venerdì 27 marzo 2009

I crimini di Cialdini (sesta puntata)


Il Fanti con due divisioni penetrò dalla Toscana ; Cialdini a sua volta dalla Romagna, nei pressi del passo della Cattolica, con altre tre la sera dell’11 settembre, e assalì Pesaro e Fano.

I 1200 papalini del colonnello Zappi, colti di sorpresa,si asserragliarono nel fortino di Pesaro assieme al delegato pontificio monsignor Bellà.

Il generalone Cialdini, con un’armata di 30 mila uomini, impiegò una giornata intera per conquistare la piccola sgangherata fortezza che fu sepolta sotto una gragnuola micidiale di bombe.

Innalzata la bandiera bianca, il prelato pontificio si recò a parlamentare col barbaro generale piemontese, poco mancò invece, che il religioso, umiliato con insulti di ogni sorta, fosse ucciso.

L’infame generale savoiardo rimproverò e ingiuriò pure il comandante del fortino “reo” di aver fatto ritardare di un giorno le operazioni militari in atto, quasi fosse colpa gravissima difendere la propria terra e la propria bandiera.

Cialdini tenne in piedi, sotto un sole cocente, senza cibo e senza acqua i papalini superstiti, per poi spedirli a Rimini da dove, dopo essere stati scherniti dai comitati liberaleschi preparati ad arte dal medico Farini, furono fatti proseguire a piedi fino al campo di concentramento delle Fenestrelle in Piemonte.
A Pesaro intanto iniziarono i saccheggi delle case: vasellame, carrozze, vassoi d’argento, denaro, tutto fu rubato.

Dopo questa alta prova di strategia e di valore militare, il generale Cialdini si impadronì di Fano difesa solo da 300 uomini. Poi si diresse alla conquista di Senigallia. Qui i papalini, circondati dal Masi, si difesero per quattro ore come leoni, infine, con la perdita di 50 uomini, riuscirono a rompere l’accerchiamento e a portarsi in salvo inoltrandosi nei boschi del monte Manciano da cui raggiunsero Ancona durante la notte .
G. De Sivo. Storia delle Due Sicilie, Vol. II, pag. 240.)


Il Cialdini, che poi a Custoza, nel 1866, dimostrerà tutta la sua inettitudine militare e la sua vigliaccheria coprendosi di infamia di fronte ad un piccolo esercito organizzato, quello austriaco, fu giocato dal Masi e dai papalini che se la ridevano dentro le mura della fortezza di Ancona.


Fonte:ReteSud
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Il Fanti con due divisioni penetrò dalla Toscana ; Cialdini a sua volta dalla Romagna, nei pressi del passo della Cattolica, con altre tre la sera dell’11 settembre, e assalì Pesaro e Fano.

I 1200 papalini del colonnello Zappi, colti di sorpresa,si asserragliarono nel fortino di Pesaro assieme al delegato pontificio monsignor Bellà.

Il generalone Cialdini, con un’armata di 30 mila uomini, impiegò una giornata intera per conquistare la piccola sgangherata fortezza che fu sepolta sotto una gragnuola micidiale di bombe.

Innalzata la bandiera bianca, il prelato pontificio si recò a parlamentare col barbaro generale piemontese, poco mancò invece, che il religioso, umiliato con insulti di ogni sorta, fosse ucciso.

L’infame generale savoiardo rimproverò e ingiuriò pure il comandante del fortino “reo” di aver fatto ritardare di un giorno le operazioni militari in atto, quasi fosse colpa gravissima difendere la propria terra e la propria bandiera.

Cialdini tenne in piedi, sotto un sole cocente, senza cibo e senza acqua i papalini superstiti, per poi spedirli a Rimini da dove, dopo essere stati scherniti dai comitati liberaleschi preparati ad arte dal medico Farini, furono fatti proseguire a piedi fino al campo di concentramento delle Fenestrelle in Piemonte.
A Pesaro intanto iniziarono i saccheggi delle case: vasellame, carrozze, vassoi d’argento, denaro, tutto fu rubato.

Dopo questa alta prova di strategia e di valore militare, il generale Cialdini si impadronì di Fano difesa solo da 300 uomini. Poi si diresse alla conquista di Senigallia. Qui i papalini, circondati dal Masi, si difesero per quattro ore come leoni, infine, con la perdita di 50 uomini, riuscirono a rompere l’accerchiamento e a portarsi in salvo inoltrandosi nei boschi del monte Manciano da cui raggiunsero Ancona durante la notte .
G. De Sivo. Storia delle Due Sicilie, Vol. II, pag. 240.)


Il Cialdini, che poi a Custoza, nel 1866, dimostrerà tutta la sua inettitudine militare e la sua vigliaccheria coprendosi di infamia di fronte ad un piccolo esercito organizzato, quello austriaco, fu giocato dal Masi e dai papalini che se la ridevano dentro le mura della fortezza di Ancona.


Fonte:ReteSud

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