domenica 7 novembre 2010

La "munnezza" di Giugliano


La manifestazione tenutasi il giorno 2 novembre 2010 a Giugliano per protestare contro lo sversamento di ulteriori rifiuti nel sito di taverna del Re, riassumeva in sé l’essenza dell’inevitabile destino di fallimento del Comune di Giugliano e del suo comprensorio. C’era tra la folla una nutrita schiera di politicanti abitualmente aggiranti nel sottobosco del malgoverno municipale che manifestavano in pratica contro se stessi. Persone, o direttamente coinvolte nella vita politica della municipalità giuglianese, o dedite ad attività professionali per l’espletamento delle quali la vicinanza agli ambienti decisionali appare quantomeno consigliabile in quanto matrice di occasioni esclusive. Persone in possesso, in virtù delle proprie frequentazioni, di informazioni, possibilità o incarichi ai più preclusi, persone che con lungimirante arguzia non hanno esitato a mescolarsi tra la folla nell’estremo tentativo, riuscitissimo, di salvare la faccia, e che non hanno esitato a rassegnare le proprie dimissioni sapendo che il loro gesto avrebbe rappresentato men che una formalità, in quanto, ben che vada, sono consapevoli di poter, o tornare a sedere sulla propria poltrona come se nulla fosse accaduto, complici i media locali tutt’altro che indipendenti, o, mal che vada, potendo contare su di una fedele e nutrita schiera di clientes, di venir rieletti alla prossima tornata con una certezza quasi matematica. Persone che pur di guadagnare crediti da spendere in circostanze prossime venture non hanno esitato a gettarsi in mezzo ai tafferugli di Taverna del Re rimediando magari una manganellata in testa o un calcio in mezzo alle palle…
C’era di tutto alla manifestazione del 2 novembre: professionisti che campano di consulenze commissionate dal comune, piccoli cloni di Berlusconi camuffati sotto l’opposto colore, costruttori che si dichiarano contro la speculazione edilizia, mancavano solo, o forse no, nani, ballerine e carri allegorici. Si potrà obbiettare che bisogna distinguere la volontà politica locale con quella nazionale poiché in questo caso quella locale ha manifestato contro quella nazionale. Se anche fosse vero l’obiezione desta più di una perplessità: intanto se anche ciò fosse vero, una classe politica del genere, che scende in piazza in mezzo ai comuni cittadini con pentole e mattarelli è una classe politica inetta che in riunioni o consigli di sorta perde soltanto il tempo senza combinare nulla. In secondo luogo, una classe politica inetta che in riunioni o consigli di sorta perde soltanto il tempo senza combinare nulla. In tertiis una classe politica inetta che in riunioni o consigli di sorta perde soltanto il tempo senza combinare nulla e lo fa da 15 anni, tanto è il tempo che Giugliano è diventata il merdaio d’Italia, e una volta che si dimette sparisce per sempre cambiando mestiere e sul punto si ha più di una perplessità. Perché una volta che la bufera sarà passata questa gente tornerà al suo posto come se nulla fosse a fare i porci comodi propri magari avendo addirittura guadagnato credito. Il che pare quasi inevitabile. A proposito, il sindaco alla manifestazione non c’era. C’è chi dice che fosse in Romania in vacanza, c’è chi sostiene che fosse barricato in casa, magari ad aspettare che tutto, cadesse nell’oblio.


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La manifestazione tenutasi il giorno 2 novembre 2010 a Giugliano per protestare contro lo sversamento di ulteriori rifiuti nel sito di taverna del Re, riassumeva in sé l’essenza dell’inevitabile destino di fallimento del Comune di Giugliano e del suo comprensorio. C’era tra la folla una nutrita schiera di politicanti abitualmente aggiranti nel sottobosco del malgoverno municipale che manifestavano in pratica contro se stessi. Persone, o direttamente coinvolte nella vita politica della municipalità giuglianese, o dedite ad attività professionali per l’espletamento delle quali la vicinanza agli ambienti decisionali appare quantomeno consigliabile in quanto matrice di occasioni esclusive. Persone in possesso, in virtù delle proprie frequentazioni, di informazioni, possibilità o incarichi ai più preclusi, persone che con lungimirante arguzia non hanno esitato a mescolarsi tra la folla nell’estremo tentativo, riuscitissimo, di salvare la faccia, e che non hanno esitato a rassegnare le proprie dimissioni sapendo che il loro gesto avrebbe rappresentato men che una formalità, in quanto, ben che vada, sono consapevoli di poter, o tornare a sedere sulla propria poltrona come se nulla fosse accaduto, complici i media locali tutt’altro che indipendenti, o, mal che vada, potendo contare su di una fedele e nutrita schiera di clientes, di venir rieletti alla prossima tornata con una certezza quasi matematica. Persone che pur di guadagnare crediti da spendere in circostanze prossime venture non hanno esitato a gettarsi in mezzo ai tafferugli di Taverna del Re rimediando magari una manganellata in testa o un calcio in mezzo alle palle…
C’era di tutto alla manifestazione del 2 novembre: professionisti che campano di consulenze commissionate dal comune, piccoli cloni di Berlusconi camuffati sotto l’opposto colore, costruttori che si dichiarano contro la speculazione edilizia, mancavano solo, o forse no, nani, ballerine e carri allegorici. Si potrà obbiettare che bisogna distinguere la volontà politica locale con quella nazionale poiché in questo caso quella locale ha manifestato contro quella nazionale. Se anche fosse vero l’obiezione desta più di una perplessità: intanto se anche ciò fosse vero, una classe politica del genere, che scende in piazza in mezzo ai comuni cittadini con pentole e mattarelli è una classe politica inetta che in riunioni o consigli di sorta perde soltanto il tempo senza combinare nulla. In secondo luogo, una classe politica inetta che in riunioni o consigli di sorta perde soltanto il tempo senza combinare nulla. In tertiis una classe politica inetta che in riunioni o consigli di sorta perde soltanto il tempo senza combinare nulla e lo fa da 15 anni, tanto è il tempo che Giugliano è diventata il merdaio d’Italia, e una volta che si dimette sparisce per sempre cambiando mestiere e sul punto si ha più di una perplessità. Perché una volta che la bufera sarà passata questa gente tornerà al suo posto come se nulla fosse a fare i porci comodi propri magari avendo addirittura guadagnato credito. Il che pare quasi inevitabile. A proposito, il sindaco alla manifestazione non c’era. C’è chi dice che fosse in Romania in vacanza, c’è chi sostiene che fosse barricato in casa, magari ad aspettare che tutto, cadesse nell’oblio.


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