sabato 28 febbraio 2009

Padova, ronde scortate dalla polizia


PADOVA — Ormai tutto fa ronda. Ogni occasione è buona per improvvisarsi guardiani del territorio, in nome della sicurezza. Ieri sera, a Padova, i gruppi organizzati scesi per le strade del capoluogo, a presidio delle cosiddette zone calde (leggi spaccio, degrado, clandestini molesti), erano addirittura quattro, dislocati in tre aree della città. In prima linea, i cittadini leghisti di Veneto sicuro — precursori del «genere», con le ronde padane — alla stazione ferroviaria; poi, gli extracomunitari per la legalità (guidati da un giornalista di colore di Retenova), sostenuti, a quanto pare, da An, nel quartiere caldo della Stanga.

Là dove il sindaco Flavio Zanonato fece erigere il muro anti-spaccio. Anche a Padova, come altrove, i neri rondisti sono un fenomeno emergente, che fa notizia. Nelle vicinanze della Stanga, infine, vigilava il Comitato di cittadini di via del Pescarotto. Risultato? Per badare ai rondisti, sono stati allertati agenti e carabinieri. «Che avrebbero potuto essere utilizzati meglio altrove—sibila Zanonato —. Stiamo sfiorando il ridicolo: siamo alle guardie dei guardiani». Sostanzialmente, sulla stessa linea è il questore, Luigi Savina. Dice: «In verità, qui si tratta di manifestazioni autorizzate. Le ronde prospettate dal ministro dell’Interno, Maroni, sono di là da venire. Invece, troviamo persone che si muovono in alcuni punti della città, munite di pettorina gialla, dicendo di voler fare sorveglianza civica. Preavvisato, ho dato il benestare. Non posso permettermi, però, di non tenerle d’occhio. Le provocazioni sono dietro l’angolo». Com’è successo, ieri sera, dopo l’esordio in sordina. Alla stazione, dove c’erano più cronisti che rondisti (meno di dieci), a un certo punto hanno fatto capolino gli autonomi del Centro sociale Pedro, guidati da Max Gallob. Risultato? Sono volati schiaffi e pugni, ma i tafferugli sono stati sedati sul nascere, con il pronto intervento dei celerini.

«È chiaro—spiega il questore — che la politica c’entra, e subito c’è chi coglie la palla al balzo. «Per inciso — continua — nei giorni scorsi, un gruppetto che fa capo a Rifondazione comunista ha messo su, a mo’ di sberleffo, non le ronde bensì le "rondinelle"». La sicurezza, allora, è un pretesto? A Padova, come in altre città, il problema esiste ed è sentito. «Ma — nota il sindaco,—vedo più speculazione politica che altro. Per quanto mi riguarda, attendo che il decreto Maroni diventi legge. Poi, mi regolerò di conseguenza, secondo le indicazioni chiare e certe. Le ronde, posso assicurarlo, saranno apartitiche». Il questore Savina ci dà un dato, piuttosto confortante: «Padova ha chiuso il 2008 con il 20 per cento in meno di reati rispetto all’anno precedente ». «Tuttavia—precisa subito —, la sicurezza percepita è un’altra cosa».

Marisa Fumagalli
28 febbraio 2009

Fonte:
Corriere della Sera
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PADOVA — Ormai tutto fa ronda. Ogni occasione è buona per improvvisarsi guardiani del territorio, in nome della sicurezza. Ieri sera, a Padova, i gruppi organizzati scesi per le strade del capoluogo, a presidio delle cosiddette zone calde (leggi spaccio, degrado, clandestini molesti), erano addirittura quattro, dislocati in tre aree della città. In prima linea, i cittadini leghisti di Veneto sicuro — precursori del «genere», con le ronde padane — alla stazione ferroviaria; poi, gli extracomunitari per la legalità (guidati da un giornalista di colore di Retenova), sostenuti, a quanto pare, da An, nel quartiere caldo della Stanga.

Là dove il sindaco Flavio Zanonato fece erigere il muro anti-spaccio. Anche a Padova, come altrove, i neri rondisti sono un fenomeno emergente, che fa notizia. Nelle vicinanze della Stanga, infine, vigilava il Comitato di cittadini di via del Pescarotto. Risultato? Per badare ai rondisti, sono stati allertati agenti e carabinieri. «Che avrebbero potuto essere utilizzati meglio altrove—sibila Zanonato —. Stiamo sfiorando il ridicolo: siamo alle guardie dei guardiani». Sostanzialmente, sulla stessa linea è il questore, Luigi Savina. Dice: «In verità, qui si tratta di manifestazioni autorizzate. Le ronde prospettate dal ministro dell’Interno, Maroni, sono di là da venire. Invece, troviamo persone che si muovono in alcuni punti della città, munite di pettorina gialla, dicendo di voler fare sorveglianza civica. Preavvisato, ho dato il benestare. Non posso permettermi, però, di non tenerle d’occhio. Le provocazioni sono dietro l’angolo». Com’è successo, ieri sera, dopo l’esordio in sordina. Alla stazione, dove c’erano più cronisti che rondisti (meno di dieci), a un certo punto hanno fatto capolino gli autonomi del Centro sociale Pedro, guidati da Max Gallob. Risultato? Sono volati schiaffi e pugni, ma i tafferugli sono stati sedati sul nascere, con il pronto intervento dei celerini.

«È chiaro—spiega il questore — che la politica c’entra, e subito c’è chi coglie la palla al balzo. «Per inciso — continua — nei giorni scorsi, un gruppetto che fa capo a Rifondazione comunista ha messo su, a mo’ di sberleffo, non le ronde bensì le "rondinelle"». La sicurezza, allora, è un pretesto? A Padova, come in altre città, il problema esiste ed è sentito. «Ma — nota il sindaco,—vedo più speculazione politica che altro. Per quanto mi riguarda, attendo che il decreto Maroni diventi legge. Poi, mi regolerò di conseguenza, secondo le indicazioni chiare e certe. Le ronde, posso assicurarlo, saranno apartitiche». Il questore Savina ci dà un dato, piuttosto confortante: «Padova ha chiuso il 2008 con il 20 per cento in meno di reati rispetto all’anno precedente ». «Tuttavia—precisa subito —, la sicurezza percepita è un’altra cosa».

Marisa Fumagalli
28 febbraio 2009

Fonte:
Corriere della Sera

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