giovedì 16 luglio 2009

Sud, in dieci anni 700 mila emigrati - Napolitano: «Superare i divari»


Solo nel 2008 in 122mila si sono spostato al Centro-Nord. Le partenze soprattutto da Campania, Puglia, Sicilia



ROMA - «Deve crescere nelle istituzioni, così come nella società, la coscienza che il divario tra Nord e Sud deve essere corretto». Lo scrive il capo dello Stato Giorgio Napolitano in un messaggio inviato al Presidente dell'Associazione per lo Sviluppo dell'Industria nel Mezzogiorno, Nino Novacco in occasione della presentazione del «Rapporto SVIMEZ 2009 sull'economia del Mezzogiorno. Lo studio fotografa la situazione economica del Sud italiano, rilevando un crollo del Pil a -1,1% il Pil delle regioni meridionali nel 2008, e contiene dati preoccupanti soprattutto in relazione al numero degli emigrati: in dieci anni (1997 -2008) - si legge - circa 700mila persone hanno abbandonato il Mezzogiorno.

«ITALIA SPACCATA IN DUE» - Il Mezzogiorno, secondo il rapporto, è la Cenerentola d'Europa. «Caso unico» nel vecchio Continente, «l'Italia- sottolinea l’associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno - continua a presentarsi come un Paese spaccato in due sul fronte migratorio: a un Centro-nord che attira e smista flussi al suo interno corrisponde un Sud che espelle giovani e manodopera senza rimpiazzarla con pensionati, stranieri o individui provenienti da altre regioni». I posti di lavoro del Mezzogiorno, in particolare, «sono in numero assai inferiore a quello degli occupati. Ed è la carenza di domanda di figure professionali di livello medio-alto a costituire la principale spinta all’emigrazione». Così nel 2008 il Sud ha perso oltre 122mila residenti a favore del Centro-nord, a fronte di un rientro di circa 60mila persone. Oltre l’87% delle partenze ha origine in tre regioni: Campania, Puglia, Sicilia.

L'APPELLO DI NAPOLITANO - «La crisi economica rafforza il convincimento - scrive Napolitano - che una prospettiva di stabile ripresa del processo di sviluppo debba essere fondata sul superamento degli squilibri territoriali, necessario per utilizzare pienamente tutte le potenzialità del nostro Paese. Il fatto che le politiche di riequilibrio territoriale messe in atto in passato abbiano conseguito risultati insufficienti rende certamente indispensabile un forte impegno di efficienza e di innovazione da parte delle istituzioni meridionali; ma questo impegno non sarebbe sufficiente senza il supporto di una strategia di politica economica nazionale mirata al superamento dei divari in termini di dotazione di infrastrutture, di investimento in capitale umano, di rendimento delle amministrazioni pubbliche e di qualità dei servizi pubblici».

L'EMORRAGI PIU' FORTE IN CAMPANIA - Tornando allo studio, l’emorragia più forte è in Campania (-25mila), seguono Puglia (-12.200) e Sicilia (-11.600). Nel 2008 poi - spiega lo Svimez - sono stati 173mila gli occupati residenti nel Sud ma con un posto di lavoro al Centro-nord o all’estero, 23mila in più del 2007 (+15,3%). Sono i pendolari di lungo raggio, cittadini a termine che rientrano a casa nel weekend o un paio di volte al mese. Sono giovani e con un livello di studio medio-alto: l’80% ha meno di 45 anni e quasi il 50% svolge professioni di livello elevato (il 24% è laureato). Spesso sono maschi, single, dipendenti full-time in una fase transitoria della loro vita, come l’ingresso o l’assestamento nel mercato del lavoro. Le regioni che attraggono maggiormente i pendolari - secondo il rapporto - sono Lombardia, Emilia-Romagna e Lazio. È da segnalare però la crescita dei pendolari meridionali verso altre province del Mezzogiorno, pur lontane dal luogo d’origine: 60mila nel 2008 (erano 24mila nel 2007).

DIMINUITI I LAUREATI NEGLI ATENEI MERIDIONALI - Rispetto ai primi anni 2000, poi, sono aumentati i giovani meridionali trasferiti al Centro-nord dopo il diploma che si sono laureati lì e lavorano lì, mentre sono diminuiti i laureati negli atenei meridionali in partenza dopo la laurea in cerca di lavoro. In vistosa crescita le partenze dei laureati "eccellenti": nel 2004 partiva il 25% dei laureati meridionali con il massimo dei voti; tre anni più tardi la percentuale è balzata a quasi il 38%. La mobilità geografica Sud-Nord - conclude lo Svimez - permette una mobilità sociale. I laureati meridionali che si spostano dopo la laurea al Centro-nord vanno incontro a contratti meno stabili rispetto a chi rimane, ma a uno stipendio più alto. Il 50% dei giovani "immobili al Sud" non arriva a 1.000 euro al mese, mentre il 63% di chi è partito dopo la laurea guadagna tra 1.000 e 1.500 euro e oltre il 16% più di 1.500 euro. Glv


Fonte:Corriere della Sera 16 luglio 2009
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Solo nel 2008 in 122mila si sono spostato al Centro-Nord. Le partenze soprattutto da Campania, Puglia, Sicilia



ROMA - «Deve crescere nelle istituzioni, così come nella società, la coscienza che il divario tra Nord e Sud deve essere corretto». Lo scrive il capo dello Stato Giorgio Napolitano in un messaggio inviato al Presidente dell'Associazione per lo Sviluppo dell'Industria nel Mezzogiorno, Nino Novacco in occasione della presentazione del «Rapporto SVIMEZ 2009 sull'economia del Mezzogiorno. Lo studio fotografa la situazione economica del Sud italiano, rilevando un crollo del Pil a -1,1% il Pil delle regioni meridionali nel 2008, e contiene dati preoccupanti soprattutto in relazione al numero degli emigrati: in dieci anni (1997 -2008) - si legge - circa 700mila persone hanno abbandonato il Mezzogiorno.

«ITALIA SPACCATA IN DUE» - Il Mezzogiorno, secondo il rapporto, è la Cenerentola d'Europa. «Caso unico» nel vecchio Continente, «l'Italia- sottolinea l’associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno - continua a presentarsi come un Paese spaccato in due sul fronte migratorio: a un Centro-nord che attira e smista flussi al suo interno corrisponde un Sud che espelle giovani e manodopera senza rimpiazzarla con pensionati, stranieri o individui provenienti da altre regioni». I posti di lavoro del Mezzogiorno, in particolare, «sono in numero assai inferiore a quello degli occupati. Ed è la carenza di domanda di figure professionali di livello medio-alto a costituire la principale spinta all’emigrazione». Così nel 2008 il Sud ha perso oltre 122mila residenti a favore del Centro-nord, a fronte di un rientro di circa 60mila persone. Oltre l’87% delle partenze ha origine in tre regioni: Campania, Puglia, Sicilia.

L'APPELLO DI NAPOLITANO - «La crisi economica rafforza il convincimento - scrive Napolitano - che una prospettiva di stabile ripresa del processo di sviluppo debba essere fondata sul superamento degli squilibri territoriali, necessario per utilizzare pienamente tutte le potenzialità del nostro Paese. Il fatto che le politiche di riequilibrio territoriale messe in atto in passato abbiano conseguito risultati insufficienti rende certamente indispensabile un forte impegno di efficienza e di innovazione da parte delle istituzioni meridionali; ma questo impegno non sarebbe sufficiente senza il supporto di una strategia di politica economica nazionale mirata al superamento dei divari in termini di dotazione di infrastrutture, di investimento in capitale umano, di rendimento delle amministrazioni pubbliche e di qualità dei servizi pubblici».

L'EMORRAGI PIU' FORTE IN CAMPANIA - Tornando allo studio, l’emorragia più forte è in Campania (-25mila), seguono Puglia (-12.200) e Sicilia (-11.600). Nel 2008 poi - spiega lo Svimez - sono stati 173mila gli occupati residenti nel Sud ma con un posto di lavoro al Centro-nord o all’estero, 23mila in più del 2007 (+15,3%). Sono i pendolari di lungo raggio, cittadini a termine che rientrano a casa nel weekend o un paio di volte al mese. Sono giovani e con un livello di studio medio-alto: l’80% ha meno di 45 anni e quasi il 50% svolge professioni di livello elevato (il 24% è laureato). Spesso sono maschi, single, dipendenti full-time in una fase transitoria della loro vita, come l’ingresso o l’assestamento nel mercato del lavoro. Le regioni che attraggono maggiormente i pendolari - secondo il rapporto - sono Lombardia, Emilia-Romagna e Lazio. È da segnalare però la crescita dei pendolari meridionali verso altre province del Mezzogiorno, pur lontane dal luogo d’origine: 60mila nel 2008 (erano 24mila nel 2007).

DIMINUITI I LAUREATI NEGLI ATENEI MERIDIONALI - Rispetto ai primi anni 2000, poi, sono aumentati i giovani meridionali trasferiti al Centro-nord dopo il diploma che si sono laureati lì e lavorano lì, mentre sono diminuiti i laureati negli atenei meridionali in partenza dopo la laurea in cerca di lavoro. In vistosa crescita le partenze dei laureati "eccellenti": nel 2004 partiva il 25% dei laureati meridionali con il massimo dei voti; tre anni più tardi la percentuale è balzata a quasi il 38%. La mobilità geografica Sud-Nord - conclude lo Svimez - permette una mobilità sociale. I laureati meridionali che si spostano dopo la laurea al Centro-nord vanno incontro a contratti meno stabili rispetto a chi rimane, ma a uno stipendio più alto. Il 50% dei giovani "immobili al Sud" non arriva a 1.000 euro al mese, mentre il 63% di chi è partito dopo la laurea guadagna tra 1.000 e 1.500 euro e oltre il 16% più di 1.500 euro. Glv


Fonte:Corriere della Sera 16 luglio 2009

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