venerdì 23 aprile 2010

Editoria: spunta idea mini-tassa, e sul web e' rivolta


di Michele Cassano

Più che una proposta vera e propria é un'idea lanciata per tentare di risollevare un settore che ha bisogno immediato di ossigeno. Eppure è bastata solo l'ipotesi di una tassa sul web a scatenare un coro di proteste. Si oppongono operatori del settore e consumatori, ma la rivolta monta soprattutto in rete. Su blog e social network la parola d'ordine è una sola: opporsi, e persino boicottare, qualsiasi balzello sulla libera circolazione sul web.

I primi commenti sono piovuti subito dopo le parole del presidente della Federazione editori giornali, Carlo Malinconico. "La Fieg ha avviato un'iniziativa nei confronti dei motori di ricerca, Google in testa, per far pagare i contenuti editoriali - ha ricordato in occasione della presentazione del rapporto La stampa in Italia 2007-2009 - La procedura, però, è lunga e complessa. Nel frattempo si potrebbe intervenire con una misura transitoria, anche solo per due-tre anni - ha suggerito Malinconico - Basterebbe un prelievo di entità minima, l'equivalente di un caffé al mese, su chi ha la connessione a Internet per aiutare l'editoria ad affrontare la grave crisi che attraversa". Un'ipotesi, quella avanzata da Malinconico, che ricalcherebbe le proposte del governo tedesco: una tassa di possesso sul computer di 17,98 euro al mese, equivalente a quella esistente su tv o radio.

Gli introiti servirebbero a finanziare la ristrutturazione della rete tedesca, così da garantire a tutti la banda larga, ma anche a risarcire i quotidiani teutonici che si dicono penalizzati dalle news da parte di Google. Un tema, quello della circolazione gratuita delle notizie sul web, che ha spinto non solo Berlino, ma prima ancora Parigi, a proporre di finanziare l'editoria tassando gli introiti pubblicitari online dei colossi di internet come Google, Facebook e Microsoft. "Questa tassa la evado di sicuro". E' la risposta più comune che si trova su Internet alla proposta di Malinconico. Su Twitter sono centinaia gli interventi per il no. Si accusano i giornali di prendere già milioni di euro con le sovvenzioni pubbliche, e ci chiede perché si dovrebbero mantenere i quotidiani che sono organi lobbistici o di partito. Sui blog più frequentati ci sono anche posizioni più ironiche. C'é chi invita a "mettersi una mano sulla coscienza e ad offrire un caffé ad ogni editore che si incontra per strada, almeno una volta al mese", e chi propone "una tassa anche per i produttori di tv in bianco e nero e di cassette audio, letteralmente demoliti dal progresso tecnologico".

Tanti altri poi propongono il boicottaggio. "Disdico immediatamente le mie connessioni a internet e mi metto ad hackerare la rete al vicino". E, quella di oggi, sembra l'onda lunga della protesta scatenata dalla tassa sull'equo compenso alla Siae varata a gennaio dal governo. Contro il surplus dei prezzi applicati alle memorie di massa, per esempio dvd e chiavette usb, destinato a corrispondere i diritti ad autori e editori, è ancora attivo un gruppo con quasi duemila iscritti su Facebook.

La protesta non monta però solo in rete. L'associazione italiana degli operatori del mercato della comunicazione digitale ribadisce "che è necessario tener ben presenti le caratteristiche proprie della rete, ideando soluzioni ad hoc e non ricalcando inefficacemente soluzioni già adottate in altri ambiti". Anche i consumatori si oppongono. Secondo l'Uduc, se il desiderio della Fieg divenisse realtà, "ci saranno meno navigatori in Internet e i giornali non avranno risolto i loro problemi economici".

Fonte:Ansa

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di Michele Cassano

Più che una proposta vera e propria é un'idea lanciata per tentare di risollevare un settore che ha bisogno immediato di ossigeno. Eppure è bastata solo l'ipotesi di una tassa sul web a scatenare un coro di proteste. Si oppongono operatori del settore e consumatori, ma la rivolta monta soprattutto in rete. Su blog e social network la parola d'ordine è una sola: opporsi, e persino boicottare, qualsiasi balzello sulla libera circolazione sul web.

I primi commenti sono piovuti subito dopo le parole del presidente della Federazione editori giornali, Carlo Malinconico. "La Fieg ha avviato un'iniziativa nei confronti dei motori di ricerca, Google in testa, per far pagare i contenuti editoriali - ha ricordato in occasione della presentazione del rapporto La stampa in Italia 2007-2009 - La procedura, però, è lunga e complessa. Nel frattempo si potrebbe intervenire con una misura transitoria, anche solo per due-tre anni - ha suggerito Malinconico - Basterebbe un prelievo di entità minima, l'equivalente di un caffé al mese, su chi ha la connessione a Internet per aiutare l'editoria ad affrontare la grave crisi che attraversa". Un'ipotesi, quella avanzata da Malinconico, che ricalcherebbe le proposte del governo tedesco: una tassa di possesso sul computer di 17,98 euro al mese, equivalente a quella esistente su tv o radio.

Gli introiti servirebbero a finanziare la ristrutturazione della rete tedesca, così da garantire a tutti la banda larga, ma anche a risarcire i quotidiani teutonici che si dicono penalizzati dalle news da parte di Google. Un tema, quello della circolazione gratuita delle notizie sul web, che ha spinto non solo Berlino, ma prima ancora Parigi, a proporre di finanziare l'editoria tassando gli introiti pubblicitari online dei colossi di internet come Google, Facebook e Microsoft. "Questa tassa la evado di sicuro". E' la risposta più comune che si trova su Internet alla proposta di Malinconico. Su Twitter sono centinaia gli interventi per il no. Si accusano i giornali di prendere già milioni di euro con le sovvenzioni pubbliche, e ci chiede perché si dovrebbero mantenere i quotidiani che sono organi lobbistici o di partito. Sui blog più frequentati ci sono anche posizioni più ironiche. C'é chi invita a "mettersi una mano sulla coscienza e ad offrire un caffé ad ogni editore che si incontra per strada, almeno una volta al mese", e chi propone "una tassa anche per i produttori di tv in bianco e nero e di cassette audio, letteralmente demoliti dal progresso tecnologico".

Tanti altri poi propongono il boicottaggio. "Disdico immediatamente le mie connessioni a internet e mi metto ad hackerare la rete al vicino". E, quella di oggi, sembra l'onda lunga della protesta scatenata dalla tassa sull'equo compenso alla Siae varata a gennaio dal governo. Contro il surplus dei prezzi applicati alle memorie di massa, per esempio dvd e chiavette usb, destinato a corrispondere i diritti ad autori e editori, è ancora attivo un gruppo con quasi duemila iscritti su Facebook.

La protesta non monta però solo in rete. L'associazione italiana degli operatori del mercato della comunicazione digitale ribadisce "che è necessario tener ben presenti le caratteristiche proprie della rete, ideando soluzioni ad hoc e non ricalcando inefficacemente soluzioni già adottate in altri ambiti". Anche i consumatori si oppongono. Secondo l'Uduc, se il desiderio della Fieg divenisse realtà, "ci saranno meno navigatori in Internet e i giornali non avranno risolto i loro problemi economici".

Fonte:Ansa

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