martedì 22 febbraio 2011

Lesa Maestà! (Chi osa criticare Roberto Benigni)



Di Massimo Merighi


Ho sentito della polemica sul cachet di Benigni. Mi pare una discussione inutile, a prescindere dal fatto che ne abbia fatto beneficenza: quello è un fatto suo, meritorio, ma personale.

Voglio entrare nel merito dell’intervento del comico. Da un punto di vista dei contenuti e della forma.

Questa volta Benigni mi è proprio caduto dal cuore.

Per chi – come me – ama la satira, ricordandosi i bei tempi di Roberto Benigni, con i suoi spettacoli prettamente comico-satirici, fare un paragone con la performance di Sanremo è praticamente impossibile, come si trattasse di realtà incommensurabili.

Per chi – come me – conosce anche solo superficialmente, e non certo da storico, la verità nascosta sull’unità d’Italia (leggi “Terroni” di Pino Aprile) l’impressione netta è quella di una sorta di allineamento alla propaganda di regime.

Ma il problema non è Benigni, è l’ignoranza di noi italiani. Ignoranza giustificata, perché tutto per un secolo e mezzo ha contribuito colpevolmente e spesso dolosamente affinché la verità storica fosse accuratamente nascosta.

Peccato, da parte di Benigni non me l’aspettavo. Mi rimane il dubbio: è connivente con la propaganda di regime o ignora certi fatti? Propendo per la prima… tutto potendo pensare, tranne che Benigni possa ignorare la storia.

Immagino già la reazione di molti a queste mie parole (lesa maestà!!!). Ma faccio presente di essere quella stessa persona che divulgava in Italia il libro “Viaggio nel silenzio” sulla pedofilia nel clero molti anni prima che tutto venisse ammesso alla luce del sole. Altrettanto – statene certi – avverrà per il libro di Pino Aprile. Questione di tempo, e nemmeno tanto. Basti fare attenzione nei prossimi giorni e soprattutto il 17 marzo. Ne vedremo delle belle!

Inoltre, mi ha fatto specie vedere come Benigni fosse pienamente allineato con il D’Alema-pensiero: apostrofando con l’epiteto “nostalgici dei Borboni” quanti non si allineano con la retorica della versione ufficiale della favoletta di Garibaldi (una bassezza delle più squallide per liquidare la serietà della ricerca storica e delle istanze “meridionaliste” di verità e di giustizia – che sono alla base dell’unità, premessa imprescindibile).
Bassezza degna di Berlusconi: quest’ultimo usa l’epiteto comunisti, ma la tecnica è la medesima.

(A proposito, avete notato il ghigno soddisfatto di La Russa alla fine dell’intervento? A me certe cose non sfuggono!)


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Di Massimo Merighi


Ho sentito della polemica sul cachet di Benigni. Mi pare una discussione inutile, a prescindere dal fatto che ne abbia fatto beneficenza: quello è un fatto suo, meritorio, ma personale.

Voglio entrare nel merito dell’intervento del comico. Da un punto di vista dei contenuti e della forma.

Questa volta Benigni mi è proprio caduto dal cuore.

Per chi – come me – ama la satira, ricordandosi i bei tempi di Roberto Benigni, con i suoi spettacoli prettamente comico-satirici, fare un paragone con la performance di Sanremo è praticamente impossibile, come si trattasse di realtà incommensurabili.

Per chi – come me – conosce anche solo superficialmente, e non certo da storico, la verità nascosta sull’unità d’Italia (leggi “Terroni” di Pino Aprile) l’impressione netta è quella di una sorta di allineamento alla propaganda di regime.

Ma il problema non è Benigni, è l’ignoranza di noi italiani. Ignoranza giustificata, perché tutto per un secolo e mezzo ha contribuito colpevolmente e spesso dolosamente affinché la verità storica fosse accuratamente nascosta.

Peccato, da parte di Benigni non me l’aspettavo. Mi rimane il dubbio: è connivente con la propaganda di regime o ignora certi fatti? Propendo per la prima… tutto potendo pensare, tranne che Benigni possa ignorare la storia.

Immagino già la reazione di molti a queste mie parole (lesa maestà!!!). Ma faccio presente di essere quella stessa persona che divulgava in Italia il libro “Viaggio nel silenzio” sulla pedofilia nel clero molti anni prima che tutto venisse ammesso alla luce del sole. Altrettanto – statene certi – avverrà per il libro di Pino Aprile. Questione di tempo, e nemmeno tanto. Basti fare attenzione nei prossimi giorni e soprattutto il 17 marzo. Ne vedremo delle belle!

Inoltre, mi ha fatto specie vedere come Benigni fosse pienamente allineato con il D’Alema-pensiero: apostrofando con l’epiteto “nostalgici dei Borboni” quanti non si allineano con la retorica della versione ufficiale della favoletta di Garibaldi (una bassezza delle più squallide per liquidare la serietà della ricerca storica e delle istanze “meridionaliste” di verità e di giustizia – che sono alla base dell’unità, premessa imprescindibile).
Bassezza degna di Berlusconi: quest’ultimo usa l’epiteto comunisti, ma la tecnica è la medesima.

(A proposito, avete notato il ghigno soddisfatto di La Russa alla fine dell’intervento? A me certe cose non sfuggono!)


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