giovedì 16 luglio 2009

Salvatore Borsellino: Paolo morì perché scoprì un patto con lo Stato



(ASCA) - Roma, 15 lug - "Mio fratello era stato sicuramente informato dagli organi istituzionali della trattativa in corso tra mafia e Stato, perché erano in mano sua le indagini sull'assassinio di Falcone e sulla mafia in Sicilia. Non poteva non esserne informato". Così Salvatore Borsellino, fratello del magistrato Paolo Borsellino, ucciso il 19 luglio 1992 in via D'Amelio commenta le nuove rivelazioni sul patto tra Stato e mafia fatte da Massimo Ciancimino.


Borsellino é intervenuto a '24 Mattino' su Radio 24. "Sostengo dal 1997 - ha aggiunto Borsellino - che il motivo dell'accelerazione della eliminazione di Paolo sia stato il fatto che lui si era messo di traverso rispetto a questa trattativa nel momento in cui ne fu informato, e questo avvenne al ministero dell'Interno il primo luglio 1992. A quel punto era necessario, per poter continuare a condurre la trattativa, eliminare l'ostacolo principale, Paolo Borsellino, ed eliminarlo in fretta".


Ciancimino jr. ha detto che una copia del famoso 'papello' era nella cassaforte di casa sua a Mondello ma i Carabinieri durante una perquisizione evitarono di controllare: "C'é da chiedersi il perché non sia stata aperta quella cassaforte - ha detto Borsellino -. Credo che sia lo stesso motivo per cui dopo l'arresto di Riina é stato lasciato incustodito il suo rifugio, finché squadre della criminalità organizzata hanno potuto ripulire la casa e prelevare la cassaforte, nella quale c'erano cose che non dovevano venire fuori. Ciancimino non é un pentito - ha detto Borsellino - ma uno che vuole salvare il salvabile, quel famoso tesoro del padre di cui evidentemente gli hanno sequestrato solo una minima parte. Ora ha scelto di collaborare e sta dando un validissimo contributo, ma per patteggiare la sua impunità".
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(ASCA) - Roma, 15 lug - "Mio fratello era stato sicuramente informato dagli organi istituzionali della trattativa in corso tra mafia e Stato, perché erano in mano sua le indagini sull'assassinio di Falcone e sulla mafia in Sicilia. Non poteva non esserne informato". Così Salvatore Borsellino, fratello del magistrato Paolo Borsellino, ucciso il 19 luglio 1992 in via D'Amelio commenta le nuove rivelazioni sul patto tra Stato e mafia fatte da Massimo Ciancimino.


Borsellino é intervenuto a '24 Mattino' su Radio 24. "Sostengo dal 1997 - ha aggiunto Borsellino - che il motivo dell'accelerazione della eliminazione di Paolo sia stato il fatto che lui si era messo di traverso rispetto a questa trattativa nel momento in cui ne fu informato, e questo avvenne al ministero dell'Interno il primo luglio 1992. A quel punto era necessario, per poter continuare a condurre la trattativa, eliminare l'ostacolo principale, Paolo Borsellino, ed eliminarlo in fretta".


Ciancimino jr. ha detto che una copia del famoso 'papello' era nella cassaforte di casa sua a Mondello ma i Carabinieri durante una perquisizione evitarono di controllare: "C'é da chiedersi il perché non sia stata aperta quella cassaforte - ha detto Borsellino -. Credo che sia lo stesso motivo per cui dopo l'arresto di Riina é stato lasciato incustodito il suo rifugio, finché squadre della criminalità organizzata hanno potuto ripulire la casa e prelevare la cassaforte, nella quale c'erano cose che non dovevano venire fuori. Ciancimino non é un pentito - ha detto Borsellino - ma uno che vuole salvare il salvabile, quel famoso tesoro del padre di cui evidentemente gli hanno sequestrato solo una minima parte. Ora ha scelto di collaborare e sta dando un validissimo contributo, ma per patteggiare la sua impunità".

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