mercoledì 3 novembre 2010

La palla di neve e la pentola bucata


di LINO PATRUNO

Il leghista Salvini sarà un discolo, epperò ciò che dice lo pensano in molti al Nord. E non solo leghisti. Lasciamo stare quando cantò «Senti che puzza, scappano anche i cani, sono arrivati i napoletani», bisognava mandarlo a Napoli e vedere come tornava. Molto più preoccupante quando sostiene che i numeri dimostrano le differenze fra Nord e Sud. Vi sembra normale che in un quartiere di Napoli ci siano mille falsi invalidi? E che in Campania ci sia un solo termovalorizzatore e in Lombardia tredici?

È così. Come così, anche se dispiace, la pensano pure molti meridionali. Anzi Salvini aggiunge che la maggior parte dei voti della Lega al Nord sono di meridionali lì trasferiti. Più o meno vero anche questo. Per completare, il politologo Panebianco scrive che il Sud è un unico disastro, addirittura ricatta il Paese col proprio voto, le classi dirigenti incapaci, i cittadini si autoassolvono, il Nord non ne può più. Non sfiora Panebianco l’idea che le responsabilità possano non essere soltanto meridionali. Dice che chi non la pensa come lui è neoborbonico e che il Paese sopporta sempre meno. Ma se anche un intellettuale ragiona con l’accetta, si spacca l’Italia e basta.

Che il Sud col suo voto ricatti qualcuno, non pare. Anzi fa andare al governo la Lega Nord che non sembra precisamente meridionalista. Tranne che non si vogliano mandare uomini forti al Sud per sistemarlo: magari picchiando i meridionali come a Trevigno mentre nessuno ha mai picchiato gli allevatori che non pagano le multe sul latte o i valligiani che hanno sabotato l’alta velocità Torino-Lione. La gente del Sud non deve essere più picchiata. Ma evitiamo l’accetta. Cominciando a dire che non meraviglia se i nostri emigrati al Nord diventano leghisti in odio alle condizioni che li hanno costretti a partire.

Però l’emigrante col mare negli occhi e il dio Po nel piatto deve rispondere a una domanda: perché al Nord si è affermato e al Sud no? Significa che non è stupido. E che i meridionali non sono esseri inferiori. Quindi è l’ambiente in cui sono vissuti a non valorizzare. Un ambiente in cui da un lato non si riconosce il merito, dall’altro non c’è stimolo e competizione. Si dice così: sembra un ministero, con tutto il rispetto. Mentalità assistenziale.

Ma stabilita la non inferiorità, lo Stato che si è avuto al Sud era quello che con gli interventi straordinari doveva riparare ai suoi insufficienti interventi ordinari. Evitiamo di dire che con l’Unità d’Italia si è rovinato il Sud, altrimenti si è neoborbonici. Evitiamo pure di dire che invece così la pensa, e lo dichiara, addirittura il ministro Tremonti. E che secondo lo stesso Bossi i Mille «cercavano nel Sud una colonia in cui vendere i loro prodotti». Ci si consenta almeno di rilevare che, anche se il Sud era indietro rispetto al Nord, lo Stato non ha fatto nulla per rimediare, anzi.

Lo sviluppo industriale fu voluto al Nord dallo stesso Stato che al Sud doveva provvedere con gli aiuti e i lavori pubblici invece che con le fabbriche. Ma lo Stato imprenditore è il peggior imprenditore: dà un po’ a tutti per non perdere i voti di nessuno. Così tutto si appiattisce. E cresce quella famosa mentalità che non intraprende e aspetta che il cielo provveda.

Difficile del resto svoltare, perché il sottosviluppo ha una legge micidiale: diventa automatico. Più ti sviluppi, più investono da te (come la palla di neve: più rotola più si ingrossa). Meno ti sviluppi, meno investono da te (come la pentola bucata: più ci butti acqua più ne perde). Col Sud che diventa meno competitivo, cioè un euro investito rende meno. Attraendo appunto meno investimenti.

Prego moltiplicare per gli anni e si capiscono tante cose. Dicono al Nord: non vogliamo più dare i nostri soldi al Sud. Ma se li sono sempre ripresi con gli interessi, perché a produrre al Sud e a beccarsi i lavori pubblici sono sempre stati loro, essendo il Sud svirilizzato come testè visto. Così anche se lo Stato ha speso un centesimo di più al Sud (e ancora Tremonti dice il contrario) quel centesimo ingrassato ha fatto sempre dietrofront.

Questo non assolve i dirigenti meridionali, che se lo sono sempre fatto fare anche quando erano maggioranza al governo. Poi più facile succhiare la mammella dello Stato che alzare un capannone dove non ce n’è l’aria. E i cittadini? Alcuni se ne sono andati, alcuni hanno combattuto nelle condizioni peggiori, alcuni hanno arraffato la pensione di invalidità. E i termovalorizzatori? Se non si fanno e c’è l’emergenza arrivano soldi per le discariche: costruite da imprese del Nord.

Insomma una trama condivisa fra Nord e Sud: giusto ora negarla? I meridionali sono colpevoli di non essere riusciti o non aver voluto spezzare questo cerchio al collo grazie anche a loro rappresentanti fra l’inetto, il complice e il disonesto. Anzi ora arriva un altro cerchio al collo del Sud: il federalismo del ciascuno si tiene il suo. Buon soffocamento (spacciato per bombola d’ossigeno).

Fonte:Gazzetta del Mezzogiorno del 01/11/2010

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di LINO PATRUNO

Il leghista Salvini sarà un discolo, epperò ciò che dice lo pensano in molti al Nord. E non solo leghisti. Lasciamo stare quando cantò «Senti che puzza, scappano anche i cani, sono arrivati i napoletani», bisognava mandarlo a Napoli e vedere come tornava. Molto più preoccupante quando sostiene che i numeri dimostrano le differenze fra Nord e Sud. Vi sembra normale che in un quartiere di Napoli ci siano mille falsi invalidi? E che in Campania ci sia un solo termovalorizzatore e in Lombardia tredici?

È così. Come così, anche se dispiace, la pensano pure molti meridionali. Anzi Salvini aggiunge che la maggior parte dei voti della Lega al Nord sono di meridionali lì trasferiti. Più o meno vero anche questo. Per completare, il politologo Panebianco scrive che il Sud è un unico disastro, addirittura ricatta il Paese col proprio voto, le classi dirigenti incapaci, i cittadini si autoassolvono, il Nord non ne può più. Non sfiora Panebianco l’idea che le responsabilità possano non essere soltanto meridionali. Dice che chi non la pensa come lui è neoborbonico e che il Paese sopporta sempre meno. Ma se anche un intellettuale ragiona con l’accetta, si spacca l’Italia e basta.

Che il Sud col suo voto ricatti qualcuno, non pare. Anzi fa andare al governo la Lega Nord che non sembra precisamente meridionalista. Tranne che non si vogliano mandare uomini forti al Sud per sistemarlo: magari picchiando i meridionali come a Trevigno mentre nessuno ha mai picchiato gli allevatori che non pagano le multe sul latte o i valligiani che hanno sabotato l’alta velocità Torino-Lione. La gente del Sud non deve essere più picchiata. Ma evitiamo l’accetta. Cominciando a dire che non meraviglia se i nostri emigrati al Nord diventano leghisti in odio alle condizioni che li hanno costretti a partire.

Però l’emigrante col mare negli occhi e il dio Po nel piatto deve rispondere a una domanda: perché al Nord si è affermato e al Sud no? Significa che non è stupido. E che i meridionali non sono esseri inferiori. Quindi è l’ambiente in cui sono vissuti a non valorizzare. Un ambiente in cui da un lato non si riconosce il merito, dall’altro non c’è stimolo e competizione. Si dice così: sembra un ministero, con tutto il rispetto. Mentalità assistenziale.

Ma stabilita la non inferiorità, lo Stato che si è avuto al Sud era quello che con gli interventi straordinari doveva riparare ai suoi insufficienti interventi ordinari. Evitiamo di dire che con l’Unità d’Italia si è rovinato il Sud, altrimenti si è neoborbonici. Evitiamo pure di dire che invece così la pensa, e lo dichiara, addirittura il ministro Tremonti. E che secondo lo stesso Bossi i Mille «cercavano nel Sud una colonia in cui vendere i loro prodotti». Ci si consenta almeno di rilevare che, anche se il Sud era indietro rispetto al Nord, lo Stato non ha fatto nulla per rimediare, anzi.

Lo sviluppo industriale fu voluto al Nord dallo stesso Stato che al Sud doveva provvedere con gli aiuti e i lavori pubblici invece che con le fabbriche. Ma lo Stato imprenditore è il peggior imprenditore: dà un po’ a tutti per non perdere i voti di nessuno. Così tutto si appiattisce. E cresce quella famosa mentalità che non intraprende e aspetta che il cielo provveda.

Difficile del resto svoltare, perché il sottosviluppo ha una legge micidiale: diventa automatico. Più ti sviluppi, più investono da te (come la palla di neve: più rotola più si ingrossa). Meno ti sviluppi, meno investono da te (come la pentola bucata: più ci butti acqua più ne perde). Col Sud che diventa meno competitivo, cioè un euro investito rende meno. Attraendo appunto meno investimenti.

Prego moltiplicare per gli anni e si capiscono tante cose. Dicono al Nord: non vogliamo più dare i nostri soldi al Sud. Ma se li sono sempre ripresi con gli interessi, perché a produrre al Sud e a beccarsi i lavori pubblici sono sempre stati loro, essendo il Sud svirilizzato come testè visto. Così anche se lo Stato ha speso un centesimo di più al Sud (e ancora Tremonti dice il contrario) quel centesimo ingrassato ha fatto sempre dietrofront.

Questo non assolve i dirigenti meridionali, che se lo sono sempre fatto fare anche quando erano maggioranza al governo. Poi più facile succhiare la mammella dello Stato che alzare un capannone dove non ce n’è l’aria. E i cittadini? Alcuni se ne sono andati, alcuni hanno combattuto nelle condizioni peggiori, alcuni hanno arraffato la pensione di invalidità. E i termovalorizzatori? Se non si fanno e c’è l’emergenza arrivano soldi per le discariche: costruite da imprese del Nord.

Insomma una trama condivisa fra Nord e Sud: giusto ora negarla? I meridionali sono colpevoli di non essere riusciti o non aver voluto spezzare questo cerchio al collo grazie anche a loro rappresentanti fra l’inetto, il complice e il disonesto. Anzi ora arriva un altro cerchio al collo del Sud: il federalismo del ciascuno si tiene il suo. Buon soffocamento (spacciato per bombola d’ossigeno).

Fonte:Gazzetta del Mezzogiorno del 01/11/2010

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