lunedì 28 giugno 2010

L'Italia di Berlusconi Tasse e debito pubblico più alti d'Europa


Il debito pubblico in Italia e' sempre il piu' alto in Europa: nel 2009, in rapporto al Pil, dopo il calo rilevato nel 2007, ha proseguito la crescita gia' registrata nel 2008, aumentando di quasi 10 punti percentuali rispetto all'anno precedente e attestandosi al 115,8%, valore molto prossimo a quelli rilevati alla fine degli anni '90. Nel confronto con i paesi dell'Ue, lo stock di debito pubblico
italiano in percentuale al Pil continua ad essere il piu' alto, a fronte del 73,6% rilevato in media Ue-27). E' quanto sostiene l'Istat che ha diffuso oggi informazioni dettagliate sui conti economici e i principali aggregati annuali del settore delle Amministrazioni pubbliche.

Questi i dati principali, segnalati dall'Istat: deficit/Pil 2009 quasi raddoppiato rispetto all'anno precedente (si e' passati dal 2,7% al 5,3%). In valore assoluto, l'indebitamento risulta pari a 80.800 milioni di euro, maggiore di 38.225 milioni di euro rispetto al 2008.
Non solo, nel 2009 il saldo primario (indebitamento al netto della spesa per interessi) del nostro paese e' risultato negativo (-0,6% del Pil), in calo del 3,1% rispetto al 2008. Grazie alla riduzione dei tassi d'interesse, e' diminuita anche l'incidenza degli interessi passivi sul Pil, pari al 4,7% (5,2% nel 2008). Anche il saldo delle partite correnti e' stato negativo: il disavanzo e' pari a 31.129 milioni di euro, con un peggioramento rispetto all'anno precedente di 43.216 milioni di euro. In rapporto al Pil il saldo e' sceso attestandosi al -2%, per effetto della dinamica della crescita delle uscite correnti (2,3%) e del calo delle entrate correnti (-3,6%). E' cresciuta invece la spesa pubblica complessiva del 3,1%, evidenziando una decelerazione rispetto al 2008 (+3,6%). La sua incidenza sul Pil e' aumentata, passando dal 49,4% nel 2008 al 52,5%. Nell'ambito delle spese correnti, continua l'Istat, i
redditi da lavoro dipendente (che incidono per circa un quinto sul totale delle uscite) sono saliti, in Italia, dell'1,0%, con un ritmo molto inferiore rispetto al 2008 (3,6%). Le spese per consumi intermedi hanno registrato un aumento del 7,5%, proseguendo la tendenza degli anni precedenti; le prestazioni sociali in natura, che includono prevalentemente le spese per assistenza sanitaria in convenzione, sono aumentate del 4,0%.
Di conseguenza, la spesa per consumi finali delle Amministrazioni pubbliche e' aumentata del 3,3%, in rallentamento rispetto alla crescita del 4,3% del 2008.

La pressione fiscale aumenta e l'Italia è quinta nell'Unione europea per il peso delle tasse. Lo rileva l'Istat, secondo cui nel 2009 la pressione fiscale complessiva rispetto al Pil è passata al 43,2%, dal 42,9% dell'anno prima. Nella classifica europea dell'incidenza sul Pil del prelievo tributario e contributivo, l'Italia si piazza quindi al quinto posto (insieme alla Francia), preceduta da Danimarca (49%), Svezia (47,8%), Belgio (45,3%) e Austria (43,8%). I valori più bassi sono invece in Lettonia (26,5%), Romania (28%), Slovacchia e Irlanda (29,1%). L'aumento della pressione fiscale in Italia, spiega l'istituto di statistica, "è l'effetto di una riduzione del Pil superiore a quella complessiva del gettito fiscale e parafiscale, la cui dinamica negativa (-2,3%) è stata attenuata da quella, in forte aumento, delle imposte di carattere straordinario (imposte in conto capitale), cresciute in valore assoluto di quasi 12 miliardi". Infatti, fra le imposte straordinarie sono classificati i prelievi operati in base allo scudo fiscale, per
un importo di circa 5 miliardi, e i versamenti una tantum dell'imposta sostitutiva dei tributi, che hanno interessato alcuni settori dell'economia, in particolare quello bancario. Tutte le altre componenti del prelievo fiscale, conclude l'Istat, sono risultate in calo: le imposte indirette del 4,2% (dopo essere diminuite già del 4,9% nel 2008), le imposte dirette del 7,1% e i contributi sociali effettivi dello 0,5%. La flessione delle imposte dirette è dovuta essenzialmente al calo del gettito Ires (-23,1%) rispetto al 2008, mentre quella delle imposte indirette ha risentito delle significative diminuzioni del gettito dell'Iva (-6,7%) e dell'Irap (-13%).

Fonte:L'Unità

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Il debito pubblico in Italia e' sempre il piu' alto in Europa: nel 2009, in rapporto al Pil, dopo il calo rilevato nel 2007, ha proseguito la crescita gia' registrata nel 2008, aumentando di quasi 10 punti percentuali rispetto all'anno precedente e attestandosi al 115,8%, valore molto prossimo a quelli rilevati alla fine degli anni '90. Nel confronto con i paesi dell'Ue, lo stock di debito pubblico
italiano in percentuale al Pil continua ad essere il piu' alto, a fronte del 73,6% rilevato in media Ue-27). E' quanto sostiene l'Istat che ha diffuso oggi informazioni dettagliate sui conti economici e i principali aggregati annuali del settore delle Amministrazioni pubbliche.

Questi i dati principali, segnalati dall'Istat: deficit/Pil 2009 quasi raddoppiato rispetto all'anno precedente (si e' passati dal 2,7% al 5,3%). In valore assoluto, l'indebitamento risulta pari a 80.800 milioni di euro, maggiore di 38.225 milioni di euro rispetto al 2008.
Non solo, nel 2009 il saldo primario (indebitamento al netto della spesa per interessi) del nostro paese e' risultato negativo (-0,6% del Pil), in calo del 3,1% rispetto al 2008. Grazie alla riduzione dei tassi d'interesse, e' diminuita anche l'incidenza degli interessi passivi sul Pil, pari al 4,7% (5,2% nel 2008). Anche il saldo delle partite correnti e' stato negativo: il disavanzo e' pari a 31.129 milioni di euro, con un peggioramento rispetto all'anno precedente di 43.216 milioni di euro. In rapporto al Pil il saldo e' sceso attestandosi al -2%, per effetto della dinamica della crescita delle uscite correnti (2,3%) e del calo delle entrate correnti (-3,6%). E' cresciuta invece la spesa pubblica complessiva del 3,1%, evidenziando una decelerazione rispetto al 2008 (+3,6%). La sua incidenza sul Pil e' aumentata, passando dal 49,4% nel 2008 al 52,5%. Nell'ambito delle spese correnti, continua l'Istat, i
redditi da lavoro dipendente (che incidono per circa un quinto sul totale delle uscite) sono saliti, in Italia, dell'1,0%, con un ritmo molto inferiore rispetto al 2008 (3,6%). Le spese per consumi intermedi hanno registrato un aumento del 7,5%, proseguendo la tendenza degli anni precedenti; le prestazioni sociali in natura, che includono prevalentemente le spese per assistenza sanitaria in convenzione, sono aumentate del 4,0%.
Di conseguenza, la spesa per consumi finali delle Amministrazioni pubbliche e' aumentata del 3,3%, in rallentamento rispetto alla crescita del 4,3% del 2008.

La pressione fiscale aumenta e l'Italia è quinta nell'Unione europea per il peso delle tasse. Lo rileva l'Istat, secondo cui nel 2009 la pressione fiscale complessiva rispetto al Pil è passata al 43,2%, dal 42,9% dell'anno prima. Nella classifica europea dell'incidenza sul Pil del prelievo tributario e contributivo, l'Italia si piazza quindi al quinto posto (insieme alla Francia), preceduta da Danimarca (49%), Svezia (47,8%), Belgio (45,3%) e Austria (43,8%). I valori più bassi sono invece in Lettonia (26,5%), Romania (28%), Slovacchia e Irlanda (29,1%). L'aumento della pressione fiscale in Italia, spiega l'istituto di statistica, "è l'effetto di una riduzione del Pil superiore a quella complessiva del gettito fiscale e parafiscale, la cui dinamica negativa (-2,3%) è stata attenuata da quella, in forte aumento, delle imposte di carattere straordinario (imposte in conto capitale), cresciute in valore assoluto di quasi 12 miliardi". Infatti, fra le imposte straordinarie sono classificati i prelievi operati in base allo scudo fiscale, per
un importo di circa 5 miliardi, e i versamenti una tantum dell'imposta sostitutiva dei tributi, che hanno interessato alcuni settori dell'economia, in particolare quello bancario. Tutte le altre componenti del prelievo fiscale, conclude l'Istat, sono risultate in calo: le imposte indirette del 4,2% (dopo essere diminuite già del 4,9% nel 2008), le imposte dirette del 7,1% e i contributi sociali effettivi dello 0,5%. La flessione delle imposte dirette è dovuta essenzialmente al calo del gettito Ires (-23,1%) rispetto al 2008, mentre quella delle imposte indirette ha risentito delle significative diminuzioni del gettito dell'Iva (-6,7%) e dell'Irap (-13%).

Fonte:L'Unità

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