sabato 26 settembre 2009

8 regioni impugnano davanti alla Corte Costituzionale la legge sul nucleare




Che riportare il nucleare in Italia dopo oltre 20 anni dal referendum che ne segnò l’abbandono non sarebbe stato facile lo sapeva anche il governo, ma forse non si aspettava una reazione così dura, corale e immediata. A meno di tre mesi dall’approvazione del Ddl sullo “Sviluppo” che fissa la cornice normativa per l’apertura di nuove centrali atomiche nel Paese, sono ben otto le Regioni che aderendo ad un appello delle associazioni ambientaliste Legambiente, Wwf e Greenpeace hanno annunciato che impugneranno il provvedimento davanti alla Corte costituzionale. Calabria, Toscana, Liguria, Piemonte, Umbria, Emilia Romagna, Lazio e Marche sono convinte infatti che il testo approvato lo scorso luglio dal Parlamento violi il Titolo V della Costituzione, limitando il potere delle Regioni in materia di gestione del territorio. A queste si aggiungeranno inoltre molto presto la Sicilia, la Basilicata e la Puglia, che per bocca del suo presidente Nichi Vendola ha più volte ribadito di voler puntare sullo sviluppo delle rinnovabili, mentre la Sardegna per ora si è limitata ad aprovare un ordine del giorno nel quale si chiede alla Giunta di “attivarsi presso il governo affinché la Sardegna non sia inclusa nella lista, attualmente in fase di preparazione, delle Regioni candidate ad ospitare siti nucleari” .

A riassumere i termini della questione è l’assessore all’Ambiente delle Marche, Marco Amagliani. “Esistono i presupposti giuridici - spiega - per ricorrere contro la delega nucleare al governo, supportati da diverse sentenze della Corte in materia di energia. La Legge 99, infatti, esclude le Regioni e gli Enti locali dalla decisione sulle localizzazioni degli impianti nucleari, equiparandoli ad aree militarizzate, per la produzione dell’energia elettrica, sugli impianti per la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi o per lo smantellamento degli impianti nucleari, non tenendo conto di quanto stabilito dal Titolo V della Costituzione sui poteri delle Regioni in materia di governo del territorio e sul rispetto del principio di leale collaborazione istituzionale”.

Ma la battaglia legale davanti alla Consulta, prologo a prevedibili mobilitazioni della popolazione in caso di sconfitta degli enti locali, è solo uno degli scogli contro cui l’ostinazione nucleare di Berlusconi, Scajola, Enel e Ansaldo dovranno fare i conti in futuro. Dagli Stati Uniti arriva infatti proprio oggi una notizia che fa a pugni con le rassicuranti parole usate sin qui dalla lobby nostrana dell’atomo.

Come riferisce il New York Times, la Nuclear Waste Technical Review Board, la speciale commissione federale incaricata di affrontare la questione delle scorie nucleari prodotte fino ad oggi negli Usa, si accinge a proporre di riunciare all’idea di creare un sito di stoccaggio. Malgrado inseguita ormai da molti anni, la creazione di un deposito nazionale delle scorie a Yucca Mountain, nel Nevada, sembra essersi rivelata ormai irrealizzabile. Tanto vale, suggerisce quindi il Board, tentare di trovare una soluzione diversa, riutilizzando il materiale di risulta.

FONTE:
http://gualerzi.blogautore.repubblica.it/2009/09/24/nucleare-le-ragioni-delle-regioni/
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Che riportare il nucleare in Italia dopo oltre 20 anni dal referendum che ne segnò l’abbandono non sarebbe stato facile lo sapeva anche il governo, ma forse non si aspettava una reazione così dura, corale e immediata. A meno di tre mesi dall’approvazione del Ddl sullo “Sviluppo” che fissa la cornice normativa per l’apertura di nuove centrali atomiche nel Paese, sono ben otto le Regioni che aderendo ad un appello delle associazioni ambientaliste Legambiente, Wwf e Greenpeace hanno annunciato che impugneranno il provvedimento davanti alla Corte costituzionale. Calabria, Toscana, Liguria, Piemonte, Umbria, Emilia Romagna, Lazio e Marche sono convinte infatti che il testo approvato lo scorso luglio dal Parlamento violi il Titolo V della Costituzione, limitando il potere delle Regioni in materia di gestione del territorio. A queste si aggiungeranno inoltre molto presto la Sicilia, la Basilicata e la Puglia, che per bocca del suo presidente Nichi Vendola ha più volte ribadito di voler puntare sullo sviluppo delle rinnovabili, mentre la Sardegna per ora si è limitata ad aprovare un ordine del giorno nel quale si chiede alla Giunta di “attivarsi presso il governo affinché la Sardegna non sia inclusa nella lista, attualmente in fase di preparazione, delle Regioni candidate ad ospitare siti nucleari” .

A riassumere i termini della questione è l’assessore all’Ambiente delle Marche, Marco Amagliani. “Esistono i presupposti giuridici - spiega - per ricorrere contro la delega nucleare al governo, supportati da diverse sentenze della Corte in materia di energia. La Legge 99, infatti, esclude le Regioni e gli Enti locali dalla decisione sulle localizzazioni degli impianti nucleari, equiparandoli ad aree militarizzate, per la produzione dell’energia elettrica, sugli impianti per la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi o per lo smantellamento degli impianti nucleari, non tenendo conto di quanto stabilito dal Titolo V della Costituzione sui poteri delle Regioni in materia di governo del territorio e sul rispetto del principio di leale collaborazione istituzionale”.

Ma la battaglia legale davanti alla Consulta, prologo a prevedibili mobilitazioni della popolazione in caso di sconfitta degli enti locali, è solo uno degli scogli contro cui l’ostinazione nucleare di Berlusconi, Scajola, Enel e Ansaldo dovranno fare i conti in futuro. Dagli Stati Uniti arriva infatti proprio oggi una notizia che fa a pugni con le rassicuranti parole usate sin qui dalla lobby nostrana dell’atomo.

Come riferisce il New York Times, la Nuclear Waste Technical Review Board, la speciale commissione federale incaricata di affrontare la questione delle scorie nucleari prodotte fino ad oggi negli Usa, si accinge a proporre di riunciare all’idea di creare un sito di stoccaggio. Malgrado inseguita ormai da molti anni, la creazione di un deposito nazionale delle scorie a Yucca Mountain, nel Nevada, sembra essersi rivelata ormai irrealizzabile. Tanto vale, suggerisce quindi il Board, tentare di trovare una soluzione diversa, riutilizzando il materiale di risulta.

FONTE:
http://gualerzi.blogautore.repubblica.it/2009/09/24/nucleare-le-ragioni-delle-regioni/

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