mercoledì 2 febbraio 2011

Crepe in paradiso: le fessure nucleari nella barriera corallina di Mururoa

LIVORNO Il giornale Les Nouvelles de Tahiti non usa mezzi termini: «Sarebbe lo scenario di una catastrofe: lo sprofondamento di una parte della corona corallina di Moruroa genererebbe un'onda di 20 metri». La cosa era già stata denunciata nel dicembre 2010, ma solo il 25 gennaio la Défense francese ha ammesso che il rischio esiste. La Défense ha spiegato durante una visita guidata sull'atollo di Moruroa che il tema delle fessurazioni e delle fratture nella barriera corallina non è una fantasia degli attivisti antinucleari e che le sue eventuali conseguenze sarebbero molto gravi: lo sprofondamento di una grossa parte del reef.

«La superficie di Moruroa porta le stigmate degli esperimenti sotterranei, quelli di prima dell'ultima campagna voluta dal presidente Chirac - spiega Les Nouvelles de Tahiti - La visita, diventata mediatica, condotta dal delegato alla sicurezza nucleare, Marcel Jurien de la Gravière, ha permesso di osservare alcune conseguenze geologiche degli esperimenti sotterranei». Le strade dell'atollo sprofondano, quando non vengono inghiottite dal mare, e le fessure nel fondale sono sempre più visibili nella laguna.

I fenomeni sono visibili, soprattutto nella zona nord di Moruroa, fin dall'epoca degli esperimenti nucleari, realizzati proprio sotto la barriera corallina. Il rischio è che una parte dell'enorme massa di coralli, la materia vivente che ha formato l'atollo, sprofondi. Il giornale di Tahiti spiega che «Due eventuali tipi di sprofondamento sono stati identificati: la caduta di un pan o quella di una loupe. Se per il primo caso si stima che mobiliterebbe diverse decine di milioni di m3, per il secondo si parla di centinaia di milioni di m3». Secondo la Défense «La caduta di un blocco corallino dell'ordine di 100 milioni di m3 porta ad un'ondata di almeno tre metri dopo l'evento, e non sarebbe praticamente percepibile a Tureia, il solo atollo che potrebbe essere interessato da eventi di questo tipo a Moruroa».

Ma il distacco dalla barriera di una loupe, una grande parte intera di barriera, avrebbe ben altri effetti: un tipo di cedimento della montagna sottomarina di calcare «Da 600 milioni di m3 condurrebbe ad un'ondata da 6 a 8 metri di altezza in prossimità dell'evento e di uno o due metri di altezza sulla parte dell'atollo di Tureia davanti a Moruroa». Uno sprofondamento di una parte più grande di barriera corallina potrebbe provocare a Moruroa uno tsunami con un'ondata tra i 10 e i 20 metri.

Le loupes più pericolose e da tenere sotto sorveglianza sono tre sull'Atoll du grand secret e sono state chiamate Françoise, Camélia e Irène. Sono già state prese misure di prevenzione, come l'osservazione di eventuali movimenti del terreno, per assicurare un pronto allarme. Per la caduta di un blocco corallino sarà applicato «Un tempo di allarme automatico di 90 secondi». Nel caso più rischioso di un movimento di un intero settore della barriera corallina, «L'allerta precederebbe l'evento di più settimane» si legge in un fascicolo fornito dalla Défense. Si procederebbe all'evacuazione del personale su Mururoa e, con la stessa tempistica, degli abitanti di Tureia.

Les Nouvelles de Tahiti si chiede anche se ci saranno fughe radioattive se un grosso pezzo della barriera corallina cedesse, aprendo in mare una cavità dove è stato effettuato un esperimento nucleare.

I militari e i politici, gli stessi che hanno effettuato gli esperimenti nucleari nel paradiso polinesiano che oggi rischia di sprofondare, assicurano che il processo di "vitrificazione" dei materiali radioattivi è andato avanti e che quindi la dispersione di scorie radioattive sarebbe limitata, anche se non possono assicurare che non ci sarà. Nel dossier fornito alla stampa si affronta anche l'eventualità di un crollo di una intera loupe di barriera corallina, rifacendosi ad uno studio dell'Internationa atomic energy agency (Iaea): «L'insieme dei prodotti radioattivi sarebbe rilasciato istantaneamente nell'oceano, la dose (di radiattività, ndr) indotta nella popolazione di Tureia sarebbe di sette microsieverts il primo anno successivo all'incidente e di tre microsieverts l'anno seguente». Però il giornale della Polinesi francese si chiede una cosa che evidentemente nel dossier non c'è: «Resta da conoscere i microsieverts che riceverebbe Moruroa...»

Questa situazione è il frutto di uno scellerato colonialismo nucleare che ha trasformato Mururoa in un poligono atomico, dicendo che gli esperimenti nucleari erano puliti.

Nell'area sono stati effettuati 41 esperimenti nucleari in atmosfera con 41 fall-out imponenti. Intanto aumentano i dossier sulle morti di cancro e presto potrebbero arrivare al comité d'indemnisation tra le 100 e le 200 domande di indennizzo da parte dei lavoratori e dei militari francesi e degli abitanti di Mururoa.

A Mururoa i controlli sulla radioattività dell'Iaea hanno rivelato che le zone a nord sono particolarmente colpite, in particolare nelle vicinanze dei luoghi dove ci sono depositi di plutonio, soprattutto in un banco di sabbia, il platier Colette, una delle aree considerate più a rischio di sprofondamento.

Fonte:Greenreport.it

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LIVORNO Il giornale Les Nouvelles de Tahiti non usa mezzi termini: «Sarebbe lo scenario di una catastrofe: lo sprofondamento di una parte della corona corallina di Moruroa genererebbe un'onda di 20 metri». La cosa era già stata denunciata nel dicembre 2010, ma solo il 25 gennaio la Défense francese ha ammesso che il rischio esiste. La Défense ha spiegato durante una visita guidata sull'atollo di Moruroa che il tema delle fessurazioni e delle fratture nella barriera corallina non è una fantasia degli attivisti antinucleari e che le sue eventuali conseguenze sarebbero molto gravi: lo sprofondamento di una grossa parte del reef.

«La superficie di Moruroa porta le stigmate degli esperimenti sotterranei, quelli di prima dell'ultima campagna voluta dal presidente Chirac - spiega Les Nouvelles de Tahiti - La visita, diventata mediatica, condotta dal delegato alla sicurezza nucleare, Marcel Jurien de la Gravière, ha permesso di osservare alcune conseguenze geologiche degli esperimenti sotterranei». Le strade dell'atollo sprofondano, quando non vengono inghiottite dal mare, e le fessure nel fondale sono sempre più visibili nella laguna.

I fenomeni sono visibili, soprattutto nella zona nord di Moruroa, fin dall'epoca degli esperimenti nucleari, realizzati proprio sotto la barriera corallina. Il rischio è che una parte dell'enorme massa di coralli, la materia vivente che ha formato l'atollo, sprofondi. Il giornale di Tahiti spiega che «Due eventuali tipi di sprofondamento sono stati identificati: la caduta di un pan o quella di una loupe. Se per il primo caso si stima che mobiliterebbe diverse decine di milioni di m3, per il secondo si parla di centinaia di milioni di m3». Secondo la Défense «La caduta di un blocco corallino dell'ordine di 100 milioni di m3 porta ad un'ondata di almeno tre metri dopo l'evento, e non sarebbe praticamente percepibile a Tureia, il solo atollo che potrebbe essere interessato da eventi di questo tipo a Moruroa».

Ma il distacco dalla barriera di una loupe, una grande parte intera di barriera, avrebbe ben altri effetti: un tipo di cedimento della montagna sottomarina di calcare «Da 600 milioni di m3 condurrebbe ad un'ondata da 6 a 8 metri di altezza in prossimità dell'evento e di uno o due metri di altezza sulla parte dell'atollo di Tureia davanti a Moruroa». Uno sprofondamento di una parte più grande di barriera corallina potrebbe provocare a Moruroa uno tsunami con un'ondata tra i 10 e i 20 metri.

Le loupes più pericolose e da tenere sotto sorveglianza sono tre sull'Atoll du grand secret e sono state chiamate Françoise, Camélia e Irène. Sono già state prese misure di prevenzione, come l'osservazione di eventuali movimenti del terreno, per assicurare un pronto allarme. Per la caduta di un blocco corallino sarà applicato «Un tempo di allarme automatico di 90 secondi». Nel caso più rischioso di un movimento di un intero settore della barriera corallina, «L'allerta precederebbe l'evento di più settimane» si legge in un fascicolo fornito dalla Défense. Si procederebbe all'evacuazione del personale su Mururoa e, con la stessa tempistica, degli abitanti di Tureia.

Les Nouvelles de Tahiti si chiede anche se ci saranno fughe radioattive se un grosso pezzo della barriera corallina cedesse, aprendo in mare una cavità dove è stato effettuato un esperimento nucleare.

I militari e i politici, gli stessi che hanno effettuato gli esperimenti nucleari nel paradiso polinesiano che oggi rischia di sprofondare, assicurano che il processo di "vitrificazione" dei materiali radioattivi è andato avanti e che quindi la dispersione di scorie radioattive sarebbe limitata, anche se non possono assicurare che non ci sarà. Nel dossier fornito alla stampa si affronta anche l'eventualità di un crollo di una intera loupe di barriera corallina, rifacendosi ad uno studio dell'Internationa atomic energy agency (Iaea): «L'insieme dei prodotti radioattivi sarebbe rilasciato istantaneamente nell'oceano, la dose (di radiattività, ndr) indotta nella popolazione di Tureia sarebbe di sette microsieverts il primo anno successivo all'incidente e di tre microsieverts l'anno seguente». Però il giornale della Polinesi francese si chiede una cosa che evidentemente nel dossier non c'è: «Resta da conoscere i microsieverts che riceverebbe Moruroa...»

Questa situazione è il frutto di uno scellerato colonialismo nucleare che ha trasformato Mururoa in un poligono atomico, dicendo che gli esperimenti nucleari erano puliti.

Nell'area sono stati effettuati 41 esperimenti nucleari in atmosfera con 41 fall-out imponenti. Intanto aumentano i dossier sulle morti di cancro e presto potrebbero arrivare al comité d'indemnisation tra le 100 e le 200 domande di indennizzo da parte dei lavoratori e dei militari francesi e degli abitanti di Mururoa.

A Mururoa i controlli sulla radioattività dell'Iaea hanno rivelato che le zone a nord sono particolarmente colpite, in particolare nelle vicinanze dei luoghi dove ci sono depositi di plutonio, soprattutto in un banco di sabbia, il platier Colette, una delle aree considerate più a rischio di sprofondamento.

Fonte:Greenreport.it

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