Pietro Orsatti e Angelo Venti da L'Aquila
ATTUALITA' - ABRUZZO — Nei campi degli sfollati comincia a serpeggiare il malumore.
Tra “coprifuoco”, braccialetti e posti di blocco.
Bertolaso: «Per il rientro ci vorranno anni» —
Dopo il terremoto è arrivata la Protezione civile». La frase viene lasciata cadere lì, con leggerezza. Ma leggera non è. È un segnale evidente del malumore che sta montando nei campi degli sfollati del sisma del 6 aprile in Abruzzo.
Cominciano a essere evidenti i punti di attrito fra la macchina decisionale centralizzata messa in piedi dal sottosegretario Bertolaso in questo territorio. Continui controlli dei documenti, posti di blocco, coprifuoco in tutto il territorio dopo le 20, di fatto anche se non dichiarato, privazione di ogni potere decisionale e di “concerto” degli organi elettivi locali, braccialetti di riconoscimento in alcuni campi e in tutti gli altri pass e controlli ogni pochi passi.
«È asfissiante - spiega uno dei ragazzi della rete “3 e 32” che sta promuovendo la nascita dei comitati di cittadini -. Abbiamo avviato il sito e iniziato i primi incontri. Sarà un caso ma sono arrivati subito in casa i carabinieri a chiederci i documenti e cosa stavamo facendo lì. In casa, a casa mia».
E poi fastidio, sempre di più, per il presenzialismo ossessivo del premier e per il decisionismo di provvedimenti che cambiano ogni giorno e che si sono trasformati in un decreto che scontenta tutti. «Prima 12 miliardi, poi 8, poi 6 e ora 1 e mezzo: ma chi la paga questa ricostruzione? Basta con le promesse, vogliamo chiarezza. Vogliamo sapere se c’è copertura per la ricostruzione e per gli indennizzi», l’intervento di un consigliere del Comune de L’Aquila in un affollatissimo Consiglio alla presenza di un Bertolaso chiaramente in difficoltà.
Il pubblico è attento, e critico. Il sindaco Massimo Cialente, dopo settimane di dichiarazioni sottotono, ha deciso di rompere gli indugi: «Non è possibile che venga tenuto fuori dalle decisioni il Comune, come invece viene delineato dal decreto del governo - ha detto -. E poi devono essere coinvolte le ditte locali per rimettere in sicurezza e poi ricostruire e restaurare il centro storico. È passato un mese e invece ci sono solo due gru di ditte di fuori».
Impressionante l’unità del Consiglio comunale nella critica al decreto del governo. Opposizione al progetto di ricostruzione che è sfociata nell’approvazione di un documento che cerca di ridare un ruolo centrale al Comune. «Se non ci sono coperture nel decreto non me ne può fregare di meno - ha risposto alle critiche Bertolaso -. Io sono sempre riuscito a trovare i soldi per gli interventi. Il mio impegno è quello di riuscirci anche questa volta».
Il decisionismo del capo della Protezione civile, però, non ha rasserenato il clima dell’assemblea. Soprattutto quando Bertolaso ha dichiarato che «il tempo di rientro per gli abitanti del centro storico sarà di anni». Minimo cinque, ha fatto intendere. Intanto, emergono le tensioni all’interno della macchina dei soccorsi stessi. Sono stati segnalati episodi che la ferrea militarizzazione del territorio non riesce più a mascherare e che diventano spesso argomento di polemica fra soccorritori e soccorsi.
Dopo il terremoto è arrivata la Protezione civile». La frase viene lasciata cadere lì, con leggerezza. Ma leggera non è. È un segnale evidente del malumore che sta montando nei campi degli sfollati del sisma del 6 aprile in Abruzzo.
Cominciano a essere evidenti i punti di attrito fra la macchina decisionale centralizzata messa in piedi dal sottosegretario Bertolaso in questo territorio. Continui controlli dei documenti, posti di blocco, coprifuoco in tutto il territorio dopo le 20, di fatto anche se non dichiarato, privazione di ogni potere decisionale e di “concerto” degli organi elettivi locali, braccialetti di riconoscimento in alcuni campi e in tutti gli altri pass e controlli ogni pochi passi.
«È asfissiante - spiega uno dei ragazzi della rete “3 e 32” che sta promuovendo la nascita dei comitati di cittadini -. Abbiamo avviato il sito e iniziato i primi incontri. Sarà un caso ma sono arrivati subito in casa i carabinieri a chiederci i documenti e cosa stavamo facendo lì. In casa, a casa mia».
E poi fastidio, sempre di più, per il presenzialismo ossessivo del premier e per il decisionismo di provvedimenti che cambiano ogni giorno e che si sono trasformati in un decreto che scontenta tutti. «Prima 12 miliardi, poi 8, poi 6 e ora 1 e mezzo: ma chi la paga questa ricostruzione? Basta con le promesse, vogliamo chiarezza. Vogliamo sapere se c’è copertura per la ricostruzione e per gli indennizzi», l’intervento di un consigliere del Comune de L’Aquila in un affollatissimo Consiglio alla presenza di un Bertolaso chiaramente in difficoltà.
Il pubblico è attento, e critico. Il sindaco Massimo Cialente, dopo settimane di dichiarazioni sottotono, ha deciso di rompere gli indugi: «Non è possibile che venga tenuto fuori dalle decisioni il Comune, come invece viene delineato dal decreto del governo - ha detto -. E poi devono essere coinvolte le ditte locali per rimettere in sicurezza e poi ricostruire e restaurare il centro storico. È passato un mese e invece ci sono solo due gru di ditte di fuori».
Impressionante l’unità del Consiglio comunale nella critica al decreto del governo. Opposizione al progetto di ricostruzione che è sfociata nell’approvazione di un documento che cerca di ridare un ruolo centrale al Comune. «Se non ci sono coperture nel decreto non me ne può fregare di meno - ha risposto alle critiche Bertolaso -. Io sono sempre riuscito a trovare i soldi per gli interventi. Il mio impegno è quello di riuscirci anche questa volta».
Il decisionismo del capo della Protezione civile, però, non ha rasserenato il clima dell’assemblea. Soprattutto quando Bertolaso ha dichiarato che «il tempo di rientro per gli abitanti del centro storico sarà di anni». Minimo cinque, ha fatto intendere. Intanto, emergono le tensioni all’interno della macchina dei soccorsi stessi. Sono stati segnalati episodi che la ferrea militarizzazione del territorio non riesce più a mascherare e che diventano spesso argomento di polemica fra soccorritori e soccorsi.
Fonte:Terra del 06/05/2009
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