venerdì 11 marzo 2011

La Lega e la grande truffa del federalismo

Di Gobettiano

Il tradimento di fatto potrà anche essere temporaneamente nascosto agli elettori del Carroccio e del centro-destra ma nessun apparato mediatico farà diminuire i quattrini che usciranno dalle tasche dei contribuenti

Se si volesse indicare una connotazione che distingue il federalismo fiscale da qualunque altra cosa, ci si potrebbe limitare a dire che esso risiede nell’autonomia tributaria che vuol dire che l’ente, in piena autonomia, decide chi, cosa tassare e con quali aliquote. E’ questo l’unico modo di creare quella positiva e sana relazione tra contribuenti ed amministratori affinchè questi ultimi abbiano i giusti incentivi a sani criteri di gestione assumendosi la responsablità di fronte ai cittadini contribuenti i quali potranno valutare il rapporto tasse pagate/qualità/quantità di servizi ricevuti e quindi punire o premiare gli amministratori. La prima considerazione che viene in mente è chiedersi come mai sia stata abolita l’ICI fonte primaria di finanziamento dei comuni ed imposta federalista per definizione in molti paesi del mondo. La risposta sta nella demagogia peronista che connota tutti i partiti ed i politicanti italioti compresi quelli che da decenni si riempiono la bocca di federalismo. Le altre, ancora assai poco lusinghiere, vengono spontanee alla lettura del documento che traduce in legge il federalismomunicipale. Per fornire più ampie opportunità conoscitive ed informative, è opportuno segnalare questa pagina sul sito del ministero dell’Economia. Le soddisfazioni per i federalisti alla polenta oncia, arrivano subito sin dall’art. 2 Devoluzione ai comuni della fiscalità immobiliare. In esso si attribuisce ai comuni il gettito o quota parte del gettito derivante da una serie di balzelli e tributi ricadenti su immobili ricadenti sui loro territori. Ed infatti per alcuni tributi e balzelli, il comma 2 ci dice che ai comuni va il 30% del gettito. La novità “grossa” è la cedolare secca di cui al comma 1g che viene puntualizzata nel comma 8 dell’art. 1.

CEDOLARE SECCA - Cosa è la cedolare secca? È la tassazione del reddito e degli affitti separata rispetto ad altre componenti di reddito. E’ stato stabilito che essa pesi per il 21% o il 19% a seconda che i contratti di affitto siano o meno a canoni concordati. Il comma 8 stabilisce che le somme rivenienti dalla cedolare secca vengano assegnate quanto al 21,7% ai comuni ove sono collocati gli immobili. Qualcuno ci sente almeno l’odore di federalismo? Relativamente agli immobili, viene stabilita, Art. 8, una “nuova imposta” l’Imposta municipale propria normata nell’art. 8 che però andrà in vgore nel 2014. A babbo morto insomma. Essa vale per gli immobili diversi dalla prima casa. Come, come? Diversi dalla prima casa in un paese nel quale il 70% circa delle case è abitato dai proprietari? Ebbene sì! L’aliquota base è dello 0,76% e può subire maggiorazioni o riduzioni per un massimo dello 0,3%. Non solo il quantum viene fissato centralmente, ma l’esclusione della prima casa uccide definitivamente l’idea federalista del controllo dei cittadini e della responsabilità degli amministratori.

CHAMPAGNE E GRAPPINI - Escludere la prima casa significa inoltre avere una base imponibile tutto sommato modesta e distribuita male nel senso che se si tassano seconde o terze case, è noto che esse siano accentrate in comuni turistici che tutto sommato non sono tanti. Questi comuni hanno già stappato lo champagne mentre gli altri non riusciranno neppure a farsi un grappino. E poi, siccome seconde e terze case non sono abitate da residenti, viene chiaro che gli amministratori avranno meno controlli e certamente minori spinte a ridurre le imposte? D’altronde, dopo l’improvvida intemerata del centro-sinistra di eliminare parte dell’ICI per ignobile demagogia, il centro destra ha completato l’opera con pari demagogia aggravata dalla presenza della Lega che, gridando di federalismo da una ventina d’anni, non ha alzato un sopracciglio all’azzeramento dell’imposta federalista per eccellenza. Chissà, sarà stato un suggerimento di quelli del genio precoce di Trota Bossi. Nella norma si nasconde un regalino per le imprese: l’obbligo di ridurre alla metà l’IMU per gli immobili produttivi delle imprese, si trasforma in facoltà. Qualcuno ha dubbi su come i comuni si regoleranno? E puntuali, arrivanostime ed ipotesi non proprio ottimistiche . Ma anche relativamente alla cedolare secca, si fanno stime che, ad occhi attenti all’equità, ne mostrano la iniquità rispetto ai redditi più bassi.

. Art. 6 Imposta di scopo per la quale la parte divertente è rappresentata dal comma 2 il quale recita: “Resta in ogni caso fermo l’obbligo di restituzione previsto dall’art. 1 comma 151 della citata Legge 296/2006 nel caso di mancato inizio dell’opera entro due anni dalla data prevista dal progetto esecutivo.” Art.11 imposta municipale secondaria che pure decorrerà dal 2014 la quale ha come presupposto, comma 1°, “l’occupaione di beni appartenenti al demanio o del patrimonio indisponibili dei comuni nonché degli spazi soprastai o sottostanti il suolo pubblico anche a fini pubblicitari”, Art 2 comma 4 partecipazione all’imposta sul valore aggiunto (IVA). Se per stanchezza e scoramento abbiamo sorvolato su alcuni aspetti, qui mette conto approfondire un attimo. Eccolo per intero:

FEDERALISMO TRADITO – Tanto per smentire che si stia parlando di federalismo, ecco decreti di Presidente del Consiglio, Ministri, conferenze e centralismi vari che determina il quantum e si prefigge di calcolare l’IVA ricadente su soggetti operanti in ogni comune. Auguri ed applausi a chi ne sarà capace. A rendere pauroso il tutto è la parola conferenza che implica trattativa. Trattative con le migliaia di comuni italiani immaginiamo. E non servono altre parole. In questa norma, di certo ci sono aumenti di imposizione fiscale. A mancare è il federalismo perché manca l’autonomia tributaria se non per le possibilità di variare in alto o in basso dello 0,3% le aliquote IMU mentre il resto, deciso altrove è pure finanza derivata cioè proveniente da trasferimenti. Ma ad essere tradito è lo spirito del federalismo. Nulla avvicina il prelievo fiscale ai cittadini in modo che essi possano operare un fattivo controllo. Federalismo significa infatti che agli enti decentrati venga indicato ciò che si può tassare lasciandoli liberi di determinare l’entità del prelievo per finanziare quei servizi che gli enti stessi abbiano deciso di offrire ai propri cittadini ferme restando delle soglie minime comuni a tutto il paese.

LA LEGA HA TRADITO SE’ STESSA - La norma di fatto deresponsabilizza gli amministratori come aspetto speculare all’allontanamento del controllo dei cittadini. Questa rapida e non esaustiva disamina della norma, voleva solo essere solo un ulteriore dimostrazione dell’inadeguatezza culturale della classe politica e di questo governo, a cui va addebitata l’improvvida tendenza ad ignorare la disperata necessità di ridurre la pressione fiscale e la spesa pubblica. Si parla di saldi di finanza pubblica invariati, ma la pressione fiscale non potrà che crescere senza garanzia alcuna che la spesa almeno NON aumenti. Da un punto di vista più politico, il tradimento di fatto del federalismo potrà anche essere temporaneamente nascosto agli elettori della Lega e del centro-destra ma nessun apparato mediatico farà diminuire i quattrini che usciranno dalle tasche dei contribuenti. Per la Lega, segnatamente, aver barattato questo federalismo finto con il mantenimento in vita di un governo e di un presidente del consiglio squalificato dinanzi all’universo mondo dopo aver avallato tonnellate di leggi vergogna, avrà prima o poi un costo. Perché la Lega degli inizi, ha non solo era ben più liberale rispetto a quella statalista e chiusa di oggi, ma aveva avuto il merito di segnalare una questione settentrionale che comunque esisteva ed esiste. E, secondo noi, ha tradito se stessa.

Fonte:Giornalettismo

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Di Gobettiano

Il tradimento di fatto potrà anche essere temporaneamente nascosto agli elettori del Carroccio e del centro-destra ma nessun apparato mediatico farà diminuire i quattrini che usciranno dalle tasche dei contribuenti

Se si volesse indicare una connotazione che distingue il federalismo fiscale da qualunque altra cosa, ci si potrebbe limitare a dire che esso risiede nell’autonomia tributaria che vuol dire che l’ente, in piena autonomia, decide chi, cosa tassare e con quali aliquote. E’ questo l’unico modo di creare quella positiva e sana relazione tra contribuenti ed amministratori affinchè questi ultimi abbiano i giusti incentivi a sani criteri di gestione assumendosi la responsablità di fronte ai cittadini contribuenti i quali potranno valutare il rapporto tasse pagate/qualità/quantità di servizi ricevuti e quindi punire o premiare gli amministratori. La prima considerazione che viene in mente è chiedersi come mai sia stata abolita l’ICI fonte primaria di finanziamento dei comuni ed imposta federalista per definizione in molti paesi del mondo. La risposta sta nella demagogia peronista che connota tutti i partiti ed i politicanti italioti compresi quelli che da decenni si riempiono la bocca di federalismo. Le altre, ancora assai poco lusinghiere, vengono spontanee alla lettura del documento che traduce in legge il federalismomunicipale. Per fornire più ampie opportunità conoscitive ed informative, è opportuno segnalare questa pagina sul sito del ministero dell’Economia. Le soddisfazioni per i federalisti alla polenta oncia, arrivano subito sin dall’art. 2 Devoluzione ai comuni della fiscalità immobiliare. In esso si attribuisce ai comuni il gettito o quota parte del gettito derivante da una serie di balzelli e tributi ricadenti su immobili ricadenti sui loro territori. Ed infatti per alcuni tributi e balzelli, il comma 2 ci dice che ai comuni va il 30% del gettito. La novità “grossa” è la cedolare secca di cui al comma 1g che viene puntualizzata nel comma 8 dell’art. 1.

CEDOLARE SECCA - Cosa è la cedolare secca? È la tassazione del reddito e degli affitti separata rispetto ad altre componenti di reddito. E’ stato stabilito che essa pesi per il 21% o il 19% a seconda che i contratti di affitto siano o meno a canoni concordati. Il comma 8 stabilisce che le somme rivenienti dalla cedolare secca vengano assegnate quanto al 21,7% ai comuni ove sono collocati gli immobili. Qualcuno ci sente almeno l’odore di federalismo? Relativamente agli immobili, viene stabilita, Art. 8, una “nuova imposta” l’Imposta municipale propria normata nell’art. 8 che però andrà in vgore nel 2014. A babbo morto insomma. Essa vale per gli immobili diversi dalla prima casa. Come, come? Diversi dalla prima casa in un paese nel quale il 70% circa delle case è abitato dai proprietari? Ebbene sì! L’aliquota base è dello 0,76% e può subire maggiorazioni o riduzioni per un massimo dello 0,3%. Non solo il quantum viene fissato centralmente, ma l’esclusione della prima casa uccide definitivamente l’idea federalista del controllo dei cittadini e della responsabilità degli amministratori.

CHAMPAGNE E GRAPPINI - Escludere la prima casa significa inoltre avere una base imponibile tutto sommato modesta e distribuita male nel senso che se si tassano seconde o terze case, è noto che esse siano accentrate in comuni turistici che tutto sommato non sono tanti. Questi comuni hanno già stappato lo champagne mentre gli altri non riusciranno neppure a farsi un grappino. E poi, siccome seconde e terze case non sono abitate da residenti, viene chiaro che gli amministratori avranno meno controlli e certamente minori spinte a ridurre le imposte? D’altronde, dopo l’improvvida intemerata del centro-sinistra di eliminare parte dell’ICI per ignobile demagogia, il centro destra ha completato l’opera con pari demagogia aggravata dalla presenza della Lega che, gridando di federalismo da una ventina d’anni, non ha alzato un sopracciglio all’azzeramento dell’imposta federalista per eccellenza. Chissà, sarà stato un suggerimento di quelli del genio precoce di Trota Bossi. Nella norma si nasconde un regalino per le imprese: l’obbligo di ridurre alla metà l’IMU per gli immobili produttivi delle imprese, si trasforma in facoltà. Qualcuno ha dubbi su come i comuni si regoleranno? E puntuali, arrivanostime ed ipotesi non proprio ottimistiche . Ma anche relativamente alla cedolare secca, si fanno stime che, ad occhi attenti all’equità, ne mostrano la iniquità rispetto ai redditi più bassi.

. Art. 6 Imposta di scopo per la quale la parte divertente è rappresentata dal comma 2 il quale recita: “Resta in ogni caso fermo l’obbligo di restituzione previsto dall’art. 1 comma 151 della citata Legge 296/2006 nel caso di mancato inizio dell’opera entro due anni dalla data prevista dal progetto esecutivo.” Art.11 imposta municipale secondaria che pure decorrerà dal 2014 la quale ha come presupposto, comma 1°, “l’occupaione di beni appartenenti al demanio o del patrimonio indisponibili dei comuni nonché degli spazi soprastai o sottostanti il suolo pubblico anche a fini pubblicitari”, Art 2 comma 4 partecipazione all’imposta sul valore aggiunto (IVA). Se per stanchezza e scoramento abbiamo sorvolato su alcuni aspetti, qui mette conto approfondire un attimo. Eccolo per intero:

FEDERALISMO TRADITO – Tanto per smentire che si stia parlando di federalismo, ecco decreti di Presidente del Consiglio, Ministri, conferenze e centralismi vari che determina il quantum e si prefigge di calcolare l’IVA ricadente su soggetti operanti in ogni comune. Auguri ed applausi a chi ne sarà capace. A rendere pauroso il tutto è la parola conferenza che implica trattativa. Trattative con le migliaia di comuni italiani immaginiamo. E non servono altre parole. In questa norma, di certo ci sono aumenti di imposizione fiscale. A mancare è il federalismo perché manca l’autonomia tributaria se non per le possibilità di variare in alto o in basso dello 0,3% le aliquote IMU mentre il resto, deciso altrove è pure finanza derivata cioè proveniente da trasferimenti. Ma ad essere tradito è lo spirito del federalismo. Nulla avvicina il prelievo fiscale ai cittadini in modo che essi possano operare un fattivo controllo. Federalismo significa infatti che agli enti decentrati venga indicato ciò che si può tassare lasciandoli liberi di determinare l’entità del prelievo per finanziare quei servizi che gli enti stessi abbiano deciso di offrire ai propri cittadini ferme restando delle soglie minime comuni a tutto il paese.

LA LEGA HA TRADITO SE’ STESSA - La norma di fatto deresponsabilizza gli amministratori come aspetto speculare all’allontanamento del controllo dei cittadini. Questa rapida e non esaustiva disamina della norma, voleva solo essere solo un ulteriore dimostrazione dell’inadeguatezza culturale della classe politica e di questo governo, a cui va addebitata l’improvvida tendenza ad ignorare la disperata necessità di ridurre la pressione fiscale e la spesa pubblica. Si parla di saldi di finanza pubblica invariati, ma la pressione fiscale non potrà che crescere senza garanzia alcuna che la spesa almeno NON aumenti. Da un punto di vista più politico, il tradimento di fatto del federalismo potrà anche essere temporaneamente nascosto agli elettori della Lega e del centro-destra ma nessun apparato mediatico farà diminuire i quattrini che usciranno dalle tasche dei contribuenti. Per la Lega, segnatamente, aver barattato questo federalismo finto con il mantenimento in vita di un governo e di un presidente del consiglio squalificato dinanzi all’universo mondo dopo aver avallato tonnellate di leggi vergogna, avrà prima o poi un costo. Perché la Lega degli inizi, ha non solo era ben più liberale rispetto a quella statalista e chiusa di oggi, ma aveva avuto il merito di segnalare una questione settentrionale che comunque esisteva ed esiste. E, secondo noi, ha tradito se stessa.

Fonte:Giornalettismo

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