domenica 21 giugno 2009

Caro Brunetta, così hai mandato in crisi il sistema delle donazioni di sangue


Chiedo al ministro Brunetta dov'è la sua bravura nell'aver mandato in crisi il sistema delle donazioni di sangue, malgrado avesse promesso a gran voce che avrebbe tolto dal decreto "antifannulloni" la norma che toglie al donatore fino a 20% del salario nel giorno della donazione, norma in vigore solo per i dipendenti statali, mentre quelli del privato continuano a percepire il 100%?
Donare il sangue con la possibilità della retribuzione garantita per quel giorno - giusto o sbagliato che sia - ha fatto funzionare il sistema delle donazioni per decenni. Demolire questo equilibrio senza trovare delle alternative valide è sbagliato.

La donazione del sangue è un grande gesto di civiltà, di solidarietà, è un gesto volontario e come tale non dovrebbe generare profitto per chi lo fa. Non andare a lavorare il giorno della donazione e ricevere l'intero stipendio è effettivamente un vantaggio per il donatore che ne usufruisce e, al costo ospedaliero di quella sacca di sangue, si aggiunge il costo di un trentesimo dello stipendio mensile. Per questo io, piccolo statale fannullone, che non riesco a lavorare la notte e che sono meno bravo di Brunetta, in oltre 20 anni di donazioni di sangue non ho mai chiesto il permesso lavorativo.

Caro ministro Brunetta dov'è stata la sua bravura? Nell'aver mandato in crisi gli ospedali per la diminuzione delle donazioni? Eppure la soluzione ci sarebbe e mi sembra tanto ovvia che non capisco come non l'abbia pensata e le farebbe risparmiare ancora di più: non dare il permesso lavorativo retribuito per la donazione a nessuno, né ai dipendenti statali né a quelli privati, e con una parte dei tanti soldi risparmiati tenere aperti i centri trasfusionali tre ore la mattina di tutti i sabati e di tutti i giorni i giorni festivi. Sarebbero in tanti ad andarci la domenica, io per primo. Perché la gente normale non è come i ministri, non riesce ad essere in due posti nello stesso momento: o sono al lavoro o sono a donare il sangue.

Molti vanno durante un giorno di lavoro anche perché non possono fare altrimenti. Non è nemmeno possibile chiedere agli ospedali, già al limite, di tenere aperti i centri trasfusionali tutti i fine settimana senza un aumento delle risorse umane ed economiche.

Ruggero Da Ros
Vittorio Veneto (Treviso)

Fonte:
Il Gazzettino
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Chiedo al ministro Brunetta dov'è la sua bravura nell'aver mandato in crisi il sistema delle donazioni di sangue, malgrado avesse promesso a gran voce che avrebbe tolto dal decreto "antifannulloni" la norma che toglie al donatore fino a 20% del salario nel giorno della donazione, norma in vigore solo per i dipendenti statali, mentre quelli del privato continuano a percepire il 100%?
Donare il sangue con la possibilità della retribuzione garantita per quel giorno - giusto o sbagliato che sia - ha fatto funzionare il sistema delle donazioni per decenni. Demolire questo equilibrio senza trovare delle alternative valide è sbagliato.

La donazione del sangue è un grande gesto di civiltà, di solidarietà, è un gesto volontario e come tale non dovrebbe generare profitto per chi lo fa. Non andare a lavorare il giorno della donazione e ricevere l'intero stipendio è effettivamente un vantaggio per il donatore che ne usufruisce e, al costo ospedaliero di quella sacca di sangue, si aggiunge il costo di un trentesimo dello stipendio mensile. Per questo io, piccolo statale fannullone, che non riesco a lavorare la notte e che sono meno bravo di Brunetta, in oltre 20 anni di donazioni di sangue non ho mai chiesto il permesso lavorativo.

Caro ministro Brunetta dov'è stata la sua bravura? Nell'aver mandato in crisi gli ospedali per la diminuzione delle donazioni? Eppure la soluzione ci sarebbe e mi sembra tanto ovvia che non capisco come non l'abbia pensata e le farebbe risparmiare ancora di più: non dare il permesso lavorativo retribuito per la donazione a nessuno, né ai dipendenti statali né a quelli privati, e con una parte dei tanti soldi risparmiati tenere aperti i centri trasfusionali tre ore la mattina di tutti i sabati e di tutti i giorni i giorni festivi. Sarebbero in tanti ad andarci la domenica, io per primo. Perché la gente normale non è come i ministri, non riesce ad essere in due posti nello stesso momento: o sono al lavoro o sono a donare il sangue.

Molti vanno durante un giorno di lavoro anche perché non possono fare altrimenti. Non è nemmeno possibile chiedere agli ospedali, già al limite, di tenere aperti i centri trasfusionali tutti i fine settimana senza un aumento delle risorse umane ed economiche.

Ruggero Da Ros
Vittorio Veneto (Treviso)

Fonte:
Il Gazzettino

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