martedì 23 giugno 2009

I Predator all’assalto dei cieli del Sud Italia


Di Antonio Mazzeo

È destinato a crescere enormemente il numero dei velivoli senza pilota (UAV) in dotazione alle forze armate internazionali. Per questo i principali paesi NATO sono impegnati in una frenetica ricerca di spazi aerei dove i nuovi sistemi possano volare senza interferire con le rotte civili e militari. In Spagna, per ospitare gli aerei senza pilota dell’aeronautica nazionale e di quelli dell’agenzia spaziale statunitense NASA, dopo anni di studi e simulazioni è stata scelta una piccola località della Galizia, Trasmiras, sfuggita sino ad oggi al passaggio in quota dei velivoli e 80 chilometri distante dall’aeroporto di Vigo. Per poi scongiurare pesanti restrizioni al traffico aereo, il governo Zapatero ha ritirato la candidatura di Zaragoza come principale base d’appoggio in Europa per i nuovi UAV della NATO.

In Italia invece impera la deregulation e già nei prossimi mesi i piloti delle compagnie aeree dovranno stare attenti a non incrociare i micidiali velivoli senza pilota delle forze armate italiane e statunitensi. Il generale Giuseppe Bernardis, sottocapo di stato maggiore dell’Aeronautica militare, ha preannunciato all’agenzia di stampa Defensenews che entro la fine dell’anno i nuovi velivoli “Predator B” dell’AMI saranno liberi di volare in qualsiasi parte del Mediterraneo, “all’interno dello spazio nazionale e comunque fuori dal traffico regolare, a 50.000 piedi d’altitudine”. Qualcosa più di 15.000 metri dal livello del mare, ben al di sopra delle quote di crociera dei voli civili. Peccato che per volare, gli UAV dovranno comunque decollare proprio da alcuni scali militari che sorgono in prossimità di grandi centri urbani e importanti hub aeroportuali. I “Predator B” saranno installati nella base pugliese di Amendola, a metà strada tra le città di Foggia e Manfredonia, ai piedi del Gargano. Andranno a fare compagnia al gruppo di Predator di prima generazione (quelli indicati con la lettera “A”), operativi dal dicembre 2004. Insieme si contenderanno il passaggio nel “corridoio di volo” che l’aeronautica militare sta predisponendo tra la Puglia e il poligono sperimentale di Salto di Quirra in Sardegna.

“Il nostro piano è però quello di creare una serie di nuovi corridoi di raccordo tra la principale rotta di volo dei Predator e le basi di Sigonella e Trapani in Sicilia, l’isola di Pantelleria e Decimomannu in Sardegna”, ha aggiunto il generale Bernardis. “Il corridoio di Sigonella potrebbe essere usato pure dai velivoli senza pilota Global Hawks che saranno installati in Sicilia nell’ambito del programma NATO Allied Ground Surveillance AGS”. Entro il 2010 nella grande base siciliana arriverà pure una squadriglia di Global Hawk dell’US Air Force; nel 2012 finanche i prototipi di una versione più sofisticata di aerei senza pilota della marina militare statunitense. I ciechi strumenti di guerra saranno così gli unici veri padroni dei cieli del Mezzogiorno d’Italia. In Sicilia sovraffolleranno le piste e le rotte dei cacciabombardieri e dei giganteschi aerei cargo USA a capacità nucleare, sfrecciando a poca distanza dallo scalo di Catania-Fontanarossa, il terzo per traffico aereo in tutta Italia (più di sei milioni di passeggeri all’anno).

I Predator non sono però solo una grave minaccia alla sicurezza; rappresentano infatti l’ennesimo caso di spreco delle risorse finanziarie nazionali a favore del complesso militare industriale statunitense. Per quattro velivoli dell’ultima versione “B” prodotti dalla General Atomics Aeronautical Systems Incorporated di San Diego, California, l’Italia dovrà spendere non meno di 80 milioni di euro nei prossimi due anni. Per i cinque Predator A acquistati nel 2004, sono stati spesi invece 47,8 milioni di dollari. E dopo un incidente ad un Predator italiano durante un volo sperimentale nel deserto della California, il governo ha pensato bene ad ordinare nel 2005 altri due velivoli, con un costo aggiuntivo di 14 milioni di dollari più altri 2 milioni per equipaggiamenti vari.

I Predator sono però divenuti il fiore all’occhiello dell’Aeronautica militare, la prima forza aerea in Europa ad impiegare gli UAV. Il battesimo di fuoco è avvenuto in Iraq nel gennaio 2005, quando tre unità iniziarono ad operare dalla base di Tallil in supporto del contingente terrestre nell’ambito della missione “Antica Babilonia” (uno di essi precipitò al suolo a causa di un’avaria al motore nel maggio 2006) . Lasciato il territorio iracheno, nel maggio 2007 i Predator italiani sono stati trasferiti nella base di Herat, sede del Comando regionale interforze per le operazioni in Afghanistan. Alla data dell’1 gennaio 2008 i velivoli senza pilota dell’AMI avevano già superato le 3.000 ore di volo, 300 nello spazio aereo italiano e 2.700 nell’ambito di missioni nei teatri di guerra iracheno ed afgano. Sempre secondo quanto dichiarato dal generale Bernardis, entro la fine del 2009 tre velivoli di prima generazione previamente modificati e potenziati negli Stati Uniti d’America, saranno dislocati nuovamente ad Herat per rafforzare il dispositivo militare NATO in Afghanistan. Poi arriveranno i quattro Predator B, progettati proprio per migliorare le capacità strategiche del velivolo bellico.

Con la nuova versione dell’aereo cresceranno le sue dimensioni (una lunghezza di 11 metri e un’apertura alare di 20) e il peso massimo al decollo (oltre 4.500 chilogrammi). Verranno sensibilmente incrementate le prestazioni del motore e la velocità massima supererà i 440 km/h, mentre quella di crociera si attesterà intorno ai 400, valori tre volte superiori a quelli del Predator A. L’autonomia di volo si attesterà tra le 24 e le 40 ore, a secondo del carico trasportato, a una quota di più di 15.200 metri. L’incremento delle dimensioni e delle prestazioni dell’UAV si rifletterà ovviamente sul carico di armamento trasportabile. Si tratterà di circa 1.360 chilogrammi di nuovi sofisticati sistemi di morte come i missili Hellfire, le bombe a guida laser Gbu-12 Paveway II e le Gbu-38 Jdam (Joint direct attack munition) a guida Gps. Si spiega così come mai il Predator di prima generazione sia costato 3,2 milioni di dollari ad esemplare, mentre con la versione B si supereranno gli 8 milioni di dollari.

“Il Predator B si presenta come un velivolo multiruolo in grado di unire una grande autonomia (per una persistenza sul campo di battaglia significativa) a un’elevata velocità di transizione (per colpire tempestivamente eventuali bersagli di opportunità), con una suite completa di sensori ognitempo, con un altrettanto completa dotazione di sistemi d’arma e con sistemi di guida, controllo e distribuzione dei dati affidabili”, annunciano entusiasti gli analisti del ministero della Difesa. “Il velivolo è in grado di fornire immagini e informazioni in ogni condizione di tempo, di giorno e di notte e con un’elevata precisione. Resta poi inalterata la possibilità di imbarcare altri tipi di carichi per missioni specifiche quali sistemi Sigint/Esm (Signal intelligence - Electronic support measures) o apparati per le comunicazioni. Le sue elevate prestazioni, lo rendono un valido strumento d’intelligence in grado di evadere i normali compiti bellici, rivelandosi anche un’efficace mezzo da impiegare nell’ambito dell’attività diretta all’antiterrorismo e alla sorveglianza del fenomeno dell’immigrazione clandestina”.

Per acquisire e condurre le operazioni aeree con velivoli “Predator”, l’1 marzo 2002 è stato costituito il Gruppo Velivoli Teleguidati dell’AMI (poi significativamente denominato “Le Streghe”). Il Gruppo è stato assegnato al 32° Stormo di Amendola, uno dei più importanti reparti strategici delle forze armate italiane. Alle dipendenze del 32° Stormo c’è infatti il 13° Gruppo CBR (cacciabombardieri e ricognitori), reparto assegnato direttamente alla NATO e dotato dei cacca italo-brasiliani AM-X e AMX-T. Dalla base di Amendola partirono buona parte dei raid italiani contro obiettivi civili e militari in Serbia e Kosovo nella guerra contro Milosevic del 1999. I velivoli del 32° Stormo impiegarono centinaia di bombe israeliane IR “Opher” a guida all’infrarosso e le Mk 82 a caduta libera, nonché un imprecisato numero di missili SA-2 Guideline, SA-3 Goa ed SA-6 Gainful.

Dopo l’arrivo dei Predator, l’aeroporto di Amendola è divenuto pure il centro sperimentale dei velivoli senza pilota “Sky-X”, prodotti da Alenia Aeronautica (gruppo Finmeccanica). Una campagna voli dei nuovi AUV è stata sviluppata lo scorso anno nello spazio aereo dello scalo pugliese, con tanto di simulazioni di rifornimento in quota dei prototipi.

Fonte:
Agoravox
Leggi tutto »

Di Antonio Mazzeo

È destinato a crescere enormemente il numero dei velivoli senza pilota (UAV) in dotazione alle forze armate internazionali. Per questo i principali paesi NATO sono impegnati in una frenetica ricerca di spazi aerei dove i nuovi sistemi possano volare senza interferire con le rotte civili e militari. In Spagna, per ospitare gli aerei senza pilota dell’aeronautica nazionale e di quelli dell’agenzia spaziale statunitense NASA, dopo anni di studi e simulazioni è stata scelta una piccola località della Galizia, Trasmiras, sfuggita sino ad oggi al passaggio in quota dei velivoli e 80 chilometri distante dall’aeroporto di Vigo. Per poi scongiurare pesanti restrizioni al traffico aereo, il governo Zapatero ha ritirato la candidatura di Zaragoza come principale base d’appoggio in Europa per i nuovi UAV della NATO.

In Italia invece impera la deregulation e già nei prossimi mesi i piloti delle compagnie aeree dovranno stare attenti a non incrociare i micidiali velivoli senza pilota delle forze armate italiane e statunitensi. Il generale Giuseppe Bernardis, sottocapo di stato maggiore dell’Aeronautica militare, ha preannunciato all’agenzia di stampa Defensenews che entro la fine dell’anno i nuovi velivoli “Predator B” dell’AMI saranno liberi di volare in qualsiasi parte del Mediterraneo, “all’interno dello spazio nazionale e comunque fuori dal traffico regolare, a 50.000 piedi d’altitudine”. Qualcosa più di 15.000 metri dal livello del mare, ben al di sopra delle quote di crociera dei voli civili. Peccato che per volare, gli UAV dovranno comunque decollare proprio da alcuni scali militari che sorgono in prossimità di grandi centri urbani e importanti hub aeroportuali. I “Predator B” saranno installati nella base pugliese di Amendola, a metà strada tra le città di Foggia e Manfredonia, ai piedi del Gargano. Andranno a fare compagnia al gruppo di Predator di prima generazione (quelli indicati con la lettera “A”), operativi dal dicembre 2004. Insieme si contenderanno il passaggio nel “corridoio di volo” che l’aeronautica militare sta predisponendo tra la Puglia e il poligono sperimentale di Salto di Quirra in Sardegna.

“Il nostro piano è però quello di creare una serie di nuovi corridoi di raccordo tra la principale rotta di volo dei Predator e le basi di Sigonella e Trapani in Sicilia, l’isola di Pantelleria e Decimomannu in Sardegna”, ha aggiunto il generale Bernardis. “Il corridoio di Sigonella potrebbe essere usato pure dai velivoli senza pilota Global Hawks che saranno installati in Sicilia nell’ambito del programma NATO Allied Ground Surveillance AGS”. Entro il 2010 nella grande base siciliana arriverà pure una squadriglia di Global Hawk dell’US Air Force; nel 2012 finanche i prototipi di una versione più sofisticata di aerei senza pilota della marina militare statunitense. I ciechi strumenti di guerra saranno così gli unici veri padroni dei cieli del Mezzogiorno d’Italia. In Sicilia sovraffolleranno le piste e le rotte dei cacciabombardieri e dei giganteschi aerei cargo USA a capacità nucleare, sfrecciando a poca distanza dallo scalo di Catania-Fontanarossa, il terzo per traffico aereo in tutta Italia (più di sei milioni di passeggeri all’anno).

I Predator non sono però solo una grave minaccia alla sicurezza; rappresentano infatti l’ennesimo caso di spreco delle risorse finanziarie nazionali a favore del complesso militare industriale statunitense. Per quattro velivoli dell’ultima versione “B” prodotti dalla General Atomics Aeronautical Systems Incorporated di San Diego, California, l’Italia dovrà spendere non meno di 80 milioni di euro nei prossimi due anni. Per i cinque Predator A acquistati nel 2004, sono stati spesi invece 47,8 milioni di dollari. E dopo un incidente ad un Predator italiano durante un volo sperimentale nel deserto della California, il governo ha pensato bene ad ordinare nel 2005 altri due velivoli, con un costo aggiuntivo di 14 milioni di dollari più altri 2 milioni per equipaggiamenti vari.

I Predator sono però divenuti il fiore all’occhiello dell’Aeronautica militare, la prima forza aerea in Europa ad impiegare gli UAV. Il battesimo di fuoco è avvenuto in Iraq nel gennaio 2005, quando tre unità iniziarono ad operare dalla base di Tallil in supporto del contingente terrestre nell’ambito della missione “Antica Babilonia” (uno di essi precipitò al suolo a causa di un’avaria al motore nel maggio 2006) . Lasciato il territorio iracheno, nel maggio 2007 i Predator italiani sono stati trasferiti nella base di Herat, sede del Comando regionale interforze per le operazioni in Afghanistan. Alla data dell’1 gennaio 2008 i velivoli senza pilota dell’AMI avevano già superato le 3.000 ore di volo, 300 nello spazio aereo italiano e 2.700 nell’ambito di missioni nei teatri di guerra iracheno ed afgano. Sempre secondo quanto dichiarato dal generale Bernardis, entro la fine del 2009 tre velivoli di prima generazione previamente modificati e potenziati negli Stati Uniti d’America, saranno dislocati nuovamente ad Herat per rafforzare il dispositivo militare NATO in Afghanistan. Poi arriveranno i quattro Predator B, progettati proprio per migliorare le capacità strategiche del velivolo bellico.

Con la nuova versione dell’aereo cresceranno le sue dimensioni (una lunghezza di 11 metri e un’apertura alare di 20) e il peso massimo al decollo (oltre 4.500 chilogrammi). Verranno sensibilmente incrementate le prestazioni del motore e la velocità massima supererà i 440 km/h, mentre quella di crociera si attesterà intorno ai 400, valori tre volte superiori a quelli del Predator A. L’autonomia di volo si attesterà tra le 24 e le 40 ore, a secondo del carico trasportato, a una quota di più di 15.200 metri. L’incremento delle dimensioni e delle prestazioni dell’UAV si rifletterà ovviamente sul carico di armamento trasportabile. Si tratterà di circa 1.360 chilogrammi di nuovi sofisticati sistemi di morte come i missili Hellfire, le bombe a guida laser Gbu-12 Paveway II e le Gbu-38 Jdam (Joint direct attack munition) a guida Gps. Si spiega così come mai il Predator di prima generazione sia costato 3,2 milioni di dollari ad esemplare, mentre con la versione B si supereranno gli 8 milioni di dollari.

“Il Predator B si presenta come un velivolo multiruolo in grado di unire una grande autonomia (per una persistenza sul campo di battaglia significativa) a un’elevata velocità di transizione (per colpire tempestivamente eventuali bersagli di opportunità), con una suite completa di sensori ognitempo, con un altrettanto completa dotazione di sistemi d’arma e con sistemi di guida, controllo e distribuzione dei dati affidabili”, annunciano entusiasti gli analisti del ministero della Difesa. “Il velivolo è in grado di fornire immagini e informazioni in ogni condizione di tempo, di giorno e di notte e con un’elevata precisione. Resta poi inalterata la possibilità di imbarcare altri tipi di carichi per missioni specifiche quali sistemi Sigint/Esm (Signal intelligence - Electronic support measures) o apparati per le comunicazioni. Le sue elevate prestazioni, lo rendono un valido strumento d’intelligence in grado di evadere i normali compiti bellici, rivelandosi anche un’efficace mezzo da impiegare nell’ambito dell’attività diretta all’antiterrorismo e alla sorveglianza del fenomeno dell’immigrazione clandestina”.

Per acquisire e condurre le operazioni aeree con velivoli “Predator”, l’1 marzo 2002 è stato costituito il Gruppo Velivoli Teleguidati dell’AMI (poi significativamente denominato “Le Streghe”). Il Gruppo è stato assegnato al 32° Stormo di Amendola, uno dei più importanti reparti strategici delle forze armate italiane. Alle dipendenze del 32° Stormo c’è infatti il 13° Gruppo CBR (cacciabombardieri e ricognitori), reparto assegnato direttamente alla NATO e dotato dei cacca italo-brasiliani AM-X e AMX-T. Dalla base di Amendola partirono buona parte dei raid italiani contro obiettivi civili e militari in Serbia e Kosovo nella guerra contro Milosevic del 1999. I velivoli del 32° Stormo impiegarono centinaia di bombe israeliane IR “Opher” a guida all’infrarosso e le Mk 82 a caduta libera, nonché un imprecisato numero di missili SA-2 Guideline, SA-3 Goa ed SA-6 Gainful.

Dopo l’arrivo dei Predator, l’aeroporto di Amendola è divenuto pure il centro sperimentale dei velivoli senza pilota “Sky-X”, prodotti da Alenia Aeronautica (gruppo Finmeccanica). Una campagna voli dei nuovi AUV è stata sviluppata lo scorso anno nello spazio aereo dello scalo pugliese, con tanto di simulazioni di rifornimento in quota dei prototipi.

Fonte:
Agoravox

Nessun commento:

 
[Privacy]
Design by Free WordPress Themes | Bloggerized by Lasantha - Premium Blogger Themes | Hot Sonakshi Sinha, Car Price in India