mercoledì 2 dicembre 2009

Il "nuovo" che avanza: Lombardo ha deciso: toglie la “L” al PDL e si tiene il … PD


Ormai sembra proprio che Lombardo abbia deciso di passare … il fiume Oreto! Alla fine, Lombardo ha dovuto prendere atto che le due anime del PDL, i lealisti a Berlusconi appartenenti alla correnti ora perdente di Alfano e Schifani, e quella dell’oggetto misterioso di Miccichè, non possono coesistere.

Ed è lui stesso ad ammetterlo con una dichiarazione rilasciata a Roma a margine della firma relativa alla creazione di 2 fondi di partecipazione in accordo con Bei (Banca europea degli investimenti) e Fei (Fondo europeo per gli investimenti), che non lascia dubbi sulle sue intenzioni:

”Sulla crisi siciliana, o tensione, o ipertensione che dir si voglia, ci sarà un passaggio in Assemblea, dove sintetizzeremo un programma sul quale mi auguro ci sarà un’ampia convergenza. Se mi chiedete se si tratti di un’apertura al Pd, vi rispondo di sì”.

Ed ora? Ora ci saranno i passaggi in aula e lì ci sarà la conta e soprattutto si dovrebbe evidenziare il nuovo asse formato dall’MPA, dal PD a dagli uomini di Miccichè.

Cosa succederà? Difficile ogni previsione. La politica siciliana è un tipico esempio di politica del tanto meglio tanto peggio e su inciuci che nulla hanno di politico.

L’unica cosa sicura è che la tanta strombazzata elezione diretta del presidente con una legge insulsa invece di produrre stabilità ed efficienza politica, ha reso il presidente più schiavo di quando era l’assemblea ad eleggerlo.

Probabilmente si dovrebbe fare un passo indietro e tornare all’antico. Abbiamo scimmiottato gli americani ma non abbiamo istituzioni politiche tali da poter garantire il potere esecutivo del presidente e quello legislativo dell’assemblea.

A questo si aggiunge la pochezza della casta siciliana e la frittata è fatta.

Fonte:Osservatorio Sicilia

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Ormai sembra proprio che Lombardo abbia deciso di passare … il fiume Oreto! Alla fine, Lombardo ha dovuto prendere atto che le due anime del PDL, i lealisti a Berlusconi appartenenti alla correnti ora perdente di Alfano e Schifani, e quella dell’oggetto misterioso di Miccichè, non possono coesistere.

Ed è lui stesso ad ammetterlo con una dichiarazione rilasciata a Roma a margine della firma relativa alla creazione di 2 fondi di partecipazione in accordo con Bei (Banca europea degli investimenti) e Fei (Fondo europeo per gli investimenti), che non lascia dubbi sulle sue intenzioni:

”Sulla crisi siciliana, o tensione, o ipertensione che dir si voglia, ci sarà un passaggio in Assemblea, dove sintetizzeremo un programma sul quale mi auguro ci sarà un’ampia convergenza. Se mi chiedete se si tratti di un’apertura al Pd, vi rispondo di sì”.

Ed ora? Ora ci saranno i passaggi in aula e lì ci sarà la conta e soprattutto si dovrebbe evidenziare il nuovo asse formato dall’MPA, dal PD a dagli uomini di Miccichè.

Cosa succederà? Difficile ogni previsione. La politica siciliana è un tipico esempio di politica del tanto meglio tanto peggio e su inciuci che nulla hanno di politico.

L’unica cosa sicura è che la tanta strombazzata elezione diretta del presidente con una legge insulsa invece di produrre stabilità ed efficienza politica, ha reso il presidente più schiavo di quando era l’assemblea ad eleggerlo.

Probabilmente si dovrebbe fare un passo indietro e tornare all’antico. Abbiamo scimmiottato gli americani ma non abbiamo istituzioni politiche tali da poter garantire il potere esecutivo del presidente e quello legislativo dell’assemblea.

A questo si aggiunge la pochezza della casta siciliana e la frittata è fatta.

Fonte:Osservatorio Sicilia

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