domenica 10 maggio 2009

La tassa sul futuro


Nelle previsioni aggiornate i conti del 2009-2010 saranno drammatici. La crescita del Pil cadrà di almeno il 4,2 per cento quest'anno e il rapporto deficit-Pil salirà al 4,6 per cento




Di Massimo Riva



C'era una volta la favola bella di una Finanziaria 2009, predisposta e votata in tutta fretta nell'estate 2008, al fine sbandierato di 'mettere in sicurezza i conti pubblici' prima che la tempesta finanziaria globale sconvolgesse il mondo.

Noi sì, è stato fino a ieri il ritornello del duo Berlusconi-Tremonti, che abbiamo capito in anticipo il diluvio incombente e perciò abbiamo provveduto ad alzare gli argini meglio e prima di tutti gli altri. Peccato, però, che quegli argini non stiano reggendo all'inondazione e ora i due fratelli Grimm della finanza pubblica siano costretti a cancellare il lieto fine della storiella raccontata agli italiani.

Infatti, nelle previsioni aggiornate - testé rese note dallo stesso governo - si ammette che i conti del 2009-2010 saranno drammatici. La crescita del Pil cadrà di almeno il 4,2 per cento quest'anno, con forse un rimbalzo dello 0,3 nel prossimo. Il rapporto deficit-Pil salirà ben oltre la fatidica quota 3 per collocarsi al 4,6 per cento, mentre il debito pubblico avrà un'impennata spettacolare: dal 105,8 del 2008 si passerà al 114,3 nel 2009 per arrivare al 117 nel 2010 e superare il 118 nel 2011.

Per completezza bisognerebbe aggiungere che altri organismi autorevoli - come il Fondo monetario internazionale - hanno diffuso stime sull'Italia ben peggiori di quelle dichiarate dal governo. Ma già quest'ultime sembrano più che sufficienti per certificare la totale inconsistenza delle promesse di sicurezza contabile profuse a piene mani in questi mesi da Palazzo Chigi e dal ministero dell'Economia.

Il punto sorprendente è che, non paghi di uno smacco così cubitale, sia Berlusconi sia Tremonti insistono nel diffondere ottimismo sulle prospettive di rilancio dell'economia. L'uno proclama che l'Italia uscirà dal tunnel prima e meglio degli altri paesi, l'altro assicura che il peggio è ormai alle spalle.


Parole spericolate alla luce della lezione di questi mesi, dietro le quali si tenta di nascondere il poco o nulla che è stato fatto in realtà per moderare l'impatto della crisi. Al riguardo va ricordato che, secondo Bankitalia, le decine e decine di miliardi di interventi fatti balenare da Berlusconi nei suoi proclami si riducono per ora a una manovra aggiuntiva intorno al mezzo punto di Pil: 7,5 miliardi.

Ancora meno credibili e più insolenti sono poi i tentativi di far finta di nulla dinanzi alla più pesante delle previsioni: quella che indica il ritorno del debito pubblico verso livelli da bancarotta. Sarà che l'inflazione viene considerata l'imposta più odiosa perché occulta e socialmente crudele, ma che dire allora delle conseguenze del debito? A ben vedere, quest'ultimo rappresenta una forma di tassazione ancora più subdola e malvagia perché si configura come una requisizione del reddito delle future generazioni che offre il vantaggio politico-elettorale di sfiorare soltanto gli interessi immediati dei contribuenti attuali.

Insomma, par di capire che Silvio Berlusconi, come direbbe Umberto Bossi, abbia trovato la quadra per tener fede al solenne impegno di non mettere le mani nelle tasche degli italiani: allungarle con impunita prepotenza in quelle dei contribuenti futuri.


Fonte: L'Espresso 07 maggio 2009
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Nelle previsioni aggiornate i conti del 2009-2010 saranno drammatici. La crescita del Pil cadrà di almeno il 4,2 per cento quest'anno e il rapporto deficit-Pil salirà al 4,6 per cento




Di Massimo Riva



C'era una volta la favola bella di una Finanziaria 2009, predisposta e votata in tutta fretta nell'estate 2008, al fine sbandierato di 'mettere in sicurezza i conti pubblici' prima che la tempesta finanziaria globale sconvolgesse il mondo.

Noi sì, è stato fino a ieri il ritornello del duo Berlusconi-Tremonti, che abbiamo capito in anticipo il diluvio incombente e perciò abbiamo provveduto ad alzare gli argini meglio e prima di tutti gli altri. Peccato, però, che quegli argini non stiano reggendo all'inondazione e ora i due fratelli Grimm della finanza pubblica siano costretti a cancellare il lieto fine della storiella raccontata agli italiani.

Infatti, nelle previsioni aggiornate - testé rese note dallo stesso governo - si ammette che i conti del 2009-2010 saranno drammatici. La crescita del Pil cadrà di almeno il 4,2 per cento quest'anno, con forse un rimbalzo dello 0,3 nel prossimo. Il rapporto deficit-Pil salirà ben oltre la fatidica quota 3 per collocarsi al 4,6 per cento, mentre il debito pubblico avrà un'impennata spettacolare: dal 105,8 del 2008 si passerà al 114,3 nel 2009 per arrivare al 117 nel 2010 e superare il 118 nel 2011.

Per completezza bisognerebbe aggiungere che altri organismi autorevoli - come il Fondo monetario internazionale - hanno diffuso stime sull'Italia ben peggiori di quelle dichiarate dal governo. Ma già quest'ultime sembrano più che sufficienti per certificare la totale inconsistenza delle promesse di sicurezza contabile profuse a piene mani in questi mesi da Palazzo Chigi e dal ministero dell'Economia.

Il punto sorprendente è che, non paghi di uno smacco così cubitale, sia Berlusconi sia Tremonti insistono nel diffondere ottimismo sulle prospettive di rilancio dell'economia. L'uno proclama che l'Italia uscirà dal tunnel prima e meglio degli altri paesi, l'altro assicura che il peggio è ormai alle spalle.


Parole spericolate alla luce della lezione di questi mesi, dietro le quali si tenta di nascondere il poco o nulla che è stato fatto in realtà per moderare l'impatto della crisi. Al riguardo va ricordato che, secondo Bankitalia, le decine e decine di miliardi di interventi fatti balenare da Berlusconi nei suoi proclami si riducono per ora a una manovra aggiuntiva intorno al mezzo punto di Pil: 7,5 miliardi.

Ancora meno credibili e più insolenti sono poi i tentativi di far finta di nulla dinanzi alla più pesante delle previsioni: quella che indica il ritorno del debito pubblico verso livelli da bancarotta. Sarà che l'inflazione viene considerata l'imposta più odiosa perché occulta e socialmente crudele, ma che dire allora delle conseguenze del debito? A ben vedere, quest'ultimo rappresenta una forma di tassazione ancora più subdola e malvagia perché si configura come una requisizione del reddito delle future generazioni che offre il vantaggio politico-elettorale di sfiorare soltanto gli interessi immediati dei contribuenti attuali.

Insomma, par di capire che Silvio Berlusconi, come direbbe Umberto Bossi, abbia trovato la quadra per tener fede al solenne impegno di non mettere le mani nelle tasche degli italiani: allungarle con impunita prepotenza in quelle dei contribuenti futuri.


Fonte: L'Espresso 07 maggio 2009

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