martedì 1 settembre 2009

La Manuli conferma la chiusura. Gli operai non ci stanno


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Lunedì mattina l'ufficialità durante un incontro istituzionale. Intanto i picchetti dei lavoratori continuano tra rabbia e sconforto dopo che un foglio affisso all'entrata dell'impianto comunica la sospensione della produzione

ASCOLI PICENO - Nell'incontro di lunedì mattina in Prefettura, convocato dal prefetto subito dopo la comunicazione da parte della Manuli Rubber attraverso un comunicato affisso all'entrata dello stabilimento della mancata ripresa del lavoro prevista per lunedì mattina, il responsabile del personale dott. Grandi, in rappresentanza dell'azienda, ha confermato ufficialmente la procedura di chiusura dell'impianto ascolano.

Oltre al dottor Ciro Re, dirigente della questura e alla delegata del Prefetto di Ascoli la dottoressa Marchetti, all'incontro erano presenti anche il sindaco di Ascoli Guido Castelli, il presidente della Provincia Piero Celani e i rappresentanti di tutte le sigle sindacali, i quali hanno chiesto con fermezza al dirigente della Manuli di ritirare la procedura di mobilità e di riflettere attentamente sulle conseguenze disastrose da un punto di vista sociale che quesa situazione potrebbe creare.

L'azienda ha mostrato disponibilità soltanto nel cercare per i lavoratori di ottenere tutti i benefici previsti dagli ammortizzatori sociali, ma i sindacati continuano a battersi per la riapertura della fabbrica e per la riattivazione dell'intera attività produttiva.

Intanto però cresce la rabbia dei lavoratori che ormai da un mese stazionano davanti ai cancelli dell'impianto di Campolungo. E i modi usati finora dall'azienda non servono a distendere gli animi. Nel cartello esposto questa mattina, infatti, l'azienda giustifica la sospensione della produzione con motivazioni di ordine pubblico, in seguito al comportamento, ritenuto pericoloso, degli operai nelle loro azioni di protesta. E su questo punto i lavoratori proprio non ci stanno, ricordando come tutte le manifestazioni si siano svolte in maniera pacifica, compresa quella davanti allo stabilimento balneare di San Benedetto del Trono dove il direttore dell'azienda stava trascorrendo le proprie ferie.

Sentirsi addirittura accusati, e quindi in qualche modo responsabili, della non riapertura dei lavori è a dir poco paradossale per i lavoratori. Che affermano: oltre al danno, la beffa.

L'unica speranza ora è riposta in un intervento diretto del Governo ma di questo si saprà soltanto dopo l'incontro con il Ministro dello Sviluppo Claudio Scajola previsto successivamente al 4 settembre (giorno in cui ci sarà un incontro sindacale presso la sede di Confindustria a Roma), per il quale saranno convocate tutte le parti coinvolte nella vicenda Manuli.




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Lunedì mattina l'ufficialità durante un incontro istituzionale. Intanto i picchetti dei lavoratori continuano tra rabbia e sconforto dopo che un foglio affisso all'entrata dell'impianto comunica la sospensione della produzione

ASCOLI PICENO - Nell'incontro di lunedì mattina in Prefettura, convocato dal prefetto subito dopo la comunicazione da parte della Manuli Rubber attraverso un comunicato affisso all'entrata dello stabilimento della mancata ripresa del lavoro prevista per lunedì mattina, il responsabile del personale dott. Grandi, in rappresentanza dell'azienda, ha confermato ufficialmente la procedura di chiusura dell'impianto ascolano.

Oltre al dottor Ciro Re, dirigente della questura e alla delegata del Prefetto di Ascoli la dottoressa Marchetti, all'incontro erano presenti anche il sindaco di Ascoli Guido Castelli, il presidente della Provincia Piero Celani e i rappresentanti di tutte le sigle sindacali, i quali hanno chiesto con fermezza al dirigente della Manuli di ritirare la procedura di mobilità e di riflettere attentamente sulle conseguenze disastrose da un punto di vista sociale che quesa situazione potrebbe creare.

L'azienda ha mostrato disponibilità soltanto nel cercare per i lavoratori di ottenere tutti i benefici previsti dagli ammortizzatori sociali, ma i sindacati continuano a battersi per la riapertura della fabbrica e per la riattivazione dell'intera attività produttiva.

Intanto però cresce la rabbia dei lavoratori che ormai da un mese stazionano davanti ai cancelli dell'impianto di Campolungo. E i modi usati finora dall'azienda non servono a distendere gli animi. Nel cartello esposto questa mattina, infatti, l'azienda giustifica la sospensione della produzione con motivazioni di ordine pubblico, in seguito al comportamento, ritenuto pericoloso, degli operai nelle loro azioni di protesta. E su questo punto i lavoratori proprio non ci stanno, ricordando come tutte le manifestazioni si siano svolte in maniera pacifica, compresa quella davanti allo stabilimento balneare di San Benedetto del Trono dove il direttore dell'azienda stava trascorrendo le proprie ferie.

Sentirsi addirittura accusati, e quindi in qualche modo responsabili, della non riapertura dei lavori è a dir poco paradossale per i lavoratori. Che affermano: oltre al danno, la beffa.

L'unica speranza ora è riposta in un intervento diretto del Governo ma di questo si saprà soltanto dopo l'incontro con il Ministro dello Sviluppo Claudio Scajola previsto successivamente al 4 settembre (giorno in cui ci sarà un incontro sindacale presso la sede di Confindustria a Roma), per il quale saranno convocate tutte le parti coinvolte nella vicenda Manuli.




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