudi le terre al Nord del Po e non solo. Storicamente come tutti sanno la cosiddetta Padania non ha fondamento. La Lega contorce la storia geografica al fine di legittimare l’unità della Padania per poi farsene paladina.
Il Meridionalismo, ormai da anni, è impegnato nel duro compito di disincrostazione della coltre che da 150 anni infanga la verità storica. Il Regno (o se preferite lo stato) delle Due Sicilie è stata una realtà quasi millenaria. Il territorio per più di 750 anni non ha subito amputazioni né annessioni. Insomma la TERRONIA non la dobbiamo mica inventare!
In sintesi, la Lega di Bossi si fonda sull’invenzione della Padania. Il Meridionalismo sulla plurisecolare storia del Regno delle Due Sicilie.
La Lega Nord, per statuto, si fonda su un’ accezione razzista del concetto di autodeterminazione. Inneggia alla purezza della razza padana. Insomma la Lega è razzista nel suo dna. Napoli è una città da derattizzare. I meridionali sono sporchi e vivono nella mondezza (si intende la mondezza padana?).
Il Meridionalismo non contempla riferimenti a nessuna razza. Basta ricordare che i Borbone emanarono un decreto per regolare l’immigrazione nelle Due Sicilie. Come già ricordato, a parte la legittima preoccupazione per l’ordine pubblico e motivi di carattere igienico sanitario, nessun amministratore meridionale ha chiesto agli sventurati che arrivano con i barconi di andare fuori dalle balle.
La Lega Nord rivendica e antepone il benessere della Padania a prescindere e magari a discapito dei non Padani, siano essi meridionali o extracomunitari, per la Lega non fa molta differenza. Quel che accade agli altri non importa. I Padani devono stare bene. Punto!
Il Meridionalismo si pone l’obbiettivo di migliorare le condizioni socio economiche del meridione (o se preferite della Terronia). Tale obbiettivo è allo stesso tempo un fine ed un mezzo. Un fine perché cerca di riscattare il meridione dalla sua condizione di subalternità coloniale e dalla sua conseguente arretratezza. Un mezzo perché vi è la convinzione che in tal modo ne gioverà l’Italia intera e quindi anche la Padania.
Infine veniamo al cavallo di battaglia leghista, il federalismo. La Lega Nord predica il federalismo solo a fini puramente elettoralistici, ma poi emana leggi centraliste e abolisce l’unica legge federale, l’ICI. Piccola operazione finanziata anche con i fondi FAS se non vado errato.
Da come (non) è stato amministrato il meridione negli ultimi venti anni, verrebbe il dubbio che lo si voglia mantenere in una condizione di arretratezza per continuare a ricevere fondi europei che poi vengono dirottati al centro nord.
Il Meridionalismo aspira ad un sano federalismo, che allo stesso tempo garantisca le autonomie locali in uno spirito solidale e paritetico, cercando di garantire pari opportunità a tutti gli italiani a prescindere dalla dislocazione geografica. Insomma il Meridionalismo desidera ardentemente il federalismo, La Lega di Bossi lo predica e basta. D'altronde perché dovrebbe rinunciare al controllo diretto della sua colonia che l’attuale sistema centralista gli garantisce?
Nicola Salerno
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Ricevo e posto quest'articolo di Nicola Salerno con alcune considerazioni molto interessanti e condivisibili sul confronto tra il nostro mondo meridionalista e la Lega...
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Parlare della questione meridionale oggi non è cosa semplice. Il solo introdurre l’argomento evoca nella mente dei più le categorie mentali che da un ventennio a questa parte hanno forgiato la dialettica corrente a tutti i livelli di comunicazione. Alla meglio, con sorrisino beffardo, si viene definiti come il Bossi del Sud. Oppure: adesso ci mancava anche la lega del sud! Un po’ uno rimane sorpreso. Per un colone meridionale essere accostato o semplicemente immaginato come chi emula un Bossi, un Trota, un Borghezio e simili ti potrebbe far montare la testa.
Insomma il meridionalismo sembra si riesca a concepirlo solamente come immagine riflessa e speculare della Lega Nord. Nell’immaginario collettivo sembra che un movimento meridionale, sia esso moderato o radicale, un partito (del sud), non possa avere esistenza e dignità propria. A prescindere. Può esistere si ma solo come reazione a qualcos’altro, alla Lega appunto, non come espressione di un popolo. Neanche questo è permesso ai Terroni.
Benché da un lato lo si comprende: 150 anni di certi racconti di cui 20 di propaganda Leghista antimeridionale mica si cancellano così, dall’altro la cosa non ti torna e per una sorta di istinto inconscio, ti prende un senso di ripugnanza. E piano, piano, ragionando, riesci a capire il perché.
Per comodità mettiamo da un lato il meridionalismo nel senso più ampio e attuale. Diciamo che il termine indica il vasto universo che va affermandosi socialmente, culturalmente e politicamente a partire da una nuova prospettiva storica (direi dalla prospettiva che finalmente include anche il punto di vista dei vinti ed è purgata almeno in parte dall’agiografia risorgimentale savoiarda). Dall’altro lato abbiamo la Lega Nord.
Cosa hanno in comune Meridionalismo e Lega Nord? Cercheremo di dimostrare che, a partire dalle motivazioni da cui prendono spunto, passando per il modo in cui si sviluppano e giungendo infine agli obiettivi che si propongono, i due fenomeni orbitano su universi disgiunti.
Dal punto di vista storico, la Lega fonda le sue invettive contro i meridionali a partire dalla credenza (falso storico appunto) che, se dopo 150 i TERRONI non si sono evoluti allo stadio padano, allora non vi è speranza. Ci abbiamo provato. Non ci siamo riusciti (per colpa loro ovviamente). Quindi adesso basta. Non si può mica continuare a buttare i soldi così.
Il meridionalismo è mosso dalla consapevolezza che la Terronia è stata culla di una grande civiltà espressa da un grande popolo. Non 100 secoli fa, ma solo 150 anni orsono. Dalla consapevolezza che se siamo riusciti a resistere a 150 anni di vessazioni e sfruttamento coloniale, allora riusciremo anche a riscattarci e a riprenderci il posto che ci compete nel cammino dell’umanità.
Dal punto di vista puramente geografico, la Lega fonda le sue radici su una pseudo macroregione nota come Padania. Rivendica come suoi feudi le terre al Nord del Po e non solo. Storicamente come tutti sanno la cosiddetta Padania non ha fondamento. La Lega contorce la storia geografica al fine di legittimare l’unità della Padania per poi farsene paladina.
Il Meridionalismo, ormai da anni, è impegnato nel duro compito di disincrostazione della coltre che da 150 anni infanga la verità storica. Il Regno (o se preferite lo stato) delle Due Sicilie è stata una realtà quasi millenaria. Il territorio per più di 750 anni non ha subito amputazioni né annessioni. Insomma la TERRONIA non la dobbiamo mica inventare!
In sintesi, la Lega di Bossi si fonda sull’invenzione della Padania. Il Meridionalismo sulla plurisecolare storia del Regno delle Due Sicilie.
La Lega Nord, per statuto, si fonda su un’ accezione razzista del concetto di autodeterminazione. Inneggia alla purezza della razza padana. Insomma la Lega è razzista nel suo dna. Napoli è una città da derattizzare. I meridionali sono sporchi e vivono nella mondezza (si intende la mondezza padana?).
Il Meridionalismo non contempla riferimenti a nessuna razza. Basta ricordare che i Borbone emanarono un decreto per regolare l’immigrazione nelle Due Sicilie. Come già ricordato, a parte la legittima preoccupazione per l’ordine pubblico e motivi di carattere igienico sanitario, nessun amministratore meridionale ha chiesto agli sventurati che arrivano con i barconi di andare fuori dalle balle.
La Lega Nord rivendica e antepone il benessere della Padania a prescindere e magari a discapito dei non Padani, siano essi meridionali o extracomunitari, per la Lega non fa molta differenza. Quel che accade agli altri non importa. I Padani devono stare bene. Punto!
Il Meridionalismo si pone l’obbiettivo di migliorare le condizioni socio economiche del meridione (o se preferite della Terronia). Tale obbiettivo è allo stesso tempo un fine ed un mezzo. Un fine perché cerca di riscattare il meridione dalla sua condizione di subalternità coloniale e dalla sua conseguente arretratezza. Un mezzo perché vi è la convinzione che in tal modo ne gioverà l’Italia intera e quindi anche la Padania.
Infine veniamo al cavallo di battaglia leghista, il federalismo. La Lega Nord predica il federalismo solo a fini puramente elettoralistici, ma poi emana leggi centraliste e abolisce l’unica legge federale, l’ICI. Piccola operazione finanziata anche con i fondi FAS se non vado errato.
Da come (non) è stato amministrato il meridione negli ultimi venti anni, verrebbe il dubbio che lo si voglia mantenere in una condizione di arretratezza per continuare a ricevere fondi europei che poi vengono dirottati al centro nord.
Il Meridionalismo aspira ad un sano federalismo, che allo stesso tempo garantisca le autonomie locali in uno spirito solidale e paritetico, cercando di garantire pari opportunità a tutti gli italiani a prescindere dalla dislocazione geografica. Insomma il Meridionalismo desidera ardentemente il federalismo, La Lega di Bossi lo predica e basta. D'altronde perché dovrebbe rinunciare al controllo diretto della sua colonia che l’attuale sistema centralista gli garantisce?
Nicola Salerno
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